L’aria
respirabile è la prima necessità che abbiamo a Milano, l’Organizzazione
mondiale della salute (OMS) raccomanda di non superare i 20 µg/m3. Le misure
strutturali, fino a oggi, hanno permesso che l’inquinamento atmosferico
arrivasse a superamenti della soglia di allarme: 50 µg/m3 delle polveri sottili
anche per mesi e giungesse a punte altissime che superano e di molto i 100 µg/m3.
Nei recenti mesi di Novembre, Dicembre e Gennaio abbiamo sopportato tutto
l’inquinamento esistente sperando che giungesse la pioggia, invece la gestione
delle emergenze è cruciale per la salvaguardia della salute dall’inquinamento
atmosferico.
Un
terzo dei cittadini di Milano ha solo l’aria della città tutto l’anno, non può
scappare il fine settimana o l’estate come fanno i benestanti. Anche l’Ozono è
nocivo: secca gli alveoli polmonari alle soglie che abbiamo in estate, è un
inquinante secondario delle emissioni del traffico che si produce con luce e
calore, può perdurare anche un mese a città semivuota. Molte persone soffrono
per disturbi e malattie e anche chi non sembra risentirne rischia nel tempo
gravi ricadute. Se ci pensiamo è inaccettabile l’indifferenza delle istituzioni
e dei politici: nessuno osa fermare il traffico in tempo utile, e cioè al
superamento della soglia di allarme dei 50 µg/m3 e per il tempo necessario,
eppure a Milano questo è la causa prevalente.
L’opinione
dominante sembra essere che il grosso dell’inquinamento provenga dalle caldaie
mentre altre attribuiscono per un 70% la responsabilità al traffico
automobilistico. Negli anni ’90 la percentuale pubblicizzata era ancora più
alta. Il pericolo sono sempre state le polveri totali, dagli anni ’80 era nota
la tendenza a che divenissero sempre più sottili perché macinate dalle ruote
delle automobili e risollevate in continuazione, arricchite inoltre dalla
consunzione dei pneumatici, un altro erano gli aromatici delle benzene. Certo è
che sulla questione delle misurazioni, da quando sono divenute obbligatoriamente
pubbliche, c’è un ‘aspra battaglia: da un lato la difesa della salute è un
fatto politicamente molto rilevante e dall’altro la potenza individuale donata
a ciascuno dall’automobile (e dalle motociclette) sembra irrinunciabile per i
più e dunque per chi tutela il consenso alla classe dirigente.
C’è
un’incompatibilità di lunga data tra la protezione della salute dagli
inquinanti e lo sviluppo che ha avuto il trasporto privato a motore. Fino agli
anni ’90 la nocività prodotta dalla società industriale era nascosta ai
cittadini per legge, solo sotto la spinta dell’Europa i dati territoriali sono
divenuti pubblici e così quelli dell’inquinamento atmosferico nelle città. Le
centraline di misurazione dovevano tutelare la salute di chi abitava nei contesti
più inquinati ma negli anni la tendenza è stata quella di pubblicizzare le
medie e di renderle tollerabili con norme locali.
Eppure
si potrebbe promuovere una mobilità d’emergenza al superamento della soglia di
50 µg/m3 e preparare i cittadini ai blocchi del traffico e alla condivisione
degli spostamenti a motore con chi abita in zona o lungo il percorso di una
traiettoria abituale, riempiendo una sola automobile e il secondo posto in
motocicletta, specie dove i mezzi pubblici siano assenti o troppo lenti.
É
possibile ottenere che molte persone pratichino queste relazioni utilizzando a
turno i loro mezzi se l’informazione sull’inquinamento smettesse di essere
reticente o censurata e le ricadute sulla salute non venissero minimizzate.
Serve una volontà politica sensibile al vivente, invece che arroccata negli
stereotipi della maschilità: potenza e individualismo.
Possiamo
ideare una pressione permanente per la qualità dell’aria con un garante
pubblico che quotidianamente informi la città, coinvolgendo medici, pediatri e
giornali? Possiamo fornire un sistema computerizzato per cui le domande di
trasporto per ogni micro-zona metropolitana si incontrino a questo scopo?
Ne
parliamo il 31 maggio con Paolo Crosignani, che ha diretto il Registro Tumori
ed Epidemiologia ambientale dell’Istituto Nazionale per la cura Tumori di
Milano, che terrà una relazione in via Vida 7 (presso Legambiente) alle
17,30-20,30 dal titolo: Cause e ricadute sulla salute dell’inquinamento
atmosferico.
Come
vogliamo gestire il superamento della soglia di allarme di 50 µg/m3? Lo
chiederemo nello stesso giorno ai candidati Basilio Rizzo e Gian Luca Corrado,
Stefano D’Onofrio e Anna Scavuzzo, Pierfrancesco Majorino e alle associazioni
Genitori antismog (Elena Sisti), Cittadini per l’aria (Anna Gerometta) e
Legambiente (Gian Mario Ubbiali).
Orazione funebre letta da un compagno lavoratore della ex
Montedison, alle esequie di Luigi Mara sabato 14 maggio 2016 a Castellanza.
Prendo la parola in questo
tristissimo momento a nome delle lavoratrici e dei lavoratori della ex
Montedison di Castellanza. Le nostre più sentite condoglianze vanno alla moglie
ai figli ed ai parenti tutti.
La notizia della tua morte,
caro Luigi, ci lascia storditi ed angosciati perché sentiamo che con te
scompare una parte di ciascuno di noi, quella sulla quale abbiamo costruito
molte nostre certezze non solo in fabbrica ma anche nella vita quotidiana.
Vogliamo esprimerti tutta la nostra gratitudine per quanto hai fatto per noi e
con noi, sia come individui che come collettività lavorativa e lo facciamo
anche per coloro che ci hanno già lasciato.
Ci sei stato anzitutto amico,
compagno e guida ferma ed illuminata nello scontro che ci opponeva al padrone,
alla sua organizzazione del lavoro e della società e per la soluzione di tutti
i problemi che ne derivavano. Questo grande debito di riconoscenza per essere,
almeno in parte, ripagato chiede la nostra testimonianza oggi qui sui fatti e
sulle circostanze che ti hanno visto motore primo, ispiratore ed
esecutore.
Per testimoniare dobbiamo
ricordare e tra i mille ricordi che ci affiorano nella memoria siamo costretti
a scegliere senza per questo sminuire il valore di quelli che non menzioniamo.
Riandiamo ai tuoi primi anni di lavoro in Montecatini ed alla tua esperienza
con i vecchi compagni operai che avevano fatto la Resistenza dai quali hai
imparato la storia dei partigiani, quella non narrata sui libri. Gli anni 60 erano
tempi di feroce discriminazione politica e di profonde divisioni sindacali in
fabbrica dove l’esser crumiri veniva monetizzato all’istante dal padrone prima
ancora che scattasse lo sciopero. Hai vissuto quella stagione di lotte dei
lavoratori CGIL spesso contro il crumiraggio organizzato da CISL e UIL
maturando la consapevolezza che solo il superamento di quelle divisioni e
contrapposizioni avrebbe aperto prospettive reali di avanzamento per tutti. La
tua esperienza maturò attraverso la Commissione interna ed il Comitato
paritetico in materia di sicurezza ed igiene ambientale.
Poi la tua vita fu sconvolta
dall’esplosione in laboratorio di un prodotto chimico che stavi manipolando.
Chi doveva sapere tacque, per ignoranza o criminale pressapochismo, lasciandoti
così in balia del disastro. Ne uscisti segnato nel fisico ma ancor più
determinato nel tuo impegno sindacale e politico. I tempi stavano però
cambiando ed in fabbrica e nel centro ricercheentravano a decine lavoratori giovani, sia operai che tecnici, per far
fronte a nuove richieste derivanti dal potenziamento degli impianti e dallo
sviluppo di nuovi filoni di ricerca. Eravamo nel 68-69 ed anche tra i vecchi
operai e tecnici andava maturando la consapevolezza di poter raggiungere nuovi
traguardi salariali e normativi con la lotta unitaria.
Si videro i picchetti operai
unitari davanti ai cancelli con la Polizia schierata in attesa della
provocazione del crumiro di turno. I vecchi compagni, e tu pur giovane eri tra
loro, insegnavano ai giovani come fare per tener fuori il crumiro senza
mettergli le mani addosso, vanificando così lo schieramento poliziesco. La
lotta pagava e vennero importanti modifiche contrattuali, anche legislative (lo
Statuto dei Diritti dei Lavoratori). La spinta unitaria dal basso faceva piazza
pulita dei vecchi strumenti di contrattazione di fabbrica aprendo la via ai
Consigli di Fabbrica.
A Castellanza sorse, per tua
iniziativa, il Gruppo di Prevenzione ed Igiene ambientale che diventò
rapidamente lo strumento in mano operaia per cambiare alla radice le condizioni
di lavoro sugli impianti e nei laboratori a partire dalle bonifiche ambientali.
In una fabbrica chimica quale era la
Montecatini, diventata nel frattempo Montedison, inserita in un contesto urbano
densamente popolato come Castellanza, essenziale per la sopravvivenza era il
controllo e l’eliminazione dei fattori di rischio. Essi non erano attribuibili
a prodotti qualsiasi ma a sostanze potenzialmente cancerogene mutagene e
taratogene o già come tali conclamate quali ad es. il clorometiletere, il
bisclometiletere, la formaldeide, l’acrilonitrile, le soluzioni arseniacali e
così via, tutte presenti nei cicli produttivi o manipolate nei laboratori del
centro ricerche.
Al centro dell’azione
sindacale furono poste queste tematiche grazie alla tua spinta ed alle tue elaborazioni
teoriche e pratiche. Furono anche realizzate in fabbrica iniziative di
screening di massa cardiologiche e pneumologiche con il Consorzio Antitubercolare
di Milano (il dott. Sachero ed altri medici) e tutti toccarono con mano che era
possibile un’altra pratica medica finalizzata alla prevenzione. Di pari passo
il CdF promuoveva anche assemblee esterne sulle tematiche della salute quale ad
esempio, nel novembre 1977, il Convegno sulla tossicità dei cicli produttivi
con Acrilonitrile o Clorometiletere, tenutosia Castegnate nei locali antistanti l’attuale ingresso LIUC, locali
allora ai limiti dell’inagibilità e resi agibili (e riscaldati) dal lavoro
volontario degli operai che vi piazzarono anche le stufe!
Vennero fatte Assemblee Aperte
in fabbrica sulle diverse tematiche concernenti le lotte e la democrazia. Ricordiamo in particolare
quella cui partecipò il comandante partigiano CIRO, commissario politico delle
Brigate Garibaldine dell’Ossola di CINO MOSCATELLI, Assemblea dalla quale uscì
la decisione di dare vita alla sezione di fabbrica dell’ANPI intitolata, su tua
proposta, a Maurizio Macciantelli, giovane partigiano ammazzato dai nazifascisti
sulla strada checollega Busto Arsizio
a Magnago.
Oppure, nel 1978, l’altra
Assemblea Aperta con la partecipazione dell’allora Presidente della Camera dei
Deputati PIETRO INGRAO organizzata a sostegno della lotta contro il
licenziamentodi cinque delegati del CdF
cui veniva contestato di essere intervenuti abusivamente sugli impiantia tutela della sicurezza e dell’incolumità
psicofisica degli operai delle imprese appaltatrici che vi lavoravano Era il
tempo dell’assalto delle Brigate Rosse al cuore dello Stato con il rapimento e
l’omicidio di Aldo Moro e della sua scorta. Nessuna tolleranza o comprensione
venne mai espressa dalle lavoratrici dai lavoratori e dal Cdf della Montedison
di Castellanza nei confronti di queste come di altre azioni terroristiche e
fasciste che anzi furono sempre condannate e denunciate per quello che erano
cioè azioni dirette contro le lotte operaie. I cinque delegati furono
reintegrati nei rispettivi posti di lavoro e la vertenza per i lavoratori delle
imprese appaltatrici sfociò in accordi che garantivano anche a loro diritti prima
negati (dal mantenimento del posto di lavoro in caso di subentro di una nuova
impresa, alla possibilità di usufruire della mensa aziendale, alla sicurezza e
salubrità delle condizioni di lavoro).
Abbiamo fatto tutti gli anni '70
ad andare avanti e indietro a Roma per coordinamenti e trattative sindacali.
Per ogni giorno speso a Roma, i delegati degli altri consigli di fabbrica
usufruivano tre giorni di permessi sindacali. Noi, spinti del tuo esempio e
rigore partivamo di notte, arrivavamo presto nella Capitale, spendevamo mattino
e pomeriggio in incontri e trattative, sempre molto faticose, e ripartivamo la
sera per essere l'indomani mattina di nuovo in fabbrica.
Molti di noi erano esausti. Tu
eri fresco come una rosa. L'unico momento non politico che ci concedevamo era
una veloce cena in un'osteria vicino alla Stazione Termini , che tu avevi
scovato, diventando amico dell'oste, prima di caricarci sul treno cuccetta e
tornare a Castellanza. In quel decennio la gente vide concretamente realizzarsi il
miglioramento delle proprie condizioni di lavoro e di vita così come tutti noi
imparammo da te come si conduce una trattativa sindacale, sperimentando sino in
fondo le possibilità e le aperture del padrone ma mantenendo sempre ben saldo
il timone della tua barca per raggiungere le mete prefissate. Itempi stavano peròcambiando ancora e dopo la vicenda dei
licenziamenti di massa alla FIAT del 1980,la direzione Montedison attuò una riorganizzazione strutturale
creandonuove società operative cui
furono assegnati impianti dei diversi stabilimentima soprattutto aprendo le procedure per la
messa in Cassa integrazione straordinaria di migliaia di lavoratrici e
lavoratori.
Per fare questo stipulò il 19
febbraio 1981 un apposito accordo con le organizzazioni CGIL CIL UIL nazionali
e di categoria.La delegazione del CdF
di Castellanza votò contro questo accordo, praticamente sola in tutta la
penisola. Per Castellanza l’applicazione dell’accordo significò la sospensione
in Cigs dal 2 marzo di centinaia di lavoratrici e lavoratori e di praticamente
quasi tutti i delegati sindacali di reparto. Quando poi con la lotta e con un’intelligente
strategia giudiziaria riuscimmo ad ottenere il reintegro sul posto di lavoro
dei sospesi, la Montedison fece firmare alle stesse organizzazioni sindacali
del 19 febbraio un ulteriore accordo (il 25 novembre 1981) in cui si sosteneva
che chi non accettava la precedente sospensione in Cigs veniva definitivamente
licenziato.
Per darvi attuazione ciascun
lavoratore o lavoratrice sospeso (reintegrato o meno che fosse dalle sentenze
della magistratura) veniva convocato dalla direzione aziendale per
sottoscrivere la lettera di rinuncia al suo diritto di continuare a lavorare a
Castellanza contestualmente alla revocadel mandato agli avvocati perperseguire Montedison in giudizio. Furono messi in campo dal padrone e
dai suoi scherani di fabbrica e sindacali pressioni e ricatti individuali e
collettivi di ogni tipo ma la maggioranza dei sospesi non cedette e si trovò
quindi licenziata. Il ricatto fu esercitato anche nei confronti di chi non era
stato sospeso prospettando la chiusura di tutta la fabbrica nel caso di
vittoria del fronte anti accordi. Si
introdusse così una spaccaturanella
forza lavoro mai più risanata. Il centro ricerche fu praticamente svuotato
mentre la fabbrica veniva divisa in settori, ciascuno dei quali isolato
dall’altro con muri di cemento o divieti tassativi di entrata per i non addetti
diretti.
Quell’invernodi fine 81 inizio 82fu terribile per tecome per tutti noi. Senza salario, senza
posto di lavoro, martellati dalla propaganda filo padronalea livello sindacale e politico molti di noi
si sentivano persi e prossimi alla resa. Ancora una volta fu la tua azione
intelligente e risolutiva ad infondere coraggio e riaprire prospettive. Prima
fra tutte la solidarietà ed il sostegno pubblicamente rivendicati dal Comitato
di scienziatied accademici in
larghissima maggioranza messi assieme dalle tue iniziative. Poi la battaglia
giudiziaria, da te gestita sempre in prima persona, per ottenere l’annullamento
dei licenziamenti ed un nuovo reintegro nel posto di lavoro. Battaglia lunga
complicata ed a fasi alterne che si avvalse dell’opera della fine mente
giuridica dell’avvocato Leopoldo Leon, disegnando una strategia vincente su
tutta la linea che rimane insuperata negli annali giudiziari italiani.
Chi non aveva abbandonato fu
reintegrato nel suo posto di lavoro e rifuso anche del salario che non era
stato corrisposto. Sulla spinta del Comitato di scienziati già citato e grazie
alle proposte di ricerca elaborate da noi, anche il Centro ricerche venne
riaperto. Eventi tutti questi straordinari che non hanno precedenti nella
storia del Movimento Operaio non solo italiano ma che furono e che sono anche
oggitenuti rigorosamente sotto
silenzio. Ben diverso è stato invece l’insegnamento che da queste vicende hanno
tratto il padronato e più in generale il fronte sindacale e politico moderato.
Esse si sono tradotte in modifiche normative della Cigs prima e poi più in
generale nell’introduzione di forme di lavoro precario e parcellizzato sino ad
arrivare all’odierno stravolgimento dello Statuto dei Lavoratori per mano del
governo Renzi.
Nell’odierna contingenza
sociale e politica molti soloni esperti delle loro chiacchere sostengono che
siano oramai superate le contrapposizioni tra destra e sinistra, come quelle
tra capitale e lavoro e che gli operai siano una specie praticamente estinta
come i papaveri, cancellati nei campi di grano dai trattamenti diserbanti e
ridottia pochi esemplari sui bordi dei
sentieri doveil killer chimico non li
ha potuti raggiungere. Tu sai e noi sappiamo che non è così. Lo sfruttamento la
malattia e la morte colpiscono il lavoro forse più di prima e sono ancora più
spietati verso le fasce deboli e meno tutelate hanno cioè il segno antico della
discriminazione di classe. A loro ed alle loro lotte mancheranno la tua
saggezza e la tualucida capacità di
denunciadi analisi e di proposta come
mancheranno a tutti noi.
Non tutto però finisce qui.
Ogni giorno, nei pensieri, nei
discorsi, nei comportamenti di quelli che ti hanno conosciuto ci sarà un'eco
del tuo insegnamento. Caro Mara, incontrarti e conoscerti è stato un onore.