01.02.2016
Oneri di urbanizzazione: il tossicodipendente cambia la droga…
di Alessandro Mortarino
SALVIAMO IL PAESAGGIO difendiamo
i territori – 16 gennaio 2016
Mi scuso, ma non riesco a
trovare nessuna altra immagine più adatta per commentare la decisione del
Governo Renzi – donataci a fine anno, all’interno della legge “omnibus” di
Stabilità – a proposito degli oneri di urbanizzazione e al loro utilizzo da
parte dei nostri Comuni.
Il 31 dicembre scadeva
l’ennesima proroga e ci attendevamo un decreto che andasse, finalmente, ad
annullare la possibilità di destinare le somme versate da chi realizza un
intervento edilizio per sostenere la spesa corrente delle magre casse comunali
(anziché essere correttamente riservate alle sole effettive opere di
urbanizzazione). Il Governo ci ha regalato una bizzarra “polpetta
avvelenata” da cui traiamo la consapevolezza che gli oneri di urbanizzazione
non potranno più essere utilizzati per la “spesa corrente” del Comune,
ma solo per “spese di manutenzione ordinaria del verde, delle strade e del
patrimonio comunale, nonché per le spese di progettazione delle opere pubbliche”
…
Sembrerebbe la norma che tutti
desideravamo. Ma, a ben leggere il testo della legge di Stabilità, la
nostra gioia dura pochi istanti, in virtù anche di questa affermazione,
discretamente sibillina, presente all’interno dei suoi 999 commi (ci riferiamo
al comma 737 dell’art. 1 della L. 28/12/2015 n. 208): “… possono essere
utilizzati per una quota pari al 100 % per le spese di manutenzione ordinaria
del verde, delle strade e del patrimonio comunale, nonché per le spese di
progettazione delle opere pubbliche“.
La nuova disposizione prevede,
insomma, che i proventi “possano essere utilizzati”, ma non
necessariamente che “debbono essere utilizzati” per gli scopi indicati.
In parole semplici, significa che lo Stato centrale ha deciso di non
decidere e di lasciare ai Comuni il potere di stabilire come e dove utilizzare
i denari freschi che chi intende costruire verserà nelle casse comunali. Fino, addirittura, al 100 % della somma
incassata con gli oneri di urbanizzazione mentre, attualmente, vi era un limite
al 75% del totale, che per i due terzi (il 50% del totale) potevano coprire
in maniera indistinta le spese correnti del Comune e per il restante 25% le
spese di manutenzione ordinaria del verde, delle strade e del patrimonio
comunale.
In virtù di questa decisione,
nel 2016 e 2017 tutta la liquidità incassata dagli enti locali attraverso gli
oneri di urbanizzazione potrà quindi essere spesa al di fuori dell’ambito di
intervento edilizio relativo. Facile prevedere che un nuovo quartiere, una
nuova lottizzazione, un nuovo centro residenziale non vedranno interventi da
parte dei Comuni, poiché le somme incassate potranno essere utilizzate per
altro, anche se non più per il funzionamento dell’intera macchina comunale
(ad esempio stipendi e servizi primari ai cittadini).
Per “le spese di
progettazione delle opere pubbliche“, invece, sì! Dunque in maniera diretta
per la realizzazione di infrastrutture, nuovi interventi sulla viabilità,
tangenziali e chi più ne ha più ne metta.
Il “Sole 24 Ore” così commenta:
«Di certo non sarà difficile trovare la richiesta corrispondenza tra entrate
e uscite, perché sotto la voce “manutenzioni del patrimonio” vi può rientrare
pressoché tutto, dall’illuminazione pubblica all’edilizia scolastica, dagli
automezzi agli edifici in genere».
Resta per noi positivo,
certamente, il fatto che gli Enti locali non potranno più finanziare l’intera “macchina
comunale” con il denaro fresco incassato attraverso gli oneri di
urbanizzazione. Ma lo spazio decisionale lasciato ora in mano ai Comuni
è pericoloso, sbagliato, pura eutanasia. Che provocherà enormi guai e non
intacca il vero nodo del problema: il flusso di cassa fa (ancora e sempre)
“gola” ai Comuni, che continueranno ad essere “costretti” a svendere ulteriori
porzioni di territorio libero pur di finanziarsi. E gli enormi stock di edifici
vuoti, sfitti, non utilizzati resteranno – immobili … – a puntellare le nostre
sempre più desolate città.
Nei prossimi anni, quindi, sarà
ancora più necessario che in ogni Comune i cittadini si impegnino a “decifrare”
i bilanci consuntivi e previsionali del loro ente locale e ingaggino una
concreta battaglia o una vera alleanza finalizzata ad azzerare preventivamente
costi inutili, sprechi, disutilità, proponendo alternative.
Il nostro tossicodipendente ci
aveva giurato che quello di ieri sarebbe stato il suo ultimo “buco”. In
realtà ha solo smesso di prepararsi la siringa con la sua solita “roba”,
sostituendola con un’altra sostanza. Probabilmente ancora più micidiale. Il
pusher è sempre lo stesso: lo Stato/Parlamento che mette a disposizione del
tossicodipendente (il nostro Comune) norme che gli consentono di drogarsi ed
acquistare la “roba” (risorse finanziarie da mettere in circolo per alimentare
e sostenere la spesa corrente, svendendo il territorio …).
E il Comune ha ora una nuova
norma dietro cui salvaguardarsi per evitare guai …
(Per chi volesse conoscere un po’
meglio la “storia” dell’utilizzo degli oneri di urbanizzazione, rimandiamo a
questa sintetica traccia:
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