giovedì 22 agosto 2013

Vizi e difetti dei poteri consolidati

di Giuseppe Marazzini
22.08.2013


Il “segreto” è uno dei vizi più diffusi dei poteri consolidati e diffusi. 

Il “segreto” è lo strumento con il quale il potere tiene all’oscuro l’opinione pubblica sul come si formano le decisioni.

Quando si arriva al potere si corre il rischio di perdere freschezza e lucidità, ed è quello che sta succedendo agli amici di Insieme per Legnano.

Non escludo che possa capitare anche a me, ma mi sono dotato di efficaci antidoti.

Uno di questi è “la libertà è libera”, quindi ben venga la polemica, ovviamente non segreta.

Intanto si cominci a rispondere alle domande e non solo ad autoincensarsi.

domenica 18 agosto 2013

IN NOME DELLA TRASPARENZA

di Giuseppe Marazzini
18.08.2013

La vicenda Amga è la cartina di tornasole che indica come il tema della trasparenza “ad usum delphini” accentua i vizi e i difetti dei poteri consolidati.

All’inizio sono state soltanto critiche. La giunta Centinaio si era appena insediata che già era all’attacco della presidenza e della direzione di Amga per la cessione del ramo di azienda “Aemme Linea Energie” facendo intendere cambi repentini che non hanno avuto seguito. Da giugno del 2012 ad aprile di quest’anno, mese in cui c’è stato il passaggio di consegne al nuovo consiglio di amministrazione, tra il comune di Legnano e la dirigenza Amga c’è stato di fatto un “continuum” di polemiche e accuse che non ha portato ad alcun risultato né tanto meno ha consentito a fare chiarezza sulla vera portata del problema. Anzi, più volte l’attuale assessore al bilancio del comune di Legnano ha dichiarato che se non ci fosse stata la vendita della linea “Energia”, oggi Amga registrerebbe un passivo di 3,5 milioni di euro.

Allora ci chiediamo, viste le dichiarazioni fatte, ma la vendita del ramo di azienda “Energia” è stata una operazione sbagliata oppure, per stato di necessità, era la sola strada percorribile? 

Ad oggi un report chiaro, preciso e convincente sulla vicenda non è arrivato, eppure i documenti a disposizione non dovrebbero mancare. Come spiegare il fatto che la nuova amministrazione comunale, cosciente, a dir suo, della grave situazione, abbia aspettato la scadenza naturale della presidenza Lazzarini per far esplodere il caso? Certo non lo si può spiegare per la sola mancanza di regole inerenti al “controllo analogo” come hanno tentato di fare.

La spiegazione più plausibile invece resta che così facendo si abbia voluto dare tempo alle parti politiche di mettersi al riparo da eventuali responsabilità. La riprova di ciò, salvo una rara eccezione,  è il silenzio dei sindaci soci. Questi seduti al tavolo ovale del consiglio di amministrazione di Amga, per anni hanno largamente condiviso le decisioni e la suddivisione, chi più e chi meno, delle riserve della società. In nome della trasparenza sapremo quanti soldi hanno incassato negli ultimi anni? E per cosa sono stati utilizzati?

Amga ha raggiunto un indebitamento di 130 milioni di euro e in dieci mesi di polemica, nessuno ha voluto spiegare in dettaglio le modalità e la natura.  Sono indebitamenti nati a seguito di investimenti fatti, e se sì quali, o i soldi sono stati buttati al vento!

Ha ragione l’ex presidente Amga che sostiene che l’azienda è in buona salute o ha ragione l’attuale presidente che sostiene che Amga è una azienda mal ridotta? di chi ci si deve fidare? A chi dare credito? Se risulteranno delle malversazioni, Il nuovo presidente impugnerà il bilancio 2012 votato dal precedente consiglio di amministrazione?

Ma veniamo alle ultime vicende.

In pieno agosto, mese in cui l’attività istituzionale è notoriamente ferma e l’opinione pubblica rallenta la sua attenzione per il periodo feriale, il nuovo amministratore delegato di Amga, Olindo Garavaglia, già sindaco di Parabiago dal 2000 al 2010, sospende dall’ incarico Paolo Pagani, direttore generale di Amga, e con esso anche il vice direttore Angelo Zanzottera.

La notizia appare su tutti gli organi di stampa locale senza che ne sia citata la fonte. Dall’azienda però non arriva nessuna smentita o precisazione di cosa sta succedendo e ciò non fa che confermare che la decisione corrisponde al vero. 

I due alti dirigenti vengono “accusati” di irregolarità amministrative, neanche presunte, e gli si da una settimana di tempo per addurre prove a loro discarico, prove che sono state presentate al consiglio di amministrazione del 9 agosto scorso con il risultato che ogni decisione da parte del consiglio di amministrazione è rinviata a fine mese. Il rinvio, dopo che il caso è diventato di dominio pubblico, è una farsa. Sono propenso a credere che i due dirigenti non metteranno più piede nell’azienda, salvo qualche tentativo politico dell’ultima ora per aggiustare una situazione ormai sfuggita di mano. 

La vicenda fa sorgere più di una domanda: i due alti dirigenti, nel caso abbiano veramente arrecato danni all’azienda, possono aver agito all’insaputa del consiglio di amministrazione e dei comuni soci? L’ex consiglio di amministrazione verrà chiamato in causa? I comuni soci non si sono accorti di nulla? Perché far trapelare agli organi di stampa un provvedimento  che mette in discussione la onorabilità e la professionalità delle persone coinvolte prima ancora di averlo dimostrato? La procedura di provvedimenti disciplinari non contempla una tutela delle parti?

Arrecare danno ingiustamente può portare a congrui risarcimenti, è stato considerato?

Ma soprattutto, conosceremo mai tutti i dettagli di questa vicenda? Temo di no, anche se si dirà che tutta questa storia è emersa in nome della trasparenza, ma ho i miei dubbi.  Sta di fatto che è una trasparenza che lascia intatto il cerimoniale con cui i centri di potere prendono le decisioni.  Allora cosa fare? Per il ridurre il danno non c’è altra scelta che far “entrare” nella stanza dei bottoni i cittadini in modo che loro stessi abbiano la possibilità di conoscere e verificare in diretta come si formano le decisioni che riguardano la cosa pubblica.

Quindi che le riunioni di giunta, delle commissioni consiliari e dei consigli di amministrazione delle partecipate e delle assemblee dei comuni soci, siano in diretta streaming come già avviene per le sedute del consiglio comunale.

giovedì 8 agosto 2013

Casette dell’acqua a Legnano ... la botte piena e la moglie ubriaca ...

di Giuseppe Marazzini
08.08.2013

E’ datato 6 agosto 2013 l’avviso di gara andata deserta comparso sull’albo pretorio del comune, che decreta in sostanza che, per adesso, Legnano non avrà ancora le sue casette pubbliche dell’acqua.
Ci si aspettava che, finalmente, fossero installate in autunno, ma, purtroppo, per ora tutto resta un sogno di mezza estate! I legnanesi dovranno continuare a migrare nei comuni vicini (ora anche San Giorgio) per poter avere l’acqua pubblica refrigerata e anche gassata. Ma perché una gara pubblica, che in sostanza avrebbe portato un po’ di lavoro a qualche azienda del settore, è andata deserta? Perché gli altri comuni che si sono dotati di casette dell’acqua non hanno sicuramente avuto tutti questo tipo di problemi?

Nella notizia in merito, comparsa oggi su Legnanonews, si fa cenno che “Forse a causa dell'attuale congiuntura economica, alla gara, svoltasi lo scorso mese di luglio, ha partecipato una sola ditta, successivamente esclusa, per non poter presentare tutti i criteri richiesti”.

Leggendo la delibera di giunta e, soprattutto, tutti gli allegati tecnici, in particolare l’allegato C, emessi in data 27 maggio 2013, ci si rende conto invece di come tutta una serie di richieste, atte a scaricare dall’amministrazione qualsiasi spesa possibile, possa aver mandato a monte una gara che avrebbe dovuto essere senza problemi e senza alcun ostacolo.

Sicuramente i comuni limitrofi, che si sono dotati delle casette dell’acqua, non hanno complicato così le cose e, accollandosi qualche onere, hanno facilitato l’installazione e fornito un servizio pubblico importante in tempi rapidi.

Ma a Legnano le cose semplici bisogna renderle per forza difficili e, pensando di volere la botte piena e la moglie ubriaca (d’acqua in questo caso), si è riusciti invece a far rimanere a secco ancora una volta la cittadinanza: che tristezza!!

 
Casa dell’acqua, il bando va deserto.
La giunta puntava a una realizzazione "a costo zero", Ora i piani dovranno essere rivisti

LEGNANO - Dovevano essere realizzate almeno tre "casette dell'acqua", una in ogni quartiere. Ma per la giunta di Palazzo Malinverni è arrivata, è il caso di dirlo, un'altra doccia fredda. La gara (a procedura aperta e con il criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa) è andata infatti deserta. O meglio: al 23 luglio, ultimo giorno per presentare le offerte, aveva partecipato una sola ditta, successivamente esclusa durante la seduta conclusiva dell'apposita commissione comunale avvenuta pochi giorni fa. E adesso tutto è da rifare. La cosa è però piuttosto clamorosa perché diversi Comuni della zona hanno già realizzato senza problemi sul proprio territorio impianti del genere dove i cittadini residenti possono prelevare gratuitamente quantitativi di acqua (liscia, gassata o leggermente frizzante) da portare in tavola. A Parabiago, per esempio, l'impianto è stato realizzato da Ianomi e funziona con il Comune che partecipa con una piccola quota di spese. A Legnano, invece, il fatto di aver voluto impostare l'operazione "a costo zero" per le casse municipali ha forse giocato in modo negativo. Alla giunta fare ora le opportune valutazioni e magari riemettere il bando a settembre con le dovute correzioni. 

Come si ricorderà, era stato il consigliere comunale della Sinistra legnanese, Giuseppe Marazzini a presentare già durante la scorsa legislatura un ordine del giorno che impegnava l'amministrazione a procedere all'intervento. La maggioranza di centrodestra aveva però respinto la proposta pur dicendosi disponibile ad effettuare verifiche sulla fattibilità dell'opera. Marazzini nel corso del 2012 ha quindi riproposto il testo al nuovo consiglio comunale e stavolta la maggioranza di centrosinistra l'ha appoggiato. La giunta guidata dal sindaco Centinaio nei mesi scorsi aveva quindi proceduto a una serie di verifiche e deciso di procedere con un bando appunto a costo zero (la gara prevedeva la concessione del servizio al soggetto che avesse ottenuto il punteggio migliore in base a una serie di parametri). L'idea era di garantire a tutti i cittadini residenti due litri gratuiti al giorno tramite inserimento in un apposito lettore della Carta regionale dei servizi. Le quantità oltre questa soglia avrebbero dovuto essere pagate dagli utenti in base alle tariffe stabilite del gestore (si parlava di circa 5 centesimi al litro con un risparmio comunque notevole rispetto ai prezzi di negozi e supermercati). Anche i residenti fuori Legnano avrebbero inoltre potuto riempire le loro bottiglie pagando il prezzo pieno e senza litri in omaggio. 

I vantaggi dell'operazione gli stessi che negli altri Comuni che hanno già realizzato impianti del genere: garantire acqua buona a tutti a un prezzo calmierato e all'insegna del risparmio ambientale visto che si punta a una sensibile riduzione delle quantità di bottiglie di plastica in circolazione e quindi da smaltire. Per il gestore l'operazione avrebbe dovuto, sulla carta, essere altrettanto conveniente: il rientro dai costi di realizzazione e manutenzione doveva essere garantito dalle quote di acqua vendute (acqua senza alcun trattamento chimico e la stessa che scende dai rubinetti di casa se non con alcuni piccoli ma importanti accorgimenti). Evidentemente i conti li aveva però fatti solo il Comune, perché i privati non si sono visti.
Luca Nazari
La Prealpina – 09/08/2013  pag28

domenica 4 agosto 2013

L’informazione distratta di “Legnanonews”

di Giuseppe Marazzini
04.08.2013


Un articolo pubblicato da “Legnanonews” l’1.8.2013, inerente alla pubblicizzazione dei redditi degli amministratori sul sito del Comune, è stato scritto che ci sono anche quelli di Marazzini e Berti nonostante costoro “in consiglio comunale si erano detti contrari alla pubblicizzazione dei dati sensibili  degli amministratori”. Nell’articolo, oltre a venir data un’informazione distorta della vicenda, non si dice quali erano le criticità sollevate dai consiglieri. Un giornalismo attento le avrebbe menzionate. La modifica del regolamento per l’organizzazione e il funzionamento del Consiglio Comunale -aggiunta dell’art. 37 bis “Stato patrimoniale dei titolari di cariche pubbliche elettive di governo”-, prima di accedere in Consiglio per il voto finale, ha avuto due passaggi in commissione “Affari Generali”, il primo tenutosi il 13 febbraio e il secondo il 3 maggio di quest’anno.

Dai verbali delle due commissioni, verbali peraltro approvati, risulta che la posizione dei consiglieri citati nell’articolo di “Legnanonews” non è di contrarietà alla pubblicizzazione dei propri redditi, ma di forte critica alla metodologia sulle disposizioni introdotte dalla normativa. Con l’avvertenza che i verbali delle commissioni sono la sintesi di interventi articolati e a volte la sintesi, non volutamente, penalizza l’autenticità degli interventi.  Nella prima commissione, in ordine di intervento, il consigliere Berti, a verbale, chiede: “[…] la motivazione per cui i dirigenti, che ricevano compensi importanti per il loro lavoro e che assumano provvedimenti che comportano spese per milioni di euro, non sono soggetti alle pubblicazioni in argomento al contrario dei consiglieri che ricevono importi modesti per lo svolgimento delle loro funzioni”.

Il consigliere Quaglia, sempre a verbale, presenta “una differente versione dell’articolato da inserire nel vigente Regolamento per il funzionamento del Consiglio Comunale, nel testo che si allega sub A al presente verbale, procedendo ad una breve illustrazione dello stesso. Il commissario informa inoltre la commissione dei dubbi già espressi dal Garante della Privacy in merito alla pubblicazione dei dati sensibili”. Quaglia chiede anche di inviare il testo proposto al Garante della Privacy e al Dipartimento della Funzione Pubblica per acquisire i pareri.

Il consigliere Marazzini a verbale dichiara: “ […] che non condivide quanto stabilito dal legislatore in merito alla pubblicazione dei redditi: per un eccesso di trasparenza, che soddisfa la curiosità della gente, si va a violare il diritto alla privacy, senza neanche considerare il fatto che potrebbero esserci anche rischi per l’incolumità personale degli amministratori. Le informazioni che sono richieste sono già in possesso dello Stato e dell’Agenzia delle Entrate. Ritiene sia corretto che possono essere verificate ma non pubblicate (senza controlli). Propone quindi un approfondimento sotto il profilo legale-istituzionale, chiedendo, in particolare una verifica sulla costituzionalità della norma […]”.

A conclusione dei lavori il presidente della commissione, consigliere Crepaldi, mette ai voti la richiesta di Quaglia fatta a nome del gruppo consiliare del Pd, cioè quella di inviare al Garante della Privacy e del Dipartimento della Funzione Pubblica per i pareri sulla nuovo proposta di regolamento, tutti d’accordo meno Crepaldi e la consigliera Selmo che votano contro. Nella seconda commissione i lavori si svolgono più celermente anche perché le proposte fatte nella prima non hanno trovato spazio per gli approfondimenti richiesti e la discrepanza creatasi nella prima commissione fra il gruppo consigliare del Pd e l’altra parte della maggioranza si ricompone. Il voto conclusivo è che la maggioranza vota il testo dell’art.37 bis come proposto dal legislatore e la minoranza, assente Marazzini, si astiene.

In Consiglio Comunale, per quanto mi riguarda, non ho fatto altro che ribadire le criticità sollevate in sede di commissione.