mercoledì 5 settembre 2012

Fascista no, è il Funari del web

Giuseppe Marazzini
05.09.2012

Il Manifesto – 29 agosto 2012 
di Daniela Preziosi

Freccero: è una parola che da anni nessuno più pronunciava, lì per lì ho esultato «Bersani sbaglia. Quel comico è l'«A bocca aperta» della rete, dove ormai la critica esplode dopo vent'anni di censura. Chi criticava era bollato come irresponsabile» «Doveva rispondere. Spiegare perché per anni i suoi hanno fornicato in parlamento con ex piduisti». «C'è una notizia buona e una cattiva. Quella buona è che la parola 'fascista' torna ad essere un insulto. Finora era un elogio. Quella cattiva è che quest'insulto è stato lanciato a sinistra». Ma come?, Grillo «il fascista», parola di Bersani, è di sinistra? Risponde Carlo Freccero, il genio e la sregolatezza della tv, esperto di comunicazione, prima innovatore del Biscione poi, a fasi alterne, in onda e in soffitta a seconda del tasso di censura in Rai. Quindi parecchio in soffitta negli ultimi anni e con chiunque al governo, dopo quella sua bella Rai 2 dove passò il meglio della satira italiana - Guzzanti, Luttazzi -, i primi della lista nel diktat bulgaro di Berlusconi.
Grillo è di sinistra?
Grillo non è di destra né di sinistra, come dice lui. È un disfattista. Un qualunquista. Ma non un fascista. Lavora nella rete, ma senza olii e manganelli. Lui e tutto il suo mondo web rispondono al bisogno viscerale di critica a lungo represso da una operazione di censura durata vent'anni. E condivisa da tutti. Ha iniziato dicendo che l'Italia andava a rotoli. E ora ha successo perché esprime le sue critiche. Fa capire che il 'demos' è privato di ogni potere decisionale. Che quando Violante fa accuse di «populismo giudiziario» significa che il Pd ha introiettato il dogma berlusconiano secondo cui la magistratura è un ostacolo alla democrazia. Grillo ricorda che la sedicente opposizione non ha mai fatto davvero opposizione. Che Veltroni diceva di Gianni Letta che era un ottimo ministro. È vero che quella di Grillo è una critica disordinata, un'erbaccia che cresce spontanea un po' ovunque. Ma è lo spirito del tempo, è la contemporaneità: oggi la critica è mescolata, acefala. Non per nulla la maschera di tutta questa opposizione è Anonymous.
La strategia di Grillo una testa ce l'ha, ed è il web guru Casaleggio.
E quando per esempio parla di cancro, Grillo mi fa paura e mi fa venire in mente il dottor Di Bella. Ma Grillo non ha un progetto alternativo, tutti sanno che non potrebbe governare. I grillini sono le pulci che urlano allo scandalo, convinti che se non ci fosse la corruzione tutto andrebbe bene. E non è vero. Il loro mondo è un po' di lotta alla casta alla Rizzo e Stella, un po' di denuncia alla Gabanelli, un po' d'altro. Ma non dà un'alternativa e per questo alla fine resta dentro la logica del sistema. E infatti Grillo non critica Bersani perché è troppo liberista. È l'«a bocca aperta» del web, il Funari della rete.
Bersani lo sfida perché lo teme?
Bersani non afferra. È esplosa la critica. Fin qui non si poteva criticare: si era tacciati di poco realismo, di irresponsabilità, di eccesso. Del resto lui è diventato leader perché ha fatto 'le lenzuolate'.
È diventato segretario perché era realista e moderato?
Non è stato mai aggressivo con la destra. Non ha mai dato del fascista a chi esaltava Mussolini. Ora si sta aggiornando, è gia qualcosa.
Oggi dice che Grillo usa un linguaggio fascista.
Infatti in un primo momento sono rimasto persino colpito, contentissimo: erano anni che non sentivo qualcuno di sinistra dare del fascista. Una boccata d'aria. Ci sono ancora i giornali che vendono la vita di Mussolini in dispense. Ricordo il discorso «sui ragazzi di Salò» di Violante, tutto un elogio. Il giorno delle foibe è più celebrato del 25 aprile.
Bersani ha trovato un po' di grinta e vocabolario?
Questa lite è un grande rivelatore. Qualcosa si è aperto. Stavolta Bersani non va più solo in cerca di Monti e dei moderati, ma deve rivolgersi anche verso questo magma dove c'è populismo e insofferenza. Benvenga, il Pd non può restare chiuso nei suoi tatticismi. Grillo può essere un dispositivo attraverso cui parlare a questo mondo. Non può liquidarlo come fascista. È più complesso. È stato un errore di comunicazione.
È la stessa opinione di alcuni sondaggisti. Perché secondo lei Bersani ha sbagliato?
Doveva rispondere nel merito. È un politico, deve farlo. Ma insomma, fino a un anno fa la critica più dura che il Pd ha faceva al Pdl era 'noi siamo più bravi di voi'. Quell'era è finita. Sembrava che a sinistra non sarebbe più successo niente e invece. Ma la critica non la si può trattare come si fece con Rifondazione, con la motivazione che erano quattro gatti. Tanto più con un Nichi Vendola addomesticato. Ora la critica viene da un mondo vasto e trasversale, dal web dove la gente si esprime liberamente come fossero centinaia di migliaia di Luttazzi: e come fai a censurarli tutti? Sono il 20, il 15, il 10 per cento. Tantissimi comunque, ci devi fare i conti. Non si potrà più far finta di niente con le firme che ha raccolto Grillo, con quelle sui referendum elettorali, sull'acqua, quelle a sostegno dei magistrati. Anche Napolitano dovrebbe capirlo. Grillo rischia di essere il ripostiglio, il serbatoio dove finiranno quelli che non vorranno votare Pd.
Bersani dice: vengano fuori dal web. Come se la rete fosse un rifugio per pavidi. Le vecchie fogne.
È incredibile, non capisce il web. Lui lì non sta bene perché lì non si scelgono candidati, non si fanno trattative, lì Casini non conta nulla. Ma sul web succedono cose: corre la critica al liberismo, e non certo sul sito di Grillo. E attenzione, se tu accendi la paglia, poi l'incendio si sviluppa. Lì la censura non è solo antiquata, è impossibile. Pensa alla figuraccia che stanno facendo l'America e la Gran Bretagna di fronte ad Assange. Se Obama non fa qualcosa, questa vicenda gli ricadrà addosso.
Ma la rete è tutt'altro che è il luogo naturale della democrazia.
Infatti non la esalto. Ma l'utente web è più informato e più competente che quello dei media tradizionali. Lì ogni cosa può essere sottoposta a critica. E Bersani deve capire che la critica ha diritto ad esistere.
'Zombie' o 'piduista' non è una critica ma un insulto, dice Bersani.
E lui faccia vedere che si muove.
Se un politico si becca un insulto non deve reagire?
Deve rispondere, deve motivare. Sappiamo tutti è che per anni il centrosinistra ha fornicato con il centrodestra e con gli ex piduisti. C'è bisogno di ricordare che non ha fatto una legge sul conflitto di interessi? Corrado Guzzanti faceva una magnifica parodia di Rutelli: «Vi abbiamo portato l'acqua con le orecchie».

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