mercoledì 31 agosto 2011

LETTERA APERTA DI CARLO SMURAGLIA PRES. NAZ. ANPI











AI CAPIGRUPPO DI CAMERA E SENATO Agli Onorevoli Presidenti dei Gruppi parlamentari del Senato e della Camera dei Deputati

Onorevoli Presidenti,

quando i quotidiani hanno dato notizia del progetto di inserire - tra le varie misure della più recente manovra - anche l'accorpamento delle festività laiche infrasettimanali alla domenica successiva, il Comitato Nazionale dell'ANPI ha espresso subito la più viva preoccupazione con un comunicato che faceva riferimento, in modo particolare, a tre festività di eccezionale rilievo e valore storico (25 aprile, 1 maggio e 2 giugno).Peraltro, le misure in questione sono entrate nel decreto ed ora dovranno essere esaminate, con le altre, in sede parlamentare.
Nel frattempo, ci sono pervenute - da ogni parte d'Italia - manifestazioni di esplicito dissenso rispetto a quel tipo di misure, accompagnate anche dall'opinione di non pochi economisti, secondo i quali l'incidenza delle stesse, sul piano economico, sarebbe sostanzialmente irrilevante. C'è un diffuso allarme, al riguardo di queste misure, in gran parte del mondo democratico e dei cittadini che credono all'importanza di alcuni valori imprescindibili. L'ANPI, ovviamente, è consapevole della necessità della pronta adozione di misure anche drastiche, per affrontare la grave crisi che si sta attraversando (non solo in Italia) ed evitare il peggio, convinta che solo misure che rispondano a criteri di equità e ragionevolezza possono essere recepite ed attuate con la necessaria convinzione e il conseguente impegno da parte di tutti.

Ma l'equità non si realizza soltanto sul terreno economico-sociale. Di essa fanno parte anche valori fondamentali, di natura storico-politica, che riguardano l'intera collettività nazionale; prescindere da essi o negarli, significherebbe negare la nostra stessa storia, le origini della nostra libertà e della democrazia e misconoscere lo stesso significato del lavoro, posto giustamente a fondamento della Repubblica ed al quale è dedicata una festa che appartiene alla tradizione di tutti.
E' stato giustamente rilevato, da un illustre giurista (Alessandro Pace), che i francesi non accetterebbero mai di spostare la data del 14 luglio, così come gli americani non prenderebbero neppure in considerazione l'idea di spostare il "giorno dell'indipendenza" o il "giorno del ringraziamento". E ciò perché è diffusa, in loro, la consapevolezza che "la celebrazione di certi avvenimenti costituisce un fattore di integrazione dell'ordinamento statale, la cui sostanziale unità, pur nella diversità delle idee, è nell'interesse generale preservare". Per tornare a noi, va detto, in particolare, che, fra le feste " laiche " che si vorrebbero spostare, quella del 25 aprile - festa nazionale e dunque di tutti - assume un significato del tutto particolare perché ricorda non solo la liberazione dalla dittatura e dall'invasione nazista, ma anche quelle centinaia di migliaia di cittadini che si sono sacrificati per la nostra libertà. Non possiamo confondere questi significati e questi valori in una giornata festiva qualsiasi, senza che essi perdano gran parte della loro stessa valenza e senza rischiare di offendere la memoria dei nostri caduti.

Se è vero - come molti specialisti sostengono - che si tratta di misure di valore economico insignificante, non dovrebbe essere difficile sostituirle con altre di maggiore efficacia economica, nel rispetto però di quella equità, storicamente intesa, a cui ho fatto cenno, oltreché all'esigenza ordinaria di equità economico- sociale. Mi permetto, perciò, a nome dell'ANPI Nazionale, di invitare tutti i Gruppi parlamentari ad una riflessione attenta e serena sulla questione che l'ANPI ha doverosamente sollevato e la cui sostanza confido che potrà essere accolta senza difficoltà. Se così sarà, ne guadagnerà l'intera collettività nazionale, pronta ad affrontare, quando necessario, anche importanti sacrifici, ma nel rispetto della nostra storia e dei valori che devono unirci perché sono alla base della Costituzione e della stessa convivenza democratica.

Ringraziando per l'attenzione, invio i migliori saluti.
Il Presidente Nazionale dell’ANPI
Carlo Smuraglia



Banda Bassotti - Oh Bella Ciao!






sabato 27 agosto 2011

FILIPPO "Dei delitti e delle pene"

Le carte dei pm su Penati e i suoi - «Direttorio finanziario democratico»
L'accusa: un sistema di corruzione attivo per 15 anni


Corriere della Sera 27 agosto 2011 - Luigi Ferrarella


MILANO - Il dirigente del Pd Filippo Penati, il suo ex capo di gabinetto Giordano Vimercati e gli altri esponenti di quello che la Procura di Monza chiama «direttorio finanziario democratico» in «un quindicennio di sfruttamento della funzione pubblica a fini di arricchimento privato e di illecito finanziamento alla politica a Sesto San Giovanni», hanno «un peccato originale» da scontare: «Il peccato originale degli ingenti finanziamenti percepiti durante il duplice mandato di sindaco condiziona tutt'ora le decisioni di Penati indipendentemente dal tempo trascorso e dal ruolo ricoperto».

La vittoria del centrosinistra e la reiterazione del delitto
Al punto che i pubblici ministeri Walter Mapelli e Franca Macchia arrivano a ritenere che «la vittoria del centrosinistra alle recenti elezioni amministrative ampli il rischio di reiterazione del delitto». A reggere questa prognosi è un sms intercettato il pomeriggio della vittoria di Giuliano Pisapia a Milano, il 13 giugno scorso, tra il non indagato Antonio Rugari (già successore di Vimercati alla presidenza del Consorzio Trasporti Pubblici dei Comuni del Nord Milanese) e Flippo Penati. Appena prima, uno degli imprenditori che a quell'epoca stanno già accusando Penati, Piero Di Caterina, titolare di una ditta di autotrasporti urbani in contenzioso per milioni di euro con la municipalizzata dei trasporti Atm, ha telefonato a Rugari «per manifestare l'intenzione di contattare quelli che sarebbero stati nominati assessori nella nuova giunta milanese, al verosimile scopo di risolvere il contenzioso con Atm per la suddivisione degli introiti». Poi Penati riceve questo sms da Rugari: «Ciao Filippo, considerata come è andata a Milano, credo che si possa tentare di risolvere la questione di Piero (Di Caterina, ndr ), prima che si vada oltre certi limiti e si degeneri. Magari ci possiamo vedere per capire come possiamo agire». Penati risponde proponendo un incontro nella settimana seguente. «Ciò che allarma - osservano i pm - è il riferimento alla vittoria alle recenti elezioni, con conseguente deduzione che le liti su pagamenti illeciti vengano composte con commesse e denaro pubblico». Mentre la gip Anna Magelli coglie soprattutto la permanente disponibilità di Penati, il riferimento «a quanto Di Caterina stava riferendo agli organi inquirenti e dunque alle indagini in corso delle quali Penati e Rugari erano già (anche se non ufficialmente) informati», è in definitiva la conferma che «Penati evidentemente si sente costantemente in debito con Di Caterina e ne teme le rivelazioni».

Inquinamento istruttorio ad opera dei politici indagati
L'altro indice del «peccato originale» del «direttorio finanziario democratico», per i pm, è «la sistematica attività di inquinamento istruttorio tutt'ora in corso ad opera dei politici indagati, con pressioni su vittime e complici»: tentativi «incomprensibili ed illogici se i fatti raccontati fossero semplicemente inventati o anche solo non qualificabili come delitti». Tra i vari episodi, oltre alla «passeggiata» cercata in maggio da Penati con il suo accusatore Pasini e da questi percepita come il suggerimento di una linea minimizzatrice da tenere con i magistrati, spiccano i retroscena della convocazione come teste in Procura ricevuta il 26 aprile dall'ex segretaria di Vimercati, R. A., che subito chiama il portavoce di Penati, Franco Maggi, il quale un minuto dopo avvisa il vicepresidente pd del Consiglio regionale. I due fissano al volo un appuntamento, per le dieci della stessa sera. Il giorno dopo la donna anticipa al marito che «quello che so non glielo dico...(ai magistrati, ndr ) faccio finta di non sa... io non so niente». E in effetti «la sera, dopo l'interrogatorio, viene intercettato un rassicurante sms» del portavoce a Penati («no tel no news no problem»), per i pm chiaramente riferito all'esito della deposizione. Ma il giorno seguente la donna si tradisce al telefono con un conoscente, svelando che si era incontrata con Vimercati, il quale per i pm «non è un caso si preoccupi dei riflessi romani dell'inchiesta». Dice la donna: «Poi ieri sera a casa mia è venuto Vimercati... chiaramente la cosa si è ripercossa su Roma... cioè è un casino... hanno tutti i telefoni sotto controllo... il mio probabilmente no, ma i loro si...». Duplice la valutazione che ne traggono i pm: da un lato il segno di una «scelta di fedeltà e appartenenza di partito rispetto ai doveri di cittadino e testimone»; dall'altro lato, «proprio il riferimento alle preoccupazioni romane dà spessore alla tesi del doppio binario di finanziamento per il piano di lottizzazione Falck: un primo flusso a Penati e (all'epoca) a Vimercati per le esigenze della Federazione metropolitana milanese del partito, un secondo flusso alle persone indicate da Omar Degli Esposti ed alle cooperative emiliane per il livello nazionale». Convinzione che nei pm è rafforzata dall'ascolto delle più recenti intercettazioni di Vimercati, nelle quali a sorpresa appare soggetto che «rientra in gioco nella veste di consulente delle cooperative emiliane e di persona di collegamento tra gli interessi del committente e il segretario generale del Comune di Sesto, Bertoli».

Vimercati, il partito di Roma e le cooperative emiliane
Già a proposito delle tangenti di dieci anni fa, Luca Pasini (figlio del costruttore Giuseppe, cioè di chi secondo anche il gip Magelli si sarebbe visto «subordinare da Penati e Vimercati la fattibilità concreta del piano Falck a un contributo alla politica e all'ingresso delle cooperative emiliane nell'affare») aveva riferito ai pm che «da Vimercati ci venne detto che le cooperative avrebbero garantito la parte romana del partito». Adesso, osservano i pm, le intercettazioni mostrano «la straordinaria attualità» del fatto che «a dieci anni di distanza Vimercati e Degli Esposti (il pure indagato vicepresidente delle cooperative rosse emiliane, ndr ) sono ancora coinvolti nell'operazione non più come compagni di avventura di Pasini bensì di Bizzi»: cioè dell'immobiliarista subentrato nel progetto Falck a Zunino, che a sua volta era subentrato a Pasini e che è indagato nell'ipotesi che abbia «comprato» nel 2006 con 700 mila euro all'assessore comunale all'Edilizia Di Leva il raddoppio delle volumetrie. Da queste nuove intercettazioni i pm ricavano come sia «evidente che il vecchio gruppo dirigente del Pds metropolitano, formalmente senza alcun titolo, non solo si tiene informato sugli sviluppi del progetto Falck, ma ne influenza l'andamento riservato». Ecco ad esempio il direttore generale del Comune (Marco Bertoli) e Vimercati accennare il 12 maggio al fatto che l'attuale sindaco di centrosinistra Oldrini sia stato messo al corrente delle «nostre diplomazie segrete». Ecco il 16 maggio Vimercati vantarsi di aver interferito nell'attività del nuovo proprietario delle aree Falck, Bizzi («Io gli ho messo dentro un chiodo lì, in quella vicenda degli avvocati, che ne basta la metà»); e Bertoli promettere piena disponibilità alle cooperative, «tu semmai dici ai bolognesi che se hanno bisogno del Comune, il Comune è qui, per andare avanti nell'istruttoria tecnica siamo sempre qui». Inoltre «in una conversazione del 31 maggio Vimercati tratta direttamente con Bertoli le metrature da riconoscere nelle varie fasi del piano di lottizzazione Falck, a dimostrazione del ruolo attivo che ancora ricopre nell'interesse delle cooperative». In aprile anche Vimercati, come in maggio Penati con il quale l'ex capo di gabinetto è entrato in rotta negli ultimi anni, avvicina in strada Pasini, in un altro di quegli episodi che ai pm appaiono interferenze sull'indagine allora ancora non pubblica. La registrazione del colloquio fatta dagli inquirenti fallisce per il troppo rumore all'aperto, e così non resta che il racconto di Pasini: «Vimercati crede che il mascalzone in questa vicenda sia stato Penati perché non ha tenuto fede alle promesse, cosa che, se fosse avvenuta, avrebbe reso tutti felici e contenti».


Antonello Venditti - In questo mondo di ladri

martedì 23 agosto 2011

"Intervento integrale del Presidente della Repubblica Napolitano al meeting di CL a Rimini"


Colgo in questo incontro, nella sua continuità con l’ispirazione originaria e la peculiare tradizione del Meeting di Rimini, l’occasione per ridare respiro storico e ideale al dibattito nazionale. Perché è un fatto che ormai da settimane, da quando l’Italia e il suo debito pubblico sono stati investiti da una dura crisi di fiducia e da pesanti scosse e rischi sui mercati finanziari, siamo immersi in un angoscioso presente, nell’ansia del giorno dopo, in un’obbligata e concitata ricerca di risposte urgenti. A simili condizionamenti, e al dovere di decisioni immediate, non si può naturalmente sfuggire. Ma non troveremo vie d’uscita soddisfacenti e durevoli senza rivolgere la mente al passato e lo sguardo al futuro. Ringrazio perciò voi che ci sollecitate a farlo. D’altronde, anche nel celebrare il Centocinquantenario dell’Unità, abbiamo teso a tracciare un filo che congiungesse il passato storico, complesso e ricco di insegnamenti, il problematico presente e il possibile futuro dell’Italia. Ci siamo provati a tessere quel filo muovendo da quale punto di partenza ? Dal sentimento che si doveva e poteva suscitare innanzitutto un moto di riappropriazione diffusa – da parte delle istituzioni e dei cittadini – delle vicende e del significato del processo unitario. Si doveva recuperare quel che da decenni si era venuto smarrendo – negli itinerari dell’educazione, della comunicazione, della discussione pubblica, della partecipazione politica – di memoria storica, di consapevolezza individuale e collettiva del nostro divenire come nazione, del nostro nascere come Stato unitario. E a dispetto di tanti scetticismi e sordità, abbiamo potuto, nel giro di un anno, vedere come ci fosse da far leva su uno straordinario patrimonio di sensibilità, interesse culturale e morale, disponibilità a esprimersi e impegnarsi, soprattutto tra i giovani.

Abbiamo visto come fosse possibile suscitare quel “moto di riappropriazione” di cui parlavo : e non solo dall’alto, ma dal basso, attraverso il fiorire, nelle scuole, nelle comunità locali, nelle associazioni, di una miriade di iniziative per il Centocinquantenario. Lo sforzo è dunque riuscito, e rendo merito a tutti coloro che ci hanno creduto e vi hanno contribuito. “l’esame di coscienza collettivo” che auspicato in occasione di una così significativa ricorrenza, non poteva rimanere limitato al travaglio l’unificazione, e alle modalità che caratterizzarono il configurarsi del nostro Stato nazionale. Esso doveva abbracciare – e ha in effetti abbracciato – il lungo percorso successivo, dal 1861 al 2011 : in quale chiave farlo, e per trarne quali impulsi, lo abbiamo detto, il 17 marzo scorso, con le parole che l’on. Lupi ha voluto vissuto per conseguire Si, con le celebrazioni del Centocinquantenario ci si è impegnati a trarre, senza ricorrere ad alcuna forzatura o enfasi retorica, ragioni di orgoglio e di fiducia da un’esperienza di storico avanzamento e progresso della società italiana, anche se tra tanti alti e bassi, tragiche deviazioni pagate a carissimo prezzo, e dure, faticose riprese. Ma perché abbiamo insistito tanto sulle prove che l’Italia unita ha superato, sulla capacità che ha dimostrato di non perdersi, di non declinare, né dopo l’emorragia e le conseguenze traumatiche di una guerra pure vinta, né dopo la vergogna di una guerra d’aggressione e l’umiliazione di una sconfitta, e quindi di fronte all’eredità del fascismo e alla sfida del ricostruire il paese nella democrazia ? Perché abbiamo sottolineato come l’Italia abbia poi saputo attraversare le tensioni della guerra fredda restando salda nelle sue fondamenta unitarie e democratiche e infine reggere con successo ad attacchi mortali allo Stato e alla convivenza civile come quello del terrorismo? Ebbene, abbiamo insistito tanto, e con pieno fondamento, su quel che l’Italia e gli italiani hanno mostrato di essere in periodi cruciali del loro passato, e sulle grandi riserve di risorse umane e morali, d’intelligenza e di lavoro di cui disponiamo, perché le sfide e le prove che abbiamo davanti sono più che mai ardue, profonde e di esito incerto.

Questo ci dice la crisi che stiamo attraversando. Crisi mondiale, crisi europea, e dentro questo quadro l’Italia, con i suoi punti di forza e con le sue debolezze, con il suo carico di problemi antichi e recenti, di ordine istituzionale e politico, di ordine strutturale, sociale e civile. Nel messaggio di fine anno 2008, in presenza di una crisi finanziaria che dagli Stati Uniti si propagava all’Europa e minacciava l’intera economia mondiale, dissi – riecheggiando le famose parole del Presidente Roosevelt, appena eletto nel 1932 – “l’unica cosa di cui aver paura è la paura stessa”. Ma dinanzi a fatti così inquietanti, dinanzi a crisi gravi, bisogna parlare – e voglio ripeterlo oggi qui, rivolgendomi ai giovani – il linguaggio della verità : perché esso “non induce al pessimismo, ma sollecita a reagire con coraggio e lungimiranza”. Abbiamo, noi qui, in Italia, parlato in questi tre anni il linguaggio della verità ? Lo abbiamo fatto abbastanza, tutti noi che abbiamo responsabilità nelle istituzioni, nella società, nelle famiglie, nei rapporti con le giovani generazioni ? Stiamo attenti, dare fiducia non significa alimentare illusioni ; non si da fiducia e non si suscitano le reazioni necessarie, minimizzando o sdrammatizzando i nodi critici della realtà, ma guardandovi in faccia con intelligenza e con coraggio.

Il coraggio della speranza, della volontà e dell’impegno. Dell’impegno operoso e sapiente, fatto di spirito di sacrificio e di massimo slancio creativo e innovativo. Impegno che non può venire o essere promosso solo dallo Stato, ma che sia espresso dalle persone, dalle comunità locali, dai corpi intermedi, secondo quella concezione e logica di sussidiarietà, che come ha sottolineato il Presidente Vittadini e come documenta la Mostra presentata a questo Meeting, ha fatto, di una straordinaria diffusione di attività imprenditoriali e sociali e di risposte ai bisogni comuni costruite dal basso, un motore decisivo per la ricostruzione e il cambiamento del nostro Paese. Si può ben invocare oggi una simile mobilitazione, egualmente differenziata e condivisa, se si rende chiaro quale sia la posta in giuoco per l’Italia : in sostanza, ridare vigore e continuità allo sviluppo economico, sociale e civile, far ripartire la crescita in condizioni di stabilità finanziaria, non rischiando di perdere via via terreno in seno all’Europa e nella competizione globale, di vedere frustrate energie e potenzialità ben presenti e visibili nel Paese, di lasciare insoddisfatte esigenze e aspettative popolari e giovanili e di lasciar aggravare contraddizioni, squilibri, tensioni di fondo. Le difficoltà sono serie, complesse, per molti aspetti non sono recenti, vengono dall’interno della nostra storia unitaria e anche, più specificamente, repubblicana. Ad esse ci riporta la crisi che stiamo vivendo in questa fase, nella quale si intrecciano questioni che a noi spettava affrontare da tempo e questioni legate a profondi mutamenti e sconvolgimenti del quadro mondiale. Ma se a tutto ciò dobbiamo guardare, anche nel momento in cui ci apprestiamo a discutere in Parlamento nuove misure d’urgenza, bisogna allora finalmente liberarsi da approcci angusti e strumentali. Possibile che si sia esitato a riconoscere la criticità della nostra situazione e la gravità effettiva delle questioni, perché le forze di maggioranza e di governo sono state dominate dalla preoccupazione di sostenere la validità del proprio operato, anche attraverso semplificazioni propagandistiche e comparazioni consolatorie su scala europea ? Possibile che da parte delle forze di opposizione, ogni criticità della condizione attuale del paese sia stata ricondotta a omissioni e colpe del governo, della sua guida e della coalizione su cui si regge ? Lungo questa strada non si poteva andare e non si è andati molto lontano. Occorre più oggettività nelle analisi, più misura nei giudizi, più apertura e meno insofferenza verso le voci critiche e le opinioni altrui.

Anche nell’importante esperienza recente delle parti sociali, giunte ad esprimere una voce comune su temi scottanti, ci sono limiti da superare nel senso di proiettarsi pienamente oltre approcci legati a pur legittimi interessi settoriali. Bisogna portarsi tutti all’altezza dei problemi da sciogliere e delle scelte da Scelte non di breve termine e corto respiro, ma di medio e lungo periodo. E’ da vent’anni che è, sempre di più, rallentata la crescita della nostra economia ; è da vent’anni che si è invertita la tendenza al miglioramento di alcuni fondamentali indicatori sociali ; è da vent’anni che al di là di temporanee riduzioni del rapporto tra deficit e prodotto lordo, non siamo riusciti ad avviare un deciso abbattimento del nostro debito pubblico. La crescita è rallentata fino a ristagnare, la competitività della nostra economia, in un mondo globalizzato e radicalmente trasformato nei suoi equilibri, ha particolarmente sofferto del calo o ristagno della produttività. La recente pubblicazione di una lunga accurata ricerca sull’evoluzione del benessere degli italiani dall’Unità a oggi, ci consente di apprezzare pienamente il consuntivo – superiore a ogni immaginabile previsione iniziale – del prodigioso balzo in avanti compiuto dall’economia e dalla società nazionale dopo l’Unità e in special modo grazie all’accelerazione prodottasi nel trentennio seguito alla seconda guerra mondiale. Ma se i dati reali smentiscono i detrattori dell’unificazione, è innegabile che il divario tra Nord e Sud è rimasto una tara profonda, non è mai apparso avviato a un effettivo superamento ; e venendo a tempi più recenti è un fatto che da due decenni è in aumento la diseguaglianza nella distribuzione del reddito dopo una marcia secolare in senso opposto, e lo stesso può dirsi per il tasso di Si impone perciò un’autentica svolta : per rilanciare una crescita di tutto il paese – Nord e Sud insieme ; una crescita meno diseguale, che garantisca una più giusta distribuzione del reddito ; una crescita ispirata a una nuova visione e misurazione del progresso, cui si sta lavorando ormai da anni, su cui si sta riflettendo in qualificate sedi internazionali.

Al di là del PIL, come misura della produzione, e senza pretendere di sostituirlo con una problematica “misura della felicità”, in quelle sedi si è richiamata l’attenzione su altri fattori : “è certamente vero che, nel determinare il benessere delle persone, gli aspetti quantitativi (a cominciare dal reddito e dalla speranza di vita) contano, ma insieme a essi contano anche gli stati soggettivi e gli aspetti qualitativi della condizione umana”. E’ a tutto ciò che bisogna pensare quando ci si chiede se le giovani generazioni, quelle già presenti sulla scena della vita e quelle future, potranno – in Italia e in Europa, in un mondo così trasformato – aspirare a progredire rispetto alle generazioni dei padri come è accaduto nel passato. La risposta è che esse possono aspirare e devono tendere a progredire nella loro complessiva condizione umana. Ecco qualcosa per cui avrebbe senso che si riaccendesse il motore del “desiderio”. Sia chiaro, la situazione attuale di carenza di possibilità di lavoro, di disoccupazione e di esclusione per quote così larghe della popolazione giovanile, impone che si parta dal concreto di politiche per il rilancio della crescita produttiva, di più forti investimenti e di più efficaci orientamenti per la formazione e la ricerca, di più valide misure per l’inserimento dei giovani nel mercato del lavoro. Ma si deve puntare a una visione più complessiva e avanzata degli orizzonti di lungo termine : e chi, se non voi, può farlo ? Quell’autentica svolta che oggi s’impone passa, naturalmente, attraverso il sentiero stretto di un recupero di affidabilità dell’Italia, in primo luogo del suo debito pubblico. E qui non si tratta di obbedire al ricatto dei mercati finanziari, o alle invadenze e alle improprie pretese delle autorità europee, come dicono alcuni, forse troppi. Si tratta di fare i conti con noi stessi, finalmente e in modo sistematico e risolutivo ; ho detto e ripeto che lasciare quell’abnorme fardello del debito pubblico sulle spalle delle generazioni più giovani e di quelle future significherebbe macchiarci di una vera e propria colpa storica e morale. Faccia dunque ora il Parlamento le scelte migliori, attraverso un confronto davvero aperto e serio, e le faccia con la massima equità come condizione di accettabilità e realizzabilità. Anche al di là della manovra oggi in discussione, e guardando alla riforma fiscale che si annuncia, occorre un impegno categorico ; basta con assuefazioni e debolezze nella lotta a quell’evasione di cui l’Italia ha ancora il triste primato, nonostante apprezzabili ma troppo graduali e parziali risultati. E’ una stortura, dal punto di vista economico, legale e morale, divenuta intollerabile, da colpire senza esitare a ricorrere ad alcuno dei mezzi di accertamento e di intervento possibili. L’Italia è chiamata a recuperare affidabilità non solo sul piano dei suoi conti pubblici, sul piano della cultura della stabilità finanziaria, ma anche e nello stesso tempo sul piano della sua capacità di tornare a crescere più intensamente. E questo è anche il contributo che come grande paese europeo siamo chiamati a dare dinanzi al rallentamento dello sviluppo mondiale, al rischio o al panico – fosse pure solo panico – di una possibile onda In questo quadro, è importante che l’Italia riesca ad avere più voce, in termini propositivi e assertivi, nel concerto europeo. Che da un lato appare troppo condizionato da iniziative unilaterali, di singoli governi, fuori dalle sedi collegiali e dal metodo comunitario ; dall’altro troppo esitante sulla via di un’integrazione responsabile e solidale, lungo la quale concorrere anche alla ridefinizione di una governance globale, le cui regole valgano a temperare le reazioni dei mercati finanziari. Una svolta capace di rilanciare la crescita e il ruolo dell’Italia implica riforme : dopo l’avvio, in senso federalista, della concreta attuazione del Titolo V della Carta, riforme del quadro istituzionale e dei processi decisionali, delle pubbliche amministrazioni, di assetti e di rapporti economici finora non liberalizzati, di assetti inadeguati anche del mercato del lavoro. Ma non starò certo a riproporre un elenco già noto : mi piace solo notare come in queste settimane, sospinto da alcuni impulsi generosi, si stia prospettando in una luce più positiva il tema della riforma – in funzione solo dell’interesse nazionale – e del concreto funzionamento della giustizia. Anche perché alla visione del diritto e della giustizia sancita in Costituzione repugna la condizione attuale delle carceri e dei detenuti. Comunque, più che ripetere un elenco di impegni o di obbiettivi, vorrei rispondere alla domanda se sia possibile realizzare, com’è indubbiamente necessario, riforme di quella natura su basi largamente condivise. E’, in sostanza, parte della stessa domanda postami in termini più generali da Eleonora Bonizzato e da Enrico Figini. Ai quali dico innanzitutto che ho molto apprezzato il metodo seminariale col quale, insieme con molti altri studenti, hanno esplorato i temi della Mostra dedicata al Centocinquantenario e in modo particolare l’esperienza della straordinaria stagione dell’Assemblea costituente, non abbastanza studiata nelle nostre scuole e Università. E’ possibile, mi si chiede, che si riproduca quella grande tensione, quello stesso impegno verso il bene comune ? La mia risposta è che può la forza delle cose, può la drammaticità delle sfide del nostro tempo, rappresentare la molla che spinga verso un grande sforzo collettivo come quello da cui scaturì la ricostruzione democratica, politica, morale e materiale del nostro Paese dopo la Liberazione dal nazifascismo. I contesti storici sono, certo, completamente diversi ; la storia, nel male e nel bene, non si ripete. Ma la storia che abbiamo vissuto in 150 anni di Unità, nei suoi momenti migliori, come quando sapemmo rialzarci da tremende cadute e poi evitare fatali vicoli ciechi, racchiude il DNA della nazione. E quello non si è disperso, e non può disperdersi. I valori che voi testimoniate ce lo dicono ; ce lo dicono le tante espressioni, che io accolgo in Quirinale, dell’Italia dell’impegno civile e della solidarietà, dell’associazionismo laico e cattolico, di molteplici forme di cooperazione disinteressata e generosa. E, perché si creino le condizioni di un rinnovato slancio che attraversi la società in uno spirito di operosa sussidiarietà, contiamo anche sulle risorse che scaturiscono dalla costante, fruttuosa ricerca di “giuste forme di collaborazione” – secondo le parole di Benedetto XVI – “fra la comunità civile e quella religiosa”. Ma potrà anche l’apporto insostituibile della politica e dello Stato manifestarsi in modo da rendere possibile il superamento delle criticità e delle sfide che oggi stringono l’Italia ? Ci sono momenti in cui – diciamolo pure - si può disperarne. Ma non credo a una impermeabilità della politica che possa durare ancora a lungo, sotto l’incalzare degli eventi, delle sollecitazioni che crescono all’interno e vengono dall’esterno del Paese.

Il prezzo che si paga per il prevalere – nella sfera della politica – di calcoli di parte e di logiche di scontro sta diventando insostenibile. Una cosa è credere nella democrazia dell’alternanza ; altra cosa è lasciarla degenerare in modo sterile e dirompente dal punto di vista del comune interesse nazionale. Ci fa riflettere anche quel che accade nel grande paese che è stato, con le sue peculiarità istituzionali, il luogo storico di una democrazia dell’alternanza capace di far fronte alle responsabilità anche di un determinante ruolo mondiale. Negli Stati Uniti vediamo appunto come, nell’attuale critico momento, il radicalizzarsi dello spirito partigiano e della contrapposizione tra schieramenti orientati storicamente a competere ma anche a convergere, stia provocando danni assai gravi per l’America e per il mondo, in una congiuntura difficile pure per quella causa della pace, dei diritti umani, dell’amicizia tra i popoli – si pensi alla tragedia del Corno d’Africa – che è iscritta nella stessa ragion d’essere del vostro Qui in Italia, va perciò valorizzato ogni sforzo di disgelo e di dialogo, come quello espressosi nella nascita e nelle iniziative, cari amici Lupi e Letta, dell’Intergruppo parlamentare per la sussidiarietà. Ma bisogna andare molto oltre, e rapidamente. Spetta anche a voi, giovani, operare, premere in questo senso : e predisporvi a fare la vostra parte impegnandovi nell’attività politica. C’è bisogno di nuove leve e di nuovi apporti. Non fatevi condizionare da quel che si è sedimentato in meno di due decenni : chiusure, arroccamenti, faziosità, obbiettivi di potere, e anche personalismi dilaganti in seno ad ogni parte. Portate nell’impegno politico le vostre motivazioni spirituali, morali, sociali, il vostro senso del bene comune, il vostro attaccamento ai principi e valori della Costituzione e alle istituzioni repubblicane: apritevi così all’incontro con interlocutori rappresentativi di altre, diverse radici culturali. Portate, nel tempo dell’incertezza, il vostro anelito di certezza. E’ per tutto questo che rappresentate, come ha detto nel modo più semplice la professoressa Guarnieri, “una risorsa umana per il nostro paese”. Ebbene, fatela valere ancora di più : è il mio augurio e il mio incitamento.

domenica 21 agosto 2011

PREMIO DI SATIRA GELMINI SARTA SUBITO! - PIU’ SI TAGLIA PIU’ SI RAGLIA! - II EDIZIONE

Commento di Marazzini Giuseppe
22.08.2011



Ricevo e pubblico con piacere questo bando di concorso satirico, perché della scuola pubblica in questo periodo vacanziero e travagliato non se ne parla proprio, ma sono sicuro che a settembre tutti i suoi problemi irrisolti torneranno a galla, mostrando ancora per l’ennesima volta tutta la loro gravità. "Non siamo insensibili al grido di dolore che da tante parti d'Italia si leva verso di noi!". Partendo da questa frase del comitato organizzatore il “Premio Gelmini sarta subito! II Edizione”, l’invito è per tutto il personale docente e non docente, le famiglie, gli studenti, tutti coloro i quali non hanno il quoziente intellettivo di una nespola e non hanno Ketchup nelle vene, a partecipare sul tema proposto quest’anno: “Non più precari nella scuola pubblica ma scuola pubblica nella precarietà ”. Buon divertimento!

PREMIO DI SATIRA GELMINI SARTA SUBITO!
"Non siamo insensibili al grido di dolore che da tante parti d'Italia si leva verso di noi!" Arriva, dunque, sull'onda del successo dell'anno scorso, la II edizione del Premio di satira Gelmini sarta subito! + si taglia + si raglia.
Siamo un gruppo di insegnanti che, anche grazie ad un piccolo premio di satira, cercano di dare voce ad una scuola agonizzante ma ancora capace di stupire. Le saremmo estremamente grati se potesse dare visibilità alla nostra iniziativa, aderendo al gruppo“Premio Gelmini sarta subito! II Edizione”, estendendo l’invito a tutti i suoi contatti, pubblicando il link. Un saluto cordialissimo :)
Guglielmo La Cognata, Marinella Spina, Giovanni Lo Castro

Pagina Facebook PREMIO DI SATIRA GELMINI SARTA SUBITO! PIU’ SI TAGLIA PIU’ SI RAGLIA! - II EDIZIONE


PREMIO DI SATIRA
GELMINI SARTA SUBITO! PIU’ SI TAGLIA PIU’ SI RAGLIA!
II EDIZIONE

Art. 1) Fateci ridere, liberateci dalle ragnatele mentali, stupiteci. Ogni cosa ha sempre un’altra faccia, come la luna. E’ questo il lato delle cose che genera meraviglia.

Art. 2) La partecipazione al concorso è assolutamente gratuita e aperta a tutti coloro i quali non hanno Ketchup nelle vene.

Art. 3) L’obiettivo di fondo di questa sfida all’ultimo neurone è quello di utilizzare la forza comunicativa della satira per coinvolgere il personale docente e non docente, le famiglie, gli studenti, tutti coloro i quali non hanno il quoziente intellettivo di una nespola, in una discussione critica sui rischi e le opportunità legate ai rilevanti cambiamenti che investiranno l’universo formativo, il luogo dove i sogni imparano a camminare. Pertanto, il contenuto dell’opera deve essere inscindibilmente connesso al tema scelto quest’anno: “Non più precari nella scuola pubblica, ma scuola pubblica nella precarietà ”.

Art. 4) Sono ammesse poesie, battute, filastrocche, slogan, video, barzellette, brevi epigrammi, vignette, canzoni, miniracconti, qualunque parto creativo, purché di lunghezza tassativamente non superiore a 30 righe da 60 battute (una cartella, spazi inclusi). Ogni partecipante può inviare più contributi
(anche in lingua straniera, dialetto o “gotico vampirico”, purché accompagnato da traduzione italiana).

Art. 5) Gli scritti vanno inviati esclusivamente via e-mail, in formato .doc, entro e non oltre il 25 Settembre 2011, al seguente indirizzo: gelmini.sarta.subito@hotmail.it. Ogni candidato deve allegare all’elaborato un breve curriculum, i dati anagrafici e una dichiarazione firmata attestante che l’opera è di esclusiva produzione personale, inedita, mai premiata in altri concorsi.

Art. 6) La valutazione delle opere è affidata al giudizio insindacabile e inappellabile della giuria, i cui nomi verranno resi noti il giorno della premiazione.

Art. 7) I primi classificati riceveranno come premio oltre l’attestato, la coppa e la pubblicazione on line dell’opera, la visibilità garantita dalla partecipazione al concorso di idee e … una sorpresa indimenticabile! L’attribuzione dei premi è subordinata, pena la decadenza, alla presenza dei vincitori (o di loro delegati) alla cerimonia conclusiva. La premiazione si terrà in data e luogo da destinarsi, indicativamente a Catania intorno alla prima metà di ottobre. Luogo e giorno precisi verranno comunicati direttamente ai vincitori via e mail; gli altri concorrenti potranno verificarli su Facebook, digitando“Premio Gelmini sarta subito! II edizione”, oppure richiederli per posta elettronica all’indirizzo: gelmini.sarta.subito@hotmail.it .

Art. 8) Pur garantendo la massima attenzione, la Segreteria declina ogni responsabilità per l’eventuale smarrimento degli elaborati

Art. 9) Ogni autore è responsabile del contenuto delle proprie opere. Non verranno presi in considerazione gli scritti pervenuti in ritardo, che violano le regole del bando, che si collocano al di là dei confini della decenza e del buon gusto.

Art. 10) I diritti delle opere che partecipano al concorso restano di completa ed esclusiva proprietà degli autori, ad eccezione di quelli concernenti la pubblicazione a stampa e/o on line (a cura degli organizzatori del premio, senza alcun compenso per gli autori).

Art. 11) Con l’invio degli elaborati partecipanti al premio, l’interessato acconsente, ai sensi della normativa vigente sulla privacy, al trattamento dei dati personali, limitatamente agli scopi del concorso in oggetto. I dati dei concorrenti non verranno comunicati né diffusi a terzi e in qualsiasi momento si potrà chiedere l’aggiornamento o la cancellazione, scrivendo alla nostra segreteria.

Art. 12) L’organizzazione si riserva il diritto di apportare modifiche al presente regolamento, qualora dovessero verificarsi circostanze contingenti non previste. In tal caso, verrà data tempestiva comunicazione agli interessati.

Art. 13) Con l’invio dell’elaborato l’autore attesta, sotto la propria responsabilità, che l’opera è in regola con le norme del bando di concorso, che ne ha preso visione e che ne accetta ogni sua parte. Per quanto non esplicitamente dichiarato è abilitata a decidere, in piena autonomia, la segreteria del Premio.

Art. 14) Per eventuali informazioni potete rivolgervi all’indirizzo e-mail: gelmini.sarta.subito@hotmail.it .

Art. 15) BUON DIVERTIMENTO!

giovedì 18 agosto 2011

Asili nido ai privati. È protesta

Commento di Giuseppe Marazzini
18.08.2011


Crisi economica, un mare di miliardi di euro, che uno pseudo governo ormai commissariato dai poteri forti europei deve trovare, per sistemare una crisi che verrà in qualsiasi modo pagata maggiormente da coloro che la subiscono, ed in misura molto minore da coloro che la hanno in gran parte causata. Cominciano le ricadute devastanti delle manovre finanziarie (di maggio ed agosto) del governo Berlusconi-Bossi-Tremonti. Termoli, Molise: una notizia locale passata inosservata, ma che rappresenta in questi momenti bui un indice di come possono e stanno andando le cose per la gente comune. La retta della mensa pubblica sarà aumentata del 20% e due dei tre asili nido di Termoli saranno gestiti da privati. Oggi Termoli, domani potrebbe essere Legnano ... Speriamo di no, facciamo in modo che ciò non accada.


Asili nido ai privati. È protesta.
Pubblicato il bando per gestire le strutture di Difesa Grande e di via dei Campioni.

Antonella Salvatore - La retta della mensa pubblica sarà aumentata del 20% e due dei tre asili nido di Termoli saranno gestiti da privati.

quanto denunciato in conferenza stampa dai Consiglieri comunali di centro sinistra di Termoli che «affilano i coltelli» durante il mese di agosto e lanciano accuse ben precise all'indirizzo del Sindaco Antonio Di Brino e dell'Assessore comunale alle Politiche sociali Michele Cocomazzi, non solo sul sociale ma anche su parenti che ricoprono incarichi in Municipio. «Sono stati cancellati gli info-point turistici – hanno dichiarato Filippo Monaco ed Antonio Russo – ed i Vigili urbani, attualmente, sono senza un coordinatore vista la scadenza il 31 luglio scorso dell'incarico assegnato a Pietro Cappella che ha già ottenuto due proroghe e, per legge, non può proseguire nell'incarico.

In ogni caso con l'espletamento di un concorso regolare, ci si trova in questa situazione. Chiediamo alle autorità competenti di fare chiarezza su questa vicenda». Altre accuse sono state indirizzate all'Assessore Cocomazzi tacciato di superficialità nella gestione del sociale termolese e nella soluzione di problemi. Per Antonio Russo dell'Idv, ex assessore alle Politiche sociali, il bando di appalto per la mensa delle scuole comunali è stato fatto in ritardo, solo pochi giorni addietro, a fronte dell'avvio del servizio i primi di settembre. E non solo. È previsto un aumento della retta del 20% e gli utenti di questo servizio, le famiglie, non ne sono ancora a conoscenza. Altro problema riguarda la privatizzazione di due asili nido della città su tre.

Si tratta delle strutture di via dei Campioni e di Difesa Grande mentre l'unico che resterà a gestione pubblica sarà via Montecarlo. Per l'opposizione nel bando pubblicato dal Comune non ci sono indicazioni per le 40 maestre precarie che a questo punto, non si sa che fine faranno. «Controlleremo attentamente la fase delle assunzioni e selezione di personale – ha proseguito Russo –. Questa non era la soluzione migliore. A nostro avviso andava costituita una fondazione comunale affinchè tutti e tre gli asili restassero a gestione pubblica». Intanto il bando è stato pubblicato. L'appalto avrà durata dal 01 settembre 2011 al 31 luglio 2012, per un importo a base d'asta di 500mila euro.

09/08/2011

Il Tempo – Molise 09 agosto 2011
Termoli: Asili nido ai privati. È protesta

domenica 14 agosto 2011

C’è mensa e mensa

di Giuseppe Marazzini
14.08.2011


Che in Italia si cucini e si mangi bene è risaputo da tutti. Che nelle mense - ristoranti dei due luoghi più alti delle nostre istituzioni, la Camera dei Deputati e il Senato, la qualità culinaria sia più che ottima è cosa altrettanto risaputa. Quello che non è per niente noto sono i costi dei piatti che deputati e senatori consumano.

Qualche giorno fa, grazie a un senatore dell’IDV, che ha “spifferato” tutto ai media, gli italiani hanno saputo quanto i nostri rappresentanti pagano a pasto e quanto i contribuenti ci devono mettere per coprire la differenza dal costo normale: 1.250.000 € annui!! Anche perché il rapporto qualità/prezzo riscontrabile nei menù non consente molti abbassamenti di costo né alla fonte né nella gestione: in parole povere i nostri parlamentari mangiano bene, pagano pochissimo, e la differenza ce la mette il povero contribuente.

È curioso sapere che i nostri parlamentari per un primo, secondo e contorno spendono poco più del costo pasto della ristorazione scolastica del comune di Legnano. A Legnano l’amministrazione comunale eroga agli alunni delle scuole dell’infanzia primarie e secondarie di primo grado cittadine il servizio di ristorazione scolastica, a fronte del pagamento di una tariffa per la quale è prevista la possibilità di ottenere delle agevolazioni tariffarie mediante la consegna dell’attestazione ISEE. Per l’anno scolastico 2011/2012 il costo pieno di un pasto (non rientrante in ISEE) è di 5,18€ a bambino.

Un senatore con il buono pasto della nostra ristorazione scolastica cosa potrebbe ordinare?
- antipasto al buffet: 3,34€;
- primo: spaghetti alle alici 1,60€;
- bevanda: acqua della fonte, 0,00€;
- panino e servizio: 0,52.
Totale: 5,46€ pasto completo (28 centesimi in più).

Oppure:
- primo: penne all’arrabbiata 1,60€
- secondo: pesce spada alla griglia 3,55€
- bevanda: acqua alla fonte 0,00€
- panino e servizio: 0,52€
Totale: 5,67€ pasto completo (49 centesimi in più).

E, seguendo il menù del Senato, varianti interessanti ed appetitose ce ne sarebbero parecchie spendendo anche meno di 5,18€. Aggiungo che il pesce spada alla griglia i nostri bambini se lo sognano, così come si sognano il risotto con gamberi e pachino o il risotto con rombo e fiori di zucca. Ma, è risaputo che dei senatori bisogna averne cura; vanno trattati meglio dei nostri bambini, se no rincitrulliscono prima del tempo.

L’ironia aiuta ad andare avanti, ma che palle ragazzi con questi privilegi e il fatto che ci stanno mettendo rimedio non mi fa star meglio.

Anche a noi un privilegio signor Sindaco: riduci il costo dei buoni pasto per i nostri bambini.

Buon ferragosto, siete tutte e tutti invitati alla mensa del Senato.


Le prove e gli approfondimenti:

Per ingrandire cliccare sulle immagini


Corriere della Sera 12 agosto 2011: Pasta, patate e zucchine: 2 euro a deputato. Ora tocca al menu di palazzo Montecitorio dopo che Schifani è intervenuto per frenare l'ira del web



Leone di Lernia - melanzan

sabato 6 agosto 2011

ASTA PUBBLICA PER L’ALIENAZIONE DELLA NUOVA RSA ACCORSI

Giuseppe Marazzini
06.08.2011


Si informano i gentili lettori, che da mercoledì 3 agosto è visibile sul sito web del Comune di Legnano, il bando di gara e allegati relativi alla vendita della nuova struttura RSA Accorsi.
Per collegarsi direttamente alla pagina web cliccare QUI
Le lavoratrici e i lavoratori della RSA Accorsi, possono verificare inoltre se nel bando è stata correttamente richiamata l’intesa sottoscritta tra le parti in data 5 e 8 luglio 2011, consultando anche l’accordo sindacale stesso qui sotto riportato.

Per ingrandire l'immagine, cliccare sulla stessa, poi utilizzare lo zoom.

Immagini della nuova struttura RSA Accorsi

Profondo rosso

Commento di Giuseppe Marazzini
06.08.2011


In arrivo le fregature di salvezza nazionale: manovra anticipata, pareggio di bilancio in Costituzione, libertà selvaggia d'impresa, riforma del lavoro e welfare, privatizzazioni ... Lo chiedono le forze sociali all'unisono, alleati in una specie di maionese impazzita (Confindustria, banche e i principali sindacati). Tutto ciò sta avvenendo sopra la testa della gente in particolare di coloro, e sono tanti, che tutti i giorni hanno il problema di come "sbarcare il lunario", come difendere il proprio posto di lavoro, come difendere la propria salute, come garantirsi il diritto di vivere con dignità e rispetto.
Il bombardamento quotidiano dei media su come si muove la borsa, se perde o recupera, non deve distoglierci dal prestare attenzione hai fatti quotidiani che la gente vive sulla propria pelle.


LA PENISOLA DEL LAVORO, UNA LUNGA LINEA DI SANGUE E INDIFFERENZA

Chi Vi scrive è un gruppo di persone: Rls, operai, liberi professionisti, tecnici prevenzione Asl, familiari vittime del lavoro, che ha cercato e cerca in tutti i modi e con un impegno quotidiano, di tenere viva l'attenzione sulla carenza di prevenzione, protezione e sul dramma delle morti sul lavoro, chiamate ancora ed inaccettabilmente "morti bianche".

L'uso dell'aggettivo "bianco" è fuorviante e sbagliato, perché sono sporche, di calcinaccio, di nerofumo, di terra e di sangue, inaccettabile perché allude all'assenza di una responsabilità per l'accaduto: NESSUN RESPONSABILE, NESSUN COLPEVOLE, NESSUNA GIUSTIZIA!!!.

Quello che non si dice in modo chiaro e netto e non si scrive mai abbastanza è che i morti sul lavoro quasi mai sono dovuti alla fatalità o alla “leggerezza” delle vittime (quasi che per una leggerezza fosse plausibile una sorta di ‘pena di morte’ immediata, sul campo e senza processo), ma il più delle volte sono causati dalla decisione dei responsabili di “tagliare”, sia nelle risorse sia nei tempi di lavorazione, imponendo prestazioni sempre più elevate e veloci, consapevoli del rischio conseguente sulla prevenzione, formazione e sicurezza.

Andrebbero quindi chiamati col loro nome e molti sarebbe giusto definirli omicidi, di cui questo governo è corresponsabile, con la sua politica di risparmi e tagli fatta sulla pelle delle persone.

Quello che non si dice e non si scrive è che esistono da anni leggi, norme tecniche, procedure, che se applicate correttamente porterebbero il rischio di infortunio e di malattia professionale a livelli enormemente più bassi rispetto agli attuali, ma che da parte degli imprenditori non c’è la volontà di farlo, così come da parte del governo non c’è la volontà di intensificare le misure di promozione e controllo, aumentando le risorse delle ASL, affinché queste norme siano rispettate (sia in termini economici che di persone, in specie di tecnici della prevenzione, in barba agli impegni assunti solennemente in Parlamento OdG della legge 123/2007, reinvestimento somme delle sanzioni ex 758/94).

C’è bisogno di più risorse, per maggiori verifiche e migliori programmi di ricerca.

La sicurezza sul lavoro è importante, purtroppo non viene presa molto in considerazione: molti datori di lavoro la considerano un costo per l'azienda insopportabile da tagliare, non un valore su cui investire, i mezzi d'informazione ne parlano raramente e solo quando accadono gravi infortuni mortali; non c'è ( e non viene favorita) cultura della sicurezza nei luoghi di lavoro e la politica, il governo in particolare, ne parlano solo quando costretti dagli eventi, con un insopportabile atteggiamento ipocrita che fa pensare alle "lacrime di coccodrillo".

Partiamo da qui e quando parliamo e scriviamo di sicurezza è bene chiarire dove stanno i meriti e le colpe di ciascuno, sapendo ( e sottolineando) che il calo nelle morti registrato dall’Inail negli ultimi due anni è certamente un risultato importante, ma non è certo merito del ministro Sacconi, che in questi tre anni di intenso e silenzioso lavoro ha smantellato a colpi di decreti il Testo Unico e da ultimo ha banalizzato la sicurezza con la campagna in cui il suo ministero dice che “la sicurezza la pretende chi si vuole bene” (come se fosse un problema di mancanza di amor proprio, ed anzi sottendendo che la responsabilità della sicurezza è spostata dal datore di lavoro al lavoratore).

E l'Inail ci fornisce dei dati sugli infortuni e le morti sul lavoro molto ottimistici, ma fortemente sottostimati, perché tengono conto solo degli infortuni denunciati, come è stato sottolineato anche del Presidente dell'Inail, visto che gli infortuni che appartengono al sommerso, ammontano a circa 200 mila ogni anno: un enormità, ed i morti??? Bho? Sfuggono ad ogni statistica ufficiale!!!

Oltre a questo, occorre considerare che il calo degli infortuni è in gran parte dovuto anche alla contrazione del numero di occupati e delle ore lavorate derivanti dalla crisi economica, alla delocalizzazione dei siti produttivi, allo spostamento dei lavoratori “regolari” verso settori meno a richio.

Peccato che di queste cose l’INAIL non ne tenga conto, anche se standard tecnici richiedano di analizzare il fenomeno infortunistico non in termini assoluti, ma proprio in funzione dei parametri di cui sopra.

Se analizziamo tali dati (fonte Carmine Tomeo su Articolo 21) scopriamo che considerando i dati dell’ISTAT su ore lavorate e numero di lavoratori dipendenti, la fredda statistica racconta che il 2010 ha fatto registrare 25,6 infortuni ogni milione di ore lavorate, praticamente come il 2009 (quando erano stati 25,9) e che i dati infortunistici non migliorano se messi in rapporto con il numero di lavoratori, per cui, ogni 100.000 dipendenti si sono infortunati in 41 nel 2010, come nel 2009. E per ogni 100.000 dipendenti, nel 2010 sono morte sul lavoro poco più di 5 persone (5,5 è il rapporto nel 2009).

L'Inail ha un “tesoretto”, derivante dagli avanzi di bilancio annuale, che ammonta a circa 15 miliardi di euro, con avanzi di bilancio, che arrivano alla considerevole cifra di circa 2 miliardi di euro l'anno.
Purtroppo questi soldi, non vengono spesi per aumentare le rendite da fame agli invalidi del lavoro, alle famiglie dei morti sul lavoro, ma sono depositati in un conto infruttifero della Tesoreria dello Stato, e possono essere spesi, solo per ripianare i debiti dello Stato: VERGOGNA!!!

Inoltre, c'è un dramma molto spesso sottovalutato, cioè quello delle malattie professionali, che ogni anno fanno migliaia di morti.
Per l'anno 2010, c'è un nuovo record delle malattie professionali: +22%, pari a 42.347 denunce, 7.500 circa in più rispetto al 2009 e oltre 15 mila rispetto al 2006, +58%.
Crediamo che sia fondamentale investire in “cultura”, in educazione del lavoro: in questo Paese manca quel minimo di consapevolezza, di forza, che permetta a chi lavora di alzare la testa e dire a chi sta in ufficio “NO! Questo non lo faccio perché è pericoloso!”. Abbiamo trascorso troppo tempo con la testa bassa, piangendo in silenzio le morti dei colleghi e abbracciando i loro cari, senza reagire. Investire in cultura significa poter un giorno arrivare a rompere il ricatto di chi ci dice “O lo fai o te ne vai!”.

Come cittadini e “addetti ai lavori” ci auguriamo che almeno in materia di sicurezza, formazione e prevenzione sul lavoro ci sia il coraggio, la volontà e il senso di responsabilità da parte di tutti (partiti, parti sociali, media, associazioni, movimenti), di mettere da parte le discussioni spesso stucchevoli di questi mesi, perché il continuare a tacere in modo omertoso su questo argomento in “una Repubblica democratica fondata sul lavoro” , che però in concreto non tutela proprio i cittadini che con il loro lavoro ne rappresentano le fondamenta, significa di fatto divenire complici di questi omicidi, in attesa della prossima Thyssen…….e noi questa responsabilità morale non la vogliamo.

FIRMATARI:

Bazzoni Marco, Rls,
Coppini Andrea, Rls
De Angelis Dante, Rls
Di Nucci VIncenzo, Tecnico Prevenzione Asl
Gandolfi Claudio, RlsT
Spezia Marco, Ingegnere libero professionista Tecnico della sicurezza
Pratelli Massimo, figlio di Carlo Pratelli morto sul lavoro il 26 Giugno 2006 alla Saint-Gobain di Pisa
Serranti Patrizia, Consulente RSPP Tecnico della sicurezza

ADERENTI:

1)Giuseppe Grillo, Rls
2) Luca Cardellini, RLS/RLST
3)Daniela Cortese, Rls
4)Filippo Cufari, Rls
5)Leopoldo Pileggi, operaio
6)Marco Crociati, Presidente Cassa di Solidarietà Ferrovieri
7)Renato Pompei "cittadino per la sicurezza sul lavoro e del lavoro"
8)Leo Morisi ex Responsabile SIRS-RER
9)Corrado Cirio Tecnico della prevenzione Asl
10)Federica Barbieri Associazione Famiglie Esposti Amianto (AFEA)
11) Gino Carpentiero Medicina Democratica, Luigi Ciulli RLS Camera dei deputati e Ingegnere della sicurezza
12)Raffaele Raimondo libero professionista,
13)Antonio Boccuzzi ex operaio Thyssenkrupp
14)Anna Vitale moglie di Giovanni Di Lorenzo morto sul lavoro il 26 luglio del 2007
15)Lorena Coletti sorella di Giuseppe Coletti morto sul lavoro il 25 Novembre 2006 alla Umbria Olii
16)Antonella Federzoni mamma di un ragazzo che "non si è voluto bene"
17)Valeria Parrini Associazione Ruggero Toffolutti per la Sicurezza sul Lavoro
18Graziella Marota mamma di Andrea Gagliardoni morto sul lavoro il 20 Giugno del 2006 all'Asoplast di Ortezzano
19) Samanta di Persio, autrice del libro "Morti Bianche".
20)Rosario D'amico, figlio di Antonio D'amico, morto sul lavoro alla Fiat di Pomigliano D'Arco il 06/03/2002
21)Emanuela De Vincenzi, sorella di Celestino De Vincenzi, morto sul lavoro il 09/09/09.
22)Maria Antonietta, vedova di Acampora Nicola, operaio morto sul lavoro ad Atrani (SA) il 28/10/2010
23)Esther Benvenuti, Croce Rossa Italiana



Il funerale del lavoratore - Maria Carta