lunedì 24 giugno 2013

JP Morgan all'Eurozona: "Sbarazzatevi delle costituzioni antifasciste"

Giuseppe Marazzini
24.06.2013

Il team di analisti lo dice senza grandi giri di parole: "Dovete liberarvi delle leggi sinistroidi e antifasciste". Austerita' fara' parte del panorama europeo "per un periodo molto prolungato".

NEW YORK (WSI) - Gli economisti del gigante finanziario americano JP Morgan lo dicono senza troppi fronzoli ai governi europei: "Dovete liberarvi delle vostre costituzioni sinistroide e anti fasciste".

Lo si legge in un documento di 16 pagine in cui vengono elencate le modifiche da apportare nell'area euro per riuscire a sopravvivere alla crisi del debito.

Oltre alla parte sul buon lavoro fatto sin qui, la sezione piu' interessante riguarda il lavoro che resta ancora da fare in termini di deleveraging delle banche e di alleggerimento del debito sovrano e delle famiglie.

Le riforme strutturali piu' urgenti, oltre a quelle politiche, sono secondo la banca quelle in termini di riduzione dei costi del lavoro, di aumento della flessibilita' e della liberta' di licenziare, di privatizzazione, di deregolamentazione, di liberalizzazione dei settori industriali "protetti" dallo stato.

Gli autori della ricerca osservano che nel cammino che porta al completamento degli accorgimenti da apportare alla propria struttura politico economica, l'area euro si trova a meta' strada.

Cio' significa che l'austerita' fara' con ogni probabilita' ancora parte del panorama europeo "per un periodo molto prolungato".

L'analisi dei banchieri risale ormai a piu' di due settimane fa. Stupisce vedere che non abbia ricevuto un'attenzione maggiore. Gli unici ad avere scritto qualcosa sono i giornalisti del Financial Times, che pero' non fanno il benche' minimo cenno alla parte piu' eclatante, quella sulla costituzione.

Probabilmente l'idea che le grandi banche - in parte colpevoli per la crisi scoppiata in Usa ormai sei anni fa - anticipino altri anni di austerita' e rigore non sarebbe stata accolta con grande favore dall'opinione pubblica e dai governi.

Nessuno si illude che l'austerity scompaia da un giorno all'altro e nemmeno spera che lo faccia a breve. Tuttavia, ai paesi che hanno fatto ricorso al programma di aiuti internazionali della Troika (FMI, Bce e Commissione Ue) sono state fatte concessioni. Come premio delle modifiche strutturali apportate, e' stato offerto in cambio un alleggerimento degli impegni presi in materia di riduzione del debito.

E' un peccato che l'analisi di JP Morgan non abbia ricevuto l'attenzione che meritava. Si tratta infatti del primo documento pubblico in cui dei banchieri ammettono francamente come la pensano su certi temi.

Il problema non e' solo una questione di reticenza fiscale e di incremento della competivita' commerciale, stando alla loro spiegazione, bensi' anche di "eccesso di democrazia" che va assolutamente ridimensionato. L'elite finanziaria internazionale lascia intendere che se i paesi del Sud d'Europa vogliono rimanere aggrappati alla moneta unica devono rassegnarsi a rinunciare alla Costituzione.

DI SEGUITO UNA PARTE DEL DOCUMENTO ORIGINALE:

Quando la crisi è iniziata era diffusa l'idea che questi limiti intrinseci avessero natura prettamente economica: debito pubblico troppo alto, problemi legati ai mutui e alle banche, tassi di cambio reali non convergenti, e varie rigidità strutturali. Ma col tempo è divenuto chiaro che esistono anche limiti di natura politica. I sistemi politici dei paesi del sud, e in particolare le loro costituzioni, adottate in seguito alla caduta del fascismo, presentano una serie di caratteristiche che appaiono inadatte a favorire la maggiore integrazione dell'area europea. Quando i politici tedeschi parlano di processi di riforma decennali, probabilmente hanno in mente sia riforme di tipo economico sia di tipo politico.

I sistemi politici della periferia meridionale sono stati instaurati in seguito alla caduta di dittature, e sono rimasti segnati da quell'esperienza. Le costituzioni mostrano una forte influenza delle idee socialiste, e in ciò riflettono la grande forza forza politica raggiunta dai partiti di sinistra dopo la sconfitta del fascismo.

I sistemi politici e costituzionali del sud presentano tipicamente le seguenti caratteristiche: esecutivi deboli nei confronti dei parlamenti; governi centrali deboli nei confronti delle regioni; tutele costituzionali dei diritti dei lavoratori; tecniche di costruzione del consenso fondate sul clientelismo; e la licenza di protestare se vengono proposte sgradite modifiche dello status quo. La crisi ha illustrato a quali conseguenze portino queste caratteristiche. I paesi della periferia hanno ottenuto successi solo parziali nel seguire percorsi di riforme economiche e fiscali, e abbiamo visto esecutivi limitati nella loro azione dalle costituzioni (Portogallo), dalle autorità locali (Spagna), e dalla crescita di partiti populisti (Italia e Grecia).

Wallstreet Italia – 18/06/2013

Un poster della Guerra Civile spagnola. 
Per JP Morgan l'"eccesso di democrazia" nell'Eurozona va assolutamente ridimensionato.

domenica 16 giugno 2013

CASA DELL’ACQUA, OK AL BANDO

Giuseppe Marazzini
16.06.2013

La Prealpina Legnano - 16 giugno 2013
Sarà realizzato un impianto in ogni quartiere. Inaugurazione già il prossimo settembre

LEGNANO - Via libera della giunta comunale al bando per la realizzazione della casa dell'acqua. O meglio: saranno almeno tre i punti in cui sarà possibile attingere acqua da portare in tavola come già accade in diversi Comuni della zona. Era stato il consigliere comunale della Sinistra Legnanese, Giuseppe Marazzini, a presentare già durante la scorsa legislatura un ordine del giorno che impegnava l'amministrazione a procedere all' intervento. 

La maggioranza di centrodestra aveva però respinto la proposta pur dicendosi disponibile ad effettuare verifiche sulla fattibilità dell'opera. Marazzini nel corso del 2012 ha quindi riproposto il testo al nuovo consiglio comunale e stavolta la maggioranza di centrosinistra l'ha appoggiato. La giunta guidata dal sindaco Centinaio in questi mesi ha quindi proceduto a una serie di verifiche e deciso di procedere con un bando a costo zero per le casse municipali: la gara dovrebbe essere pubblicata già questa settimana e prevede la concessione del servizio al soggetto che avrà ottenuto il punteggio migliore in base a una serie di parametri. 

Di fatto è previsto un minimo di tre casette dell'acqua, una per ogni quartiere, ma potrebbero essere anche di più (dipende da come sarà formulata l'offerta vincente). L'idea è di garantire a tutti i cittadini due litri gratuiti al giorno tramite inserimento in un apposito lettore della Carta regionale dei servizi. Le quantità oltre questa soglia saranno pagate dagli utenti in base alle tariffe stabilite del gestore (si parla di circa 5 centesimi al litro con un risparmio comunque notevole rispetto ai prezzi di negozi e supermercati). Anche i residenti fuori Legnano potranno riempire le loro bottiglie pagando il prezzo pieno e senza litri in omaggio. I vantaggi dell'operazione? Garantire acqua buona a tutti i legnanesi a un prezzo calmierato e all'insegna del risparmio ambientale visto che si punta a una sensibile riduzione, delle quantità di bottiglie di plastica in circolazione e quindi da smaltire. 

Per il gestore l'operazione sarebbe a sua volta conveniente visto che rientrerà dai costi di realizzazione e manutenzione "vendendo" l'acqua che non avrà alcun trattamento chimico e sarà la stessa che scende oggi dai rubinetti di casa con però alcuni accorgimenti importanti: è previsto per esempio un filtro meccanico antisabbia e potrà essere erogata, insieme a quella "naturale", anche acqua frizzante o leggermente frizzante grazie all'aggiunta di anidride carbonica. Insomma, ognuno con le proprie bottiglie potrà spillare la qualità che più preferisce e al tempo stesso risparmiare. Le domande dei potenziali gestori dovranno pervenire in municipio entro il prossimo 23 luglio poi si procederà subito all'esame e all'assegnazione del servizio. L'amministrazione comunale punta a inaugurare le casette dell'acqua già alla fine del prossimo mese di settembre.
Luca Nazari

mercoledì 12 giugno 2013

Smaltire 175mila tonnellate di reflui chimici in area urbana? In Lombardia forse si può

Giuseppe Marazzini
12.06.2013

La Regione è chiamata a esprimersi sul progetto presentato dalla società israeliana Elcon, che intende trattare rifiuti farmaceutici e industriali "con un metodo innovativo", adeguando un impianto già esistente a Castellanza (Varese). Si mobilitano comitati di cittadini: "Non ci sono garanzie sulle emissioni, il fatto che l'area sia già inquinata non significa che si debba infierire". I Comuni della zona si oppongono, ma i partiti di centrodestra, che guidano la città e il Pirellone, restano freddi e non lo escludono.
di Simone Ceriotti e Alessandro Madron | 8 giugno 2013 - Il Fatto Ambiente & Veleni

 Interno area ex Montedison - Castellanza (VA)

E’ a meno di venti chilometri dalla sede di Expo 2015, dove si discuterà di alimentazione sana, acqua potabile, prevenzione di malattie e stili di vita sostenibili. Eppure per Castellanza, cittadina al confine tra le province di Varese e Milano, il futuro si gioca molto prima. Entro un mese Regione Lombardia dovrà decidere se dare il definitivo via libera all’insediamento di un polo industriale pensato per smaltire reflui chimici e farmaceutici. Un’industria che accoglierà ogni anno 175mila tonnellate di rifiuti classificati come “pericolosi” prodotti nel nord Italia (ma il collegamento ferroviario già esistente con un interporto potrebbe allargare gli orizzonti) “restituendo all’ambiente circostante  - secondo chi si oppone al progetto – liquidi, fanghi, fumi derivanti dal processo di lavorazione”. In una zona, quella dell’altomilanese, già provata dalla presenza di inceneritori, discariche, concentrazioni di pm10 tra le più alte del paese. E pure un aeroporto internazionale (Malpensa) che crea non pochi problemi ecologici all’area del Ticino.

A proporre il progetto è Elcon Italy Srl, emanazione della Elcon Recycling, una società israeliana fondata ad Haifa nel 2003, che ha sviluppato una tecnologia per il trattamento e lo smaltimento chimico e fisico dei rifiuti liquidi (pericolosi e non), principalmente scarti di aziende chimiche e farmaceutiche. Attualmente l’unico impianto esistente è stato realizzato proprio ad Haifa, è funzionante dal 2004. Ma da allora, in tutto il mondo, la tecnologia proposta (che utilizza enormi volumi di acqua per i processi di raffreddamento) non ha trovato altre applicazioni. L’area scelta per realizzare l’impianto è quella dell’ex Montedison, già utilizzata negli ultimi vent’anni da altre aziende chimiche. Elcon propone di utilizzare circa 10mila metri quadrati dei circa 130mila dell’intera area. All’epoca in cui Montedison si insediò in questa zona gli impianti non si trovavano al centro dell’abitato. Negli anni l’espansione urbanistica ha finito per inglobare il polo chimico in un grande agglomerato di nove comuni (comprese le città di Busto Arsizio e Legnano) che conta 300mila abitanti (una zona classificata “A1″, cioé agglomerato ad alta densità abitativa). A opporsi sono diversi comitati di cittadini che hanno fatto campagne di informazione e raccolto migliaia di firme, convincendo i consigli comunali dei comuni limitrofi a dare parere contrario al progetto: “La valutazione negativa si impone ancor più se si considera che l’impianto si inserisce a ridosso, anzi all’interno, di un centro abitato. Ne è una dimostrazione il fatto che a poche decine di metri si trovano due scuole, due cliniche, una casa di riposo, un cimitero”, si legge nelle osservazioni che il comitato civico “Valle Olona respira” ha presentato in Regione come “controcanto” a quelle di Elcon. Documenti, obiezioni e manifestazioni, come quella indetta poche settimane fa dall’altro comitato, “Assemblea popolare No Elcon“:


QUALI TIPI DI RIFIUTI – Ma quali rifiuti entrerebbero nell’impianto di Castellanza per essere trattati e smaltiti? Nello studio di impatto ambientale curato da Bp Sec per Elcon e presentato a Regione e comuni interessati, viene spiegato il processo industriale dei reflui chimici: “L’impianto previsto ha come capacità massima annuale di trattamento dei rifiuti 175.000 tonnellate l’anno equivalenti a circa 500 al giorno. L’impianto riceverà rifiuti liquidi e solidi portati all’impianto con mezzi pesanti (prevalentemente autobotti). Le acque reflue in entrata possono essere di diversi tipi e derivanti da differenti tipologie di aziende, tipo: acque reflue farmaceutiche, acque reflue chimiche, acque reflue di industrie cosmetiche e di detergenti, acque reflue di industrie chimiche/veterinarie, acidi, basi e acque di lavaggio per la rifinitura e lavorazione di metalli, fanghi”. Alla fine del documento, in cui Elcon cita l’inquadramento ufficiale dell’area di intervento come A1 (agglomerato urbano) e precisa che si tratta di un’area esente dal vincolo ambientale del d.lgs 42/04 in cui è prevista la tutela dei fiumi, Bp Sec aggiunge un dettaglio che fa capire come il progetto, osteggiato da molti cittadini, non sia così malvisto dalle istituzioni: “Sono già in programma accordi con università del territorio, Liuc di Castellanza, per lo sviluppo di un Centro Ricerche in materia di gestione rifiuti presso l’impianto”.

LE RAGIONI DEL “NO” – La tecnologia utilizzata da Elcon, secondo la relazione redatta dai comitati, “non garantirebbe l’abbattimento degli inquinanti e delle sostanze nocive immesse in atmosfera e in acqua”. Il volume di reflui che verranno trattati dalla Elcon Italy, secondo quanto dichiarato dalla stessa azienda, sarà di 175 mila tonnellate annue. Di questi gran parte è costituito da acqua (che dovrà a sua volta essere trattata da un depuratore prima di essere immessa nel fiume Olona), il 10% da residui organici, il rimanente 10% da residui inorganici che si traducono in 30 tonnellate al giorno di fanghi e sali nocivi da avviare allo smaltimento. “L’incompatibilità con il territorio è evidente”, spiega Stefano Catalano di Valle Olona Respira, che ricorda anche i problemi e i rischi legati alla viabilità: in una zona già congestionata circolerebbero 500 tonnellate al giorno di rifiuti pericolosi su una trentina di mezzi pesanti (secondo quanto dichiarato da Elcon. Almeno il doppio secondo gli ambientalisti) che dovrebbero raggiungere l’area industriale in pieno centro abitato.

LA PARTITA POLITICA: LEGA “ALLA FINESTRA” – L’attesa è tutta per il pronunciamento di Regione Lombardia, che completerà la fase istruttoria l’11 luglio (doveva essere l’11 maggio, ma i tecnici si sono presi altri 90 giorni). Solo allora si saprà se il progetto è approvato, sospeso o bocciato. Intanto la politica si muove. Sì, perché se a livello locale i comuni interessati si sono schierati contro (anche se proprio nella città destinata a ospitare l’impianto, Castellanza, l’amministrazione si è schierata contro il progetto solo pochi mesi fa e il sindaco Fabrizio Farisoglio, contattato dal Fatto, preferisce non parlare), non è ben chiara la linea dei partiti. E chi si aspetta una Lega Nord sulle barricate come avvenne quando si trattava di ospitare l’immondizia del Sud negli inceneritori lombardi, in questo caso resterà deluso. Il centrodestra si tiene lontano dalle proteste. Per questo il consigliere regionale Alessandro Alfieri (Pd) ha presentato una mozione con l’intento dichiarato di stanare eventuali posizioni a favore del nuovo insediamento: “Durante la campagna elettorale per le regionali tutte le forze politiche hanno espresso la loro posizione contraria al progetto. Vogliamo vedere chi veramente è contro e chi invece è a favore. Chiaramente il dubbio che la Lega stia facendo un altro gioco c’è perché non si è ancora interrotto l’Iter in regione”. Nella mozione, che verrà discussa martedì 11 giugno, Alfieri mira a impegnare direttamente la Giunta regionale “ad esprimere parere negativo nei confronti della richiesta di autorizzazione avanzata da Elcon”. Ilfattoquotidiano.it ha raggiunto anche il capogruppo della Lega Nord in Regione Lombardia, Massimiliano Romeo, chiedendogli di rispondere in anticipo alla mozione del Pd, sebbene sia indirizzata alla giunta e non al consiglio. Romeo risponde così: “Sul caso Elcon siamo allineati con la posizione dell’amministrazione comunale di Castellanza, che è sostenuta anche dalla Lega”. Il vicesindaco leghista di Castellanza Luca Galli, il 21 marzo 2012, parlava di “investimento che potrebbe portare grandi vantaggi” (video). Romeo non si sbilancia invece sulle voci che attribuiscono al suo partito o ad alcuni suoi esponenti, la volontà di portare in porto il progetto a tutti i costi: “Queste sono solo voci, ci sono strutture tecniche preposte che stabiliscono se un progetto è o non è ammissibile”. Le “controdeduzioni” del comitato civico, invece, ruotano attorno al rischio ambientale di un’area provata e compromessa: “La giustificazione che l’impianto verrà insediato in una zona già industriale non convince. La semplice equazione che un’area già inquinata debba essere, necessariamente, il luogo maggiormente idoneo all’insediamento di nuove e più pericolose attività contrasta con il diritto dell’uomo a vivere in un ambiente salubre”. Solo dopo l’11 luglio si saprà se a essere considerate attendibili e documentate da Regione Lombardia saranno state le ragioni dei cittadini o quelle dell’aspirante investitore.

Il Fatto Quotidiano.it

domenica 9 giugno 2013

IKEA SARA' COSI'?

di Giuseppe Marazzini
09.06.2013

L'Amministrazione legnanese ci racconta di non sapere ancora nulla su come sarà IKEA.
Noi con uno sforzo di immaginazione la vediamo così. Sarà vero?