martedì 30 luglio 2013

Legnano, Marazzini e i Rom. Prima parte.


Massimo Daviddi sociologo e poeta italo-svizzero, Coordinatore  di "Cittadinanze"del Portale delle Associazioni ACP Network, intervista Giuseppe Marazzini per ascoltare quanto accaduto sulle tematiche dei Rom e della clandestinità. L’intervista, in due parti, è di fatto uno sguardo vivo sulle emergenze di persone sottoposte a condizioni di vita rischiose e disumane. In questo post la prima parte dell’intervista.


 
Giuseppe Marazzini, è rappresentante al Consiglio comunale di Legnano, di “Sinistra legnanese”, uomo da sempre attento ai temi sociali, al territorio, ai diritti degli ultimi, coniugando rigore documentativo, analisi, passione. Ci incontriamo nel suo appartamento insieme alla moglie Lea e a Rino Lattuada, per molti anni attivista di Sinistra Ecologia e Libertà (SEL), per ascoltare quanto accaduto sulle tematiche dei Rom e della clandestinità. L’intervista, in due parti, è di fatto uno sguardo vivo sulle emergenze di persone sottoposte a condizioni di vita rischiose e disumane. Da dove possiamo partire, Marazzini? “Da un fatto di estrema gravità. Nel marzo del 2000 un’intera famiglia macedone, due donne di 28 e 26 anni, tra cui una incinta, due bimbi di 2 e 6 anni e un uomo di 33, muoiono come topi in trappola, bruciati vivi. La causa, probabilmente una stufetta di fortuna accesa per contrastare il freddo notturno; la tragedia avviene all’interno dell’ex cotonificio Cantoni, luogo di rifugio e riparo per molte persone straniere senza tetto e permesso di soggiorno”. Cosa succede, in seguito? “L’episodio mette in subbuglio la città: visite sul luogo della tragedia, dichiarazioni e promesse di politici e amministratori, ma nulla cambia. Addirittura, ai clandestini presenti alla Cantoni non viene concessa neanche l’acqua per cucinare e lavarsi. Solidarietà alla famiglia delle vittime viene espressa nei giorni successivi al rogo, dai migranti che vivono alla Cantoni e da gruppi di volontariato in una manifestazione cittadina aperta con uno striscione quanto mai significativo. Cinque croci, con la scritta, Vergogna”.         E intanto, alla Cantoni? “Inizia l’abbattimento dei primi due capannoni ; vani sono i tentativi da parte delle associazioni che assistono gli immigrati presenti nell’area di sensibilizzare il comune, perché li’ vivono 150 persone immigrate, provenienti dall’Africa del Nord e dai paesi dell’Est europeo, che hanno diritto di avere un tetto sopra la testa”. Solo una questione d’intolleranza? “No. Il processo di espulsione avviene anche perché l’area è da tempo destinata a una grande speculazione immobiliare, operazione definita da alcuni attenti osservatori sociali, la piu’ grande speculazione edilizia mai avvenuta a Legnano. Il tutto si compie a fine Ottobre 2001. Una mattina, molto presto, 130 carabinieri provenienti da Desio, Monza, Sesto San Giovanni e Rho, compiono un blitz duro per le modalità adottate durante i controlli e lo sgombero; operazioni del genere a Legnano non erano mai avvenute. Risultato: un centinaio di persone controllate, una sessantina sprovvisti di permesso di soggiorno e tanta paura”.
A suo avviso, da chi è stata sollecitata questa azione improvvisa e cruenta? “La risposta sta nelle azioni politiche precedentemente attuate dagli amministratori della nostra città che avevano chiesto al Presidente della Regione Lombardia di velocizzare l’iter del progetto di recupero dell’area, dicendo che non era possibile tenerla sotto controllo e insinuando il sospetto di infiltrazioni fondamentaliste. Insomma, gli operatori immobiliari hanno fretta, non vogliono avere intralci di nessun tipo, tantomeno quelli di carattere sociale. Poi, sappiamo che ogni pretesto è buono per soffiare sul fuoco della intolleranza dei cittadini che sono contro la presenza degli stranieri”. Dopo, un altro episodio critico. “Nel Gennaio dell’anno seguente, vengono salvati 46 immigrati, tunisini, macedoni e marocchini, in extremis, dai poliziotti del commissariato, insieme ai Vigili del fuoco di Busto Arsizio, Legnano e Milano. Tutto questo perché l’unico modo per difendersi dal freddo per chi vive alla ex Cantoni è quello di accendere fuochi di fortuna che, il piu’ delle volte, particolarmente la notte, rischiano di causare pericolosi incendi”. Quando viene abbattuto l’intero stabilimento? “Nel 2003. L’associazione - A Legnano nessuno è straniero- dà un breve comunicato, dicendo che la ex cantoni sarà abbattuta e quindi 150 persone non sapranno dove andare a dormire. Tutto inizia proprio dall’edificio dove erano morti i cinque macedoni nel marzo duemila, come a cancellare un’onta per la città. Un giornale locale, addirittura esce col titolo, abbattuta la vergogna della città clandestina. Del resto, l’Amministrazione comunale, dopo vaghe promesse non affronta con serietà e competenza il problema, la loro testa è girata verso “l’affaire Cantoni”, non certo verso gli ultimi della terra”. Cosa fanno allora, gli immigrati? “Un consistente gruppo di Nordafricani, si stabilisce nella ex tessitura Legnanese di via Bologna, ,dove inizia un percorso di autogestione che durerà fino a Settembre 2003. Gli immigrati, si presentano al quartiere distribuendo 200 lettere con le quali cercano di spiegare, forse per la prima volta in modo cosi’ vistoso la loro condizione di vita e la proposta per un patto di cittadinanza. Il tema dominante, era porre l’accento su come un paese civilizzato e di grande importanza storica culturale come l’Italia, potesse permettere condizioni di vita disumane; persone in mezzo alla spazzatura, al freddo, all’umidità. Ai rischi di malattia. Allo stesso tempo, mettevano in evidenza il loro proposito di non ricreare un’altra Cantoni, ma di collaborare con i cittadini tenendo pulito, rispettando l’ordine. Terminavano chiedendo un piccolo aiuto, quello di dare senso e dignità alla loro vita e una residenza, uscendo dalle situazioni temporanee”.   Ci sono stati, altri movimenti? “Si’. All’ex Pensotti di via Firenze, convivono due comunità nelle ali della fabbrica e si guardano bene di relazionare fra loro. I Rom sono circa un centinaio, in gruppi famigliari, mentre i Nordafricani sono quasi tutti giovani. La baracca è riscaldata ed è stata riparata per evitare le infiltrazioni d’acqua, ma è pur sempre una sistemazione disastrata: l’aria circolante è pessima, impregnata dai fumi provenienti dalle decine di piccoli falo’ accesi per riscaldare e cucinare. Poi, avviene un episodio particolare. Quale? “Alla vigilia di Natale, all’ospedale di Legnano nasce Maria, figlia di genitori Rom; dopo pochi giorni mamma e bimba vengono dimessi dall’ospedale e tornano alla baraccopoli: li’, c’è la casa dei suoi genitori. Con la nascita di Maria si apre uno scenario nuovo nella conoscenza della comunità Rom. Inizia un percorso non solo fatto di mera solidarietà ma imperniato anche su modesti impegni reciproci. Nel frattempo, se pur timidamente, inizia una collaborazione operativa fra i volontari che agiscono sul campo e i Servizi sociali del Comune”.

Continueremo, con la seconda parte il racconto di Giuseppe Marazzini. Ma ricordiamo i nomi della famiglia macedone morta nell’incendio. I nomi contano; sono persone che vivono con noi, in mezzo a noi. Aneta Demai, 28 anni, con le due figlie Dragana, 2 anni e Sandra, di 6. Aneta era incinta di sei mesi. Il marito Zlatko Jovanovic, di origine serba, riesce a salvarsi. Le altre due vittime: Lutvia Demail anni 26, sorella di Aneta e il marito Abdush, di 33.




sabato 20 luglio 2013

Cosa pensano i giornalisti legnanesi del primo anno di amministrazione Centinaio

Giuseppe Marazzini
20.07.2013

Estratto da Polis Legnano n. 4 
Anno XXVI - Giugno/Luglio 2013

Il Palazzo visto dai media: le firme legnanesi non sono tenere con l’Amministrazione      
Tra gli osservatori della vita locale figurano, naturalmente, i giornalisti. Per una verifica sul primo anno di Amministrazione di centrosinistra Polis Legnano ha sentito alcune tra le firme più note del territorio: Paolo Girotti, Luca Nazari, Marco Tajé e Luigi Crespi. Emergono un quadro in chiaroscuro e numerosi spunti di approfondimento.     

Le scuse sono terminate 
«È finito il primo anno di governo con Alberto Centinaio alla guida di Legnano. La prima cosa a cui penso è “finalmente”; e il perché non ha a che fare con il “fatto” o il “non fatto” dal governo cittadino, ma con un atteggiamento complessivo che spero venga definitivamente superato. Mi riferisco all’atavico vizio della politica di giustificare ogni ostacolo chiamando in causa “quelli che c’erano prima” e l’eredità scomoda da affrontare». Paolo Girotti, giornalista de Il Giorno, parte da questo elemento per la sua riflessione. E aggiunge: «Sia chiaro, non significa che questo elemento non abbia un peso, ma il richiamarlo a ogni occasione sono convinto che, oltre ad apparire stancante, faccia parte di usi e costumi che avevo sperato fossero ormai superati. Il voler apparire, sempre e comunque, i più bravi e i più onesti, il frequente ricorso all’allusione anche in aula consiliare, ritengo costituiscano un peccato, seppur veniale, di presunzione. 

Resta il fatto che in questo senso l’atteso passo avanti non c’è stato ed è per questo che immagino invece un secondo anno più produttivo, in cui l’argomento principale sarà ciò che si sta facendo e ciò che si farà per la città, non il confronto con “gli altri”. Anche perché, volendo dirla tutta, ho come l’impressione che l’Amministrazione in carica abbia focalizzato solo dopo qualche mese che il vero problema da affrontare è piuttosto quello del rapporto con lo Stato centrale: partita inginocchiata di fronte all’altare del Patto di stabilità, l’Amministrazione Centinaio ha poi cambiato gradualmente posizione e toni, arrivando ad assumere un atteggiamento più critico, certo più vicino alle posizione dell’Anci e arrivando così a contestare il ruolo di “esattore per conto dello Stato” che, invece, si porta in dote». Cosa è piaciuto di più in questo anno a Paolo Girotti della nuova Giunta? «La sincera spinta che il primo cittadino sente verso la necessità di pensare a tutti i servizi in una visione di collaborazione con il territorio – risponde –. È noto a tutti che Legnano e gli altri centri principali a cavallo delle due Province sono solo “mezze città” e che, per superficie e numero di abitanti, costituiscono una massa critica sufficiente solo se pensate nel loro insieme.   

L’incognita è costituita dalla possibilità che questa volontà sia ugualmente condivisa, perché a un certo punto non basterà dire “io ci ho provato”. Mi è piaciuta poi una “piccola cosa” che può essere però un ottimo esempio per il futuro: la “notte bianca”, semplicemente perché è stata un evento di successo organizzato a basso costo. Non sempre è possibile coniugare questi due aspetti, ma il risultato ottenuto e il massiccio coinvolgimento delle realtà cittadine sono stati notevoli e di rilievo». Ed ecco cosa ha meno apprezzato: «Le nomine in società controllate e affini, malgrado le rassicurazioni sul nuovo metodo che sarebbe stato adottato, hanno seguito il medesimo, sempre attuale schema. Non si giudica il valore delle persone nominate, certamente tutte adatte alla posizione occupata, ma a giochi fatti il risultato è sempre lo stesso: compilata la lista dei papabili, si scelgono comunque le persone vicine e affini. È sbagliato? A mio modo di vedere è corretto e plausibile, ma non dovrebbe esserlo per chi aveva annunciato una rivoluzione in questo senso. Inoltre non mi è piaciuta quella che a molti potrebbe apparire una piccola cosa: vedere cancellati in pochi mesi dieci anni di “Sale”, Spazi Arte Legnano».   

Prima di concludere la sua analisi, il redattore de Il Giorno aggiunge una nota per Polis e la sua rivista: «Mi sia permessa poi, a costo di apparire un ospite irriguardoso, una notazione finale: l’Amministrazione comunale, ora che è guidata da Alberto Centinaio, ha certamente guadagnato un alleato di rilievo, ma nel contempo perso una voce critica importante. Parlo proprio di questa rivista, di Polis Legnano che, diventando essa stessa parte integrante del “potere”, ho come l’impressione abbia perso la spinta che l’aveva animata fino a pochi mesi fa. Legnano non era un inferno prima e non è un paradiso oggi, eppure, a me, che nella rivista ho sempre cercato nuovi stimoli critici e voci anche dissonanti, quella capacità di accendere il dibattito sembra oggi fortemente attenuata tanto da apparire oggi “calor di fiamma lontana”».   

Maggioranza autolesionista? 
Luca Nazari, redattore de La Prealpina, parte da    un altro argomento: «Credo che la Giunta guidata dal sindaco Centinaio si sia resa ben conto della differenza che c’è tra fare opposizione e governare. E in questo primo anno di amministrazione è stata pagata sicuramente una certa inesperienza: senza che nessuno si offenda, alle dichiarazioni di principio si è faticato a far seguire azioni concrete. I così detti “tavoli di discussione” o di “concertazione”, a cui Centinaio guarda con le istituzioni del territorio per cercare coordinamento (in teoria buoni e giusti), all’atto pratico hanno dimostrato i loro limiti e di non funzionare se non producendo un sacco di parole. Dico invece che la città di Legnano, se è vero che è capofila del territorio, dovrebbe prendere l’iniziativa e avere funzione trainante mettendo sul piatto progetti e idee convincenti. 

Mi auguro che questi primi dodici mesi siano serviti per preparare il terreno ad azioni incisive per risolvere una serie di criticità che sono sotto gli occhi tutti». Non si può peraltro evitare di sottolineare, secondo Nazari, che «il quadro generale in cui si inserisce il lavoro di questa Amministrazione è drammatico: la crisi sta avendo ripercussioni fortissime sulle finanze dei Comuni e senza soldi, lo sanno tutti, non si va da nessuna parte. L'emblema di questa situazione sono le opere pubbliche: tutto fermo tranne i progetti già avviati. Dare un giudizio senza tenere conto di questi fattori non sarebbe equilibrato. Però una critica, che ritengo possa essere accettata e che mi sento di formulare, è che finora la Giunta ha agito, dal mio punto di vista, in modo eccessivamente prudente: le politiche di bilancio sono state fatte in modo troppo “ragionieristico”, e credo anche che sulla vicenda Ikea sia stata fatta troppa melina: da subito occorreva prendere una posizione netta. 

Preoccupante, poi, che sulla vicenda Franco Tosi l’Amministrazione sia stata lasciata sola o non abbia avuto la forza di imporsi sui tavoli romani sfruttando sinergie con i parlamentari del territorio (se no a cosa servono?) o altre “entrature” politiche». Un’altra «grana enorme » – Nazari la definisce così –è la vicenda rom, che sarebbe«stata gestita puntando tutto su un “Patto locale di sicurezza” che risente di eccessiva teoria: chi da anni, come noi, ha seguito sul campo tutte le vicissitudini di questa presenza sapeva già dall’inizio che poteva essere uno strumento, ma non certo la soluzione. E invece una soluzione adesso serve per forza». 

Da ultimo una considerazione «strettamente politica»: finora, afferma il giornalista de La Prealpina, l’alleanza tra le liste civiche della coalizione (Insieme per Legnano e ri-Legnano) e i partiti strutturati (Pd e Idv, dato che i Verdi non esistono più) «ha tenuto, ma su alcune questioni sono già filtrate alcune incom   incomprensioni piuttosto serie. Ecco, il pericolo (complice un dibattito interno al Partito democratico che agli osservatori risulta a volte incomprensibile e autolesionistico) è proprio quello che si possano innescare dei cortocircuiti sulle decisioni che contano. Alla fine, comunque, parleranno i risultati e non le chiacchiere: un anno è tuttavia già passato e non si può perdere altro tempo».  

Quelle due immagini… 
Un anno dopo l’elezione a Palazzo Malinverni, «due immagini rimangono fisse nella nostra memoria », afferma Marco Tajè, direttore di Legnanonews. com: «Lo straordinario seguito che ha accompagnato Alberto Centinaio alla... presa del Palazzo e le strette di mano del neo-sindaco verso i legnanesi incontrati nel suo cammino. Due immagini che, a distanza di un anno, rappresentano ancora elementi di positività nel modo di governare la città». La coalizione Centinaio «è solida in virtù di quella ferma e comune volontà di dare una svolta nell’amministrazione della città soprattutto da parte di chi, per anni, aveva dovuto accettare altre proposte, altri progetti, altri programmi. Nemmeno qualche “terremoto” iniziale ha provocato danni irreversibili. Un sisma che si è risolto con qualche scossettina, rimasta ben celata nelle sedi di partito ». 

La coalizione ha anche capito, secondo Tajè, «che nei confronti della città avrebbe dovuto aprirsi a 360 gradi. Dalle sole strette di mano del sindaco, idealmente ma anche più concretamente, si è passati a quelle di tutti i suoi assessori. Non esiste evento, incontro, manifestazione, in cui non vi sia qualche rappresentate della Giunta. Addirittura, esistono casi di presenze multiple. Un fatto marginale? Niente affatto. Una circostanza, invece, apprezzata dalla gente che vede in questa partecipazione attiva del sindaco e dei suoi primi collaboratori un loro coinvolgimento diretto nei molteplici aspetti della quotidianità cittadina. Sembra esistere quasi una generale norma comportamentale sulla scia del pensiero di Centinaio: aprirsi verso tutti, dialogare con chiunque. Da qui anche alcune iniziative popolari, come la pubblicazione delle determine e la trasmissione in diretta web dei consigli comunali». I problemi comunque ci sono. Marco Tajé infatti argomenta: «Dopo un anno, complice la crisi che non dà tregua, non sono ancora emersi particolari progetti. 

L’unico portato avanti quasi contro tutto e tutti (quello del Patto locale di sicurezza e coesione sociale) ha creato discussioni a non finire in città. A causa del trattamento riservato ai rom, il Comune ha dovuto addirittura giustificarsi con lo Stato. Anche l’iniziativa di liberalizzare il parcheggio del nuovo ospedale è rimasta in un cassetto (e  quella era stato uno spot elettorale di profondo richiamo, non una banale promessa da marinaio). Sui tanto chiacchierati principi di partecipazione e trasparenza, ecco poi levarsi critiche, specie quando si è entrati nel merito dell’assegnazione di “poltrone nobili”, ma anche apprezzamenti per la ricostituzione delle “storiche” circoscrizioni». Solo normale amministrazione della cosa pubblica, quindi, dopo un anno di governo? Il responsabile di Legnanonews.com chiarisce: «Certamente, in altri momenti, si sarebbe proprio potuto dire così. Oggi, con tutte le criticità esistenti, la distinzione tra normale e straordinario è molto, molto labile. Oggi, anche fare qualcosa di “normale” rappresenta un successo amministrativo, un risultato di cui sentirsi orgogliosi. Ma, attenzione, tra un anno ancora non potrebbe più bastare per meritarsi la sufficienza».  

… e si torna ai rom 
Anche Luigi Crespi, altro redattore de La Prealpina, muove le sue osservazioni dal contesto in cui il centrosinistra ha vinto le elezioni comunali: «Sicuramente la Giunta Centinaio è arrivata al governo della città in un momento storico particolarmente difficile, non solo per Legnano ma per tutto il paese. Il taglio dei trasferimenti, l’aumento delle tassazioni e il generale clima di incertezza politica non hanno contribuito a rendere facile il primo anno di chi si è affacciato alla politica sicuramente con una grande dose di entusiasmo, ma anche con le inevitabili incertezze di una “prima volta”. L’entusiasmo ha portato subito la giunta Centinaio ad affrontare di petto un problema spinosissimo come quello dei rom, le incertezze l’hanno un po’ defilata su altri temi importantissimi sui quali i Comuni dell’Alto Milanese hanno sempre guardato a Legnano come a un punto di riferimento per strategie politiche. Penso ad esempio a due battaglie importanti come quella per il Tribunale e quella per   il potenziamento della linea ferroviaria Rho- Gallarate. Sulla prima la materia era oggettivamente complicata e la partita è stata giocata praticamente tutta dai “tecnici”. 

Dal mio punto di vista, se la sezione distaccata di Legnano ha potuto mantenere fino ad ora la sua relativa autonomia, lo si deve essenzialmente all’impegno del Comitato per il decentramento della giustizia, che con lucidità ha sempre avuto presente gli obiettivi da raggiungere (stessa cosa per l’Ufficio del giudice di pace). Sul quarto binario, invece, la Giunta non si è mai espressa, lasciando di fatto la partita in mano a Nerviano. Il progetto dipende dalla Regione, ma noi non abbiamo nulla da dire? Serve o non serve?». Lo stesso atteggiamento in fondo Crespi lo registra sul caso Ikea, «l’altro grande investimento che potrebbe riguardare il territorio. Legnano attende, quando invece dal mio punto di vista dovrebbe dettare la linea. Serve o non serve un progetto così? Cosa sono le alternative? La scelta è politica, non tecnica, e presuppone una buona dose di coraggio. 

Alla fine invece l’impressione è che tutto è già stato deciso, e che alla fine la scelta sarà lasciata a Ikea». Le incertezze della “prima volta” «si sono poi notate anche in altre occasioni; cito, a titolo di esempio, solo l’“incidente diplomatico” con Confindustria Alto Milanese sulla cancellazione nel Pgt dell’area industriale al confine con Villa Cortese. Scelta logica e condivisibile, ma che doveva essere annunciata almeno con una telefonata… ». E alla fine anche Crespi torna ai rom: «Centinaio si è impegnato personalmente su questo versante e ciò gli fa onore perché ha sollevato la squadra da una responsabilità gravosissima. L’ambizioso progetto presentava fin dall’inizio dei limiti. In attesa di poter discutere di un bilancio, resta il fatto che oggi sostanzialmente la situazione nei boschi di San Paolo non è cambiata molto». 
[g.b.] 

venerdì 12 luglio 2013

Su Polis Legnano l’intervista a Giuseppe Marazzini su “un anno del mandato Centinaio”.



Nel numero di luglio di Polis Legnano, il dossier  dedicato a un anno di amministrazione della coalizione del Sindaco Alberto Centinaio. Il Consigliere Giuseppe Marazzini di Sinistra Legnanese, risponde alle domande poste da Polis.

 Un anno di opposizione, questa volta contro una giunta di centrosinistra. Un primo bilancio di questa esperienza?
Nella scorsa tornata elettorale mi sono presentato come candidato sindaco a capo di una coalizione di forze politiche di sinistra e di appartenenti a movimenti e gruppi di base.
Quando al ballottaggio l’attuale sindaco ha escluso ogni accordo di apparentamento, si è persa una opportunità che avrebbe segnato il vero cambiamento. Finora non c’è stata la possibilità di confronti seri, ma nonostante tutto considero la mia esperienza positiva. Continuerò a fare opposizione vigilando sull’operato della giunta e con interventi di critica positiva.

Far quadrare i conti è la prima preoccupazione di questa giunta. Tenuto conto della situazione generale della politica italiana, di certe decisioni nazionali che gravano sui conti municipali (una per tutti, l’IMU), è possibile pensare a un tipo di finanza locale rigorosa eppure attenta alle molteplici esigenze dei cittadini?

Il sindaco nel suo discorso d’insediamento disse che “la nave stava per finire sugli scogli”, ma dov’è ora la nave non ce l’ha ancora detto.
Se fossi stato sindaco, una volta presa visione dei conti comunali, avrei convocato i cittadini per spiegare loro i danni, economici e sociali, che il “patto di stabilità” ha provocato e sta provocando.
Li avrei invitati a mobilitarsi contro tale vessazione.
Non avrei anticipato l’estinzione dei mutui.
Avrei inoltre proposto l’introduzione di un finanziamento popolare (buoni del tesoro comunale), coinvolgendo le fasce abbienti, per sostenere e migliorare i servizi alla persona, educativi e culturali.

Certamente si preparano decisioni che toccheranno le tasche dei legnanesi. Con quale spirito affronterete voi dell’opposizione questa situazione? Riuscirete ad avere una spinta comune costruttiva e lavorare per un intento comune?

Prima di mettere le mani in tasca ai legnanesi guardiamo nelle tasche della giunta comunale.
Siamo sicuri che non siano possibili altri risparmi a cominciare dall’apparato tecnico-politico? Ad esempio, non tutti gli assessori hanno rinunciato a parte del loro compenso. Era proprio necessario un direttore organizzativo esterno? È proprio necessario finanziare il palio con i criteri attuali?
Io, se fossi stato sindaco, la funzione di addetto stampa me la sarei fatta da solo e come già detto avrei agito diversamente in materia di finanza pubblica.
L’opposizione, anche se con visioni differenti, non vuole aggravare la già difficile qualità della vita dei legnanesi, quindi, se il governo centrale continuerà con i tagli, senz’altro una richiesta di forte adeguamento della spesa comunale ci sarà.
Il caso di Euro Impresa ne è un esempio. In tempi non sospetti segnalai alla dirigenza dell’ente il pericolo che l’agenzia si trasformasse in un “carrozzone” senza una riforma radicale delle sue funzioni, ma era un “tempio” di Penati e compagnia, quindi guai a disturbatori.
Ora è stato reso noto che sta per saltare tutto, e il Comune di Legnano detiene il 25% delle azioni.
In questa vicenda penso che il centro sinistra abbia delle responsabilità politiche storiche.
Nel marasma in cui ci troviamo io penso che il problema non sia la costruttività dell’opposizione.
Siamo chiari, l’opposizione non ha spazi decisionali e gli appelli alla collaborazione sono pura formalità, quindi il problema sta nelle scelte della maggioranza, che mi risultano limitate a tamponare contabilmente le avversità che un po’ alla volta stanno arrivando, mentre la politica non si vede.

Giunta di centrodestra potrebbe assumere orientamenti e decisioni sostanzialmente diverse (e realmente praticabili) nell’ambito delle finanze comunali da quelle dell’attuale maggioranza? Dove sta la differenza rispetto alle giunte di ieri?

Il controllo da parte dello Stato sulla finanza locale è sempre più stringente e fra qualche anno, con la parificazione dei bilanci degli enti locali con quello dello Stato, i margini di manovra saranno ridotti ai minimi termini.
Le giunte Cozzi e Vitali, a loro modo, hanno sempre rispettato il patto di stabilità e in questo sostenuti dalle forze politiche più importanti dell’opposizione, quelle che oggi formano il Pd.
Se allora fossi stato sindaco, piuttosto che dissanguare Amga, avrei programmato una fuori uscita dal patto di stabilità.
Ora, anche la maggioranza, per chiudere il bilancio consuntivo 2012 nel rispetto dei parametri finanziari, ha attinto nei fondi Amga per 500 mila euro, e, nel programma di Centinaio è prevista, si dirà per conto legge, la vendita a privati di almeno il 40% della società.
L’attuale maggioranza, nella sostanza, si muove sugli stessi binari del centro destra.
Se fossi stato sindaco, avrei cercato di costituire un’azienda consortile dei beni comuni -acqua, luce e gas-, questa è la modalità più efficace per tutelare i cittadini dalle tariffe speculative e garantire il diritto di accesso a tutti.

Quali gli ostacoli che, almeno finora, la giunta non è riuscita a superare?

In politica non ci sono ostacoli, ci sono problemi da risolvere.
Penso che uno dei problemi che Centinaio deve ancora risolvere sia la precaria coesione della sua maggioranza. La scelta degli assessori non è stata ancora del tutto digerita e il mancato turnover del dimissionario assessore ai lavori pubblici fa pensare che le tensioni persistono.
Dissonanze sono venute alla luce in occasione del famigerato protocollo stipulato con l’associazione Salviamo la vita con Maria e non ancora ritirato, oppure in occasione degli sgomberi dei rom.
Manca il coraggio di istituire il registro delle unioni civili, anche se qualcuno della maggioranza si è dichiarato favorevole.
Anche sulla questione IKEA la giunta sta dimostrando una chiusura incomprensibile che non fa altro che alimentare il sospetto di un probabile sì all’insediamento.
Con la partecipazione e trasparenza siamo ai livelli minimi.
Se fossi stato sindaco, avrei fatto una giunta meno condizionata dai partiti, con più donne e senza amici d’infanzia e avrei istituito una consulta popolare per discutere con i cittadini le questioni più dirimenti.

Impegnarsi nell’amministrazione civica non è semplice, richiede specifiche competenze, e, spesso, riserva amarezze. Ma, alla luce di questa sua esperienza, se la sentirebbe di indicare a un giovane legnanese un servizio in ambito politico?

Un giovane che vuole impegnarsi in ambito politico deve sapere che la partecipazione attiva nella politica comporta lavoro, studio, ricerca e fatica. Se poi la si vuole praticare con un vero spirito di servizio, allora ci vuole anche una grande passione a prescindere.
Nel mio modo di fare politica o pratica sociale, con incarichi o senza incarichi, non ho mai badato al mio curriculum vitae. La politica dev’essere solo generosità verso gli altri, anche se altri politici magari ti guardano male.
Purtroppo non tutti i giovani sono su questa lunghezza d’onda e anche l’esempio che viene dai giovani sostenitori della maggioranza purtroppo non è stimolante dato che anch’essi si sono adagiati ai canoni politici vigenti.
Salvo rare eccezioni, quasi tutti si sono posizionati nei posti resisi disponibili per il cambio di amministrazione, in ciò eguagliando i vecchi volponi della politica, dalle deleghe sindacali ai consigli di amministrazione o presidenze dei vari enti: Fondazione Ticino-Olona, Amga, S. Erasmo, Parco Alto Milanese, etc.
In questi giovani è prevalso lo spirito dei moschietteri del re “uno per tutti, tutti per uno”, uno spirito prigioniero del potere non libero di critica pubblica.
Nel metodo, cosa cambia rispetto a Comunione e Liberazione?

C’è spazio a Legnano per far crescere la cultura politica per il bene comune?

Innanzitutto è bene intendersi su che cos’è il bene comune. A mio parere tutti gli elementi e i servizi che fanno vivere le persone dignitosamente rientrano in questa categoria, in particolare acqua, luce, gas, sanità, alimentazione, scuola, suolo, casa, lavoro e trasporti.
L’altra questione su cui bisogna intenderci è come si salvaguardano i beni comuni, si salvaguardano privatizzandoli o mantenendoli pubblici ? Io propendo per la seconda opzione.
Le manovre per mercificare salute, ambiente, educazione ed altro, sono sempre in corso; l’ultimo esempio ci viene dalla recente costituzione della Fondazione dell’Azienda Ospedaliera di Legnano, il cui statuto è provvido di articoli funzionali alla “infiltrazione” della mano privata anche perché in gioco c’è la gestione di novanta posti letto già accreditati dalla regione Lombardia presso il vecchio ospedale, posti destinati alla costituenda “cittadella della fragilità” o della “salute” - come noto, fare soldi sul bisogno di cura degli anziani è diventato un gioco da ragazzi.
Fare cultura del bene comune non solo è necessario ma è doveroso - com’è doveroso denunciare le storture del nostro sistema - il problema è che se ne fa poca.
Legnano è una città chiusa in se stessa nelle mille parrocchie, e le poche esperienze per il bene comune fatte, ricordo le conferenze sulla criminalità organizzata, sono cadute nell’oblio.
Non mi risulta che la maggioranza stia prendendo iniziative sulla questione dei beni comuni.

A propositi di bene comune, a che punto siamo nella lotta contro il gioco d’azzardo?

La salute dei cittadini è un bene comune, salvaguardare e tutelare il benessere psico-fisico dei cittadini è un dovere delle istituzioni.
Il gioco d’azzardo, benché si dica legale perché regolato da leggi dello Stato - questa anche la tesi sostenuta dall’amministrazione in risposta alla mia interpellanza -  è uno svago dannosissimo.   
Nel frattempo la città è invasa dalle slot machine e dalle sale da gioco.
Costa così tanto aderire al manifesto dei sindaci contro il gioco d’azzardo?
Costa così tanto premiare gli esercizi pubblici che non installano slot machine?

Da 1 a 10, quale voto assegna alla giunta Centinaio?

Anche se sono molto critico e dissenziente sul modo di operare della giunta Centinaio non voglio dare nessun voto perché nel mio modo di concepire democrazia e libertà non è prevista una valutazione numerica.
So che l’indice di gradimento è in discesa e parecchi elettori sono delusi dalla scarsa trasparenza e laicità di questa maggioranza.

domenica 7 luglio 2013

Laura Conti. Un amore per la vita


di Giorgio Nebbia  30/05/2013 - Eddyburg.it

Laura Conti è stata moltissime cose insieme: ci piace ricordarne due aspetti, quello di studiosa di problemi ambientali e quello di comunista. Ho usato apposta il termine di "studiosa" piuttosto che quello più comune di "ambientalista", perché alla difesa della natura e dell'ambiente Laura Conti è arrivata con il suo bagaglio di studi e di conoscenze di medico e quindi di umanità e di amore per gli esseri viventi. La sua storia - che spero qualcuno un giorno scriverà compiutamente, anche utilizzando le  testimonianze della sua avventura umana che Laura ha lasciato nei molti libri e negli innumerevoli colloqui con innumerevoli persone - l'ha portata ad una visione unitaria dei rapporti fra natura e esseri umani: donne e uomini lavoratori, inquinati, giovani militanti del cambiamento.

Così è stata in mezzo agli operai nelle lotte per migliori condizioni di lavoro; al centro di ogni iniziativa ecologica; fra le donne di Seveso (investite da un dramma umano senza precedenti, dopo la fuoriuscita della diossina dall'ICMESA, il 10 luglio 1976), a cui ha dedicato "con amore" delle pagine bellissime; è stata protagonista di infinite battaglie per una agricoltura diversa, per una caccia diversa .

Lo stesso amore l'aveva animata, giovane partigiana, nella lotta di Liberazione, e l'ha portata nelle amministrazioni provinciale di Milano, regionale della Lombardia, nel Parlamento  nazionale.

Eppure, per come la ricordo, mai ho pensato di associare a lei nessun appellativo di quelli a cui i miserabili tengono tanto: "onorevole", "presidente". Eppure onorevole è stata davvero perché ha fatto onore alla Regione e al Parlamento con la sua passione e il suo rigore, nelle Commissioni e nelle piazze; presidente è stata, fra l'altro, a lungo, del Comitato scientifico della Legambiente. Nel suo lavoro, nei dibattiti, era "la Laura", non una donna del palazzo, ma quella che scriveva, che testimoniava, che dava suggerimenti, che litigava, anche, talvolta anche stizzosa nei confronti delle cose che riteneva che non fossero giuste.

Non avrebbe, a mio parere, potuto essere quella che è stata se non avesse deciso di essere comunista: una comunista convinta e austera, una delle prime persone che ha riconosciuto nella violenza alla natura uno dei tanti aspetti della lotta del capitale contro la vita, contro gli esseri umani. Quando ancora pochi discutevano dei rapporti fra capitalismo e distruzione della natura aveva messo in evidenza che il rispetto della natura e della vita sarebbe stato possibile solo con una dura e continua lotta alla società del  profitto.

Ma Laura Conti non era soltanto la militante comunista e delle lotte ecologiche: era anche una donna straordinariamente generosa e disponibile. Era disposta ad andare a parlare dovunque, negli affollati congressi, dove era sempre ascoltata con rispettosa attenzione, e nei piccoli circoli dove la sua presenza era invocata (mi si passi questo verbo) e dove forse andava ancora più volentieri che altrove.

Era generosa con gli amici e con le persone che appena conosceva e con tutte le forme della vita, vegetale e animale, come dimostra il suo amore per i gatti. Molti hanno citato questo aspetto, talvolta con un filo di ironia come può venire da chi non ha un rapporto umano con gli altri animali. Ricordo di averla vista piangere per la morte di una sua anziana gatta; le volevo bene anche per questo.

Un convegno e uno scritto per eddyburg, dedicati a ricordare  una studiosa di problemi ambientali e una comunista, e  a imparare ancora da lei. Il convegno ha per titolo  “Per un nuovo ecologismo. Laura Conti vent’anni dopo”.

Si è svolto a Venezia sabato 8 giugno 2013, un convegno dedicato a Laura Conti. Promosso dall’associazione “Gli asini” e la rivista “Lo straniero” con il sostegno e il patrocinio dell’Assessorato all’Ambiente del Comune di Venezia. Titolo del convegno:  “Per un nuovo ecologismo. Laura Conti vent’anni dopo”. Esso si è svolto dalle 9:00 alle 19:00 presso la Plip Centrale dell’Altraeconomia di Mestre. Il dibattito è iniziato da una serie di relazioni e interventi che hanno illuminato  vari aspetti dall’esperienza e dall’opera di Laura Conti, medico, partigiana e ambientalista, autrice, tra l’altro,  di 
Che cos’è l’ecologia (in ristampa per le Edizioni dell’Asino, con le revisioni volute dall’autrice) scomparsa nel 1993. Vedendo tra i partecipanti l’amico, e “opinionista" di eddyburg, Giorgio Nebbia l’ho pregato di inviare per i nostri frequentatori un suo ricordo di Laura Conti. Non l’ho conosciuta personalmente ma ricordo con emozione i suoi libri (in particolare Una lepre con la faccia di bambina) e i suoi illuminanti articoli su l’Unità di quegli anni. Anni in cui l'ambientalismo, quando c'era, era una cosa seria e non sconfinava nella "green economy" (e.s.)

Laura Conti (Udine, 31 marzo 1921 - Milano, 25 maggio 1993) è stata un'ambientalista, partigiana, medico e politica italiana, promotrice e rappresentante dell'ambientalismo italiano. Dopo aver vissuto a Trieste e Verona, si trasferisce a Milano per frequentare la facoltà di medicina all'Università di Milano. Nel gennaio del 1944 entra a far parte del Fronte della gioventù per l'indipendenza nazionale e per la libertà di Eugenio Curiel, dove è incaricata di svolgere attività di proselitismo tra i militari; il 4 luglio viene arrestata durante una riunione di studenti socialisti e antifascisti e il 7 settembre viene internata nel Campo di transito di Bolzano, ma riesce fortunosamente ad evitare la deportazione in Germania. Tornata libera, consegue la laurea in medicina, trasferendosi a Milano, dove svolge il suo impegno politico prima nelle file del Partito socialista, e dal 1951 in quello comunista, rivestendo gli incarichi di consigliera provinciale dal 1960 al 1970 e successivamente, fino al 1980, di consigliera regionale della Lombardia. Nel 1987 è eletta alla Camera dei Deputati, concludendo la legislatura un anno prima della morte, avvenuta nel maggio 1993. Particolarmente interessata ai problemi ecologici, fu tra le prime a introdurre in Italia riflessioni sui problemi dello sviluppo, dei limiti delle risorse, del rapporto tra sviluppo industriale e conservazione della natura; la sua opera Che cos'è l'ecologia si impose all'attenzione del pubblico e divenne un testo fondamentale per la formazione dell'allora nascente movimento ambientalista. Ma a farne una figura notoria e di rilievo pubblico fu in particolare la campagna da lei impostata e diretta con grande dedizione ed energia in occasione del tragico disastro di Seveso nel 1976, dopo il quale, convinta che la cultura ambientalista dovesse trovare un concreto sbocco politico, operò attivamente, con altri studiosi, per costituire, all'interno dell'ARCI, la Lega per l'Ambiente, della quale fu poi presidente del Comitato scientifico. A Laura Conti è dedicato dal 2000 il Premio Ecologia per tesi di laurea promosso dall'Ecoistituto del Veneto Alex Langer. Il suo fondo, con il materiale che è stato possibile recuperare, è stato inventariato dalla Fondazione Luigi Micheletti di Brescia.

venerdì 5 luglio 2013

Larghe intese a nostre spese

di Giuseppe Marazzini
05.07.2013

Sabato 29 giugno a Castellanza, presso la biblioteca comunale, si è svolto un convegno organizzato da Medicina Democratica e dal Centro per la salute G. Maccacaro di Castellanza dal titolo “La salute dell’ambiente, La nostra salute”. Fra i temi affrontati anche quello dell’inquinamento del fiume Olona e delle falde acquifere da impianti chimici. Nel documento finale del convegno i promotori, con il consenso dei partecipanti, hanno ribadito che i siti contaminati devono essere bonificati a spese degli inquinatori. 

Martedì 2 luglio, presso il comune di Legnano, si è riunita la commissione consiliare “Territorio ed Ambiente” per discutere sullo stato di inquinamento dell’Olona e della sua possibile bonifica con depuratori efficienti ed efficaci e con la chiusura definitiva degli scarichi civili e di quelli industriali. Grande enfasi delle istituzioni locali, ma Letta e Alfano col decreto del “Fare” si continuerà ad inquinare.