mercoledì 30 marzo 2011

Così si affossa il bisogno sociale della cittadinanza!

di Giuseppe Marazzini
30.03.2011


Insisto, vendere la nuova casa di riposo Accorsi è una vera follia.

Il sindaco della città di Legnano Vitali ha deciso che per rispettare il patto di stabilità dei prossimi due anni la nuova casa di riposo Accorsi, deve essere venduta per un valore di mercato di 14 milioni di euro, di cui 11 milioni per l’immobile e 3 milioni per gli accreditamenti regionali, e la somma prevista è stata già spalmata nelle entrate del bilancio comunale per 4 milioni e 875 mila euro nel 2011 e 8 milioni e 625 mila euro nel 2012. Con la cessione dell’immobile e dei 100 posti letto accreditati anche il personale addetto passerà alle dipendenze della nuova proprietà con un nuovo contratto di lavoro.

Nel frattempo è già in corso la preparazione del bando di gara per la vendita che tecnicamente si configura come vera e propria cessione di “ramo d’azienda”. A Legnano, se non ci saranno ripensamenti dell’ultima ora, tutte le strutture per gli anziani saranno private e il privato, pur bello che sia, non fa beneficenza perché dalle sue attività vuole trarne profitto. Infatti nel bando di gara, per rendere più appetibile l’affare al privato, non verrà prevista nessuna limitazione all’aumento delle rette. Si comincia a partire con 60 euro al giorno poi di vedrà, e l’eventuale convenzione da parte del Comune di 10-15 posti letto a rette agevolate o l’eventuale integrazione comunale, non sono che palliativi.

Con la cessione della nuova Accorsi, struttura pubblica di eccellenza, il Comune cede anche il suo ruolo di garanzia e controllo del rispetto dei diritti dalla persona anziana più debole e vulnerabile di altre, scaricando sulle famiglie tutta la responsabilità dell’impegno economico, relazionale e di cura. Formalmente all’origine della decisione di vendere la nuova casa di riposo ci sarebbero “criticità gestionali”, allora se il problema è la gestione perché non cambiare solo quella?

Perché vendere (o svendere) un bene comune storicamente legato alla comunità legnanese?

Che la gestione in economia della casa di riposo possa comportare dei problemi al bilancio comunale è comprensibile ma da ciò passare alla totale smobilitazione del servizio è vera follia. C’è un’altra domanda alla quale bisognerebbe rispondere: chi è l’operatore in grado di sostenere un onere finanziario così gravoso? In Italia non ce ne saranno più di dieci e fra questi dieci non vuoi che ci sia qualcuno amico di chi inneggia “meno Stato più sussidiarietà”? Qualcuno che del bisogno sociale ne ha fatto mercato e ne trae lauto profitto.

A pensar male, quasi sempre ci si azzecca.
Slide per Conferenza Capigruppo 15.3.2011 - RSA ACCORSI
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L'uomo Falco - A. Venditti 1978

venerdì 25 marzo 2011

Quel pasticciaccio brutto dello stadio

Il caso è approdato in Consiglio comunale.
Il sindaco: «Ci sono cordate interessate a far ripartire il Legnano»


di Luca Nazari
La Prealpina giovedì 24 marzo 2011 pag. 21

Le contestazioni da parte del Comune di Legnano nei confronti del Legnano Calcio, inadempiente per quanto riguarda il rispetto della convenzione per l'uso dello stadio, erano iniziate a maggio dello scorso anno. Ma la vicenda sta adesso assumendo toni sempre più paradossali e lo stesso sindaco Lorenzo Vitali lunedì sera in consiglio comunale ha fatto il punto su una situazione che, al punto in cui si è arrivati, può essere sbloccata solo dal Tribunale.

Spunto per la discussione un'interrogazione del consigliere della Sinistra, Giuseppe Marazzini, con cui si chiedevano lumi sul caso stadio e su quanto sta accadendo. A fare pressing sull'amministrazione comunale anche un folto gruppo dei Boys lilla che ha voluto essere presente in aula e che non ha mancato di far sentire la sua voce come già in occasione del Gran Galà della scorsa settimana quando era stato organizzato un presidio in piazza San Magno con striscioni e cori.

Gli aspetti che s'intrecciano sono peraltro diversi e riguardano da un lato la disponibilità del "Mari", di cui il Comune ha bisogno al più Presto per cominciare a lavorare in vista del Palio (oltre al montaggio delle scenografie e al controllo sulle varie strutture dal 2009 bisogna stendere l'anello in sabbia su cui passa prima la sfilata e si disputa poi la corsa ippica delle contrade); e dall'altro rimandano al futuro stesso della società di calcio sul quale continuano a rincorrersi voci.

«il punto principale - ha sottolineato il sindaco - è che il titolo sportivo è ancora in mano alla società. Confermo che ci sono imprenditori intenzionati a far ripartire il Legnano Calcio, ma la questione è difficile proprio perché il titolo sportivo non è nella disponibilità ne della Lega Calcio ne del Tribunale ma è ancora, come detto, della società che non è fallita».

Vitali ha anche ripercorso gli ultimi dieci mesi in cui l'amministrazione civica ha più volte chiesto conto formalmente all'AC Legnano dei vari lavori di manutenzione non fatti: solo alla fine di agosto si era riusciti a organizzare un incontro in cui la società aveva preso atto delle richieste. Poi più nulla: a ottobre Palazzo Malinverni ha fatto partire la procedura per riscuotere la fidejussione e poco dopo è stata effettuata una richiesta formale per rientrare in possesso della struttura. Anche stavolta niente è però cambiato, e quando la convenzione a dicembre è scaduta il Comune si è visto costretto a sollecitare l'intervento del Tribunale.

Peccato che il liquidatore abbia poco dopo risposto inviando una diffida in quanto sarebbero in corso non meglio precisate verifiche per cui le porte non possono essere riaperte. Dal municipio sperano che una convocazione del giudice arrivi ora al più presto e che si possa finalmente prendere atto delle condizioni dello stadio, totalmente abbandonato dallo scorso mese di settembre e che nel frattempo è stato anche privato degli allacciamenti a corrente elettrica e acqua.

Marazzini da parte sua ha rimarcato che quella convenzione andava fatta in modo diverso, mentre i tifosi, che si sono poi fermati a parlare con il sindaco fuori dall'aula, continuano a sostenere che il Comune doveva fare di più per evitare quanto successo. Il Palio dell'ultima domenica di maggio è dunque a rischio? Nessuno vuole pensarlo, ma qualche dubbio comincia a insinuarsi.



Me car Legnan – Testo e musica di Ernesto Parini (1909 – 1993)

martedì 22 marzo 2011

NO AL NUCLEARE

Angelo Baracca - Università di Firenze; ISDE Italia
Ernesto Burgio - Coordinatore Comitato Scientifico ISDE Italia



" L’intervista di Veronesi su La Stampa di ieri (3 marzo) lascia allibiti per la sicumera con cui il professore si lascia andare ad affermazioni prive di supporto scientifico, rischiando di banalizzare una tematica estremamente complessa e di condizionare con la propria “autorità” l’opinione pubblica, sempre più costretta a subire l’offensiva mediatica della potente lobby nuclearista. Non ci è possibile ribattere in poche righe e in questa sede, la lunga serie di affermazioni discutibili messe in campo dal professore: ci limiteremo a contestare alcuni passaggi di quella che appare come una superficiale apologia della fonte energetica in assoluto più dispendiosa e pericolosa per la salute umana.

Il primo punto che vogliamo sottolineare è che con l’uranio si produce solo energia elettrica (1/5 dei consumi finali di energia); che il nucleare non sostituisce il petrolio (la stessa Francia ha infatti consumi petroliferi pro-capite superiori ai nostri), per la quasi totalità utilizzato in trasporti e industria; che l’Italia non ha affatto bisogno delle centrali nucleari, che significherebbero un’ulteriore immenso spreco di denaro pubblico ed enormi rischi per la salute pubblica. E’ infatti utile ricordare che l’Italia ha una sovra-potenza elettrica installata doppia della domanda e in costante aumento; che negli ultimi 10 anni è stata installata nuova potenza elettrica (equivalente a ben 12-15 reattori nucleari); che ciononostante le nostre bollette elettriche non sono diminuite e sono le più care d’Europa; che ulteriore potenza è in attesa di autorizzazione, senza alcuna relazione con i fabbisogni reali. In sintesi: produrre elettricità in Italia è oggi soltanto business e l’eventuale “ritorno” al nucleare sarebbe un grande business di alcuni a danni di molti.

Il secondo punto concerne il problema della materia prima. Sembrerebbe infatti che il Prof. Veronesi non sappia che anche l’uranio è in via di rapido esaurimento e che anzi, ai ritmi di consumo attuali, i tempi di esaurimento sarebbero di pochi decenni, cioè dello stesso ordine di quelli del petrolio, che a suo parere il nucleare dovrebbe sostituire. Figuriamoci se fosse vero che “tutti i paesi puntano al nucleare”: l’unico risultato di questa “folle corsa” sarebbe un’ulteriore accelerazione di questo imminente esaurimento (per cui è un vero assurdo parlare di centrali in grado di operare per 60 anni!).

Ma per fortuna anche questa storia della corsa al nucleare è una colossale favola. Basterebbe leggere i più autorevoli giornali internazionali per sapere che la strombazzata rinascita nucleare non esiste, a causa dei costi fuori controllo, dei problemi, delle incognite, dei ritardi nei tempi di costruzione; che gli Usa hanno in costruzione un solo reattore (un secondo è stato cancellato) mentre in Europa gli unici due in costruzione (uno in Finlandia e uno in Francia) stanno procedendo con problemi immensi, che hanno già causato un raddoppio dei costi e dei tempi; che il fosco avvenire che Veronesi dipinge in assenza del nucleare non è condiviso da paesi come l’Austria, la Danimarca ed altri, che escludono il ricorso al nucleare e puntano all’autosufficienza energetica con le fonti rinnovabili (quelle fonti rinnovabili che L’Europa si prodiga da anni a sviluppare e che, con grande e più che sospetta puntualità, il nostro Governo si prodiga a disincentivare). E’ invece noto a tutti gli esperti che tanto la Germania che la stessa Francia, hanno dovuto scegliere di prolungare la vita operativa dei reattori esistenti: una scelta estremamente rischiosa, perché l’invecchiamento aumenta le probabilità di incidenti (è stata segnalata un’anomalia all’impianto d’emergenza in ben 34 reattori francesi, in funzione da 30 anni, che potrebbe rendere insufficiente il raffreddamento in caso di incidente, e causare fino alla fusione del nocciolo!) anche perché il bombardamento neutronico mina le strutture. E infatti, altro dato che il Professore evidentemente non conosce o trascura, gli incidenti alle centrali nucleari sono in aumento in tutti i paesi. Al punto che persino in Francia, che ha rappresentato nell’immaginario collettivo il paese del “grande consenso” al nucleare civile e militare, stanno crescendo i dubbi e le ansie, dopo che alcuni sevizi televisivi sono riusciti a divulgare i dati concernenti il quadro preoccupante della contaminazione radioattiva del territorio. Verrebbe da pensare che i francesi stiano cercando in giro per il mondo “clienti” pronti a farsi abbindolare o forse, piuttosto, a condividere gli ultimi utili di una tecnologia giunta inevitabilmente (e per fortuna) al tramonto.

Ma è soprattutto disarmante la leggerezza con cui colui che il redattore di La Stampa definisce il più famoso medico d’Italia considera gli effetti biologico-sanitari della radioattività.

Da decenni si sa che un incidente nucleare grave è in grado di contaminare un intero emisfero: eppure Veronesi “liquida” con poche battute persino la catastrofe di Chernobyl, così affiancando quei “nuclearisti” che a fronte di una realtà drammatica, costituita da città fantasma e da migliaia di casi accertati di tumori infantili a carico di tiroide e midollo, sono tuttora capaci di sostenere che le vittime del disastro sarebbero poche decine. Dimenticando che scienziati e ricercatori di chiara fama, che hanno dedicato la loro vita a documentare gli effetti di una nube radioattiva che ha colpito non solo URSS, Ucraina e Bielorussia, ma l’ Europa intera, parlano di un milione di vittime. Come può un oncologo accettare di dirigere un’Agenzia per la Sicurezza del Nucleare, ignorando o trascurando questi studi? Come può il professor Veronesi non sapere che già negli anni ’90 soltanto in Bielorussia e Ucraina i casi accertati di carcinoma infantile della tiroide furono quasi 1000 (con un incremento di 30 volte e addirittura di 100 volte nelle zone più vicine a Chernobyl). Come può il professor Veronesi non sapere che da alcuni anni aumentano, in molti altri paesi europei, le segnalazioni di incrementi di leucemie infantili direttamente correlate alla dispersione di isotopi radioattivi del cesio che permangono in ambiente e catene alimentari per decenni? Come può un oncologo di chiara fama non sapere che alcuni ricercatori russi hanno pubblicato, su riviste prestigiose come Science e Nature, i risultati di studi e ricerche che dimostrano come i figli dei cosiddetti “liquidatori” di Chernobyl, siano portatori di alti tassi di mutazioni: un dato che può chiarire non soltanto i dati, lungamente contestati, concernenti l’incremento di leucemie in bambini nati da genitori residenti nei dintorni di impianti nucleari inglesi, ma anche e soprattutto i risultati allarmanti di un recente studio tedesco, noto con l’acronimo KIKK, che sta per Kinderkrebs in der Umgebung von KernKraftwerken (Cancro infantile nei dintorni delle centrali nucleari), che ha descritto 1592 casi di tumori solidi (molti dei quali di origine embrionale) e 593 leucemie infantili in bambini di età inferiore a 5 anni, residenti negli anni 1980-2003 nei dintorni delle 16 centrali tedesche. Come può il professor Veronesi disconoscere i dati scientifici che documentano il rilascio di isotopi radioattivi (trizio, cripto, ecc) in ambiente e catene alimentari durante il normale funzionamento delle centrali, che sarebbero all’origine del suddetto aumento di tumori e leucemie infantili tra le popolazioni che abitano nei pressi di impianti nucleari (l’introduzione di materiale radioattivo per via alimentare in piccole dosi quotidiane, rappresentando con ogni probabilità la modalità di esposizione più pericolosa, anche perché collettiva e difficilmente valutabile) ?

E infine: lo sa il professor Veronesi che il “banale” problema dei residui nucleari costa ancora agli italiani 400 milioni di euro l’anno (e chissà per quanti anni ancora)? Probabilmente non lo sa: non parlerebbe altrimenti con leggerezza di un problema per il quale non è stata ancora trovata soluzione in alcuna parte del mondo. Non parlerebbe di depositi geologici sicuri, che esistono solo nell’immaginazione di alcuni “nuclearisti”.

Veronesi non sa che Yucca Mountain dopo decenni di lavori e milioni di dollari spesi è stato definitivamente accantonato, e che anche gli americani non sanno più dove mettere gli enormi quantitativi di combustibile esausto sparsi in una settantina di siti. Non sa che nel deposito di Asse in Germania si sono trovate (solo ora?) infiltrazioni d’acqua che minacciano un vero disastro e che richiederanno spese colossali per il recupero e il trasferimento (dove?) dei fusti. A questo proposito, in verità, il professore una soluzione la propone: sostiene che si tenderebbe a individuare un unico sito per Continente e che, per fortuna, l’Italia non sarebbe stata individuata quale sito ideale di questo stoccaggio. Speriamo che chi ha dato queste informazioni al prof. Veronesi non intendesse far riferimento a quella che taluni soggetti prospettano come l’unica soluzione possibile per materiali che rischiano di inquinare l’intera ecosfera per millenni (non è certo consolante il fatto che il continente designato a discarica planetaria non sarebbe in tal caso né l’Europa, né il Nordamerica).

E’ facile prevedere che nei prossimi giorni si scateneranno le critiche contro un “oncologo famoso” che non si perita di fare affermazioni pubbliche tacciabili quantomeno di leggerezza. Alcuni probabilmente arriveranno persino ad accusarlo di inconfessabili conflitti d’interesse (in questo caso particolarmente gravi, visto il ruolo di garante della salute pubblica che il professore ha accettato di ricoprire). Noi siamo convinti che molte delle cose che abbiamo elencate il professor Veronesi non le sappia davvero e che ciò sia comprensibile in una persona che non si è mai occupata di questa materia. Siamo però anche convinti che il permanere in una simile condizione di “ignoranza” sarebbe pericoloso e rischierebbe di nuocere gravemente alla figura di un medico famoso, che anche in quest’ultima intervista afferma come proprio valore assoluto la certezza che i rischi per la salute siano minimi e di voler dedicare i prossimi anni ad assicurare i cittadini che non correrebbero alcun rischio.



Contatore Geiger in azione...

Strada: “Bisognava pensarci prima La guerra? Non si deve fare mai”

Dal Fatto Quotidiano del 20 marzo 2011

L'opinione pubblica tace e le coscienze dormono, ma secondo il leader di Emergency, nonostante sia stato preso alla sprovvista, "il movimento arcobaleno reagirà"

“La guerra è stupida e violenta. Ed è sempre una scelta, mai una necessità: rischia di diventarlo quando non si fa nulla per anni, anzi per decenni”. Gino Strada, fondatore di Emergency (che tra l’altro proprio in questi giorni sta lanciando il suo mensile E, in edicola dal 6 aprile), mentre arriva il via libera della comunità internazionale all’attacco contro la Libia e cominciano i primi bombardamenti, ribadisce il suo “no” deciso alla guerra come “mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”, citando la Costituzione italiana.

Che cosa pensa dell’intervento militare in Libia?
Questo è quello che succede quando ci si trova davanti a situazioni lasciate incancrenire. L’unica cosa che auspico è che si arrivi in fretta a un cessate il fuoco. La risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu è molto ambigua nella formulazione: vanno adottate “tutte le misure necessarie per proteggere la popolazione civile”. Vuol dire tutto e niente.

Dunque, lei è contrario?
Assolutamente. Il mio punto di vista è sempre contro l’uso della forza, che non porta da nessuna parte.

Ma allora bisogna stare a guardare mentre Gheddafi bombarda la sua popolazione?
Sono un chirurgo. Non faccio il politico, il diplomatico, il capo di Stato. Non so in che modo si è cercato di convincere Gheddafi a cessare il fuoco. E poi le notizie che arrivano sono confuse e contraddittorie.

Però, alcuni punti sembrano chiari: che Gheddafi è un dittatore, contro il quale c’è stata una rivolta popolare e che sta massacrando i civili, per esempio…
Che Gheddafi sia un dittatore è molto chiaro. Che stia massacrando i civili è chiaro, ma impreciso: lo fa da anni, se non da decenni. E noi, come Italia, abbiamo contribuito, per esempio col rifornimento di armi. Se il principio è che bisogna intervenire dovunque non c’è democrazia, mi aspetto che qualcuno cominci i preparativi per bombardare il Bahrein. Che facciamo, potenzialmente bombardiamo tutto il pianeta? Sia chiaro, non ho nessuna simpatia per Gheddafi, ma non credo che l’uso della violenza attenui la violenza. Quanti dittatori ci sono in Africa? Bisogna bombardarli tutti? E poi: con questo ragionamento, la Spagna potrebbe decidere di bombardare la Sicilia perché c’è la mafia.

Questo conflitto però viene percepito come intervento umanitario, più di quanto non sia accaduto, per esempio, con quelli in Afghanistan e in Iraq. Lei non crede che questo caso sia diverso da quelli?
Ogni situazione è diversa dall’altra. I cervelli più alti del pianeta hanno una visione della politica che esclude la guerra. Voglio rifarmi a ciò che scrivono Einstein e Russell, non a ciò che dicono i Borghezio e i Calderoli. Sarkozy non mi sembra un grande genio dell’umanità. E dietro ci sono sempre interessi economici.

Ma qual è la soluzione?
A questo punto è molto difficile capire cosa si può fare. Si affrontano le questioni quando divengono insolubili. A questo punto che si può fare? Niente, trovarsi sotto le bombe. Non è possibile che si ragioni sempre in termini di “quanti aerei, quante truppe, quante bombe”. Invece, magari avremmo potuto smettere di fare affari con Gheddafi.

Che cosa pensa della posizione italiana?
Vorrei conoscerla. Frattini un paio di giorni fa ha detto che “il Colonnello non può essere cacciato”. Cosa vuol dire: che non si deve o non si può? Noi non abbiamo nessuna politica estera, come d’altra parte è stato ai tempi dell’Afghanistan e dell’Iraq.

Salta agli occhi come questa guerra stia scoppiando senza una vera partecipazione emozionale. E senza nessuna mobilitazione pacifista. Per protestare contro l’intervento in Afghanistan ci furono manifestazioni oceaniche in tutto il mondo.
A Roma eravamo tre milioni.

E adesso dove sono quei tre milioni?
Non è un dettaglio il fatto che le forze politiche che allora promuovevano le mobilitazioni, in Parlamento poi hanno votato per la continuazione della guerra. E, infatti, la sinistra radicale ha perso 3 milioni di voti.

Ma al di là della politica, l’opinione pubblica tace.
Questa guerra è arrivata inaspettata: se andrà avanti sicuramente ci sarà una mobilitazione per chiedere che si fermi il massacro.

Inaspettata o no, il silenzio del movimento pacifista colpisce.
Il movimento pacifista esiste e porta avanti le sue battaglie, da quella per la solidarietà, alla lotta contro la privatizzazione dell’acqua, al no agli esperimenti nucleari. E certamente si farà sentire per chiedere la fine del massacro.

Dunque, secondo lei non c’è un addormentamento delle coscienze?
Certo che c’è, e non potrebbe essere il contrario. Abbiamo un governo guidato da uno sporcaccione, e nessuno dice niente. Ha distrutto la giustizia, e nessuno dice niente. Sono anni che facciamo respingimenti e si incita all’odio e al razzismo. Non sono cose che passano come gocce d’acqua.

giovedì 17 marzo 2011

LA STUPIDITA' AL POTERE 3

LegnanoNews 15 marzo 2011
PROVINCIA: POSITIVA L'ESPERIENZA DEI LIMITI DI VELOCITA'

L’esperienza di adottare, sino alle 24 di oggi, i 70 chilometri orari sulle Tangenziali e sulle principali Strade provinciali è da considerarsi complessivamente positiva" ha dichiarato, oggi, il presidente della Provincia di Milano, On. Guido Podestà, intervenendo a una trasmissione televisiva in compagnia del professor Antonio Ballarin Denti, docente di Fisica dell’ambiente all’Università Cattolica di Brescia. "Questa misura - ha proseguito Podestà - ha prodotto, nel periodo fissato dall’ordinanza, risultati positivi. Non siamo così sciocchi e autoreferenziali da non prendere in considerazione l’apporto fornito dalle condizioni meteorologiche che, nelle ultime settimane, grazie a pioggia e vento, hanno contribuito a diminuire la quantità di polveri inquinanti nell’aria. Abbiamo adottato, del resto, questa misura con l’unico scopo di favorire la salute pubblica e non con l’obiettivo di fare cassa".

"Non è da escludere - ha quindi concluso il presidente - che, qualora dovesse riproporsi il prossimo inverno una nuova emergenza smog, potremmo ripristinare l’abbassamento dei limiti della velocità da 90 a 70 chilometri orari e inserire questo provvedimento nell’ambito di un più ampio “pacchetto antismog” incardinato sulla sostituzione delle caldaie obsolete e inquinanti. La Provincia di Milano, infatti, si accinge a stipulare convenzioni con alcuni istituti di credito volti a incentivare la sostituzione delle vecchie caldaie con nuovi impianti “verdi” di ultima generazione. Quest’iniziativa prevede l’ammortamento, nell’arco di due-tre anni, del costo del nuovo impianto senza che per le famiglie si verifichino incrementi nelle bollette".


LIBERO ed. Milano, 12 marzo 2011 pag.42
Martedì l'ultimo giorno di provvedimento
La trovata dei 70 all’ora ci è costata 100mila euro
Centinaia di cartelli e squadre di operai per un mese di limiti antismog
DINO BONDAVALLI

È rimasto in vigore solamente un mese, ma è costato quasi 90 mila euro il provvedimento antismog che ha introdotto il limite di 70 chilometri orari su tangenziali e provinciali e che scadrà ufficialmente martedì 15. L'adeguamento della segnaletica stradale necessario per dare effetto all'ordinanza di Palazzo Isimbardi, che ha riguardato numerosi tratti di strade provinciali e decine di chilometri di tangenziali, non è infatti stato a costo zero. Tra il valore dei cartelli installati e il lavoro necessario per la sostituzione di quelli già presenti lungo le strade meneghine, i costi a carico della Provincia sono stati tra i 20 e i 30 mila euro, mentre quelli per Serravalle sono arrivati a 60 mila euro. Cifre importanti. Che in periodo di crisi e austerità fanno impressione, anche se i soldi spesi non sono tutti a fondo perduto. Di fronte agli effetti pressoché nulli sortiti dai nuovi limiti, sistematicamente ignorati dagli automobilisti meneghini, fatto che dopo la rimozione i cartelli verranno conservati per essere riutilizzati rappresenta una magra consolazione.

D'altra parte, nonostante l'esito fallimentare del provvedimento, l'intenzione della Provincia e dei sindaci dei Comuni milanesi che hanno partecipato al tavolo per l'emergenza smog è quella di riproporlo già a partire dal prossimo autunno. Magari inserendolo in un più ampio pacchetto di interventi volti a promuovere la mobilità sostenibile e l'utilizzo dei mezzi pubblici. «Anche se è brutto dirlo, da qualche parte è necessario cominciare a lavorare per ridurre l'inquinamento» spiega il capogruppo della Lega in Consiglio provinciale, Gianbattista Fratus. «Certo, quest'anno c'è stata un po' di confusione, perché si è deciso di intervenire sulla spinta di un'emergenza, per cui spero che per l'anno prossimo ci si prepari per tempo». Il riferimento di Fratus non è solo al provvedimento antismog, ma «anche all'ordinanza per le catene e le gomme da neve, tutte misure arrivate in maniera improvvisata».

Nessuno stupore, quindi, che i provvedimenti abbiano scatenato polemiche a ripetizione e che gli automobilisti li abbiano beatamente ignorati, forti anche degli scarsi controlli lungo le strade. Una mancanza contro la quale la Provincia sta già correndo ai ripari. Dopo aver ammesso che «l'unico autovelox in forza alla polizia provinciale è fuori uso», l'assessore alla Mobilità, Giovanni De Nicola annuncia infatti che «presto sulle strade provinciali più pericolose verranno installate nuove apparecchiature per il rilevamento della velocità». Una misura volta «solo ad aumentare la sicurezza nei punti in cui si verifica il più alto numero di incidenti» sottolinea De Nicola. Ma utile anche in vista di un bis del provvedimento antismog il prossimo autunno.

CHE FLOP:
L'ORDINANZA
Emessa dalla Provincia il 14 febbraio e valida fino al 15 marzo, prevede l'introduzione del limite di 70 chilometri orari su provinciali e tangenziali.
A RILENTO
Anche se è datato 14 febbraio, sulle provinciali il limite di velocità entra in vigore a rilento. L'installazione dei cartelli dura infatti diversi giorni. Sulle tangenziali il nuovo limite scatta solo il 21 febbraio.
LE POLEMICHE
Il capogruppo del Carroccio a Palazzo Marino, Matteo Salvini, definisce il limite «una vaccata». Il presidente del Consiglio regionale Davide Boni parla invece di «stramberia».
I CONTROLLI
Sulle tangenziali sono solo 500 i verbali emessi dalla polizia stradale.
Nessun verbale per la polizia provinciale, il cui unico autovelox è fuori uso



SNAPORAZ- "Il traffico"

domenica 13 marzo 2011

LA STUPIDITA' AL POTERE 2

di Giuseppe Marazzini
13.03.2011


Coriandoli e cotillon alle case Aler di Legnano.
La recente visita dell’assessore regionale alla casa Zambetti e del presidente di Aler Loris Zaffra mi ha fatto pensare siamo a carnevale ed ogni scherzo vale, sì perché la loro visita è stata una carnevalata. Le dichiarazioni alla stampa dei nostri due del tipo “non vi abbiamo dimenticato” se le potevano pure risparmiare, anzi se stavano da dove sono venuti ci avrebbero fatto pure un piacere.

Per anni Regione ed Aler si sono fatti beffa della situazione abitativa di centinaia di persone che da anni attendono una dignitosa sistemazione dei loro alloggi. Per i ritardi e i lavori mal fatti presso le palazzine Aler di Mazzafame, dopo aver affidato gli interventi a due imprese fallite una dietro l’altra, nessun dirigente Aler è stato allontanato per manifesta incapacità ed incompetenza, sono tutti lì al loro posto a contarsela su, mentre andrebbero mandati via senza liquidazione o bonus di buona uscita.

In via Carlo Porta, invece, si è consumata una storia vergognosa, una storia che assomiglia agli scenari descritti da Carlo Levi nella sua bella storia raccontata in “Cristo si è fermato a Eboli”.
Alcuni anni fa accompagnai un giornalista del settimanale cattolico “Luce”, che stava svolgendo una inchiesta sulle case popolari a Legnano, proprio presso gli alloggi Aler di via Carlo Porta, leggete il resoconto di quella visita nell’articolo allegato qui sotto.

Negli ambienti istituzionali, in queste settimane si sta discutendo molto, nell’ambito del Piano del Governo del Territorio, di qualità urbanistica, ma la vergogna urbanistica di alcuni stabili Aler non emerge.

Per ingrandire cliccare sull'immagine e utilizzare poi lo zoom



Milano aprile 2010 - Aler. Inquilini in piazza. “Siamo arrabbiati, aumentano spese e affitto e in cambio zero servizi”

venerdì 11 marzo 2011

LA STUPIDITA' AL POTERE

Il Fatto Quotidiano
mercoledì 9 marzo 2011, pag.19



Chissà se un giorno avrò la fortuna di vedere I’approvazione in Parlamento di una legge che impedisca agli stupidi di fare il deputato o il senatore. Mi spiego: non è bastato il passaggio, con voto di fiducia, della legge patacca sul federalismo fiscale voluta ardentemente dalla Lega e neppure (per evitare il boicottaggio da parte del Carroccio dei festeggiamenti per il centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia) approvare come festa regionale della Lombardia il 29 maggio (giorno in cui nel 1176 a Legnano, fu sconfitto il Barbarossa dai comuni della Lega lombarda). Speriamo non seguano a ruota il Piemonte col 30 agosto (giorno in cui nel 1706 Pietro Micca si fece saltare in aria salvando Torino dai francesi), o la Liguria col 5 dicembre (giorno in cui Balilla con il suo: Che Linse diede inizio alla ribellione che scacciò gli austriaci da Genova) e cosi via per tutte le altre regioni che, essendo I’ltalia un popolo di eroi, qualcuno da festeggiare lo troverebbero sicuramente.

Ci voleva anche che in questi giorni, un gruppo di leghisti più il presidente della provincia di Salerno e salernitano Edmondo Cirielli del Pdl presentassero una proposta di legge per diminuire o addirittura evitare che i meridionali entrino (sino all’Abruzzo escluso) a far parte del corpo degli alpini in modo da equilibrare la composizione geografica delle truppe motivandola così: "II posto fisso nelI'esercito si è consolidato come ammortizzatore sociale nel meridione generando meccanismi discriminatori e rendendo sempre più diffcile I'accesso ai giovani provenienti dal resto d'ItaIia. L'obbiettivo è invertire la tendenza che sta snaturalizzando il corpo degli alpini, da sempre radicati nel territorio”. Ecco un modo intelligente per combattere la disoccupazione giovanile nel nostro paese! Davanti a tanta stupidità non so che dire e anche se tutto ciò sembra una barzelletta non c'è niente da ridere perché se si continua a lasciar fare a gente del genere chissà che un domani al posto di festeggiare I'Unità d'ItaIia non si arrivi, invece, alla sua distruzione.

Giancarlo Merlo


99 posse - No alla Lega Nord

sabato 5 marzo 2011

Salviamo i pedoni

di Giuseppe Marazzini
05.03.2011


Legnano, ennesimo incidente automobilistico, un pedone viene travolto sulle strisce pedonali, è ricoverato presso l’ospedale di Legnano in prognosi riservata ma dovrebbe farcela, gli facciamo tanti auguri di pronta guarigione.
Il fatto è accaduto nei pressi del sottopasso ferroviario vicino alla stazione l’altra sera, 1 marzo, alle 21.
Siamo al terzo pedone travolto sulle strisce pedonali in poco meno di tre mesi, due dei quali purtroppo sono deceduti. A questo punto ci sono poche scusanti, o l’amministrazione pubblica interviene con soluzioni radicali, eliminando tutte le criticità che riguardano i diversi passaggi pedonali e decretando la diminuzione della velocità nel centro cittadino, oppure i pedoni dovranno ripiegare a sorta di fai da te, magari dotandosi di una paletta luminescente per segnalare quando attraversano la strada.
Il predominio delle automobili rispetto ai pedoni è stato da me posto in consiglio comunale con una interrogazione del 15.2 u.s. . Nell’interrogazione ponevo, appunto l’accento, sulla disattenzione e negligenza da parte degli automobilisti a rispettare i diritti dei pedoni.
Non da ultimo, proponevo, nella stessa sede, di non perdere la buona abitudine di fare campagne di prevenzione rivolte a tutti i cittadini per divulgare i principi basilari della sicurezza stradale, ivi compresi i diritti dei pedoni (cartelli, manifesti, display pubblicitari ,ecc.)
È mia opinione che all’interno dell’amministrazione, anche se tutti dichiarano che si stanno dando da fare, qualche inerzia o sottovalutazione ci sia e se la situazione non migliorerà qualcuno dovrà cambiar mestiere.


Auto investe pedone, è grave.
Il Comune: passaggio pericoloso
L'assessore Faggionato annuncia interventi col Piano del traffico

di PAOLO GlROTTI

UN ATTRAVERSAMENTO pedonale pericoloso, un incidente che conferma senza bisogno di ulteriori elementi di giudizio la situazione di precaria visibilità e l'Amministrazione comunale che decide a questo punto di accelerare le procedure per cambiare la situazione e impedire altri casi simili: è così che può essere riassunta la situazione dell'attraversamento pedonale all'ingresso del sottopasso automobilistico di piazza Monumento, un problema che è ormai da anni sul tavolo e per il quale non è ancora stata trovata una soluzione, ma che l'incidente di martedì sera ha riportato in primo piano.

È SUCCESSO infatti che il conducente di una Smart, arrivando da piazza Monumento, non si sia accorto della persona che stava attraversando la strada in quel tratto, finendo per travolgere il malcapitato, a ieri ancora ricoverato in prognosi riservata. Di questo attraversamento si è più volte parlato, tanto che in occasione della presentazione del bilancio 2010 della Polizia locale era stato l'assessore delegato, Elio Faggionato, a promettere una rapida soluzione al caso specifico. Non abbastanza rapida, però, da impedire il fatto di martedì che segue, a poche settimane di distanza, l'ancor più grave episodio che, a fine 2010, ha portato alla scomparsa di don Piergiorgio Colombo, travolto da un 'autovettura mentre attraversava viale Sabotino: “Come avevo detto in quell'occasione siamo ormai a pochi passaggi dal Piano generale del traffico - spiegava ieri Faggionato -e il problema degli attraversamenti pedonali cittadini, così come quello dell'illuminazione di alcuni tratti di strada, sarà certamente prioritario. Noi abbiamo identificato una decina di attraversamenti che ancora risultano pericolosi e su questi abbiamo intenzione di intervenire in maniera massiccia”.

FATTO STA che ora c'è da risolvere con urgenza (il piano del traffico sarà presumibilmente pronto solamente a giugno) almeno il problema dell'attraversamento di piazza Monumento: questo perché si tratta di un problema annoso e la vicinanza con la stazione ferroviaria lo rende un passaggio frequentato dai pendolari che tornano a in città la sera: “Abbiamo un'ipotesi di intervento - spiega ancora Faggionato - e riguarda la possibile apertura del piccolo cancello che sta all'interno dell'area della stazione e che permetterebbe l'attraversamento del sottopasso seguendo parallelamente il percorso dei binari e dunque senza neppure uscire dalla stazione stessa. Stiamo facendo le ultime verifiche in questo senso: ad ogni modo credo che ogni soluzione passerà dall'abolizione dell'attraversamento pedonale su questo tratto di piazza Monumento e del sottopasso”.

INCIDENTE
ALL’INGRESSO DEL SOTTOPASSO IL CONDUCENTE NON SI È ACCORTO DELLA PRESENZA DI UN PASSANTE

CRITICITÀ
L'EPISODIO HA RIPORTATO L'ATTENZIONE SUI PERICOLI DI ALCUNI ATTRAVERSAMENTI

LA PROPOSTA
SI POTREBBE APRIRE UN CANCELLO E ATTRAVERSARE SENZA USCIRE DALLA STAZIONE

Il Giorno Legnano, giovedì 03 marzo 2011, pag.4



Le polveri sottili fanno bene alla salute!

di Giuseppe Marazzini
05.03.2011


Sempre nella seduta del consiglio comunale del 15.2. u.s., è stata tratta una interrogazione da me presentata inerente all’inquinamento atmosferico e nel botta e risposta ho argomentato “che il provvedimento preso della Provincia di Milano, il divieto di superare i 70 Km all’ora sulle tangenziali per diminuire le emissioni inquinanti, con il consenso di tutti i Sindaci, sarebbe stata una bufala e non avrebbe funzionato”, ora le mie argomentazioni hanno ottenuto soddisfazione. L’articolo che segue ci spiega in che mani siamo.

Le ronde in tangenziale
Pioggia di no alla safety Car
anti-smog

I partiti scettici sulle volanti a 70 km all'ora. Veleno Lega: inutili, ostacolo alla circolazione

EDOARDO CAVADINI

Il nuovo limite a 70 chilometri orari sulle tangenziali introdotto dal presidente della Provincia Guido Podestà per calmierare l'emissione di inquinanti si sta rivelando un flop.
L'intenzione di ridurre il Pm10 mollando l'acceleratore è frustrata quotidianamente dalla cronaca: il 99% degli automobilisti se ne infischia allegramente, consapevole che il rischio multa è ridotto ai minimi termini. Le pattuglie infatti non sono aumentate, così come il numero di autovelox attivi, e questo per evitare uno stillicidio di contravvenzioni, conoscendo le abitudini dell' automobilista medio.

Ora è la volta delle safety car, nuovo stratagemma uscito dal tavolo di coordinamento dei sindaci della cintura milanese per cercare di far rispettare il limite più sbeffeggiato di tutti. L'idea, questa volta, arriva dalla Polizia stradale: fino allo scadere dell'ordinanza anti-smog (15 marzo) alcune pattuglie percorreranno le tangenziali rigorosamente a 70 all'ora, con i segnalatori luminosi accesi, e faranno da "tappo" agli automobilisti costringendoli (ma l'intenzione è quella di persuaderli con le buone) a rispettare il limite. "Si tratterà di farla entrare in vigore il prima possibile” dichiara l'assessore alla Viabilità Giovanni De Nicola, "il 15 è molto vicino”. Pur non essendo un grande estimatore della decisione, De Nicola è convinto che "l'automobilista vada educato al rispetto dei nuovi limiti, perciò non bisogna agire subito con il bastone delle multe”.

Ma come detto, il risultato è che nessuno li rispetta. Una realtà con la quale si confronta la Lega Nord: il capogruppo in Comune Matteo Salvini si era già espresso molto nettamente contro i limiti, giudicandoli una "vaccata": “Avere sempre più polizia per le strade va solo bene” dice ora Salvini “ma sui limiti a 70 non cambio idea: sono inutili e pure pericolosi, perché rischiano di creare degli incidenti». È più accomodante il collega di partito e di carica a Palazzo Isimbardi, Giambattista Fratus, per il quale “se vogliamo difendere l'ambiente dobbiamo pur iniziare da qualche parte”, ma alla fine è costretto ad ammettere che “probabilmente la situazione non cambierà, e magari le safety car creeranno più ostacoli che altro”.

Perplessità, dubbi, critiche dalle quali si tira fuori abbastanza clamorosamente il capogruppo PdL Massimo Turci, il quale non solo non è aggiornato sull'ultimo provvedimento preso al tavolo sull'aria (“Non ne so proprio niente”), ma non è molto ferrato nemmeno sui limiti a 70 (“esco ora da un periodo di lavoro molto intenso”).
Infine Angelo Sirtori, presidente della Federazione Autotrasportatori di Milano, se la cava con una battuta controcorrente: “Ci metteremmo la firma noi trasportatori per poter andare a 70 all'ora in tangenziale, invece che a passo d'uomo. Detto ciò mi pare l'ultimo spot di una lunga serie di iniziative che in concreto non portano a niente”.

Libero, giovedì 3 marzo 2011, pag. 55



Carcarlo Pravettoni “Il pedone”

martedì 1 marzo 2011

San Paolo alla carica: «No al Pgt degli architetti»


L’unico luogo in città dove ci si confronta concretamente e democraticamente sul PGT è il rione S. Paolo. Il “Gruppo di Quartiere S. Paolo” è noto per la sua capacità di coinvolgere i responsabili istituzionali a rispondere pubblicamente delle loro azioni. Nell’ultima assemblea pubblica, tenutasi il 25 febbraio u.s., hanno invitato anche due rappresentanti dell’opposizione in Consiglio Comunale, il sottoscritto Giuseppe Marazzini della Sinistra Legnanese e Lorenzo Radice di Insieme per Legnano. Il confronto e la discussione che ne è scaturita non è stata per niente una “melina”...
Ad integrazione di quanto riportato dalla stampa, che pur riportando correttamente la cronaca della serata, ha tralasciato alcune questioni da me sollevate: la prima è la mia proposta di destinare l’area industriale al confine con Villa Cortese e l’area commerciale di proprietà dell’Iper, a parco agricolo nel quale si preveda un grande orto cittadino; la seconda riguarda la destinazione dell’ex fonderia Tosi a nuova biblioteca cittadina. Ho proposto che la nuova biblioteca è meglio farla nell’ex Manifattura di Legnano e nella ex fonderia, in linea con le attività presenti in Tecnocity, in cui è opportuno fare un polo di ricerca tecnologica. La terza questione riguarda la nota vicenda del terzo binario, confermando che l’intervento più razionale è l’interramento utilizzando il sedime lasciato libero per realizzare una cerniera verde di collegamento della città.


Giuseppe Marazzini 01.03.2011


San Paolo alla carica: «No al Pgt degli architetti»

QUARTIERI Il nuovo strumento urbanistico al centro dell’assemblea di venerdì sera: tante preoccupazioni e tante critiche


Luca Nazari
La Prealpina 27.02.2011 pag.22


Pgt partecipato? Forse sì, ma solo fino a un certo punto. Perché l’altra sera, durante l’assemblea organizzata dal Gruppo di quartiere San Paolo per fare il punto su quello che succederà nei prossimi anni in questa parte della città, è apparsa chiara una cosa: architetti e progettisti vanno da una parte, i normali cittadini da un’altra. Ma allora a cosa sono serviti i momenti di confronto organizzati nei mesi scorsi per tastare il polso alla popolazione? Era tutto già preconfezionato? O il confronto con i cosiddetti “portatori di interessi” si è dimostrato troppo parziale? Rimane il fatto che i residenti di San Paolo si chiedono il perché di altro cemento e sono fortemente preoccupati dalla situazione del traffico. Problemi che il Pgt, a detta loro, non risolverebbe affatto. Come già in altre occasioni, venerdì sera il salone parrocchiale di via Parma è apparso piuttosto affollato. Al tavolo dei relatori i rappresentanti del quartiere, gli assessori Gianbattista Fratus (Territorio) ed Elio Faggionato (Sicurezza), e due rappresentanti dell’opposizione
(i consiglieri comunali Giuseppe Marazzini della Sinistra e Lorenzo Radice di Insieme per Legnano. Dopo un “riassunto” del Pgt da parte di Giordano Ricchiuti, è iniziato un lungo dibattito che si è protratto oltre mezzanotte. Ecco cosa è emerso.

GLI OBIETTIVI DEL PGT
Sono stati ribaditi gli obiettivi generali del nuovo strumento urbanistico: i tre “pilastri” sono creare una città del lavoro, una città della cultura e del divertimento, e una città della salute e dell’assistenza. Il tutto attraverso la filosofia della “città compatta’, la creazione di nuovi servizi, verde e una “mobilità dolce”.

GLI INTERVENTI NEL QUARTIERE
Per il quartiere la bozza del Pgt prevede al meno quattro punti importanti: riqualificazione di viale Sabotino (alberature, raddoppio delle corsie. attraversamenti ciclo-pedonali, due “torri” da 60 metri alle estremità), realizzazione di una trama verde, completamento del margine urbano (il limite invalicabile sarà la linea rappresentata da via Marcolini), creazione di servizi per tutta la città (vedi la nuova piscina in via Liguria o la biblioteca nelle ex fonderie Tosi). Tre inoltre gli ambiti di “trasformazione’: l’area ex Iper di via Liguria, la nuova area industriale al confine con Dairago (circa 300 mila metri quadrati), e l’area della ex pista di go kart tra via Novara e via Sardegna (residenziale, commerciale, terziario).

LE RICHIESTE DEL RIONE
Secondo i rappresentanti del rione, questo piano non indica innanzitutto quali siano le priorità. Inoltre non viene individuato un cuore sociale per il quartiere e l’edificazione continua a essere ritenuta eccessiva. Poi il nodo del traffico: oggi su via Novara transitano in media 20 mila veicoli al giorno, troppi. Preoccupa in generale la situazione viabilistica di tutta la zona. «Perché costruire ancora - ha fatto notare un residente - quando a Legnano ci sono 2500 case sfitte?». «Prima San Paolo - ha fatto eco un altro cittadino - era una zona residenziale, adesso si fa quasi fatica a respirare per lo smog. E’ arrivato il momento di fermare l’espansione e riqualificare il tessuto urbano».

LE RISPOSTE DEGLI AMMINISTRATORI
Se Marazzini e Radice hanno dato man forte agli abitanti (“questo Pgt regola in realtà il mattone e governa poco”, “Troppa flessibilità a favore dei privati”), Fratus e Faggionato (ancora una volta disponibili a un confronto con il quartiere) hanno ovviamente difeso le scelte. L’assessore al Territorio ha in particolare rimarcato che una quota della nuova edilizia sarà destinata all’housing sociale, mentre Faggionato ha sottolineato gli sforzi a favore della mobilità alternativa, piste ciclabili e bus. Ma fino al 2014, quando scadrà il contratto, bus elettrici o a metano non si vedranno.



Frangetta - Legnano is burning (new version)