domenica 29 luglio 2012

Servizi pubblici locali partecipati dai cittadini e non dalle multiutility

di Giuseppe Marazzini
29.07.2012


“Nessuna privatizzazione di acqua e servizi pubblici locali”, così ha sentenziato qualche settimana fa la Corte Costituzionale. Ha dichiarato inammissibile l’art.4 del decreto legge 138 del 13 agosto 2011 con il quale, il governo Berlusconi, aveva aggirato il risultato referendario. La sentenza della Corte blocca anche le modifiche successive, comprese quelle del governo guidato da Monti. La sentenza si configura anche come preavviso di incostituzionalità dell’art.4 del decreto legge sulla “spending review” che mira a fissare gli stessi identici limiti. Ora tocca al Parlamento prendere immediatamente atto della sentenza, e cancellare quell’obbrobrio dell’art.4, che ha come unico effetto la disoccupazione per migliaia e migliaia di lavoratori delle società in house.

Molto sensibile alla problematica dei beni comuni, in occasione della presentazione e discussione del bilancio comunale di previsione per l’anno 2012, ho presentato a nome e per conto della Sinistra Legnanese, due ordini del giorno inerenti proprio alla salvaguardia e tutela dei servizi pubblici locali. Uno impegnava la Giunta e il Sindaco ad intraprendere percorsi di trasformazione di AMGA e di AMIACQUE da società di diritto privato a società di diritto pubblico; l’altro impegnava la Giunta e il Sindaco ad evitare che i propri servizi pubblici cadano nelle mani delle multiutility, società a gestione privata, che agiscono nel solco delle liberalizzazioni forzate tendenti a togliere ai Comuni i propri servizi.

La nuova maggioranza pare non abbia colto il significato e l’importanza delle questioni poste, sta di fatto che gli ordini del giorno inerenti ai beni comuni li ha bocciati, dimenticandosi che al grande successo referendario aveva contribuito il 53% dei cittadini legnanesi, di questi,  oltre il 90% aveva votato sì all’abrogazione delle norme che affidavano al mercato il servizio dell’acqua e di altri servizi pubblici locali. Ogni male non viene per nuocere, ci ha pensato la Corte Costituzionale a ripristinare i diritti dei cittadini, e di ciò anche gli amministratori agnostici dovranno fare i conti. La lotta per la difesa dei beni comuni continua e continuerà.

lunedì 23 luglio 2012

Risparmiare, una virtù da salvaguardare

di Giuseppe Marazzini
23.07.2012

Risparmiare è un comportamento virtuoso, quindi intraprendere interventi di risparmio nella spesa comunale è buona cosa.
La bocciatura di due miei ordini del giorno collegati al bilancio (seduta del 17.7.2012) inerenti alla riduzione delle spese dello staff del Sindaco e della riduzione della indennità del Presidente del Consiglio Comunale, virtuosità che si deve estendere anche agli assessori, mi hanno fatto capire che le “buone idee in Comune” alla Giunta Centinaio piacciono poco.
Se vogliamo dare un senso concreto e non figurato alle parole, cominciamo dai comportamenti virtuosi personali.

SE COMUNE VIRTUOSO FA RIMA CON MAFIOSO

www.lavoce.info
di Matteo Barbero 24.04.2012

Individuare una definizione condivisa di virtuosità è oggettivamente difficile. Si dovrebbe poi cercare di andare al di là del mero ambito finanziario e contabile, anche per evitare di inserire nella lista dei "buoni" comuni commissariati per infiltrazioni mafiose, come invece è accaduto. Una possibile alternativa è quella di privilegiare non tanto gli enti, quanto le spese e le politiche virtuose. In un'ottica pluriennale, i premi destinati agli enti locali in regola con i parametri potrebbero confluire in un fondo per l'attuazione di programmi ritenuti prioritari.

È giusto considerare “virtuoso” un comune commissariato per mafia? Se facessimo un sondaggio popolare, è assai probabile che la maggior parte degli intervistati risponderebbe di no. Eppure il Mef non ha avuto dubbi a includere il comune di Leinì, in provincia di Torino, fra gli enti “virtuosi”, sebbene i suoi organi elettivi siano stati recentemente azzerati per le riscontrate influenze della ‘ndrangheta.

La scelta è collegata alla gestione del cosiddetto Patto di stabilità interno (Psi) e mira a individuare gli enti meritevoli di un allentamento dei relativi vincoli. Ma si tratta di una strategia poco convincente. Quella di Leinì, infatti, non è l’unica anomalia: scorrendo l’elenco dei 143 comuni “virtuosi”, si trovano altri casi dubbi, come Portoscuso, in Sardegna, il cui sindaco è stato recentemente arrestato per corruzione e concussione, oppure Monte San’Angelo, anch’esso commissariato a causa delle dimissioni in massa dei rispettivi consiglieri. Ma cosa significa essere un ente “virtuoso”?

COME SI MISURA LA VIRTUOSITÀ DI UN ENTE?

Del tema ci eravamo già occupati tempo fa, sottolineando come la virtuosità sia divenuta, da qualche anno, una sorta di mantra della finanza pubblica italiana. In quell’occasione avevamo messo in evidenza come l’eterogeneità dei parametri utilizzati per operare la scelta portasse talora alla paradossale conseguenza di considerare un ente, allo stesso tempo, virtuoso e prossimo alla bancarotta.

Il legislatore ha cercato di ovviare al problema e con la manovra dello scorso luglio (Dl 98/2011) ha previsto di suddividere Regioni, province e comuni in diverse classi di merito (inizialmente quattro, poi ridotte a due) sulla base di una lunga lista di parametri contabili e finanziari. La metà circa di questi è rivelata fin da subito inapplicabile per mancanza di dati e quindi gli indicatori si sono ridotti a quattro: rispetto del Psi, autonomia finanziaria, capacità di riscossione delle entrate ed equilibrio di parte corrente. È sulla base di questi criteri che sono stati individuati i 143 comuni virtuosi (cui si aggiungono quattro province e tre Regioni,), tutti perlopiù padani: un indiscutibile successo per la Lega Nord, che aveva fortemente voluto la riforma, anche se ora, per una specie di contrappasso, rischia di non goderne a pieno i frutti.

È ovvio che misurando la virtuosità solo in questi termini può accadere di includere nella lista dei “buoni” anche enti che, sotto altri profili, presentano criticità: oltre ai casi estremi citati, possiamo pensare a enti con elevati tassi di criminalità o con basse percentuali di raccolta differenziata eccetera. Va anche evidenziato che gli stessi parametri utilizzati sono discutibili: perché, ad esempio, valutare il rispetto del Patto, come è stato fatto, solo con riferimento a un anno (il 2010), includendo fra i “virtuosi” enti che magari hanno sempre sforato il Psi tranne che nell’anno considerato? O ancora, perché considerare come parametri l’autonomia finanziaria misurandola (come è stato fatto) sui dati relativi al 2009, prima che partisse la fiscalizzazione dei trasferimenti erariali prevista dal federalismo fiscale?

Più in generale, presentare bilanci formalmente corretti non significa sempre essere “virtuosi” e ci sono altrettante probabilità che un’amministrazione (corrotta e mafiosa o meno) sia abile a aggiustare i conti piuttosto che realmente capace di tenerli sotto controllo. La virtuosità dovrebbe essere influenzata anche e soprattutto da numerosi altri fattori: efficacia ed efficienza nella gestione dei procedimenti amministrativi e dei servizi, trasparenza, sostenibilità ambientale delle politiche, qualità della spesa erogata, e così via. L’elenco potrebbe essere lunghissimo. Ma il punto è: ne vale la pena?

Considerati i vantaggi per gli enti virtuosi, certamente sì. I primi della classe, infatti, beneficiano del sostanziale azzeramento del proprio obiettivo di Psi e potrebbero (anche se al momento non è certo) recuperare in tutto o in parte i tagli alle entrate operati dalle ultime manovre. (1) Ma c’è di più: il peso finanziario degli sconti rimane comunque a carico di ciascun comparto (comuni, province e regioni), ovvero sulle spalle dei non virtuosi, che si trovano così a fronteggiare un Psi più pensante e tagli maggiori. Scelte sbagliate o poco limpide, quindi, rischiano di penalizzare doppiamente enti realmente virtuosi.

UNA POSSIBILE ALTERNATIVA

Considerate le oggettive difficoltà nell’individuare una definizione condivisa e condivisibile di virtuosità, che ragionevolmente dovrebbe andare al di là del mero ambito finanziario e contabile, forse conviene considerare possibili alternative. Una potrebbe essere quella di cambiare prospettiva, cercando di privilegiare, non gli enti, bensì le spese (e le politiche) virtuose. Gli spazi finanziari attualmente utilizzati per erogare gli sconti agli enti (identificati come) più bravi (nel 2012, pari a poco meno di 200 milioni di euro) potrebbero confluire in un “fondo” che serva ad accelerare l’attuazione di programmi ritenuti prioritari, secondo una logica che è già presente nell’attuale struttura del Psi (che prevede delle voci escluse dai relativi vincoli), ma che potrebbe essere opportunamente calibrata su obiettivi strategici.

In tal modo, oltre a evitare la parcellizzazione degli interventi (molti dei comuni virtuosi sono di piccole dimensioni), consentirebbe di adottare anche un orizzonte pluriennale, mentre ora è possibile, anzi probabile, che alcuni enti siano considerati virtuosi solo per un anno, finendo quello successivo nel girone dei peccatori. In conclusione, sarebbe necessaria più programmazione e meno propaganda.

(1) Nel caso di Leinì c’è un ulteriore paradosso: il comune, in quanto commissariato ai sensi dell’art. 143 del Tuel, è ipso facto escluso dal Psi fino alla rielezione degli organi istituzionali. Non potrà quindi usufruire del premio conquistato.

"Chi di virtuosità colpisce di virtuosità perisce"
Moody's, Monti: "Noi virtuosi, invece di premiarci puniti. L'Italia ha capacità e volontà di cambiare"

domenica 22 luglio 2012

Voi siete qui - Dove va il treno del Pd


di Alessandro Robecchi
Il manifesto – domenica 22 luglio 2012

Interpretando appieno la nostra missione di quotidiano di servizio, pubblichiamo l’orario estivo del Pd.
Veltroniani. Ogni lunedì e giovedì alle 8.45. Partenza da Roma Termini, arrivo previsto al governo: mai. Possibili deviazioni durante il tragitto. Servizi: ristorante, carrozza cinema, aria condizionata, corsi di scrittura creativa e di cocktails (supplemento).
Fassino Express. Partenza da Torino Porta Nuova il martedì alle 7,36. Carrozza riservata per Marchionne e dirigenti Fiat. *
Fioroni (autobus sostitutivo). Ogni martedì e sabato alle 14.20, dopo le pappardelle al cinghiale, partenza dal Santuario di Loreto, arrivo previsto a Roma Divino Amore in serata (orario variabile a seconda dalle visioni dell’autista). Gay e famiglie di fatto solo posti in piedi.
Gentiloni Freccia Bianca. Accelerato a carbone. Parte da Caserta il lunedì alle 6.45. Arrivo previsto nell’ottobre del 2016 a Cuneo, dove intende mettere al centro l’agenda Monti.
Ichino Metrobus. Servizio navetta Bocconi-Palazzo Chigi. Due volte al giorno (9.30 e 17.45). Sedili in pelle, aria condizionata, corsi d’inglese, marketing, seminari sulla spending review.**
Bersani Freccia Rossa. Partenza tutti i giorni da Roma Termini (ore 8.15). Destinazioni: lunedì, mercoledì, Sel. Martedì e giovedì, Casini. Venerdì e sabato larghe intese. Domenica tragitto a sorpresa. Possibilità sconti per comitive. Supplemento per gay sposati. 
Melandri. Soppresso nel mesi estivi.***
Fassina Left Express. Tutti i venerdì, ore 12,30. Treno a lunga percorrenza e alta velocità per superare l’agenda Monti, purtroppo su binario unico e scartamento ridotto.

*Non ferma a Mirafiori, Termini Imerese, Pomigliano, Melfi causa timori di linciaggio.
** Solo prima classe Superior, prenotazione obbligatoria, i lavoratori sorpresi a bordo saranno espulsi anche col veicolo in movimento.
*** Nessun disagio per i passeggeri.

sabato 21 luglio 2012

IL TORMENTATO CAMMINO DELLA NUOVA BIBLIOTECA PUBBLICA A LEGNANO

di Giuseppe Marazzini
21.07.2012

22 maggio 2008
Presso la sede del Consiglio Comunale, la Commissione Aggiudicante annunciava i risultati del concorso di progettazione europeo per la realizzazione della nuova Biblioteca pubblica del Comune di Legnano. Il progetto vincente di LOMBARDINI22 era caratterizzato da una forte integrazione della biblioteca con il parco, e riusciva a legare le due parti della città, Legnano e il cosiddetto Oltre Sempione, con un  ricco sistema di percorsi pedonali e viabilistici che aggiungevano qualità al sistema di relazioni sociali tra il centro storico e la città in espansione. La nuova biblioteca doveva sorgere su un'area in cessione al Comune, situata all'interno del Piano Integrato di Intervento (P.I.I.) "Ex Cantoni". In seguito l'area interessata è diventata un parco pubblico attrezzato, parco che in questi giorni è stato intitolato ai giudici Falcone e Borsellino.

2011
Nella fase di stesura del Piano di Governo del Territorio (PGT) l'architetto Engel, estensore del PGT, individuò nelle ex Fonderie Tosi l'area idonea a realizzare la nuova biblioteca comunale mantenendo intatta la struttura, essendo questa un raro esempio ancora esistente di archeologia industriale. Per la verità la scelta sulle ex Fonderie fu fatta per due essenziali ragioni: la prima per le buone relazioni intercorse tra l'amministrazione comunale e Finmeccanica, la seconda per le pressioni esercitate dai cittadini del quartiere San Paolo, che da tempo chiedevano un intervento che desse risalto al loro quartiere.

4 maggio 2012
Dopo che il PGT è divenuto efficace con la pubblicazione sul BURL in data 18 gennaio 2012, la giunta Vitali, con deliberazione datata 4 maggio 2012 (due giorni prima delle elezioni amministrative), ha riconosciuto nell'istanza di attivazione avanzata da Finmeccanica la sussistenza di un Piano Integrato di Intervento (P.I.I) in significativo anticipo rispetto alla scadenza prevista dalla norma (25 luglio 2012) e senza la definizione di tutti i contenuti di dettaglio.


18 LUGLIO 2012
Con delibera n. 87 la Giunta Centinaio provvede a sospendere in via cautelare le deliberazione del 4 maggio 2012 della Giunta Vitali, e avvia il procedimento per la sua revisione o revoca in via di auto tutela. Atto dovuto per riprendere in mano la situazione.

Come interpretare questo provvedimento.
E' un atto con il quale si intende ridimensionare, variando il PGT, l'utilizzazione territoriale da 0,65 mq/mq a 0,50 mq/mq?, oppure è un'azione solo per far capire che il macchinista è cambiato, e con qualche ritocco al planivolumetrico il piano Finmeccanica può proseguire?. Il rischio è alto perché la "negoziazione" dei piani urbanistici, condizione obbligatoria prevista dalla legge regionale n. 12 del 2005 -legge nefasta a mio giudizio-, permette all'operatore privato di condizionare fortemente l'amministrazione comunale, e in questo caso c'è di mezzo la nuova biblioteca che Finmeccanica farebbe a costo zero per il Comune. Se l'amministrazione Centinaio pensa che lo stabile di via Gilardelli, finora adibito a tribunale, possa essere un'alternativa valida alle ex Fonderie Tosi per insediare la nuovo biblioteca, credo che sia per ragioni tecniche che economiche, i tempi di realizzazione si allungherebbero di molto.
Comunque, al di la di come la si vede e la si pensi, l'argomento richiede l'apertura di un approfondito dibattito cittadino,  perché i cittadini di Legnano hanno il diritto di dire la loro e perché non possono aspettare altri anni di lungaggini burocratiche o ripensamenti ulteriori. 

venerdì 13 luglio 2012

FERMIAMO LA STANGATA IRPEF

Giuseppe Marazzini
13.07.2012

La Prealpina Legnano – mercoledì 11/07/2012 estratto pag.34

Marazzini annuncia subito un emendamento al bilancio. E chiede stipendio al minimo per il presidente del Consiglio

«No all'addizionale Irpef uguale per tutti»

LEGNANO - Fa subito discutere la proposta della giunta Centinaio di introdurre già nel 2012 l'addizionale Irpef allo 0,8 per cento per reperire risorse per il bilancio comunale. Proprio questa sera il documento di programmazione finanziaria sarà presentato in consiglio comunale (inizio alle 20,30 nella consueta aula del municipio) e le opposizioni sono pronte a dare battaglia con emendamenti e ordini del giorno. «In un momento di crisi economica che sta colpendo un po' tutte le famiglie - dice Giuseppe Marazzini, consigliere comunale della Sinistra - se bisognava ricorrere all'addizionale lo si poteva fare calibrando meglio il provvedimento in base alle diverse fasce di reddito.

Vero che è prevista l'esenzione fino a 15 mila euro, ma così facendo, ancora una volta, si colpiscono in modo indiscriminato i lavoratori dipendenti che pagano già fior di tasse, il così detto ceto medio-basso. Perché un conto è guadagnare 20 mila euro, un altro è guadagnarne magari 60 o 80 mila». Marazzini annuncia così un emendamento per introdurre aliquote progressive in base al reddito effettivo: «Già - aggiunge - è stata messa l'Imu sulla prima casa, se poi aggiungiamo anche l'addizionale Irpef così alta per tutti il salasso diventa veramente importante.

Proprio sull'Imu l'amministrazione dovrebbe chiedere di rivedere il criterio per cui a Legnano esiste un'unica zona censuaria da cui dipende la rendita. Ciò è penalizzante per tante famiglie che si ritrovano ingiustamente rendite altissime». Marazzini da ultimo plaude alla decisione del sindaco di dimezzarsi l'indennità di carica, ma auspica che altrettanto facciano gli assessori. Di più: proporrà un altro emendamento affinché anche il presidente del consiglio comunale si riduca lo stipendio a un quinto dell'attuale, cioè a circa 500 euro: «Propongo che i soldi così risparmiati vadano al fondo per le famiglie».
l.naz.

Scheda estrapolata dalla presentazione del bilancio di previsione 2012 del Comune di Legnano


La scelta di esentare 8000 cittadini dall'addizionale IRPEF, per un reddito annuo lordo non superiore ai 15000€, è stata una scelta obbligata perchè rappresentano solo circa l'8% dell'importo totale dichiarato nell'anno 2010 - vedi tabella -



Pagatele voi le tasse-tormentone del 2012

mercoledì 11 luglio 2012

UNA RICHIESTA DI ASCOLTO - DA MANTHOC AGLI AMICI ITALIANI

di Giuseppe Marazzini
11.07.2012

Riceviamo dal Perù e pubblichiamo
UNA RICHIESTA DI ASCOLTO - DA MANTHOC AGLI AMICI ITALIANI

UNO SGUARDO AI CONFLITTI SOCIO AMBIENTALI DI CAJAMARCA DA PARTE DEI BAMBINI E ADOLESCENTI LAVORATORI ORGANIZZATI DEL MANTHOC

Cari amici italiani,siamo i bambini e adolescenti lavoratori del MANTHOC di Cajamarca. Pensiamo che sia necessario condividere con Voi la realtà che stiamo vivendo in questi momenti nella nostra cittá e nelle comunità circostanti. La nostra regione di Cajamarca, una delle regioni più povere del Perù, con alti tassi di denutrizione infantile, morti materne e analfabetismo, ospita dal 1992 una delle piu grandi miniere d’oro del mondo, la miniera Yanacocha, che ha causato la distruzione di molte terre fertili e canali di irrigazione, laghi d’alta quota e fiumi ricchi di trote, nonché la contaminazione delle acque con mercurio, cianuro e altri elementi tossici. Nel febbraio 2010 la impresa mineraria Yanacocha presentó al governo peruviano un progetto di amplificazione della miniera, il progetto “CONGA”. Questo progetto prevede lo sfruttamento di una superficie di 2000 ettari, nei quali sono ubicati 4 laghi d’alta quota, importantissime riserve naturali d’acqua e fondamentali per alimentare le comunità circostanti. ...














¡¡AGUA SÍ, ORO NO!!
¡¡DIFENDIAMO LA VITA E L’AMBIENTE!!
¡¡ESCUCHA OLLANTA, ESCUCHA VALDÉZ, QUEREMOS AGUA LIMPIA PARA LA NIÑEZ!!

 
CHI SIAMO?
Siamo un Movimento di Bambini e Adolescenti Lavoratori figli di Operai Cristiani (Movimiento de Adolescentes y Niños Trabajadores Hijos de Obreros Cristianos – MANTHOC), un’ organizzazione che lavora in Perù da 32 anni e che vuole contribuire con le sue azioni ad incrementare il protagonismo attivo ed organizzato dei NATs - Niños, Niñas y Adolescentes Trabajadores, Bambini/e Adolescenti Lavoratori – per poter esercitare i nostri diritti e così migliorare la nostra condizione di vita, alla ricerca di una società più giusta, più incentrata nelle necessità umane e più coinvolgente.
 
Per poter diventare persone migliori sviluppiamo le nostre capacità e i nostri valori tramite azioni educative, organizzate ed evangeliche.  All’interno di MANTHOC siamo piú o meno 3000 NATs, organizzati in gruppi e in comunitá in 27 diverse localitá, corrispondenti a 13 delle 24 regioni peruviane.  Siamo parte della Chiesa Cattolica e portiamo il messaggio di Cristo in ogni nostra azione e nelle nostre preghiere.

Ci siamo organizzati per rispondere ai problemi della discriminazione ed emarginazione dei NATs, valorizzando le nostre capacità ed i nostri sforzi per poter contrastare la povertà con il nostro lavoro, per poter aiutare le nostre famiglie e andare a scuola. Metà della giornata studiamo, mentre l’altra metà la dedichiamo al nostro lavoro.  Lottiamo contro lo sfruttamento e le condizioni a rischio in cui solitamente si svolgono le funzioni lavorative di molti bambini e adolescenti nel nostro paese e nel mondo. Valorizziamo il lavoro dei bambini e degli adolescenti lavoratori esercitato in condizioni adeguate e che contribuisca all’apprendimento, alla socializzazione e allo sviluppo di ognuno di noi.

Lo Stato e la società non priorizzano i problema dei NATs per quello che riguarda l’accesso alla salute, ad una educazione di qualità e all’alimentazione. Il MANTHOC parte da una visione critica del problema e da lì vuole contribuire affinchè si applichino politiche sociali che appoggino i NATs e l’infanzia in generale.  Siamo accompagnati da adulti, che sono i nostri collaboratori, con loro abbiamo una relazione rispettosa e orizzontale, loro ci valorizzano come persone e ci orientano nel nostro percorso di vita e nell’organizzazione come NATs.

giovedì 5 luglio 2012

La Rete è un trucco. Tutti i rischi della democrazia dal basso

di Giuseppe Marazzini
05.07.2012


Per chi vuole approfondire il nuovo concetto di “democrazia della rete” detta anche impropriamente “democrazia dal basso”, riportiamo qui sotto un interessante articolo di Carlo Vulpio, apparso su La Lettura – Corriere della Sera del 1/7/2012. L’autore partendo da una recente intervista rilasciata da Beppe Grillo a un giornale israeliano, spiega sinteticamente ma chiaramente tutti i trucchi della rete, i suoi falsi utenti, i provocatori, i manipolatori e soprattutto tutti i rischi della cosidetta “democrazia dal basso”. Da leggere.
Sullo stesso argomento, linkato anche un altro valido e interessante articolo da e di Michele di Salvo dal titolo - Chi c’è dietro Beppe Grillo e il suo “movimento”.

 
La Rete è un trucco.Cosa insegna la recente intervista di Grillo a un giornale israeliano. Falsi utenti, provocatori, manipolatori. Tutti i rischi della democrazia dal basso.

Tutto sommato dobbiamo esser grati all’esplosione pervasiva della «realtà virtuale», perché può farci tornare a capire e ad apprezzare la indispensabilità della «realtà reale». Soprattutto in quella parte della sfera pubblica – la politica – in cui si vuol dare a credere che la Rete e tutto ciò che è virtuale sia la Verità, la Luce, la Via, e dunque sia sinonimo di migliore democrazia, più ampia partecipazione, vera trasparenza, perfetto meccanismo di checks and balances, controlli e contrappesi. Quando invece è vero tutto il contrario.
Questa convinzione – che tuttavia non è il frutto di una furia iconoclasta anti Internet, quanto piuttosto della disillusione di chi in buona fede aveva creduto in un sogno – si sta radicando con sempre maggiore forza non solo tra gli spiriti più critici e gli studiosi più attenti e disinteressati della Rete (Evgeny Morozov, Andy Clark), ma anche tra quegli stessi «evangelisti del web» (come Jaron Lanier) della Silicon Valley, che all’inizio degli anni Novanta sognarono un cambiamento molto simile a una rivoluzione che avrebbe rinnovato, in meglio, il mondo e che oggi si trovano ad assistere a una eterogenesi dei fini di certo prevedibile e già vista, ma forse ancora reversibile.

Per chiarire, partiamo da un esempio concreto, di cui in questi giorni si è parlato molto. L’intervista del quotidiano israeliano Yediot Ahronot a Grillo. Il comico-politico genovese, tra le altre cose, ha detto: «Tutto quel che in Europa sappiamo su Israele e Palestina è filtrato da un’agenzia internazionale che si chiama Memri. E dietro Memri c’è un ex agente del Mossad». Libero ognuno di credere o no alle parole di Grillo, o alla verginità dell’informazione. Per alcuni, come il sito Iran Italian Radio, «Grillo smaschera la disinformazione su Iran e Siria», per altri scivola nel pantano dei soliti luoghi comuni. In entrambi i casi, la questione fornisce un ottimo spunto alla domanda che qui interessa di più: visto che Grillo conosce così bene chi «filtra» l’informazione sul Medio Oriente, potrebbe finalmente illuminarci anche su chi «filtra» ciò che viene pubblicato sul suo blog, che nel mondo www, il World Wide Web, è annoverato tra i primi cento blog più letti e più influenti?

No, Grillo non lo farà. E non è questione di chi c’è dietro di lui – se un’altra Memri o cosa -, ma di chi c’è davanti. E davanti, oltre al team di bocconiani e manager che lo governa, guidato dai fratelli Gianroberto (il capellone con la cravatta) e Davide Casaleggio, grandi esperi di e-commerce, c’è la Religione della Noosfera, che suonerà anche un po’ macabro, come Nosferatu, ma, secondo la definizione di Lanier, è «il cervello collettivo formato dalla somma di tutti gli individui connessi a Internet». Insomma, c’è il famoso «popolo della Rete», la folla che, celandosi dietro l’anonimato e lo pseudonimato, credendosi libera ed essendo invece schiava (del totalitarismo cibernetico, del «maoismo digitale»), «posta» i propri commenti sul blog del Grillo, che così diventa il Nuovo Oracolo di Delfi, l’Intelligenza e la Coscienza Collettiva, il Testo Sacro. Anzi, l’Unico Testo Sacro. Come in una teocrazia medioevale. Come in Iran. E come in una teocrazia, cassa i commenti sgraditi e scomunica gli eretici. E fa largo ricorso ai fake (utenti dalla falsa identità che orientano la discussione), ai troll (utenti che intervengono per provocare gli interlocutori o avvelenare il dibattito) e agli influencer (utenti che appunto influenzano gli altri).

Il funzionamento di questo meccanismo è ben spiegato proprio da Davide Casaleggio in «Tu sei rete», un manuale pubblicato nel 2008 che va letto con attenzione se si vuol capire di che cosa stiamo parlando. Qui, la teorizzazione delle regole dell’e-commerce e la visione della Rete come Intelligenza Collettiva applicate al «prodotto» politico fanno impallidire tutti i discorsi sulla capacità di persuasione, occulta e non, delle tv commerciali. Qui, ciò che conta è saper innescare il viral marketing, il messaggio contagioso che attraverso gli influencer e i fake deve raggiungere le persone. Qui, ciò che conta è il tipping point, «il momento in cui l’innovazione inizia a essere adottata dalla massa: è questo il momento in cui tutto cambia». Qui, ciò che conta è poter dire alla fine: zitti tutti, lo ha detto la Rete. La fonte di democrazia suprema. Poco importa se poi quella Rete non esiste e quella che viene spacciata per iperdemocrazia dal basso è una democrazia rovesciata, cioè una illusione di democrazia, che procede dall’alto verso il basso, come il «centralismo democratico» dei partiti comunisti (il comitato centrale nominava la direzione e questa i membri dell’assemblea, anziché il contrario). Poco importa, infine, se l’intera realtà e quindi anche gli esseri umani sono considerati soltanto un unico, grande sistema informativo, una Rete di reti – questo il nuovo dogma – in cui ciò che rileva sono i numeri, la folla, anzi l’ideologia della folla, disancorata dalla realtà reale perché ormai completamente e fideisticamente immersa in quella virtuale. La stessa «realtà» che viene propagandata come la più idonea a sventare truffe e inganni (e in parte è anche vero), quando invece i più grossi disastri finanziari – per esempio i casi Enron e Long Term Capital Management – sono stati resi possibili proprio grazie all’uso di grandi reti di computer.

E che dire degli attacchi informatici e delle manipolazioni di ogni tipo da computer remoti, che possono falsare, modificare, inventare o annullare qualunque cosa? Il caso raccontato da Lanier in «Tu non sei un gadget» (Mondadori, 2010) è davvero inquietante: nel 2008, alcuni ricercatori delle università del Massachusetts e di Washington misero a punto un sistema per spegnere da remoto un pacemaker, e così uccidere la persona che lo portava, attraverso la tecnologia della telefonia mobile. Folle. Incredibile. Eppure, poiché consustanziale al Dogma Digitale, nessuno ha fiatato. Nemmeno un colpo di tosse. Un altro caso, molto più comune, è il voto che il carpentiere Arcangelo Cappiello, che ha la doppia cittadinanza italiana e americana, ha dato via Internet a Obama alle ultime elezioni. Obama ha vinto, ma Arcangelo dice che non saprà mai se il suo voto è effettivamente andato al presidente in carica. Basta un black out, vero o ad arte, e addio trasparenza del suffragio universale. Ecco, per la democrazia, quella cosa di una testa un voto, meglio la scheda. Sì, proprio quella di carta, che poi si può andare a controllare. E che ha anche un suo odore. L’unico senso tra i cinque che nessun software è riuscito (e forse mai riuscirà) a riprodurre.
Carlo Vulpio
Corriere della Sera, La Lettura, 01/07/2012

Chi c’è dietro Beppe Grillo e il suo “movimento” - da e di Michele Di Salvo