lunedì 22 febbraio 2016

IN RICORDO DI UMBERTO ECO

di Giuseppe Marazzini
22.02.2016

Umberto Eco e Paolo Poli a “Babau”: duetto fenomenale sul conformismo. 
Nel 1970 la Rai produsse un programma dal titolo Babau condotto da Paolo Poli che si proponeva di tratteggiare alcuni vizi degli italiani. La puntata in cui l’attore ospitò Umberto Eco era dedicata al conformismo e venne trasmessa solo sei anni dopo perché la Rai dell’epoca annullò la messa in onda di Babau ritenendola «inopportuna». Da vedere e gustare.

venerdì 19 febbraio 2016

CENTINAIO CADE SULLA LINEA CADORNA

di Giuseppe Marazzini
19.02.2016

Nella tardiva commissione sul Cadorna, convocata dopo l’affidamento dei lavori, abbiamo visto un sindaco piccolo piccolo arrampicarsi sui vetri nel tentativo di tamponare una situazione sfuggitagli di mano. Ammettendo la fretta avuta nelle procedure, dicendo qualche bugia ed assumendosi la responsabilità di una cattiva informazione sulla vicenda, il sindaco non ha fatto altro che ammettere un vizio ormai abituale di questa amministrazione, un vizio che si sta ripetendo fin troppo e che rivela un carattere intrinseco della loro forma mentis: il vizio di disinformare, e la disinformazione è la morte della partecipazione attiva dei cittadini.

Per sua stessa ammissione, il sindaco se n’è fatto un baffo delle osservazioni, dei consigli e delle critiche, buone o cattive che fossero, ed è andato avanti per la sua strada. Eppure qualche dritta gli era arrivata:“Attenzione che il Cadorna è il tratto finale della SP12 e del viale Toselli, non è una semplice via cittadina!”.

Come si può intervenire sul Cadorna senza pensare a cosa succederà sul Toselli e sul Sempione e senza un parere almeno consultivo dei Comuni limitrofi, Cerro Maggiore e San Vittore? Un momento per un contradditorio partecipativo in vista del progetto definitivo il Sindaco doveva trovarlo, invece ha preferito dare la caccia ai fantasmi e ai “falsi profeti”, se mai sono esistiti. Penso che sulla linea Cadorna finisca la parabola politica di Centinaio e il suo sogno di “Patron” dall’Altomilanese.

In commissione i tecnici non hanno fornito dati certi per capire come verrà trasformata la viabilità del viale. Verrà ridotta la larghezza dello spartitraffico centrale dai 2 m previsti a 1,50/1,20 m, confermando i pali per l’illuminazione al centro del viale. È stata confermata una corsia unica con la possibilità di transito in doppia fila, come da simulazione presentata, ma non è stata fornita la misura della carreggiata utile, al netto dei margini di sicurezza laterali. La simulazione dà sì la percezione che si possa viaggiare in doppia fila come avviene attualmente, ma non sarà così: ci sarà la possibilità di sorpassare lasciando alla perizia del conducente l’evitare impatti laterali e sarà ad alto rischio il transito delle moto e delle biciclette.

La carreggiata sarà molto probabilmente di 5,30 m; quella utile di transito, al netto dei margini di sicurezza laterali (60 cm), dovrebbe essere quindi di 4,70 m. Tenuto conto dello spazio fra i due mezzi, basta poco per capire che la marcia in doppia fila può avvenire con auto di dimensioni contenute. Due utilitarie affiancate, da deflettore a deflettore, hanno, infatti, una larghezza poco meno di 4 m, quindi fra un auto e l’altra ci sono 70 cm di spazio di manovra. Ovviamente, man mano che le dimensioni dei mezzi aumentano lo spazio centrale diminuisce sempre più, fino ad esaurirsi per i mezzi pesanti e i bus; due bus affiancati, ad esempio, raggiungono una larghezza, esclusi i deflettori, di 5,10 m, andando oltre i limiti di sicurezza della carreggiata. Anche nel caso di affiancamento di un’ambulanza (larghezza 2,050 m) con un bus (larghezza 2,550 m), lo spazio di manovra è limitatissimo.

Inoltre la riduzione della velocità, 40-45 km/h di media, verrà ottenuta mediante un impianto semaforico sincronizzato che accompagnerà un “plotone” di auto di tratto in tratto, la cosiddetta “onda verde”. Secondo i tecnici questa modalità eviterà code e produrrà benefici ambientali: meno rumore e meno polveri sottili. La debolezza del pensiero tecnico, in questo caso, è dare per scontato che le auto siano state appena sfornate dalle catene di montaggio, che i conducenti siano dei robot e che tali condizioni non siano soggette a mutazioni.

Altri dubbi andrebbero chiariti, in ogni caso non si esclude che prima del prossimo Consiglio Comunale la minoranza convochi un Consiglio straordinario per discutere e votare la mozione inerente alla vicenda, con la quale si chiede la sospensione del progetto.



sabato 13 febbraio 2016

PISAPIA? TRA PARENTESI

Giuseppe Marazzini
13.02.2016

PISAPIA? TRA PARENTESI
di Luca Beltrami Gadola
Arcipelago Milano – 9 febbraio 2016

L’ultima passerella della compagnia di giro “Primarie a Milano” al Teatro Elfo Puccini domenica notte mi ha ricordato un famoso Re Lear del Piccolo Teatro, primi anni ’70, se ricordo bene: indimenticabile regia di Strehler. Shakespeare non si era risparmiato nulla in fatto di eredità, tradimenti, ambiguità. Dopo essersi detti di tutto e di più in scena, gli attori vennero al proscenio sorridenti a chiedere il meritato applauso. Ci fu. Così anche all’Elfo Puccini.

Con quell’applauso si è chiusa dunque la parentesi della Giunta Pisapia. Un vero “tra parentesi” che prima ci ha fatto sperare, poi sospirare, poi rassegnare: una sorta di primavera araba alla milanese. Ora il passato ritorna e presenta il conto: scegliere tra un ex manager di Gabriele Albertini e un ex manager di Letizia Moratti. Chi sperava che i cinque anni del mandato di Pisapia a Milano fossero sufficienti per far crescere una nuova classe dirigente politica e civile si è sbagliato, meglio, ci siamo sbagliati: Milano, città dell’innovazione, della ricerca, della modernità è politicamente torpida, anchilosata, priva di coraggio. La consapevolezza che la giunta uscente non avesse realizzato che una piccola parte del programma elettorale di Pisapia, realtà inoppugnabile, unita al visibile sfaldarsi del disegno originario frantumato dai dissidi interni e dalle reciproche rivalse, ha consolidato la scelta romana di un candidato per Milano, fatta a Roma col solo obbiettivo di vincere, qui salvificamente accolta da una platea attratta da un successo passeggero.

L’opzione “manager” mi ha sempre lasciato perplesso. Vorrei proprio che chi la sostiene rispondesse a una mia domanda: se il 6 maggio 2013, quando l’allora Presidente del Consiglio Enrico Letta lo nominò commissario unico delegato del Governo per l’Expo, avessimo saputo che Sala sarebbe stato destinato a diventare sindaco di Milano, come avrebbe reagito la città? So già la risposta: domanda oziosa e ininfluente. Ha dato buona prova di sé e dunque ci sta bene, ora.

Manager, certo. Ha portato al successo il prodotto della sua società, Expo 2015 spa, un prodotto non certo innovativo – ha numerosi precedenti anche di successo -, alla cui ideazione non ha potuto collaborare se non per gli aspetti realizzativi finali. Non vi è stata nemmeno innovazione di processo, perché l’innovazione di processo – i poteri del commissario – non è innovazione ripetibile, certo per un sindaco. E’ stato un manager abile e affidabile di una azienda monoprodotto per tipo e quantità. Bravo. E come sindaco?

Molti dei suoi sostenitori che vengono dal mondo delle aziende queste cose le sanno ma, acriticamente, hanno operato un transfert che lascia perplessi e conferma il torpore politico della classe dirigente milanese.

Brutalmente possiamo dire che si ricomincia da dove ha finito Letizia Moratti, alla quale dobbiamo Expo, Piazza Gae Aulenti, la linea 4 della MM, CityLife. Non è scandaloso certo che una amministrazione prosegua quello che era già iniziato ma la mancanza di qualsiasi tentativo di attenuazione degli aspetti più stridenti di quelle operazioni, o le modeste varianti per il PGT, danno da pensare per il futuro. Di realmente nuovo poco c’è stato, maggior attenzione al sociale e all’imprenditoria giovanile ma di sicuro l’atmosfera.  La squadra sarà sempre quella anche se l’atmosfera si è disciolta?

Tempo fa scrivevo che Giuliano Pisapia aveva liberato Milano e le aveva fatto riscoprire la possibilità di fare: sembra che una parte dei milanesi non sappia usare bene la riconquistata libertà. Comunque acqua passata.

Di pessimismo però non si campa e, come ci ricorda sempre il premier Renzi, il gufismo non deve dilagare e noi non lo lasciamo dilagare; da qui alle amministrative forse c’è qualcosa ancora da fare: non si riuscirà a raddrizzare le gambe al cane ma almeno mettergli un guinzaglio sì.

Luca Beltrami Gadola