domenica 29 dicembre 2013

Se vi piace il Renzi asfaltatore dell’art.18

Giuseppe Marazzini
29.12.2013

di Pierfranco Pellizzetti, Micromega – 28 dicembre 2013

Vi è piaciuto il Renzitriciclo? E adesso godetevelo mentre pedala. Siamo ormai così mitridizzati da vent’anni di fanfaluche reazionarie che abbiamo smarrito perfino l’energia per reazioni minime. Sicché quando Renzi-nuovo-che-avanza collega l’occupabilità alla precarizzazione (la cervellotica equazione per cui i giovani non sarebbero assunti vigente l’ombrellino malandato dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori), non abbiamo neppure voglia di stare lì a ripetere quanto già si disse a Mario Monti e prima ancora a Silvio Berlusconi in coppia con l’allora presidente di Confindustria Antonio pazzariello D’Amato: mettere in alternativa diritto al lavoro e diritti del lavoro è quanto di più bieco si possa immaginare (nel lessico a tormentone del neo segretario PD, “fare”). Ma è anche una mossa al tempo furba e stupida. Furba perché manda un segnale alle categorie di cui si cerca il consenso: io sono dalla vostra parte. 

Dalla parte di questi ceti imprenditorial-manageriali cui si assicura la tutela dell’unico modo di fare impresa alla loro portata: la tecnica bastone/carota. Stupida perché non inverte la caduta libera nel declino del nostro sistema d’impresa che non riesce da decenni a immettere sul mercato prodotti che suscitino interesse e relative richieste, limitandosi a ricicciare sempre la stessa gamma di beni (del resto copiabilissimi e stracopiati), limitata ai prodotti per la persona e per la casa. Tanto che lo stesso attuale presidente di Confindustria Giorgio Squinzi a suo tempo aveva dichiarato che «la licenziabilità dei dipendenti è l’ultimo dei nostri problemi». Ma ora il leader della categoria e di Mapei annusa lo spirito dei tempi e si imbarca sullo stracolmo risciò renziano, dichiarando esattamente il contrario. Lo spirito dei tempi di perdurante clima reazionario, per cui il solito finanziere di fede renziana spiega dalla Gruber che il male oscuro italiano è rappresentato da quei nababbi di colletti blu ipergarantiti (con il loro migliaio di euro nella busta paga) che vampirizzano i non garantiti. L’ennesima variazione sul tema della mistificazione terroristica della guerra degli ultimi contro i penultimi. 

Così nessuno si accorge che i primi stanno espropriando il resto del Paese. In passato ci avevano provato con la mascalzonata di mettere i padri (occupati) contro i figli (inoccupati); ma poi i diretti interessati si accorsero di essere entrambi nell’identica condizione di precarizzati. Ci mette del suo l’imprenditore all’orecchio di Renzi, l’Oscar Farinetti esperto di ricette gastronomiche che si cimenta in quelle economiche: «il lavoro garantito per chi non ha voglia di lavorare è un delitto». Insomma, come scriveva Norma Rangeri su il Manifesto, «secondo lui la tutela dal licenziamento illegittimo andrebbe abolita perché in realtà l’articolo 18 è solo un grande scudo dietro il quale si ammassa l’esercito dei fannulloni». Questo è il grande esperto del lavoro, su cui il quotidiano comunista adombra il sospetto di perquisizioni corporali ai dipendenti per verificare che non abbiano in tasca una fetta di prosciutto… Queste sono le idee, questo il nuovo: roba scaduta da almeno vent’anni, quando Tony Blair svendette gli operai inglesi e la Sinistra tutta ai circoli finanziari (traendone non pochi vantaggi, politici e non). 

Ci sarebbe un’alternativa? Certo che si. Fermo restando che la tragedia sociale in atto richiede misure tampone per bloccare temporaneamente la catastrofe. Per poi partire – però – con azioni che rimuovano le ragioni intrinseche di tale catastrofe, non rimosse dalle manovre congiunturali: avviare – come nei Paesi dell’Occidente avanzato – politiche industriali che riqualifichino le nostre specializzazioni riposizionandole in settori a maggiore tasso di competitività e compatibili con i livelli remunerativi/occupazionali di una grande democrazia. Su due piani: un collegamento organico pianificato tra comunità della ricerca e comunità d’impresa per valorizzare antiche e nuove competenze (ad esempio dalla meccatronica cara a Sylos Labini alla robotica e all’infomobilità); un accompagnamento all’imprenditorializzazione per settori attualmente afflitti da logiche di rendita parassitaria, in primis il turismo. 

Altri lo hanno già fatto, dalla Finlandia alla Danimarca (per lasciar stare la solita Germania). Soltanto che ci vorrebbe una forte tensione innovativa reale, che i giovani conservatori alla Renzi e Letta non coltivano proprio, inseguendo l’apprezzamento dei ricchi e dell’establishment. (27 dicembre 2013)

mercoledì 25 dicembre 2013

Bruciare i rifiuti? NO! Rifiuti “zero”? SI!!

Giuseppe Marazzini
25.12.2013

Mentre i sindaci di Legnano e Busto Arsizio sgomitano per contare di più e per avere maggior peso decisionale nella futura “Città metropolitana”, per la verità con atteggiamenti e pregiudizi che ricordano il modello democristiano, i problemi reali del territorio vengono affrontati senza idee e proposte concrete. 

Ad esempio cosa vogliono fare i due sindaci in materia di rifiuti? 

SONO PER LA RIDUZIONE DELLA PRODUZIONE DI RIFIUTI? SONO PER LO SMALTIMENTO DEI RIFIUTI URBANI CON PROCESSI E MODALITA’ ALTERNATIVE ALL’INCENERIMENTO? SONO PER LA FERMATA DELL’INCENERITORE ACCAM E LA BONIFICA DEL SITO ENTRO IL 2025?


Revamping ACCAM un'altra opera che non serve

L'elenco delle opere inutili, realizzate sul territorio di Busto Arsizio, si allunga con il progetto del cosiddetto "Revamping" di ACCAM, la cui utilità ed economicità sono tutte da dimostrare, anche in virtù delle recenti scelte strategiche della Regione Lombardia.
La VI Commissione regionale "Ambiente e protezione civile" ha approvato in data 28/11/2013 la proposta di risoluzione n. 9 in cui si impegna la Giunta Regionale a:

a definire, per quanto riguarda gli impianti di incenerimento, scenari e criteri di decommissioning, cioè di disattivazione progressiva degli impianti o delle singole linee di combustione, coerenti con la progressiva diminuzione di produzione del rifiuto urbano residuo regionale. I criteri saranno definiti in modo da favorire la disattivazione degli impianti meno efficienti sotto il profilo ambientale, in coerenza con le direttive europee in materia di rifiuti, risparmio energetico e protezione dell'ambiente, garantendo in ogni caso l'applicazione dei piani manutentivi già programmati;

ad attivarsi affinché le nuove reti di teleriscaldamento risultino coerenti con gli scenari di decommissioning prospettati;

Poiché la capacità totale di incenerimento degli impianti lombardi è di 2.521.660 tonnellate annue e poiché si stima che la quantità di rifiuti da incenerire si ridurrà progressivamente negli anni, fino a raggiungere 1.112.361 tonnellate nel 2020, diventa evidente la sovra-capacità degli inceneritori attualmente funzionanti. Meglio allora, anziché insistere sull'ammodernamento dei forni di ACCAM, investire sulla loro trasformazione in impianti di trattamento meccanico biologico (TMB) e di riciclaggio, come suggerisce anche la Regione.

Tanto più che l'impianto di Busto Arsizio viene annoverato, nel rapporto di Legambiente, 
tra i quattro inceneritori meno efficienti sotto il profilo ambientale della Lombardia e di conseguenza tra i primi che dovrebbero, in virtù della risoluzione, essere de-commissionati.

Ma a prescindere da queste considerazioni è importante che i cittadini del consorzio sappiano che:

1.    Verranno spesi circa 42 milioni di euro per il revamping dell'impianto;

2.    La creazione della rete di teleriscaldamento comporterà una spesa di almeno 10/20 milioni di euro, che avrà come conseguenza l'allungamento al 2050 dell'attività dell'inceneritore, al fine di ammortizzare gli investimenti;

3.    Vista la diminuzione di rifiuto urbano, prevista per l'incremento della raccolta differenziata, l'inceneritore dovrà bruciare rifiuti speciali di origine diversa, compresi i rifiuti industriali. Tra l'altro già oggi la percentuale di rifiuto speciale non urbano bruciato dall'impianto è pari al 35% (fonte rapporto Legambiente);

4.    Le tariffe che i cittadini pagheranno per il costo dello smaltimento dei rifiuti subiranno un incremento notevole;

5.    Si continueranno ad emettere fumi nell'aria, in un territorio con livelli di inquinamento già allarmanti.

Come già discusso nel convegno del 30 Novembre presso il Museo del Tessile, organizzato in collaborazione con M5S, la raccolta differenziata e il recupero dei rifiuti sono competitivi all'incenerimento. È ora di scegliere l'una o l'altra strada. I circoli di SEL della provincia di Varese e dell'Alto Milanese ribadiscono che ci sono ora le condizioni per compiere scelte innovative -e non soluzioni a metà- meglio capaci di prepararsi al futuro, meglio capaci di tutelare la salute e l'ambiente. E persino più economiche.

Pertanto sosterremo (e invitiamo i cittadini a sostenere con noi) la necessità di abbracciare la filosofia dei "Rifiuti Zero" attraverso politiche volte alle 5 R ossia Riduzione, Raccolta differenziata, Riutilizzo, Riciclo, Recupero. Il Revamping, pur cominciando per R, non è la soluzione. Altre alternative esistono, basta avere il coraggio di praticarle.

Sinistra Ecologia Libertà
Varese e Legnanese