martedì 1 settembre 2015

LA DOTTRINA DEL FATALISMO

di Giuseppe Marazzini
01.09.2015




Quando si diffuse la notizia della morte di Amadeus, il bimbo rom deceduto in Liguria durante una gita organizzata dall’oratorio di Legnarello a giugno di quest’anno, la comunità religiosa legnanese fu presa dal dolore, dallo sconcerto e dallo sconforto. Dopo un paio di settimane, la notizia della morte del bimbo rom ospite da due anni nel campo di accoglienza comunale di via Juker gestito dai Padre Somaschi, fu considerata una tragica fatalità e dalla stampa scomparve ogni notizia se non dopo aver scritto articoli retorici: ...era un ragazzino brillante, intelligente, benvoluto, innamorato del calcio… ecc, ecc.

Domenica 21 giugno la vicenda di Amadeus torna a far parlare di se. Il Secolo XIX quotidiano ligure pubblica la notizia che Amadeus era malato di cuore e solo un trapianto avrebbe potuto salvarlo.
I risultati dell’autopsia sono espliciti: Amadeus era affetto da una gravissima patologia cardiaca che solo con cure mirate e il trapianto poteva trovare rimedio. Un’anomalia che invece non sarebbe stata individuata dalle visite, forse frettolose, effettuate al momento della nascita e nelle successive fasi di crescita. Inoltre, il medico legale accerta anche uno stato di denutrizione del piccolo che indubbiamente può aver contribuito al tragico epilogo…

A distanza di oltre due mesi, giovedì 27 agosto il quotidiano La Prealpina pubblica un lungo articolo sulla vicenda dal titolo e da un sottotitolo imperativo:
Il bimbo morto in gita era malato e denutrito
Nessuno si era accorto che Amadeus stava così male
Ora la procura vuole accertare eventuali responsabilità
Immediatamente scattano le autodifese dei vari soggetti che in un modo o nell’altro hanno avuto a che fare con la vita di Amadeus in tempi recenti. A rincarare il peso delle responsabilità la Prealpina di venerdì 28 agosto pubblica il parere del direttore dell’unità operativa legnanese di Pediatria il quale dichiara che …ci sono alcuni sintomi che dovrebbero far sorgere qualche sospetto. Quando il bambino mangia poco, non cresce di peso, contrae spesso l’influenza con tosse, febbre e difficoltà respiratorie, vale certamente la pena di sottoporlo a qualche indagine in più.

Insomma, i medici ci dicono che se ci fosse stata una efficace prevenzione sanitaria forse Amadeus sarebbe ancora in vita. La magistratura farà il suo corso per accertare le diverse responsabilità dell’accaduto, anche se difficilmente in questi casi si trova un colpevole.

A noi cittadini rimane il compito di porre delle domande alle autorità competenti su cosa non ha funzionato nella vicenda Amadeus.
È un caso di mala sanità?
È un caso in cui sono state fatte valutazioni affrettate o ci sono state negligenze dei vari soggetti che hanno assistito Amadeus?
C’è una responsabilità morale, etica e civile di chi decide di farsi carico della vita degli altri?

Domande a cui bisogna dare una risposta se non si vuole precipitare nella dottrina del fatalismo con la quale ci si autoassolve e si giustificano le proprie debolezze ed incapacità.

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