mercoledì 22 novembre 2017

ARENA PALIESCA O PALASPORT?

di Giuseppe Marazzini
22.11.2017

C’è chi spinge per l’Arena paliesca e chi per il Palasport o “Casa dello Sport” per i più raffinati. Entrambi premono per realizzare l’opera in Piazza 1° Maggio. Secondo i primi, l’arena paliesca, ideata con una capienza di almeno 10 mila posti, si monta e si smonta come se fosse un gioco della Lego. Personalmente mi fido poco di queste “certezze tecniche”. Meglio continuare con l’esistente stadio Mari, magari con qualche ritocco scenografico di pregio e valorizzando la sfilata lungo un percorso ancor più attraente. Perché non partire dal Castello? 

Secondo i proponenti del Palasport, la struttura ideale deve avere una capienza di 5 mila persone – peraltro a breve obbligatoria per le squadre di basket in serie A -  che non si monta e poi si smonta perché sarà un solido manufatto. Una sorta di capannone in cemento armato con tutti i servizi annessi e connessi per gli eventi anche non sportivi che si pensa di realizzarvi. 

Entrambi le parti in causa lamentano il fatto che una città di 60 mila abitanti, quale è Legnano, non possa essere dotata di strutture dedicate alla tradizione popolare e storica cittadina, quindi l’Arena paliesca, e dedicate all’impegno sportivo, quindi il Palasport. 

Si azzardano stime sui costi, piuttosto vaghe al momento e, se per l’arena paliesca il tetto massimo è di qualche milioncino di euro, per un palasport si parla di parecchi milioni di euro e, pertanto, si chiama in causa l’amministrazione comunale. E’ bene sapere e ricordare che quando si tira in ballo l’amministrazione comunale si tirano in ballo tutti i cittadini ai quali non si può negare il diritto di dire la loro. 

Sono queste, imprese con rischi annessi che vanno valutate e ponderate con molta attenzione, sia sotto il profilo economico che quello urbanistico. A Legnano di cattedrali abbandonate, lasciate all’incuria e sulle spalle dell’amministrazione pubblica ce ne sono già a sufficienza; ritengo che se veramente c’è la necessità di un Palasport voler far adottare una decisione al Consiglio Comunale sull’onda dell’emotività presentando una mozione che detta tempi e metodi ma senza dati, non sia lo strumento adatto per una seria disamina della questione. 

Per un corretto rapporto tra Pubblico e Privato bisognerebbe a parer mio chiarire a priori se si vuole un “PalaLegnano” oppure un “PalaAltomilanese”, cioè una struttura sovracomunale che coinvolga la Città Metropolitana e gli altri Comuni del territorio interessato. Io per esempio propendo per questa soluzione. 

Bisognerebbe comunque valutare se i tempi sono maturi per una più forte aggregazione delle società sportive dell’Altomilanese, che costituendosi in associazione sportiva consortile sarebbero interessate all’impresa. 

Bisognerebbe, inoltre sondare l’interesse degli Istituti di Credito, compreso il Credito Sportivo, a sostenere l’iniziativa e insieme fare le cosiddette indagini di sostenibilità dell’investimento, quali spesa-ricavi-ammortamenti-tariffe-affitti-solidità delle società sportive-imprevisti, etc … 

Il costo di un Palasport, atto ad ospitare eventi diversi con una capienza di posti tra le 5 e 10 mila persone può costare dai 7-8 milioni di euro fino ad arrivare a 15, vedi il caso della città di Ravenna. 

A fronte di queste cifre, detto francamente, prendere decisioni sull’onda dell’emotività, pur comprendendone le ragioni, è un errore. 

Post scriptum: ho manifestato pubblicamente, insieme a tanti altri, contro l’insediamento Ikea a Rescaldina per evitare un ennesimo consumo di suolo. Non so perché non dovrei manifestare per difendere Piazza 1° Maggio dalla costruzione di un nuovo capannone, visto e considerato lo stato di abbandono in cui versano altre cattedrali in città, quali la ex Tosi, la ex Gianazza, la ex Mottana e la ex Caserma.

giovedì 16 novembre 2017

DARE DISCREZIONALITÀ AL POTERE SIGNIFICA GENERARE INGIUSTIZIE

di Giuseppe Marazzini
16.11.2017

Oggi 16 novembre 2017 a Legnano tornano in commissione Legalità e Sicurezza le disposizioni previste dalla legge promossa dal ministro dell'interno Minniti, derivate dal suo stesso decreto del 20 febbraio 2017. Queste disposizioni verranno introdotte, modificando il regolamento di Polizia Urbana, se il nuovo Consiglio Comunale le approverà. Mi auguro che in commissione i consiglieri più attenti ai diritti delle persone, non accettino supinamente l'introduzione di modifiche al regolamento di Polizia Urbana, quale il "daspo". Non bisogna accondiscendere alla solita solfa dell'atto dovuto, Il regolamento di Polizia Urbana contiene già una serie di disposizioni, oltre alle leggi dello Stato, che permettono di operare con un largo raggio di azione. Tantissime associazioni che operano sul territorio nazionale e che hanno colto la pericolosità delle disposizioni "Minniti", dalle Acli alla comunità di S.Egidio, dai Sindacati alla Caritas a Libera e tantissime altre, sono contrarie a queste disposizioni.

 
Decreto sicurezza, in nome del decoro non si può criminalizzare anche chi sta ai margini

Dare discrezionalità al potere significa generare ingiustizie. Il rischio di creare centri storici ripuliti da indesiderati e periferie ghetto. Un regalo a chi vuole raccogliere consensi cavalcando la paura 

di ROBERTO SAVIANO 
18 marzo 2017 la Repubblica 

MA DAVVERO il Pd ha permesso che un decreto del genere potesse essere realizzato? La risposta è una sola: sì, il Pd l'ha permesso e promosso. Il decreto Minniti sulla sicurezza urbana, considerato da questo governo cosa di "straordinaria necessità e urgenza", ha toni razzisti e classisti. 

Per descriverlo in breve: i sindaci, per ripulire i centri storici delle città, avranno il potere di allontanare chiunque venga considerato "indecoroso", non occorrerà che sia indagato o che abbia commesso un reato. Il sindaco potrà così chiedere che venga applicato a queste persone un "mini Daspo urbano". Daspo, perché in Italia tutto è calcio e tifo, anche la politica. Si usa l'espressione Daspo perché il tifoso può essere allontanato dallo stadio o costretto alla firma in questura il giorno della partita, in base anche a una segnalazione, non necessariamente è una condanna. 

Stiamo assistendo alla criminalizzazione dell'uomo anche quando per fame rovista in un cassonetto della spazzatura per prendere ciò che altri hanno buttato via. Potrà essere allontanato in linea di principio chi non veste, a insindacabile giudizio del sindaco e dei vigili urbani, "decorosamente"? Le creste punk sono decorose o indecorose? La moralità di un comportamento da cosa sarà valutato? Se urlo ubriaco per strada commetto reato, quindi abbiamo strumenti di intervento. Se spaccio verrò arrestato. Se mi denudo ci sono già strumenti per intervenire. Se vendo merce contraffatta, commetto reato. Se occupo suolo pubblico, sarò multato. E allora? 

Questo decreto che parla esplicitamente di sindaci che possono allontanare in nome del decoro, quiete pubblica e moralità a cosa si riferisce? Mi rispondo da solo, come mi risponderebbero i sostenitori di questa aberrazione: ma non essere demagogo, sarà il buon senso a determinare il grado di "indecorosità" a cui il sindaco farà fronte. 

Davvero? Se divenisse sindaco Salvini, ci troveremmo a veder allontanata ogni sorta di umanità che al nostro serve per sfogare il bugiardo "prima gli italiani" o qualsiasi altra propaganda razzista. Dare discrezionalità al potere significa generare ingiustizie. Arrivare a questa scorciatoia perché la legge è troppo lenta significa dire meglio un'ingiustizia veloce che una giustizia lenta. La ragione dovrebbe invece continuare a pretendere una giustizia veloce. Maroni da ministro degli Interni aveva spinto per far nascere sindaci-sceriffi, ora Minniti arma questa possibilità con questo decreto. Dietro le parole - che pronunciate nel contesto del decreto risuonano vetustissime e da catechesi - di decoro e moralità si nasconde ben altro. Spogliamole della veste tecnica e sapete cosa rimane? Rimane un sottotesto che risuonerebbe così: è dato al sindaco la possibilità di allontanare immigrati e disperati nell'immediato cosi che possano massimizzare il consenso dall'operazione. Domandiamoci ora quale sarà il risultato di questo decreto vergognoso: centri storici magari ripuliti velocemente dai clochard e dagli immigrati e periferie ghetto. 

Il provvedimento prevede che il questore, su segnalazione anche del sindaco, potrà allontanare dal centro gli indesiderati per un massimo di sei mesi. È un regalo che viene fatto ai primi cittadini per raccogliere consenso sull'odio e la paura. Sindaci che non hanno più strumenti economici e sociali per portare avanti progetti, che non hanno altri strumenti. 

Allontanare non significa risolvere ma nascondere. Contrastare questo decreto non significa vedere il centro storico colmo di accattoni, accettare il barbonismo, invitare a riunioni di lavoratori ubriachi della domenica che occupano gli spazi della bellezza, significa obbligare ad affrontare le ragioni del disagio non a perseguitare il disagio. Significa non ammettere scuse e scorciatoie. 

Abbiamo già gli strumenti per contrastare i reati, questo decreto a cosa serve? Questo decreto è solo una grande scusa per ramazzare di volta in volta chi si vuole, autorizzare ad un ingiustizia enorme i sindaci e trascurare l'origine dei problemi. Il sindaco Nardella di Firenze dichiara alla radio che il decreto Minniti va bene. È consapevole il sindaco Nardella che la strategia dei parcheggiatori abusivi è tutta completamente gestita dai clan? Se per gioco si camuffasse e cercasse di fare il parcheggiatore non troverebbe come nemico il nuovo sindaco sceriffo ma le famiglie che controllano quegli spazi. I venditori abusivi hanno aggredito nell'indignazione della rete l'inviato di Striscia la notizia Luca Abete: la loro merce è tutta gestita dai clan, i loro stipendi miserabili vengono dai clan, della loro merce devono rispondere ai clan. E come si risponde? Allontaniamo quelli non graditi ai sindaci. Velocemente, per massimizzare il loro consenso. Lavoro, integrazione, sviluppo sono energie in un paese al collasso e allora si occhieggia alla disperazione del più cupo razzismo. 

Il Movimento 5 stelle cosa fa? Si è astenuto. Astenuto perché il decreto sarebbe "una scatola vuota senza fondi né risorse, e molto probabilmente rimarrà lettera morta". E se non rimanesse lettera morta? Non sarebbe stato più dignitoso un minoritario (230 favorevoli e 56 contrari) ma umano No? L'astensione e il silenzio hanno tutto il sapore della complicità. Con questo decreto il Pd si mette fuori la storia che lo voleva figlio del riformismo italiano. Cosa aveva reso la sinistra italiana di Kuliscioff e Turati, di Rosselli e Calamandrei un punto di riferimento internazionale? La capacità di coniugare riforma sociale con libertà, senso del reale con l'aspirazione di cambiamento. Non il povero ma la povertà era il problema, non il criminale ma il crimine, non il ricco ma privilegio erano il problema. Non di disagio allontanato ma di disagio affrontato. Non città fatte di centro pulito e mondezza spazzata in periferia. Ma il contrario, il centro cuore di una città la cui periferia diventa sua espansione, avanguardia. Idee che non ci sono più e senza idee non c'è più vita ma solo un investimento sul capitale in queste ore più facile da raccogliere: la paura.