mercoledì 26 settembre 2012

Soldi spesi bene?

di Giuseppe Marazzini
26.09.2012

Il Sindaco ha scelto come dirigente organizzativo il dottor Livio Frigoli con l’incarico principale di attuare il programma politico dell’amministrazione. Indiscutibilmente una figura politica locale molto blasonata. Nessun colpo di scena, il Sindaco, infatti, a inizio procedura aveva già ben chiaro che l’incarico l’avrebbe affidato a Frigoli. L’assegnazione è arrivata al termine di una selezione alla quale hanno partecipato 20 candidati. Ma che è servito fare un bando che è costato lavoro e soldi pubblici per arrivare a una decisione che già tutti i dipendenti comunali conoscevano? E poi, non sono forse il Sindaco e i suoi assessori i migliori garanti del proprio programma politico?

Il contratto durerà fino alla cessazione del mandato elettivo del Sindaco e il compenso annuale lordo di questa funzione dirigenziale costerà alle casse comunali qualcosa come 100 mila euro lordi all’anno e forse più (precedentemente chi svolgeva le stesse funzioni aveva un compenso di 113 mila euro lordi annui). Non era forse il caso, per dare un segnale di rottura con la precedente amministrazione,  assegnare ad un assessore o a un funzionario comunale il compito di coordinatore del programma di mandato e destinare questi soldi per il sociale o per diminuire l’IMU?

È utile anche fare una riflessione di carattere generale su procedure che solo formalmente sono rispettose della trasparenza. La legge prevede che la scelta finale di questo dirigente sia effettuata dal Sindaco. Occorre però, sempre per legge, seguire una procedura:  bisogna fare un bando di concorso con il quale si ricevono i curriculum degli interessati, poi viene nominata una commissione esaminatrice che dopo un primo screening sottopone una rosa ristretta di nomi al sindaco, il quale appunto opera la scelta finale. Così sembra sia stato fatto a Legnano: tutto formalmente perfetto.

Beh, certo, poi fra la forma e la sostanza c’è sempre un certo margine di discrezione, e così può capitare che in questo margine si intrufolino fatti un po’ curiosi: ad esempio può capitare che quando ancora la commissione esaminatrice non è nemmeno stata nominata, il titolare di uno dei 20 curriculum presentati si faccia già dei giretti in Comune, giusto per fiutare l’aria, e per capire come funziona la macchina...  Può capitare anche che poi il candidato in questione sia proprio quello prescelto: ha i titoli, per carità, e certamente  il fatto che sia da sempre amico del sindaco è solo una pura coincidenza, tale certamente da non inficiare la correttezza formale dell’intera operazione...

Chissà se i 19 candidati esclusi, venuti a conoscenza che il prescelto bazzicava le stanze del Comune ben prima che la “selezione” venisse fatta, si sono sentiti un po’ presi in giro? Caro Sindaco, se vuole cambiare prassi politica, la cambi veramente, le mosse alla “Ninì Tirabusciò” non incantano più nessuno.

mercoledì 19 settembre 2012

Legnano - Consiglio comunale di giovedì 27 settembre 2012 - Due interrogazioni che verranno presentate dal Consigliere comunale Giuseppe Marazzini

di Giuseppe Marazzini
19.09.2012

Di seguito le due interrogazioni presentate dal Consigliere comunale Giuseppe Marazzini di Sinistra Legnanese, e che verranno discusse nel prossimo Consiglio comunale di giovedì 27 settembre 2012. La prima tratta l'argomento della "Città Metropolitana" , la seconda dell'inceneritore della "Elcon" a Castellanza. Per entrambe si chiedono chiarimenti e approfondimenti sulle decisioni prese in merito dall'amministrazione legnanese.


Alla c.a.
del Presidente  del Consiglio Comunale di Legnano
e degli Assessorati competenti

 Oggetto: interrogazione in merito alla “Città metropolitana”.

Recentemente sulla stampa locale sono apparsi interventi, dichiarazioni, prese di posizione in merito alla costituzione della futura “Città metropolitana”.
Il personaggio politico più attivo su questo versante pare essere il sindaco di Busto Arsizio che nelle sue dichiarazioni fa sapere che ha consultato anche il sindaco di Legnano per un eventuale accordo politico teso a realizzare un macro territorio che tenga insieme il basso varesotto e l’alto milanese, con statuto proprio, organismi propri ed esigenze proprie.
Qualcuno la chiama già “città Malpensa”.
Sempre dalla stampa si viene a conoscenza che dal 17 settembre al 10 ottobre ci saranno diversi appuntamenti istituzionali per definire il pacchetto delle proposte da sottoporre, attraverso la Regione, al governo centrale.
Il 13 di ottobre il Governo riordinerà le provincie sulla base delle proposte regionali.
Nel crono programma si prevede che il 27 settembre, nella stessa serata, dovrebbero essere convocati contestualmente i consigli comunali di Busto Arsizio, Gallarate, Legnano e Saronno per votare un delibera identica che esprima una scelta unitaria.

In relazione a quanto sopra e in assenza di dichiarazioni pubbliche da parte dell’Amministrazione comunale e visto le implicazioni economiche, sociali e culturali che il riordino dell’assetto territoriale comporterà, si chiede di sapere quanto segue:

1.     se l’Amministrazione comunale ha già trattato con i Comuni citati in premessa un delibera unitaria riguardante la futura “Città metropolitana” e la data per il voto;
2.     se l’Amministrazione comunale ha già sviluppato una proposta autonoma riguardante la collocazione di Legnano nel contesto della futura “Città metropolitana”;
3.     se l’Amministrazione comunale ha già previsto, dato i tempi strettissimi, un calendario di incontri istituzionali e sociali per discutere delle diverse idee di “Città metropolitana”;
4.     se l’Amministrazione comunale intende proporre la città di Legnano quale “capitale” dell’altomilanese nell’ambito della “Città metropolitana”.

Sinistra Legnanese

Legnano, 19.9.2012

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Alla c.a.
Del Presidente del Consiglio Comunale di Legnano
E degli Assessorati competenti

Oggetto: interrogazione riguardante la questione “Elcon”.

I motivi per cui bisogna dire no all’inceneritore proposto dalla società Elcon nel sito della ex Montedison di Castellanza sono ben noti.
Il comitato “ValleOlonaRespira” ha più colte elencato i punti critici della proposta, se ne richiamano alcuni:
1.     gli effluenti emessi sono tossici e nocivi e andrebbero ad aggravare il già compromesso stato dell’aria che respiriamo;
2.     transiterebbero, anche sul territorio di Legnano, 30/40 autocisterne;
3.     le acque di scarico, convogliate al depuratore di Olgiate Olona già al limite della propria capacità di trattamento, non farebbero che aggravare lo stato del fiume Olona.
Il servizio ambiente del comune di Legnano alla prima conferenza dei servizi sulla questione, tenutasi il 19 luglio u.s., ha espresso parere contrario alla realizzazione dell’impianto fermo restando il rispetto delle procedure previste dalla legge in materia di bonifica, di contenimento acustico e di monitoraggio continuo delle emissioni in atmosfera.

Il 6 settembre u.s. si è effettuato il sopralluogo presso l’ex Montedison di Castellanza così come previsto dalla conferenza dei servizi, a tale sopralluogo ha partecipato anche il sindaco di Legnano, dimenticandosi di invitare almeno qualche consigliere comunale del proprio comune, al contrario hanno fatto altri sindaci della zona.

In relazione a quanto sopra si chiede di conoscere quanto segue:

1.     quali sono state le problematiche emerse dal sopralluogo e le decisioni prese con gli altri sindaci;
2.     se il parere contrario del comune di Legnano alla costruzione dell’impianto rimarrà tale fino alla fine della procedura.

Sinistra Legnanese

Legnano, 19.12.2012

venerdì 14 settembre 2012

La foto che non piace a Bersani e al PD

Giuseppe Marazzini
14.09.2012

A ottobre parte la campagna di raccolta firme per i due referendum – uno per ripristinare l’articolo 18 com’era prima della riforma Fornero, l’altro per eliminare le norme sulla contrattazione collettiva inserite dal governo Berlusconi. I promotori dei due referendum, da sinistra a destra, si riconoscono: Nichi Vendola (SEL), Antonio Di Pietro (IDV), Angelo Bonelli (Verdi), Paolo Ferrero (Rifondazione Comunista), Oliviero Diliberto (Comunisti Italiani). Questa è la sinistra unita che vogliamo!

lunedì 10 settembre 2012

Gli squali dell'Emporio Ambrosetti

il manifesto 9 settembre 2012 
di Alessandro Robecchi

I banchieri, gli imprenditori, i finanzieri, i geni dell'economia di mercato e gli altri guru del disastro riuniti al famoso Workshop Ambrosetti vorrebbero un governo Monti-bis. E' come se la vasca dei pescecani dell'acquario di Genova votasse «Lo squalo» per la nomination all'Oscar. Ora, io non so cosa vende esattamente l'Emporio Ambrosetti elegantemente allestito a Cernobbio. Probabilmente vende previsioni macroeconomiche sul futuro del mondo. Una merce piuttosto deperibile, a giudicare dalle previsioni passate. Basta scorrere la rassegna stampa delle ultime edizioni per farsi quattro risate: «Imprenditori e banchieri: torna l'ottimismo», titolava il Corriere nel 2010. E Il Sole 24 Ore nel 2009: «Ritorno alla crescita tra due anni». E Tremonti nel 2008: «Lo sviluppo è anche il nucleare».

E Il Messaggero nel 2010: «Meno tasse per il rilancio». E Mario Monti nel 2008: «L'UE allargata è più sicura». Insomma, ne avessero azzeccata una che è una, anche per sbaglio, anche per caso, per culo, per avventura o per la legge dei grandi numeri. Invece: niente. I giornali che seguono l'evento come se fosse una riunione di infallibili sciamani ebbri di peyote, continuano a registrare quelle previsioni come oro colato e a usare frasi come «Gotha dell'economia» e «Salotto buono della finanza». I nomi, più o meno, sono sempre quelli: i grandi banchieri sono sempre loro, gli illuminati imprenditori pure, gli astuti finanzieri sono sempre gli stessi, i geniali economisti anche, e al massimo può succedere che qualche banchiere si ripresenti in veste di ministro, o qualche professore coi i galloni di premier. Chissà, forse è all'Emporio Ambrosetti che si avvera il famoso miracolo italiano. Perché anche chi vive dando i numeri del Lotto ogni tanto è tenuto ad azzeccarne uno. Persino nelle tribù del Borneo lo sciamano viene cacciato dopo aver sbagliato troppi vaticinii. A Cernobbio no: tutti aspettano con ansia, annuendo, le nuove mirabolanti previsioni del «Gotha dell'economia». Fossimo sani di mente, dovremmo annuire anche noi. E poi fare esattamente il contrario.

venerdì 7 settembre 2012

«A Legnano c'è bisogno di una Casa della Donna»

Giuseppe Marazzini
07.09.2012

Il Giorno Legnano 2 settembre 2012
Il progetto approda in Consiglio nei prossimi giorni
INTENTO BIPARTISAN A volerla è sia La minoranza della Sinistra sia L'assessore Francesca Raimondi

«UN LUOGO d'incontro totalmente aperto alle testimonianze delle donne che vivono quotidianamente realtà difficili e talvolta sommerse, un modo per raccogliere spunti capaci di indirizzare le politiche del Comune in questo campo»: è così che Giuseppe Marazzini, consigliere comunale della Sinistra Legnanese, interpreta il senso della "Casa della donna", progetto che dovrà diventare un punto di riferimento per le donne legnanesi e per le loro problematiche. L'appuntamento è in questi primi giorni di settembre, quando si metteranno i primi mattoni di questa "casa virtuale: «Il primo passo sarà, all'indomani della formazione della commissione Pari opportunità, l'approdo del progetto in commissione e un primo incontro in cui si comincerà a dare voce alle donne legnanesi. Si, perché mi viene da sorridere pensando che sole poche settimane fa delle donne di questa città si è parlato solamente per mettere in primo piano una presunta statistica da cui emergerebbe, a dare credito ai numeri di un noto sito di incontri, che Legnano sarebbe la capitale della trasgressione ... Giochi d'estate evidentemente, ma la realtà, quella vera, è ben più cruda».

La premessa che Marazzini metteva al suo ordine del giorno sull'istituzione della Casa della donna sono i tanti episodi di violenza che la cronaca registra anche a Legnano e che vedono al centro proprio le donne: «E questa è solo la punta dell'iceberg, perché lo spettro di problematiche che vedono coinvolte le donne è particolarmente ampio. Io credo che questo sia stato un passo necessario, perché guardandomi intorno non ho trovato strutture su base locale capaci di affrontare una realtà così drammatica, in grado di offrire ascolto e sostegno. Per questo sono convinto che esista la necessità di costruire un percorso che porti a consolidare una struttura capace di assolvere a questo compito. E il percorso non può che partire dall'ascolto aperto a tutte le donne che, con un punto di riferimento istituzionale, possono testimoniare le difficoltà di questa realtà e offrire gli spunti necessari».

«L'assessore alle pari opportunità, Francesca Raimondi, ha fatto cenno, in occasione della discussione dell'ordine del giorno, a un progetto che l'amministrazione comunale starebbe già preparando sull'argomento, conclude Marazzini, e dunque attendo di poter confrontare con loro la mia idea. Mi auguro solo che dal confronto emerga un percorso concreto e a iniziative da mettere in campo con rapidità».

SPUNTO DI RIFLESSIONE I TANTI EPISODI DI VIOLENZA CHE ANCHE NELL'ALTOMILANESE HANNO AVUTO PER VITTIME LE DONNE
FATTI RECENTI LA MORTE ALL'INIZIO DELL'ESTATE DI STEFANIA CANCELLIERE HA SCOSSO LE COSCIENZE
Paolo Girotti

mercoledì 5 settembre 2012

Fascista no, è il Funari del web

Giuseppe Marazzini
05.09.2012

Il Manifesto – 29 agosto 2012 
di Daniela Preziosi

Freccero: è una parola che da anni nessuno più pronunciava, lì per lì ho esultato «Bersani sbaglia. Quel comico è l'«A bocca aperta» della rete, dove ormai la critica esplode dopo vent'anni di censura. Chi criticava era bollato come irresponsabile» «Doveva rispondere. Spiegare perché per anni i suoi hanno fornicato in parlamento con ex piduisti». «C'è una notizia buona e una cattiva. Quella buona è che la parola 'fascista' torna ad essere un insulto. Finora era un elogio. Quella cattiva è che quest'insulto è stato lanciato a sinistra». Ma come?, Grillo «il fascista», parola di Bersani, è di sinistra? Risponde Carlo Freccero, il genio e la sregolatezza della tv, esperto di comunicazione, prima innovatore del Biscione poi, a fasi alterne, in onda e in soffitta a seconda del tasso di censura in Rai. Quindi parecchio in soffitta negli ultimi anni e con chiunque al governo, dopo quella sua bella Rai 2 dove passò il meglio della satira italiana - Guzzanti, Luttazzi -, i primi della lista nel diktat bulgaro di Berlusconi.
Grillo è di sinistra?
Grillo non è di destra né di sinistra, come dice lui. È un disfattista. Un qualunquista. Ma non un fascista. Lavora nella rete, ma senza olii e manganelli. Lui e tutto il suo mondo web rispondono al bisogno viscerale di critica a lungo represso da una operazione di censura durata vent'anni. E condivisa da tutti. Ha iniziato dicendo che l'Italia andava a rotoli. E ora ha successo perché esprime le sue critiche. Fa capire che il 'demos' è privato di ogni potere decisionale. Che quando Violante fa accuse di «populismo giudiziario» significa che il Pd ha introiettato il dogma berlusconiano secondo cui la magistratura è un ostacolo alla democrazia. Grillo ricorda che la sedicente opposizione non ha mai fatto davvero opposizione. Che Veltroni diceva di Gianni Letta che era un ottimo ministro. È vero che quella di Grillo è una critica disordinata, un'erbaccia che cresce spontanea un po' ovunque. Ma è lo spirito del tempo, è la contemporaneità: oggi la critica è mescolata, acefala. Non per nulla la maschera di tutta questa opposizione è Anonymous.
La strategia di Grillo una testa ce l'ha, ed è il web guru Casaleggio.
E quando per esempio parla di cancro, Grillo mi fa paura e mi fa venire in mente il dottor Di Bella. Ma Grillo non ha un progetto alternativo, tutti sanno che non potrebbe governare. I grillini sono le pulci che urlano allo scandalo, convinti che se non ci fosse la corruzione tutto andrebbe bene. E non è vero. Il loro mondo è un po' di lotta alla casta alla Rizzo e Stella, un po' di denuncia alla Gabanelli, un po' d'altro. Ma non dà un'alternativa e per questo alla fine resta dentro la logica del sistema. E infatti Grillo non critica Bersani perché è troppo liberista. È l'«a bocca aperta» del web, il Funari della rete.
Bersani lo sfida perché lo teme?
Bersani non afferra. È esplosa la critica. Fin qui non si poteva criticare: si era tacciati di poco realismo, di irresponsabilità, di eccesso. Del resto lui è diventato leader perché ha fatto 'le lenzuolate'.
È diventato segretario perché era realista e moderato?
Non è stato mai aggressivo con la destra. Non ha mai dato del fascista a chi esaltava Mussolini. Ora si sta aggiornando, è gia qualcosa.
Oggi dice che Grillo usa un linguaggio fascista.
Infatti in un primo momento sono rimasto persino colpito, contentissimo: erano anni che non sentivo qualcuno di sinistra dare del fascista. Una boccata d'aria. Ci sono ancora i giornali che vendono la vita di Mussolini in dispense. Ricordo il discorso «sui ragazzi di Salò» di Violante, tutto un elogio. Il giorno delle foibe è più celebrato del 25 aprile.
Bersani ha trovato un po' di grinta e vocabolario?
Questa lite è un grande rivelatore. Qualcosa si è aperto. Stavolta Bersani non va più solo in cerca di Monti e dei moderati, ma deve rivolgersi anche verso questo magma dove c'è populismo e insofferenza. Benvenga, il Pd non può restare chiuso nei suoi tatticismi. Grillo può essere un dispositivo attraverso cui parlare a questo mondo. Non può liquidarlo come fascista. È più complesso. È stato un errore di comunicazione.
È la stessa opinione di alcuni sondaggisti. Perché secondo lei Bersani ha sbagliato?
Doveva rispondere nel merito. È un politico, deve farlo. Ma insomma, fino a un anno fa la critica più dura che il Pd ha faceva al Pdl era 'noi siamo più bravi di voi'. Quell'era è finita. Sembrava che a sinistra non sarebbe più successo niente e invece. Ma la critica non la si può trattare come si fece con Rifondazione, con la motivazione che erano quattro gatti. Tanto più con un Nichi Vendola addomesticato. Ora la critica viene da un mondo vasto e trasversale, dal web dove la gente si esprime liberamente come fossero centinaia di migliaia di Luttazzi: e come fai a censurarli tutti? Sono il 20, il 15, il 10 per cento. Tantissimi comunque, ci devi fare i conti. Non si potrà più far finta di niente con le firme che ha raccolto Grillo, con quelle sui referendum elettorali, sull'acqua, quelle a sostegno dei magistrati. Anche Napolitano dovrebbe capirlo. Grillo rischia di essere il ripostiglio, il serbatoio dove finiranno quelli che non vorranno votare Pd.
Bersani dice: vengano fuori dal web. Come se la rete fosse un rifugio per pavidi. Le vecchie fogne.
È incredibile, non capisce il web. Lui lì non sta bene perché lì non si scelgono candidati, non si fanno trattative, lì Casini non conta nulla. Ma sul web succedono cose: corre la critica al liberismo, e non certo sul sito di Grillo. E attenzione, se tu accendi la paglia, poi l'incendio si sviluppa. Lì la censura non è solo antiquata, è impossibile. Pensa alla figuraccia che stanno facendo l'America e la Gran Bretagna di fronte ad Assange. Se Obama non fa qualcosa, questa vicenda gli ricadrà addosso.
Ma la rete è tutt'altro che è il luogo naturale della democrazia.
Infatti non la esalto. Ma l'utente web è più informato e più competente che quello dei media tradizionali. Lì ogni cosa può essere sottoposta a critica. E Bersani deve capire che la critica ha diritto ad esistere.
'Zombie' o 'piduista' non è una critica ma un insulto, dice Bersani.
E lui faccia vedere che si muove.
Se un politico si becca un insulto non deve reagire?
Deve rispondere, deve motivare. Sappiamo tutti è che per anni il centrosinistra ha fornicato con il centrodestra e con gli ex piduisti. C'è bisogno di ricordare che non ha fatto una legge sul conflitto di interessi? Corrado Guzzanti faceva una magnifica parodia di Rutelli: «Vi abbiamo portato l'acqua con le orecchie».