01.09.2015
Quando si diffuse la notizia della
morte di Amadeus, il bimbo rom deceduto in Liguria durante una gita organizzata
dall’oratorio di Legnarello a giugno di quest’anno, la comunità religiosa legnanese
fu presa dal dolore, dallo sconcerto e dallo sconforto. Dopo un paio di
settimane, la notizia della morte del bimbo rom ospite da due anni nel campo di
accoglienza comunale di via Juker gestito dai Padre Somaschi, fu considerata una
tragica fatalità e dalla stampa scomparve ogni notizia se non dopo aver scritto
articoli retorici: ...era un ragazzino
brillante, intelligente, benvoluto, innamorato del calcio… ecc, ecc.
Domenica 21 giugno la vicenda di Amadeus
torna a far parlare di se. Il Secolo XIX quotidiano ligure pubblica la notizia
che Amadeus era malato di cuore e solo un trapianto
avrebbe potuto salvarlo.
I risultati dell’autopsia sono
espliciti: Amadeus era affetto da una
gravissima patologia cardiaca che solo con cure mirate e il trapianto poteva
trovare rimedio. Un’anomalia che
invece non sarebbe stata individuata dalle visite, forse frettolose, effettuate
al momento della nascita e nelle successive fasi di crescita. Inoltre, il
medico legale accerta anche uno stato di
denutrizione del piccolo che indubbiamente può aver contribuito al tragico
epilogo…
A distanza di oltre due mesi, giovedì
27 agosto il quotidiano La Prealpina pubblica un lungo articolo sulla vicenda
dal titolo e da un sottotitolo imperativo:
Il bimbo morto in gita era malato e
denutrito
Nessuno si era accorto che Amadeus stava
così male
Ora la procura vuole accertare eventuali
responsabilità
Immediatamente scattano le autodifese
dei vari soggetti che in un modo o nell’altro hanno avuto a che fare con la
vita di Amadeus in tempi recenti. A rincarare il peso delle responsabilità la
Prealpina di venerdì 28 agosto pubblica il parere del direttore dell’unità
operativa legnanese di Pediatria il quale dichiara che …ci sono alcuni sintomi che dovrebbero far sorgere qualche sospetto.
Quando il bambino mangia poco, non cresce di peso, contrae spesso l’influenza
con tosse, febbre e difficoltà respiratorie, vale certamente la pena di
sottoporlo a qualche indagine in più.
Insomma, i medici ci dicono che se ci
fosse stata una efficace prevenzione sanitaria forse Amadeus sarebbe ancora in
vita. La magistratura farà il suo corso per accertare le diverse responsabilità
dell’accaduto, anche se difficilmente in questi casi si trova un colpevole.
A noi cittadini rimane il compito di porre
delle domande alle autorità competenti su cosa non ha funzionato nella vicenda
Amadeus.
È un caso di mala sanità?
È un caso in cui sono state fatte valutazioni
affrettate o ci sono state negligenze dei vari soggetti che hanno assistito Amadeus?
C’è una responsabilità morale, etica e
civile di chi decide di farsi carico della vita degli altri?
Domande a cui bisogna dare una risposta
se non si vuole precipitare nella dottrina del fatalismo con la quale ci si autoassolve
e si giustificano le proprie debolezze ed incapacità.
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