lunedì 30 settembre 2013

Marazzini e il caro mensa nelle scuole legnanesi: l’analisi e un po’ di idee

di Giuseppe Marazzini
30.09.2013

Ricordo che un po' di anni fa fui promotore, in qualità di presidente del comitato genitori della mensa delle scuole di Legnano, di uno "sciopero del panino" per protestare contro la qualità scadente del cibo che veniva fornito ai bambini. La protesta durò qualche giorno non di più. Ora la questione è ben diversa, non è la qualità in discussione ma bensì le tariffe che sono piuttosto elevate e data l'incertezza dei bilanci familiari l'attenzione ai costi è ai massimi livelli. Il punto di partenza dell’attuale situazione, è il vigente contratto che  la società di ristorazione Pellegrini, ha avuto vincendo la gara di appalto dopo ricorso al TAR (il tutto avvenuto sotto la giunta Vitali).

Questo contratto prevede, oltre al servizio di ristorazione scolastica, anche il completamento del nuovo centro di cottura comunale di via Cremona. Avere un centro di cottura comunale era uno degli obiettivi principali dell’allora comitato di cui ero presidente.  La storia risale a quasi vent’anni fa, ed è fuori dubbio che le possibilità  finanziarie di allora (non c'era il patto di stabilità) erano più favorevoli di quelle odierne.

Tornando ad oggi é ovvio che la spalmatura dei costi di ammortamento del nuovo centro di cottura sul singolo pasto, ne ha fatto schizzare alle stelle il costo. Era possibile fare diversamente? Credo di no, in parte a causa delle procedure di gara ed in buona parte per i vincoli stabiliti per rispettare il patto di stabilità. Queste sono le spiegazioni che io ho raccolto dai funzionari comunali che hanno seguito l'iter della gara di appalto; funzionari tutt'ora operativi con la nuova amministrazione.

Non bisogna neanche dimenticare la grande confusione in materia di applicazione del diritto allo studio, come sancito dalla nostra Costituzione. Sono noti i conflitti fra i vari organi legislativi: Stato, Regioni e Comuni. Tant'è che diversi comuni nei loro regolamenti, essendo la refezione scolastica un servizio a domanda individuale, per il quale è prevista la compartecipazione delle spese da parte dell'utente, hanno previsto la non obbligatorietà dell'utilizzo del servizio della mensa scolastica. Pertanto chi si esercita, anche nell'amministrazione Centinaio, allo scarica barile, non fa per niente un buon servizio ai cittadini.

Su questa vicenda come ho agito da "oppositore"? 
A conoscenza del ricorso al TAR della società Pellegrini ho preso visione, a fine dicembre 2012, del disciplinare di gara e del capitolato per verificare eventuali errori nella procedura e nelle valutazioni. Dopo diversi articoli apparsi sulla stampa locale che denunciavano l'eccessivo costo della mensa scolastica, l'occasione per uno scambio di vedute con l'assessore all'istruzione si è presentata in una seduta della commissione mensa, avvenuta a fine giugno di quest'anno. In quel contesto ho proposto di scaricare parte delle voci che vanno a comporre il costo del pasto su altri capitoli di spesa del comune, in particolare il costo dell'ammortamento del nuovo centro di cottura. L'assessore in quell'occasione non si è sbilanciato, rinviando eventuali risposte in altri momenti.

Anche il Movimento 5Stelle si è mosso e il 1° di luglio ha presentato una interrogazione sull'argomento. L'interrogazione ha ricevuto risposta nella seduta consiliare dell'8 luglio ma senza alcuna novità. Sempre la solita solfa ..."non si può modificare il contratto con la Pellegrini"....ecc. ecc. Nella lunga interruzione istituzionale estiva (dall'8 luglio fino al 24 di settembre) non ci sono stati consigli comunali, e questo di certo non ha favorito l'approfondimento di altre proposte, incancrenendo così il confronto con i genitori che contestano duramente l’attuale tariffazione in vigore. Nell'ultima seduta consiliare del 24 settembre, in una mia comunicazione, a conoscenza dell'incontro con il comitato Agorà programmato per il 3 ottobre, ho chiesto all'amministrazione di andare oltre la posizione del .."non si può fare niente" o la colpa è di ..."quelli di prima".... Ho però la netta sensazione che l'amministrazione Centinaio voglia fare tutto da sola.

Cosa si può fare? 
A mio giudizio, fermo restando le fasce ISEE, bisogna riequilibrare a favore dell’utenza il rapporto fra quanto paga il comune e quanto paga il fruitore del servizio. Attualmente il comune paga il 41% della spesa complessiva del servizio, mentre l'utente paga il restante 59%. Si potrebbe tentare di arrivare al 50 e 50. Per fare ciò e per trovare le disponibilità finanziare bisogna intavolare una verifica con l'assessore al bilancio e valutare su quali voci intervenire (un inizio di bilancio partecipativo). Il tempo c'è, il bilancio di previsione 2013/2014 è ancora in itinere. Modalità concrete per raggiungere tale risultato, senza stravolgere il contratto con la Pellegrini o i vincoli del patto di stabilità, ce ne sono a cominciare da un aumento delle franchigie per chi è in affitto o ha stipulato mutui per la casa (acquisto, ristrutturazioni,ecc.) oppure deve sostenere spese socio-sanitarie straordinarie. Mi auguro che la parti in causa coinvolgano tutti i gruppi consiliari, anche se comprendo la diffidenza espressa dal comitato Agorà verso la politica. Ma il Comune, a mio modesto parere, è e resta il luogo ideale per sbrogliare tutta questa matassa ormai fin troppo aggrovigliata.  

venerdì 27 settembre 2013

Caro Barilla - la lettera di Dario Fo a Guido Barilla

Marazzini Giuseppe
27.09.2013

La lettera del premio Nobel Dario Fo a Guido Barilla, in merito alle esternazioni di quest'ultimo sull'argomento omosessualità.

Guido Barilla - La Zanzara 26 settembre 2013 

Caro Guido Barilla,
Ricordo i primi spot televisivi di Barilla, a cui ho partecipato non solo come attore ma anche come autore dei testi e della sceneggiatura nonché del montaggio. Ebbero un enorme successo e, in quel tempo, ho avuto anche l'occasione di conoscere Pietro, vostro padre.

Una persona piena di creatività ed intelligenza, appassionato d'arte e di cultura.
In quegli spot abbiamo raccontato di prodotti che sono diventati simbolo dell'Italia e degli italiani tutti, nelle nostre case e nel mondo. La pasta soprattutto è sinonimo d'Italia, di casa e di famiglia. Per tutti.

Ecco: oggi il nostro Paese è fatto di tante famiglie unite solo dall'amore delle persone che ne fanno parte. Amore che non è in grado di discriminare, che non ha confini: e l'amore, in tutto il mondo, può nascere tra un uomo e una donna, due donne, due uomini. Sull'amore si fonda una famiglia, quella che la vostra azienda racconta nella sua comunicazione. Sull'amore si fonda una casa. 

Alla domanda sul perché la sua azienda non faccia spot pubblicitari con famiglie gay, lei ha risposto: "Non farei mai uno spot con una famiglia omosessuale. Noi abbiamo un concetto differente rispetto alla famiglia gay. Per noi il concetto di famiglia sacrale rimane un valore fondamentale dell'azienda". Poi, in seguito alle polemiche che si sono scatenate, ha specificato: “Volevo semplicemente sottolineare la centralità del ruolo della donna all'interno della famiglia”. E ancora: “Ho il massimo rispetto per qualunque persona, senza distinzione alcuna. Ho il massimo rispetto per i gay e per la libertà di espressione di chiunque. Ho anche detto e ribadisco che rispetto i matrimoni tra gay. Barilla nelle sue pubblicità rappresenta la famiglia perché questa accoglie chiunque e da sempre si identifica con la nostra marca”

Ecco, Guido. La sua azienda rappresenta l'Italia: nel nostro Paese e in tutto il mondo. Un'Italia che è fatta anche di coppie di fatto, di famiglie allargate, di famiglie con genitori omosessuali e transgender.
Ecco perché le chiedo di cogliere questa occasione e di ritornare allo spirito di quegli spot degli anni '50 dove io stesso interpretavo uno spaccato della società in profondo mutamento

Ecco perché le chiedo di uscire dalla dimensione delle polemiche e farsi ambasciatore della libertà di espressione di tutti. Mi appello a lei, caro Guido, perchè ha modo di ridare all'Italia di oggi la possibilità di rispecchiarsi nuovamente in uno dei suoi simboli e alla sua azienda di diventare ambasciatore di integrazione e voce del presente. E chiedo quindi che lo faccia con le prossime campagne pubblicitarie del gruppo Barilla, dove la famiglia potrà finalmente essere rappresentata nelle sue infinite e meravigliose forme di questi nostri tempi. 

Come ho già scritto: "Buttiamoci con la testa sotto il getto del lavandino e facciamo capire ai briganti che qui siamo ancora in molti in grado di dimostrare di far parte di un contesto di uomini e donne libere e pensanti".
DARIO FO


Spot Barilla 1959 Carosello - interpreti Dario Fo e Mimmo Craig

lunedì 23 settembre 2013

DECISIONE DELLA GIUNTA, RITIRATA LA CONVENZIONE PER LA SEPOLTURA DEI FETI AL CIMITERO PARCO

Marazzini Giuseppe
23.09.2013

A febbraio di quest’anno la delibera di giunta 149 e il relativo protocollo d’intesa per la sepoltura dei feti al cimitero parco, diventavano fortunatamente di pubblico dominio. Forte, giusta e contraria è stata la reazione di quella cospicua parte della società civile legnanese, che crede da sempre nella laicità delle istituzioni e delle leggi. Settimana scorsa però, senza quasi darne notizia, la stessa giunta ha ritirato la delibera 149 rendendo così il protocollo d’intesa definitivamente carta straccia. Per fortuna ha prevalso il buon senso.

Il Giorno Legnano – Giovedì 19/09/2013 pag.6
 
DECISIONE DELLA GIUNTA
RITIRATA LA CONVENZIONE PER LA SEPOLTURA DEI FETI AL CIMITERO PARCO

- LEGNANO - 
 
ERA LA DELIBERA numero 149, quella che sanciva il protocollo d'intesa tra il Comune di Legnano e l'associazione "Difendere la vita con Maria" e che attribuiva a questa stessa associazione la possibilità di dare sepoltura ai prodotti abortivi prelevati presso l'Azienda Ospedaliera di Legnano, in un'area del Cimitero Parco: "era", perché a distanza di mesi non solo dall'approvazione, ma soprattutto delle aspre polemiche che avevano fatto seguito a questo accordo, la Giunta legnanese ha evidentemente deciso di fare un passo indietro, revocando la delibera e dunque la convenzione proprio all'inizio di questa settimana. La delibera in questione risale al dicembre del 2012 ed era diventata di pubblico dominio a fine febbraio: allora era stato il consigliere comunale della Sinistra legnanese, Giuseppe Marazzini, a criticare duramente il protocollo d'intesa che l'amministrazione legnanese aveva firmato. A provocare la reazione di Marazzini era stata l'idea che un'amministrazione comunale, pur facendo seguito a un uguale protocollo firmato in precedenza dall'azienda ospedaliera, avesse scelto un'associazione palesemente contro la legga 194 sull'aborto e che, quindi, la decisione assumesse anche dal punto di vista ideologico, connotati ben più pesanti. In occasione di un Consiglio comunale, poi, erano stati esponenti della Sinistra legnanese a esporre cartelli che recitavano: «Nessuno si azzardi più a chiamare "assassine" le donne che abortiscono. Vogliamo rispetto».

P. G. 

domenica 1 settembre 2013

LARGHE INTESE? NON E’ VERA DEMOCRAZIA – “Viviamo in un costante stato di paura e di eccezionalità”

Giuseppe Marazzini
01.09.2013

GUIDO ROSSI AL FESTIVAL DELLA MENTE DI SARZANA
 di Francesco Bonazzi – Il Secolo XIX del 28/08/2013

A SARZANA, Guido Rossi parlerà della "responsabilità delle idee nel bene e nel male". Un tema vago? Per nulla, perché idee come libertà, eguaglianza, austerità, trasparenza e progresso possono diventare addirittura "pessime" quando, per esempio, “la libertà di mercato" schiaccia le libertà individuali e politiche. E il pensiero va alla crisi di oggi, Tra “larghe intese" che non “sono autentica democrazia" e banche che si sono incrociate con le imprese a cui prestavano soldi, in un groviglio diabolico quanto inestricabile.

Professore, al Festival spiegherà che perfino parole belle come “libertà" sono in realtà ambigue e instabili, se non addirittura pericolose. Perché?
«Parto dalla nota affermazione, contenuta nella parte conclusiva della “Teoria generale” di John Maynard Keynes., secondo la quale presto o tardi sono le idee, e non gli interessi precostituiti, a essere pericolosi ai fini del bene e del male. E sempre Keynes faceva notare come tutti i politici e i tecnici, quando si ritengono liberi da influenze intellettuali, in realtà poi sono schiavi di qualche economista definito "scribacchino accademico"».

L'idea di libertà, per esempio, si presta alle interpretazioni più varie e contraddittorie.
«Basta pensare alla scritta "Il lavoro rende liberi" che campeggiava sull'ingresso di Auschwitz. La libertà degli antichi, la libertà di Aristotele, subisce una violenta rottura con l’ “homo homini lupus" di Hobbes. La libertà degli antichi nella polis lascia il campo alla libertà dei moderni fuori dallo Stato, con una soluzione ambigua che può finire anche nel male, quando la libertà individuale e politica diventa uguale alla libertà di mercato».

Libertà di mercato che per lei sarebbe all'origine dei mali attuali.
“Alla fine la libertà del mercato uccide altre forme di libertà. Come scrive Robert Reich in “Supercapitalismo'', è stata sostituita la tutela dei diritti dei cittadini con la tutela dei consumatori».

Tutte le statistiche del decennio dicono che la forbice della diseguaglianza non ha fatto altro elle allargarsi, ben prima che l'Europa importasse dagli Stati Uniti la crisi dei subprime. Chi é il colpevole? La politica, la globalizzazione, la moneta unica?
«Non è la moneta unica, questo proprio no. La responsabilità, come diceva ancora Keynes, é delle idee. E le idee da mettere sul banco degli imputati sono quelle del neoliberismo politico, che ha preso il comando in tutto il mondo, a cominciare dagli Usa.  Si é sostituita la norma giuridica con la cosiddetta libertà del singolo. Ovvero, la regola giuridica vincolante ha lasciato campo libero alla lex mercatoria, che vuole che il mercato sia fatto dai mercanti. E’ andata benissimo nel Medio Evo, ma oggi, nel capitalismo finanziario, ha avuto effetti distruttivi».

In seguito alla condanna di Silvio Berlusconi e all'instabilità politica che ne deriva, si prepara l’ennesimo autunno caldo per l'Italia. I mercati tornano minacciosi e si dice che non possiamo permetterci di tornare al voto. E’ davvero cosi?
“Viviamo in un sistema dove si é sempre in costante stato di paura. Lo aveva previsto il giurista tedesco Carl Schmitt, quando parlava di Stati sopraffatti dalla paura e dallo stato di eccitazione».

Ma la paura, di esprimersi come di votare, non uccide la democrazia?
«Sì, purtroppo la paura uccide la democrazia. In Italia si è cominciato nel novembre del 2011, quando è caduto il governo Berlusconi e, anziché andare alle urne, si è proceduto alla formazione del governo Monti con un sovvertimento della normale pratica della
democrazia e il passaggio allo stato di eccezione. Sarebbe stato logico e naturale andare a votare, ma il Leviatano tecnico-burocratico non ha voluto».

Vale anche oggi per il governo Letta? Ora che è in bilico, si scrutano di nuovo con preoccupazione lo spread e i mercati finanziari.
“Sì, lo strumento delle cosiddette larghe intese ha scarso valore democratico. Qui non si vota più e si continua a voler risolvere tutto in base allo stato di eccezione, ma questa non è autentica democrazia”.

Il cambio di missione di Medio-banca e delle Generali. La caduta dei Ligresti. Le difficoltà di Zaleski-Tassara e il nodo irrisolto di Telco-Telecom. I prossimi mesi potrebbero segnare una totale rivoluzione in quello che fu il salotto buono della. finanza italiana. E’ stata una buona idea lasciare che banche e imprese si incrociassero liberamente?
“Sono assolutamente contrario all’incrocio. E’ la mostruosa fratellanza siamese della quale parlava quel grande banchiere che è stato Raffaele Mattioli. Io sono sempre stato nemico dei patti di sindacato e adesso finalmente assistiamo al tramonto del capitalismo di relazione,. La sa una cosa raccapricciante? Nel 1980, quando venni nominato alla guida della Consob, il numero delle società quotate alla Borsa di Milano era grosso modo lo stesso di oggi, se togliamo i doppioni e le scatole cinesi. Quindi, a distanza di quasi 35 anni, la vera storia è che si è preferito scegliere il capitalismo di relazione, con le banche che imbrigliano le imprese, a discapito della crescita del mercato finanziario. E qui la colpa è di quello di cui parlavamo prima: il prevalere della lex mercatoria fatta dai mercanti su tutti gli altri interessi della polis».