mercoledì 29 maggio 2013

IL PALIO DELLE BOTTE

di Giuseppe Marazzini
29.05.2013

Dopo tanta violenza sui cavalli questa volta a subire sono stati i fantini. 
Coghe, il fantino senese che gareggiava con i colori della contrada S. Martino, è stato brutalmente picchiato nei box dei cavalli al termine della sua batteria. Le indagini sono in corso per individuare il responsabile o i responsabili della vile aggressione ma nel frattempo Coghe si trova col naso rotto ed altre ferite e dovrà subire un intervento chirurgico. L’episodio è gravissimo e disonora il Palio e la Città e mette in difficoltà lo sponsor principale, il Comune.

Mi auguro che la verità venga onorata e che il responsabile o i responsabili di questa canagliata si presentino spontaneamente davanti al magistrato per spiegare come sono andate le cose. Se invece prevarranno omertà, bugie, silenzi e querele, allora è preferibile per tutti sospendere per un po’ di tempo la corsa dei cavalli.

E’ innegabile il fatto che la corsa dei cavalli nel corso degli anni si sia dimostrata sempre più ingovernabile e per questo reputo che sia più necessario dare spazio alla ricorrenza storica con la rappresentazione in campo della “Battaglia di Legnano”.

Molti dicono “il Palio deve essere un momento di festa per tutta la città”. Anche se poi non è così, convengo che con la rituale riproposizione della sconfitta del “Barbarossa” sia un bene infondere  nei cittadini l’orgoglio di appartenenza alla città di Legnano,  unica dopo Roma ad essere citata nell’inno nazionale.

Il Palio, con la sua bellissima sfilata storica, dovrebbe trasmettere lo spirito della “Lega dei Comuni”e l’importanza che è stata per l’Italia. Per esempio, che sfilino con i propri gonfaloni, insieme ai Comuni che sconfissero e fecero fronte all’imperatore Barbarossa, anche i Comuni che lo sostennero, quale segnale di fraternità e solidarietà. La manifestazione risulterebbe molto più bella e decisamente più educativa per i giovani.

venerdì 17 maggio 2013

Gioco d’azzardo, 400mila donne over 45. “Ma in poche chiedono aiuto”

Giuseppe Marazzini
17.05.2013

Sono soprattutto la frustrazione e la solitudine a spingere le giocatrici verso bingo, slot machine, superenalotto, lotto e gratta e vinci. Così, un ambito che fino a pochi anni fa era prettamente maschile, ora, invece, è per il 40% femminile. Soltanto una piccola parte, però, accede ai servizi di sostegno. "E' maggiore lo stigma sociale"

di Stefania Prandi | 14 maggio 2013 – Il Fatto Quotidiano

Giocano per dimenticare le frustrazioni, per far quadrare i bilanci familiari, per fuggire al vuoto di matrimoni stanchi e di una quotidianità ripetitiva, per trovare un nuovo ruolo sociale quando i figli crescono e se ne vanno di casa. Sono questi i motivi che spingono le donne al gioco d’azzardo, un ambito che fino a pochi anni fa era prettamente maschile e che ora, invece, è per il 40% femminile. Bingo, slot machine, superenalotto, lotto e gratta e vinci, sono i giochi preferiti dalle giocatrici che in media hanno tra i 50 e 60 anni e sono sia italiane sia immigrate. Il gioco diventa un riempitivo, una bolla di sapone in cui rifugiarsi, con una rischiosa controindicazione: il confine tra passatempo e dipendenza è labile ed entrare nella spirare del gambling (che implica perdita di autonomia, debiti che arrivano anche a 30/40mila euro e ricorso agli usurai) è più facile di quanto si pensi. Si stima che ci siano un milione di persone in Italia cadute nella rete della dipendenza da gioco: più di 400mila sono donne.

Soltanto una piccola parte di loro, però, riesce ad accedere ai servizi di sostegno. Come spiega Graziano Bellio, presidente dell’associazione “Alea“, il rapporto tra i giocatori maschi patologici in trattamento nei servizi rispetto alle donne è di 4.5 a 1. Questo fa pensare che le donne abbiano più difficoltà a chiedere aiuto alle strutture pubbliche o all’associazionismo. Secondo Fulvia Prever, psicoterapeuta dell’associazione “Azzardo e nuove dipendenze” (And, ndr), questa situazione è dovuta a diversi fattori: le donne in genere devono affrontare da sole la difficoltà in cui si trovano, hanno su di sé il peso emotivo – ed economico in certi casi – dell’intera famiglia, la loro trasgressione è malvista a livello sociale. Raramente vengono accompagnate al Sert dal marito o dal compagno e il percorso di recupero è caratterizzato da un’estrema solitudine. Anche per questo motivo Prever ha organizzato nel 2010, con un’altra psicoterapeuta, Valeria Locati, un gruppo di sole donne (una quindicina in tutto, che ruotano a periodi) alla parrocchia di San Pietro in Sala in piazza Wagner, a Milano, basato sul confronto e sul mutuo-aiuto. Un’iniziativa che è stata presentata a convegni internazionali e individuata come rilevante per avviare un progetto di coordinamento europeo, con base in Germania.

Un problema che scaturisce dal gioco delle donne è che, passando in genere più tempo con i figli, accade che li portino con sé mentre giocano, dice Cristina Perilli, psicologa Asl di Milano.“L’altro giorno in un bar ho visto una donna che giocava con una slot e alla macchinetta a fianco c’era il figlio di due anni, che inseriva ogni tanto una monetina”. Situazioni come questa non sono rare, spiega Angela Fioroni, segretaria della Lega delle autonomie locali della Lombardia, associazione che ha di recente elaborato un manifesto, sottoscritto da oltre 100 sindaci, in cui chiede allo Stato una nuova legge nazionale, per ridurre l’offerta, e più potere agli enti locali per regolamentare l’orario di apertura delle sale gioco e stabilire le distanze dai luoghi sensibili come le scuole.

Nella dipendenza da gioco d’azzardo lo Stato italiano ha infatti un’enorme responsabilità. Come sottolinea Bellio, è il principale beneficiario degli introiti del settore – che arrivano, in un anno, a 100 miliardi di fatturato fruttando 8 miliardi di tasse – e ha manifestato fino a pochi mesi fa una netta connivenza con le posizioni dell’industria dell’azzardo. L’aver assegnato ai monopoli di stato (la stessa agenzia che gestisce le concessioni) il ruolo di sviluppare politiche di protezione dei cittadini, rende questa operazione poco credibile e dall’esito scontato. Le associazioni come Alea, hanno da sempre sostenuto che responsabile delle politiche di protezione deve essere il ministero della Salute o degli Affari sociali, cioè un settore dello Stato diverso da chi incamera il denaro. Siamo l’unico Paese in Europa ad avere 400mila slot machine diffuse capillarmente sul territorio nazionale, senza alcun tipo di regolamentazione, ricorda Fioroni: è tempo di dare una svolta a questa situazione che sta mettendo in ginocchio migliaia di famiglie.

domenica 12 maggio 2013

Sale da gioco, crociata in consiglio

Giuseppe Marazzini
12.05.2013

Marazzini presenta un'interrogazione: «Quante sono? Cosa fa il Comune per contrastarle?»

LEGNANO - Il problema è evidente a tutti, ma a lanciare la prima pietra è stato ieri il capogruppo di Sinistra Legnanese Giuseppe Marazzini, che sulla diffusione del gioco d'azzardo in città ha presentato un'interrogazione che sarà discussa nel prossimo consiglio comunale: quante macchinette mangiasoldi sono installate a Legnano? Il fenomeno è sotto controllo? Cosa si può fare per cercare di arginarlo? E ancora: anche l'amministrazione di Legnano intende seguire l'esempio di tanti Comuni della zona e sottoscrivere il manifesto dei sindaci contro il gioco d'azzardo? 

Dopo l' inaugurazione delle ultime due sale di "videolotteria" una presa di posizione del genere era quasi scontata: va bene, il "Decreto Balduzzi" è stato approvato dal parlamento senza la norma che avrebbe potuto fissare una distanza minima tra le Vlt e i luoghi sensibili come scuole e ospedali (inizialmente questa distanza minima era stata fissata in 500 metri poi ridotta a 200), ma le ultime due sale inaugurate in città rappresentano casi da manuale: la prima è la "Play&win" inaugurata in febbraio in via Canazza, davanti all'ingresso del vecchio ospedale (dove diversi servizi sono ancora attivi); la seconda la "Superb" inaugurata ad aprile in via Ratti di fianco alle scuole elementari De Amicis. Il Comune di Legnano ha assistito al fenomeno impotente, consapevole che tante altre amministrazioni che avevano varato regolamenti per limitare il proliferare delle sale da gioco erano poi state costrette ad arrendersi davanti ai ricorsi ai Tribunali amministrativi regionali di mezza Italia che i gestori avevano regolarmente vinto sulla base del principio giuridico che i limiti dovrebbe eventualmente metterli una legge nazionale, e non un Comune. 

Ma proprio perché il problema esiste, possibile che non ci sia anche un modo per affrontarlo? Nel 2009, i giocatori che avevano sviluppato forme di dipendenza e avevano chiesto aiuto al Sert di Parabiago erano stati 75, nel 2010 erano già saliti a 97 (+22%). Gli ultimi tre anni non sono andati meglio, anzi: parallelamente al fiorire di nuove sale da gioco sono aumentati anche i giocatori, fenomeno tra l'altro accentuato dal periodo di crisi. Ecco quindi che proprio partendo da questi dati Marazzini ha formulato la sua interrogazione: la prima domanda potrebbe sembrare scontata, ma in verità non lo è. Quante sono le sale gioco a Legnano? La normativa prevede una serie di distinguo, un conto è la sala Bingo di via Alberto da Giussano e un altro il videopoker nel bar della Canazza. Ma in entrambi i casi si tratta comunque di gioco d'azzardo, e il consigliere di Sinistra Legnanese chiede quindi se è possibile avere un dato complessivo e "certificato". 

Di conseguenza, Marazzini chiede anche se l'installazione di queste apparecchiature «è preventivamente segnalata alla polizia locale, o se la stessa esegue un monitoraggio continuo sulla diffusione del fenomeno». Fatto il punto, il passo successivo è cercare di impegnare la giunta di Alberto Centinaio a prendere una posizione. Chi oggi fa parte della maggioranza (come il consigliere di Insieme per Legnano Lorenzo Radice) non ha mai fatto mistero di essere a favore di una regolamentazione del gioco d'azzardo. Il problema è però allo studio degli uffici, che oggi stanno cercando di aggirare l'impossibilità dì varare uno specifico regolamento con qualche strumento - ad esempio urbanistico - che potrebbe disincentivare l'apertura di nuove sale. 

Ma Marazzini si auspica prima di tutto un segnale politico, chiedendo all'amministrazione non solo quali iniziative intende intraprendere per contrastare il fenomeno, ma anche se non sia il caso «di sottoscrivere il manifesto dei sindaci» che presentato lo scorso 14 gennaio ha già raccolto un centinaio di adesioni. Obiettivo del documento: confermare l'impegno delle amministrazioni a fare tutto il possibile per limitare il gioco d'azzardo, e convincere il Parlamento della necessità di una legge che dia loro il potere di decidere sull'apertura di nuove sale.

Luigi Crespi
La Prealpina Legnano – martedì 7 maggio 2013  pag.38 

mercoledì 8 maggio 2013

Il sindaco Centinaio intervistato da Radio Popolare al Circolone di Legnano

Giuseppe Marazzini
08.05.2013

... la situazione è abbastanza complessa ...
 


sì, effettivamente la Giunta "della svolta" è abbastanza complessa .

I commenti dei lettori:
09/05/2013 M.V. - PRENDERE UNA POSIZIONE SU IKEA. FORZA

venerdì 3 maggio 2013

Una nuova Lega dei Comuni

di Giuseppe Marazzini
03.05.2013


Per uscire dal tunnel della crisi serve una nuova Lega dei Comuni per spezzare le catene del “patto di stabilità”. È giunto il momento di dire basta allo strapotere delle oligarchie finanziarie europee. Il destino economico e sociale di milioni di cittadini è stato affidato alla fondatezza di un calcolo finanziario. Un suo errore decide l’impoverimento e la disperazione di un numero incalcolabile di persone. Il capo economista del Fmi, Olivier Blanchard, nei primi giorni di quest’anno ha candidamente dichiarato che i modelli della troika (UE-BCE-FMI) per i programmi di aggiustamento dei paesi UE si fondavano su un moltiplicatore sbagliato. Insomma un modello che ci sta portando alla fame.

Legnano ha 25 milioni di euro in tesoreria che non si possono spendere per il “patto di stabilità”: sono soldi dei cittadini e per i cittadini, ma sono congelati, in attesa di quale miracolo non si sa. Nel frattempo le persone continuano ad impoverirsi. Per l’amministrazione Centinaio, rispettare il “patto di stabilità” con i tagli dei trasferimenti da Stato e Regione previsti (3milioni e 200mila euro), significherà lavorare di “forbice e rasoio”:  aumento delle tariffe per i servizi alla persona; meno risorse per cultura e istruzione; meno risorse per la manutenzione ordinaria e straordinaria dei beni pubblici; scarsissime risorse per gli investimenti ed eventuale esternalizzazione di servizi pubblici a privati per ridurre spese e personale. A Legnano ci sono già due mense della carità, quante ne dovranno sorgere ancora?

Io penso invece che l’amministrazione Centinaio deve avere il coraggio di farsi promotrice di una iniziativa forte, cioè quella di farsi capofila di una nuova Lega dei Comuni per violare il “patto di stabilità”. Un moto organizzato che si accompagni a progetti economici riguardanti gli aiuti alle piccole e medie imprese, ad interventi sul territorio, la scuola, la mobilità, piani energetici territoriali e sviluppo dell’agricoltura. Il bilancio di previsione 2013 andrà votato entro il 30 giugno e, vista la valenza sociale che assumerà per migliaia di famiglie e per evitare che la sua preparazione rimanga un procedimento meramente tecnico, i cittadini devono anticipatamente poter partecipare alla discussione, così che il bilancio sia davvero trasparente e leggibile a tutti.