martedì 15 settembre 2015

A PROPOSITO DI CASAPOUND A CASTANO PRIMO

di Giuseppe Marazzini
15.09.2015

È evidente che il sindaco di Castano Primo o chi per esso, in buona fede si intende, ha combinato un gran pasticcio nella gestione delle autorizzazioni. Ma il punto non è questo, il punto è come vengono interpretate le norme che dovrebbero vietare manifestazioni che si ispirano ad ideologie che in Italia sono considerate vietate. Vorremmo tutti sapere, e la domanda è rivolta agli organi dello Stato: il fascismo è fuorilegge, oppure no?

Molti pensano, nel 70° anniversario della Liberazione dal nazifascismo, che il pericolo fascista non esista più. Invece purtroppo di questo pericolo non ce ne siamo ancora liberati. È un pensiero questo che trova ospitalità anche nella compagine del centro sinistra che con inusitato cinismo sta trasformando la Costituzione per renderla più compatibile alle esigenze dei poteri finanziari notoriamente antidemocratici.

Potrò sbagliarmi ma i dirigenti della classe politica dominante stanno portando il nostro Paese ad essere costituzionalmente afascista.

 Castano Primo (MI) 13 settembre 2015

Corriere della Sera - Milano, 17 maggio 2014
Raduno a Rovetta, il Viminale: «Manifestare è un diritto» Le associazioni antifasciste pronte alla protesta
di Fabio Paravisi

17 maggio 2014 - Un raduno fuori dalla storia   
17 maggio 2014 - Raduno a Rovetta, il Viminale: «Manifestare è un diritto»   
25 maggio 2014 - Passa un provocatore di Forza Nuova. Tensione a Rovetta

Dopo il primo sì della prefettura, il via libera al raduno dei nostalgici fascisti a Rovetta e Lovere è arrivato anche dal ministero dell’Interno. I deputati Antonio Misiani (Pd) e Pia Locatelli (Socialista eletta nel Pd) avevano presentato un’interrogazione al ministro Alfano per chiedere lo stop alla doppia manifestazione, nel nome della legge che vieta l’apologia del fascismo e delle ragioni di opportunità legate al fatto che si svolgerà il 24 e 25 maggio, in piena tornata elettorale.

La loro proposta è stata però respinta nel nome della libertà di parola, come ha spiegato il sottosegretario agli Interni Ivan Scalfarotto (Pd): «La passione repubblicana che condividiamo deve tenere conto dell’osservanza della nostra Costituzione, che tutela il diritto di manifestare — ha spiegato ieri in aula —. L’iniziativa di Rovetta è stata oggetto di approfondita analisi e di riunioni tecniche in prefettura a Bergamo. Si è tenuto conto della natura commemorativa. Non si tratta di comizi e di propaganda elettorale. Non viola la legge, che garantisce il diritto di riunione purché avvenga pacificamente e senza armi. La situazione sarà monitorata con attenzione dalle autorità di sicurezza. Le forze di polizia dedicano la massima attenzione alle frange di estremisti».

E Misiani ha replicato: «Non posso dirmi soddisfatto. Stiamo parlando di un’adunata nazifascista a cui partecipano teste rasate e in cui vengono esposti simboli fascisti. È un’offesa al popolo bergamasco, che si è battuto per la Liberazione pagando un prezzo altissimo. Noi riteniamo che questo raduno violi la Costituzione e anche la legge vigente. Fatto ancor più grave se contemporaneo alle elezioni che inibiscono qualunque tipo di manifestazione dal punto di vista politico e propagandistico».

Una protesta ancora più vivace arriva dall’Associazione nazionale partigiani e dal Comitato antifascista, il cui presidente Carlo Salvioni prima premette che «la pietà per i morti appartiene alla civiltà e noi non abbiamo nulla da obiettare», ma poi aggiunge che in questo caso «non si tratta più di una commemorazione, ma di un’apologia del fascismo. Per vietarla, per di più in una giornata elettorale, sarebbe bastato un po’ di buonsenso. Ma non staremo in silenzio. Lunedì organizzeremo un sit-in di protesta davanti alla prefettura e, in caso dovesse avvenire di nuovo l’apologia del fascismo, siamo pronti a presentare un esposto in Procura».

«Il Comune di Lovere ha negato il permesso alla manifestazione fascista e alla contromanifestazione per timori di ordine pubblico, ma la prefettura le autorizzerà entrambe — aggiunge Giuseppe Faccardi a nome dell’amministrazione loverese —. E se succede qualcosa?». Le contromanifestazioni dovrebbero essere due: a Lovere quella del gruppo «Provincia Lotta» della Val Camonica e a Rovetta quella dei «Ribelli della montagna», il cui rappresentante ieri, a sorpresa, ha attaccato l’Anpi, che non ritiene abbastanza decisa nell’opposizione: «Finora quelli che si sono mossi di più per contrastare la manifestazione, realizzando e diffondendo anche un dvd con le immagini e le foto, siamo stati noi. Useremo tutti i mezzi legali necessari per far sentire la nostra voce e la nostra presenza».



martedì 1 settembre 2015

LA DOTTRINA DEL FATALISMO

di Giuseppe Marazzini
01.09.2015




Quando si diffuse la notizia della morte di Amadeus, il bimbo rom deceduto in Liguria durante una gita organizzata dall’oratorio di Legnarello a giugno di quest’anno, la comunità religiosa legnanese fu presa dal dolore, dallo sconcerto e dallo sconforto. Dopo un paio di settimane, la notizia della morte del bimbo rom ospite da due anni nel campo di accoglienza comunale di via Juker gestito dai Padre Somaschi, fu considerata una tragica fatalità e dalla stampa scomparve ogni notizia se non dopo aver scritto articoli retorici: ...era un ragazzino brillante, intelligente, benvoluto, innamorato del calcio… ecc, ecc.

Domenica 21 giugno la vicenda di Amadeus torna a far parlare di se. Il Secolo XIX quotidiano ligure pubblica la notizia che Amadeus era malato di cuore e solo un trapianto avrebbe potuto salvarlo.
I risultati dell’autopsia sono espliciti: Amadeus era affetto da una gravissima patologia cardiaca che solo con cure mirate e il trapianto poteva trovare rimedio. Un’anomalia che invece non sarebbe stata individuata dalle visite, forse frettolose, effettuate al momento della nascita e nelle successive fasi di crescita. Inoltre, il medico legale accerta anche uno stato di denutrizione del piccolo che indubbiamente può aver contribuito al tragico epilogo…

A distanza di oltre due mesi, giovedì 27 agosto il quotidiano La Prealpina pubblica un lungo articolo sulla vicenda dal titolo e da un sottotitolo imperativo:
Il bimbo morto in gita era malato e denutrito
Nessuno si era accorto che Amadeus stava così male
Ora la procura vuole accertare eventuali responsabilità
Immediatamente scattano le autodifese dei vari soggetti che in un modo o nell’altro hanno avuto a che fare con la vita di Amadeus in tempi recenti. A rincarare il peso delle responsabilità la Prealpina di venerdì 28 agosto pubblica il parere del direttore dell’unità operativa legnanese di Pediatria il quale dichiara che …ci sono alcuni sintomi che dovrebbero far sorgere qualche sospetto. Quando il bambino mangia poco, non cresce di peso, contrae spesso l’influenza con tosse, febbre e difficoltà respiratorie, vale certamente la pena di sottoporlo a qualche indagine in più.

Insomma, i medici ci dicono che se ci fosse stata una efficace prevenzione sanitaria forse Amadeus sarebbe ancora in vita. La magistratura farà il suo corso per accertare le diverse responsabilità dell’accaduto, anche se difficilmente in questi casi si trova un colpevole.

A noi cittadini rimane il compito di porre delle domande alle autorità competenti su cosa non ha funzionato nella vicenda Amadeus.
È un caso di mala sanità?
È un caso in cui sono state fatte valutazioni affrettate o ci sono state negligenze dei vari soggetti che hanno assistito Amadeus?
C’è una responsabilità morale, etica e civile di chi decide di farsi carico della vita degli altri?

Domande a cui bisogna dare una risposta se non si vuole precipitare nella dottrina del fatalismo con la quale ci si autoassolve e si giustificano le proprie debolezze ed incapacità.