01.09.2013
GUIDO ROSSI AL FESTIVAL DELLA MENTE DI SARZANA
di Francesco Bonazzi – Il Secolo XIX del 28/08/2013
Professore, al Festival spiegherà che perfino parole belle
come “libertà" sono in realtà ambigue e instabili, se non addirittura
pericolose. Perché?
«Parto dalla nota affermazione, contenuta nella parte
conclusiva della “Teoria generale” di John Maynard Keynes., secondo la quale
presto o tardi sono le idee, e non gli interessi precostituiti, a essere
pericolosi ai fini del bene e del male. E sempre Keynes faceva notare come
tutti i politici e i tecnici, quando si ritengono liberi da influenze
intellettuali, in realtà poi sono schiavi di qualche economista definito
"scribacchino accademico"».
L'idea di libertà, per esempio, si presta alle
interpretazioni più varie e contraddittorie.
«Basta pensare alla scritta "Il lavoro rende
liberi" che campeggiava sull'ingresso di Auschwitz. La libertà degli
antichi, la libertà di Aristotele, subisce una violenta rottura con l’ “homo
homini lupus" di Hobbes. La libertà degli antichi nella polis lascia il
campo alla libertà dei moderni fuori dallo Stato, con una soluzione ambigua che
può finire anche nel male, quando la libertà individuale e politica diventa
uguale alla libertà di mercato».
Libertà di mercato che per lei sarebbe all'origine dei
mali attuali.
“Alla fine la libertà del mercato uccide altre forme di
libertà. Come scrive Robert Reich in “Supercapitalismo'', è stata sostituita la
tutela dei diritti dei cittadini con la tutela dei consumatori».
Tutte le statistiche del decennio dicono che la forbice
della diseguaglianza non ha fatto altro elle allargarsi, ben prima che l'Europa
importasse dagli Stati Uniti la crisi dei subprime. Chi é il colpevole? La
politica, la globalizzazione, la moneta unica?
«Non è la moneta unica, questo proprio no. La
responsabilità, come diceva ancora Keynes, é delle idee. E le idee da mettere
sul banco degli imputati sono quelle del neoliberismo politico, che ha preso il
comando in tutto il mondo, a cominciare dagli Usa. Si é sostituita la norma giuridica con la cosiddetta libertà del
singolo. Ovvero, la regola giuridica vincolante ha lasciato campo libero alla
lex mercatoria, che vuole che il mercato sia fatto dai mercanti. E’ andata
benissimo nel Medio Evo, ma oggi, nel capitalismo finanziario, ha avuto effetti
distruttivi».
In seguito alla condanna di Silvio Berlusconi e
all'instabilità politica che ne deriva, si prepara l’ennesimo autunno caldo per
l'Italia. I mercati tornano minacciosi e si dice che non possiamo permetterci
di tornare al voto. E’ davvero cosi?
“Viviamo in un sistema dove si é sempre in costante stato di
paura. Lo aveva previsto il giurista tedesco Carl Schmitt, quando parlava di
Stati sopraffatti dalla paura e dallo stato di eccitazione».
Ma la paura, di esprimersi come di votare, non uccide la
democrazia?
«Sì, purtroppo la paura uccide la democrazia. In Italia si è
cominciato nel novembre del 2011, quando è caduto il governo Berlusconi e,
anziché andare alle urne, si è proceduto alla formazione del governo Monti con
un sovvertimento della normale pratica della
democrazia e il passaggio allo stato di eccezione. Sarebbe
stato logico e naturale andare a votare, ma il Leviatano tecnico-burocratico
non ha voluto».
Vale anche oggi per il governo Letta? Ora che è in bilico,
si scrutano di nuovo con preoccupazione lo spread e i mercati finanziari.
“Sì, lo strumento delle cosiddette larghe intese ha scarso
valore democratico. Qui non si vota più e si continua a voler risolvere tutto
in base allo stato di eccezione, ma questa non è autentica democrazia”.
Il cambio di missione di Medio-banca e delle Generali. La
caduta dei Ligresti. Le difficoltà di Zaleski-Tassara e il nodo irrisolto di
Telco-Telecom. I prossimi mesi potrebbero segnare una totale rivoluzione in
quello che fu il salotto buono della. finanza italiana. E’ stata una buona idea
lasciare che banche e imprese si incrociassero liberamente?
“Sono assolutamente contrario all’incrocio. E’ la mostruosa
fratellanza siamese della quale parlava quel grande banchiere che è stato
Raffaele Mattioli. Io sono sempre stato nemico dei patti di sindacato e adesso
finalmente assistiamo al tramonto del capitalismo di relazione,. La sa una cosa
raccapricciante? Nel 1980, quando venni nominato alla guida della Consob, il
numero delle società quotate alla Borsa di Milano era grosso modo lo stesso di
oggi, se togliamo i doppioni e le scatole cinesi. Quindi, a distanza di quasi
35 anni, la vera storia è che si è preferito scegliere il capitalismo di
relazione, con le banche che imbrigliano le imprese, a discapito della crescita
del mercato finanziario. E qui la colpa è di quello di cui parlavamo prima: il
prevalere della lex mercatoria fatta dai mercanti su tutti gli altri interessi
della polis».
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