sabato 31 luglio 2010

ISDE Forlì - Inceneritore: le evidenze crescono!

di Patrizia Gentilini - Presidente ISDE Forlì

Gentile Direttore,
vorrei portare a conoscenza dei suoi lettori quanto emerso da un studio epidemiologico di recente pubblicato ( Occup Environ Med 2010; 67, 493-499), condotto in Francia e riguardante l’insorgenza di malformazioni al tratto urinario in bambini nati da madri esposte prima del concepimento o nelle primissime fasi della gravidanza ad emissioni di impianti di incenerimento di rifiuti.
Lo studio ha identificato 304 casi di malformazioni di questo tipo diagnosticate nel periodo 2001- 2003 nel sud est della Francia ove sono attivi 21 inceneritori ed ha evidenziato, entro 10 km dalla fonte ed in base all’esposizione a diossine calcolata su un modello di ricaduta, un rischio di insorgenza di malformazioni variabile da tre a quasi sei volte l’atteso.
I danni che gli inceneritori provocano sono ormai indiscutibilmente riconosciuti; nello studio di Coriano, condotto in prossimità dei due inceneritori di Forlì ed ormai ben noto ai cittadini forlivesi, non sono state purtroppo indagate le malformazioni; tuttavia, nella popolazione femminile esposta nel livello sub-massimale, il più popolato, si è avuto un incremento del rischio di abortività spontanea del 44%. Malformazioni ed abortività spontanea sono eventi strettamente correlati in quanto quest’ultima riflette l’azione nociva sull’embrione e sul feto delle sostanze tossiche cui la madre è esposta e che, qualora non si arrivi all’aborto, può esitare in malformazioni.
Comunque, sempre dallo studio di Coriano si documenta, nel livello di esposizione citato e nelle sole donne, un aumento di ricoveri per: malattie renali (oltre il 200% ) infarto, infezioni respiratorie, scompenso cardiaco ed un aumento di morte per tumori ( stomaco, colon retto, polmone, sarcomi, linfoma di Hodgkin, vescica, cervello, leucemie) e, complessivamente, nell'intera area esaminata si sono contati ben 116 decessi oltre l'atteso fra le donne nei 13 anni presi in esame e nel raggio di soli 3.5 km.
Tutto ciò non deve stupire se si pensa che nelle emissioni di questi impianti, nonostante l’utilizzo di tecnologie adeguate, sono comunque presenti inquinanti di ogni specie (dal particolato, ai metalli pesanti, alle diossine): i veleni rimangono tali anche alzando i camini o aumentando la velocità di espulsione dei fumi e di veleni ne abbiamo già troppi!
Tuttavia, ancor più interessante dello studio stesso, è però l’editoriale che compare nella rivista in cui questo è pubblicato ed in cui il Prof David Kriebel dell’Università del Massachuset afferma ciò che ormai da anni in tanti andiamo dicendo e cioè che questi impianti, oltre che immettere fumi in atmosfera, producono ceneri tossiche che da qualche parte vanno collocate, contribuiscono al riscaldamento globale e, soprattutto, ostacolano il diffondersi di pratiche molto più virtuose quali la riduzione, il recupero/ riciclo perché “ una volta che questi impianti costosissimi sono stati costruiti , i gestori vogliono avere garantita una sorgente continua di rifiuti per alimentarli”.
A noi cittadini forlivesi sarà offerta, con l’inizio della raccolta “porta a porta”, una grande ed imperdibile occasione: dove questo metodo è stato applicato con serietà ha dimostrato di portare da subito ad una diminuzione consistente dei rifiuti e all’incremento della quota di riciclo: anche a Forlì sarà così, perché così è scritto negli accordi e dobbiamo solo vigilare perché quando mancherà il combustibile non si cerchino scorciatoie per continuare a bruciare.

venerdì 23 luglio 2010

BANDITI A LEGNANO? Nooo!!!! Solo buoni padri di famiglia ...

di Giuseppe Marazzini
23.07.2010


Sembra il titolo di un famoso film degli anni ’60, invece di fiction non vi è nulla, tutto reale … L’inchiesta coordinata dalla Procura della Repubblica milanese va avanti, continuano gli arresti in tutta Italia, mentre dai palazzi più importanti della politica, salvo qualche complimento dovuto per il lavoro svolto, bocche cucite come tradizionalmente si usa nelle migliori “famiglie” in affari tra di loro. Legnano non è da meno, eppure i magistrati hanno confermato l’esistenza di una “locale” in città, la stampa è prodiga di notizie citando nomi e luoghi frequentati dai signori della ‘ndrangheta, luoghi in cui veniva pianificata la loro attività criminale.
Il Sindaco di Legnano e la sua giunta dovrebbero provare un po’ di vergogna dopo che insieme al Prefetto di Milano ed alcuni alti gradi delle forze dell’ordine, in un incontro avvenuto presso il Comune nell’ottobre 2008, avevano negato ufficialmente l’esistenza di una criminalità organizzata a Legnano e nell’alto milanese … I veri problemi di sicurezza erano ben altri, immigrati, rom e tutto quanto socialmente esce dal benpensante e conformista modo di vedere le cose.

La cosa diventa ancor più tragica quando, in relazione alla presenza di uno sparuto gruppo di cittadini stranieri irregolari, i Sindaci della zona, Legnano compresa, chiesero, nel giugno 2009, al Governo e al Prefetto: “mandate anche da noi le pattuglie miste soldati-polizia”, perché la gente ha paura.
E sulla paura più indotta che reale le amministrazioni locali non si sono accorte, o hanno girato la faccia dall’altra parte, su qual’era il vero reale pericolo per la sicurezza del territorio. Occhio non vede cuore non duole … E’ sicuramente più pericoloso il povero straccione senza tetto, che il benvestito mafioso magari sostenitore elettorale!

Certo è un boccone amaro da ingoiare, ma bisogna prendere atto che anche Legnano non è immune dal malaffare mafioso. L’aria legnanese è ormai da tempo ammorbata non solo dalle polveri sottili ma anche dalla presenza della criminalità dei cosidetti “colletti bianchi”.
La ramificazione e il radicamento del malaffare nella nostra zona è tale che forse non basta neanche più tenere “gli occhi aperti”, ormai c’è bisogno di controlli sistematici in particolare su iniziative economiche dai contorni ambigui.
C’è bisogno di capire se parte della ricchezza economica presente a Legnano è frutto di un lavoro onesto oppure di imbrogli, vessazioni e violenze. Come c’è bisogno di più onestà e trasparenza da parte di questa amministrazione, nell’informare e gestire la comunicazione su una emergenza così grave che tocca tutta la nostra città.

Tempo fa una forza politica fece votare al Consiglio comunale un ordine del giorno in cui si chiedeva, in caso di matrimoni fra cittadini italiani e stranieri, l’intervento dei carabinieri per accertare la presenza regolare dello straniero sul nostro territorio. Bene si proceda quindi con gli stessi criteri riguardo a questa ben più grave e seria situazione.
L’amministrazione pubblica chieda ai carabinieri di accertare l’integrità socio-economica dei soggetti o delle società impegnate in operazioni commerciali che possono essere soggette all’infiltrazione della criminalità organizzata: locali di intrattenimento, società di transazioni immobiliari, imprese edili, agenzie di brokeraggio e ricontrollare a tappeto i certificati antimafia prodotti dai partecipanti alle gare per opere pubbliche.

APPELLO: Riaprire le indagini sull'omicidio di Giuseppe Valarioti da parte della 'ndrangheta

Istituto "U. Arcuri"
per la Storia dell'Antifascismo e dell'Italia contemporanea
in provincia di Reggio Calabria
23.07.2010


Trent’anni fa, nella notte tra il 10 e l’11 giugno del 1980, la 'ndrangheta di Rosarno uccideva Giuseppe Valarioti, professore di lettere con la passione per l’archeologia, storico, intellettuale organico, segretario del Pci e consigliere comunale di Rosarno che non si è mai sottratto alle responsabilità dell'impegno antimafia, neanche dopo le minacce.
Seguirono indagini approssimative e depistaggi, poi il processo ad alcuni boss della 'ndrangheta accusati di essere i mandanti e assolti per insufficienza di prove senza che fosse mai celebrato, caso unico in Italia - un processo d'appello per l'omicidio.
La vicenda giudiziaria, nella quale si inserirono le dichiarazioni di un pentito, è durata un decennio, ma presenta ancora oggi elementi inquietanti che vanno dai depistaggi alle indagini approssimative, dalle coraggiose testimonianze alle ritrattazioni repentine, da pentiti non creduti a sviluppi giudiziari rilevanti per alcuni protagonisti di quelle vicende, a recenti dichiarazioni di ex magistrati che hanno seguito il processo.
Le inchieste non hanno portato alla verità e tutto è stato archiviato lasciando l’omicidio impunito, mentre "stranamente", come spesso accade in Italia, i faldoni delle indagini "si smarriscono".
Peppe aveva trent'anni, aveva partecipato alle lotte per il lavoro, s’era opposto ai loschi affari della criminalità, alla speculazione edilizia, aveva difeso il patrimonio culturale, storico e ambientale della Calabria.
"La storia di Giuseppe Valarioti - scrive Pierluigi Bersani su L'Unità - merita più che un semplice ricordo, merita una riflessione. È una storia emblematica perché dimostra come un altro Sud non solo è possibile ma un altro Sud c’è sempre stato".
Riaprire le indagini sull'omicidio per ricostruire la verità e la memoria della legalità e individuare i responsabili del primo delitto politico della 'ndrangheta è un dovere per tutti.

martedì 13 luglio 2010

L’importanza di essere “poveri cristi” (2)

Essere “poveri cristi” è sempre più importante, perché, non solo si diventa protagonisti di azioni per evitare che il proprio Comune sfori il patto di stabilità (pagando di più i servizi o addirittura perdendone qualcuno o magari subendo nuove tasse regionali e comunali), ma ci si dovrà abituare ad un peggioramento della qualità della vita: lampioni spenti alle dieci di sera per risparmiare sulla spesa corrente, strade con le buche lasciate da ripianare, servizi sanitari più scadenti, trasporto pubblico nettamente ridotto e stop ai contributi per le aziende che vogliono investire.
Dopo la manovra Tremonti niente sarà come prima, poiché sarà la società reale a pagare.
Per i ricchi il bengodi continua: tanto chi li ferma?!


Giuseppe Marazzini
13.07.2010


IL CASO - Nullatenenti con ville e yacht in aumento verso punte da record.

Per Contribuenti.it il 47% degli affitti delle dimore di pregio delle più ricche località italiane è intestato a prestanome pensionati o indigenti. Stesso meccanismo anche per le barche di lusso: il 64% fa capo a società di comodo o a poveri.

ROMA - C'è un esercito di nullatenenti e pensionati (alcuni muniti di social card) che vivono in affitto in ville e dimore di pregio di Porto Cervo e Capri, o che risultano essere i proprietari di yacht e barche di lusso. Secondo Contribuenti.it, l'Associazione Contribuenti Italiani che con lo "sportello del contribuente" rileva il fenomeno dell'evasione fiscale, il numero dei "ricchi nullatenenti" e dei "poveri possidenti" - che spesso risultano essere degli emeriti sconosciuti al Fisco - sta raggiungendo punte da record. In genere sono prestanome che vivono in magioni dorate a un passo dal mare. Spesso risultano essere proprietari di barche da sogno, pur evitando accuratamente di presentare uno straccio di dichiarazione dei redditi.

I dati forniti dall'associazione sono impressionanti: quasi la metà (il 47%) dei contratti di locazione per le ville più ricercate e invidiate di Porto Cervo, Forte dei Marmi, Capri, Sabaudia, Positano, Ravello, Panarea, Portofino, Taormina e Amalfi sono intestati a semplici nullatenenti o a pensionati con la social card. Ancora più impressionante il dato relativo agli yacht: il 64% delle barche di lusso che circolano in Italia, sono intestate a nullatenenti, a prestanome ultraottantenni, a società di comodo, italiane o estere. Lo scopo? È sempre lo stesso: spostare l'attenzione del Fisco dal nome del vero proprietario che - in molti casi - si nasconde dietro gli affittuari o proprietari ufficiali.

Secondo lo studio di Contribuenti.it, elaborato su dati dello "sportello del contribuente" e del ministero delle Finanze, è emerso che la metà degli italiani dichiara non oltre 15.000 euro annui e circa due terzi non più di 20.000. Solo l'1% dichiara oltre 100 mila euro e lo 0,2% più di 200mila euro. Una fotografia che stride con i dati relativi ai consumi dei beni di lusso, in crescita in Italia del 2,4% nel 2009 e del 4,8% nel primo semestre 2010: i "ricchi nullatenenti" ed i "poveri possidenti", del resto, continuano a spendere in beni di lusso tradizionali come auto di grossa cilindrata, yachts, gioielli e oggetti d'arte. E questo nonostante l'introduzione del nuovo redditometro da parte del Fisco.

Articolo e foto da la Repubblica.it del 12 luglio 2010

martedì 6 luglio 2010

L’importanza di essere “poveri cristi”

di Giuseppe Marazzini
06.07.2010


Martedì 29 giugno u.s. il Consiglio Comunale ha votato la delibera inerente la trasformazione dei diritti di superficie in diritti di proprietà, quindi fra pochi giorni un certo numero di cittadini riceverà dal Comune l’invito ad aderire, senza obbligo, alla proposta di trasformare il diritto di superficie in diritto pieno di proprietà.

Trattasi del diritto di superficie della durata di 99 anni concesso dal Comune agli immobili inseriti nei Piani di Edilizia Economica Popolare (P.E.E.P.) e riguardano innanzitutto gli alloggi ALER e quelli delle cooperative che hanno beneficiato della legge n. 167 del ’62. Gli alloggi interessati all’operazione si trovano a Mazzafame, in Canazza, a S.Paolo e nell’area centrale della città.
Le concessioni più vecchie risalgono agli anni 1974-75 e sono state rilasciate per gli stabili costruiti a Mazzafame e in Canazza.
La prima fase interesserà i proprietari di alloggi in cooperativa (432 unità immobiliari), la seconda gli immobili ALER (350 unità immobiliari) e la terza il restante (147 unità immobiliari). Il costo unitario della trasformazione, a seconda della proprietà millesimale, potrà variare da un minimo di 7/8 mila euro ad un massimo di 17 mila euro, salvo ulteriori precisazioni comunali.

L’introito complessivo per il Comune, stimato nella relazione del bilancio previsionale 2010 e pluriennale 2011-2012, è di quasi 13 milioni di euro: 5 milioni nel 2010, 6,8 milioni nel 2011 e 1,5 milioni nel 2012. L’operazione è stata giustificata dal Comune come una azione sollecitata da un gruppo di condomini interessati alla piena proprietà, ma quanti sono in realtà i richiedenti è un dato che l’Amministrazione non ha fornito. Secondo la mia lettura si tratta di una manovra dettata da ragioni di bilancio comunale più che il voler esaudire legittime aspettative. La manovra è peraltro partita senza pensare alle ricadute di scompenso sociale che si potranno innescare in ambienti in cui l’autosufficienza finanziaria è notoriamente scarsa.

Questa decisione andava presa al contrario sulla base di un’analisi accurata delle condizioni socio-economiche dei soggetti interessati da un esborso per anticipare l’acquisizione del diritto in scadenza - per le concessioni più vecchie si parla fra 60 anni, cioè nel 2070 -, dato che lo stesso Sindaco ha affermato che questa manovra è “necessaria a rispettare il patto di stabilità”. Questi cittadini di fatto a loro insaputa, al di là del loro specifico problema, sono chiamati ad assolvere un compito politico improprio, cioè quello di salvare il Comune dallo sforamento del patto di stabilità.
La vera manovra è questa: appellarsi al ceto meno abbiente per rimpinguare le casse comunali.

Devo dire che la Giunta Comunale con un certo grado di astuzia politica è riuscita a coniugare le attese di coloro che vogliono diventare proprietari a pieno titolo alle risorse economiche per finanziare gli investimenti della città sottratti dal Governo centrale. Quindi da una aspettativa individuale ad una questione politica molto rilevante e, se le cose dovessero andare male per le casse del comune, il Sindaco potrà sempre chiamare in causa, quantomeno sotto il profilo morale, la scarsa sensibilità civica di questo ceto.
E i benestanti della città invece che fanno? Se la ridono sotto i baffi.
Ci pensano bene alla propria città, i soldi se li tengono ben stretti in Svizzera, a San Marino o alle Cayman, tanto le conseguenze del mancato rispetto del patto di stabilità ricadrà sempre sulla testa dei “poveri cristi”.

GIU' LE MANI DAI DISABILI! Manifestazione Nazionale del 7 luglio 2010

Riceviamo e pubblichiamo.
La Manovra che il Parlamento sta per approvare è la peggiore aggressione, nella storia repubblicana, alle persone con disabilita' e alle loro famiglie. Contiene disposizioni discriminanti di dubbia costituzionalita': eleva a 85 la percentuale di invalidita' necessaria per ottenere l’assegno mensile di assistenza; crea una illegittima disparita' fra gli invalidi civili; fissa nuovi criteri per ottenere l’indennita' di accompagnamento che sono irraggiungibili se non ci si trova in stato vegetativo. Una vera vergogna per uno stato che si dice civile!


Ecco come si sta disegnando il quadro della partecipazione dei disabili singolarmente e con le associazioni, alla importantissima mobilitazione che deve essee necessariamente la più imponente del dopoguerra in risposta all'attacco senza precedenti dal dopoguerra ad oggi.
Sono i n gioco i diritti fondamentali. Giù le mani dai disabili!
Da quanto leggerete qui di seguito, emerge chiara la volontà di una risposta forte e con una presenza massiccia di disabili e di molte loro associazioni.
Purtroppo mancherà la massiccia presenza della unione italiana ciechi forte,come dice il suo presidente nazionale, di oltre 200000 soci e che sarà presente alla manifestazione con appena 30 soci.
La peggiore aggressione nella storia repubblicana alle politiche sociali di inclusione delle persone con disabilità, per la quale possiamo dire di essere fuori da ogni garanzia costituzionale»: così, nei giorni scorsi il presidente della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap) Pietro Barbieri ha definito quanto sta accadendo in ambito di discussione sulla Manovra Finanziaria Correttiva, soprattutto dopo quell'emendamento alla Manovra Finanziaria Correttiva presentato il 29 giugno in Commissione Bilancio del Senato, da parte di Antonio Azzollini, presidente della stessa, nonché relatore di Maggioranza, in accordo con il Ministero dell’Economia.
In tale testo - vale la pena ricordarlo - persiste l'innalzamento della percentuale di invalidità necessaria per la concessione dell’assegno mensile di assistenza agli invalidi civili parziali (256,67 euro al mese), disoccupati e indigenti, nonostante il risparmio dichiarato dallo stesso Ministero dell’Economia sia risibile. E la situazione è stata peggiorata dal fatto che l’emendamento introdurrebbe una "correzione" ulteriormente iniqua, creando una discriminazione tra le persone affette da una sola minorazione (con percentuale di invalidità superiore al 74%) e quelle affette da varie patologie inferiori all'85%. Ai primi andrebbe l'assegno ai secondi no.
Senza dimenticare, infine, la proposta di modifica delle condizioni medico-legali per accedere all'indennità di accompagnamento, limitando in modo rigidissimo le future concessioni. L'indennità di accompagnamento, infatti, andrebbe d'ora in poi solo a chi è immobilizzato o che non riesce a svolgere tutte le funzioni fisiologiche. Un criterio assai pericoloso nelle mani di Commissioni di valutazione alle quali non è stata indicata alcuna scala di valutazione cui attenersi.

Di fronte a tutto ciò, è stata indetta per il 7 luglio in Piazza Montecitorio a Roma (ore 10), una grande manifestazione unitaria, promossa congiuntamente dalla FISH e dalla FAND (Federazione tra le Associazioni Nazionali dei Disabili), vale a dire le due Federazioni che raggruppano le maggiori e più significative associazioni italiane di persone con disabilità e dei loro familiari.
E a fianco di questa iniziativa, crescono le adesioni senza riserve da parte delle singole associazioni. Ad esempio la federazione lombarda LEDHA (Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità), «esprime tutta la rabbia - come si legge in una nota del suo presidente Fulvio Santagostini - e l'indignazione, per questa assurda, iniqua e ottusa politica del Governo sulla pelle delle persone con disabilità». «La LEDHA e tutte le sue Associazioni - continua Santagostini - sono attivate per garantire la massima partecipazione possibile alla manifestazione del 7 luglio a Roma, promossa da FISH e FAND e in tal senso chiederà anche l’adesione alla mobilitazione da parte delle Istituzioni, dei Partiti tutti (di maggioranza e di opposizione), dei Sindacati e delle varie Organizzazioni del Terzo Settore. A questa arroganza rispondiamo: "Ora basta!"».

Anche l'ANFFAS (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale), come si può leggere in un comunicato del presidente Roberto Speziale, intende rappresentare «la profonda angoscia e preoccupazione degli oltre 14.000 genitori e familiari di persone con disabilità intellettiva e/o relazionale rappresentati su tutto il territorio nazionale» e «punta l’attenzione sull'impellente e non più prorogabile revisione dell'intero sistema dell'accertamento di invalidità civile e stato di handicap, ancorato a tabelle e paradigmi ormai obsoleti e non adeguati a valutare l’effettiva condizione di disabilità e la necessità di sostegni), prevista dall'articolo 24 dell'ormai decennale Legge 328/00».
«La nostra Associazione - dichiara Speziale - si schiererà quindi insieme alla FISH e alla FAND, contro ogni forma di taglio indiscriminato e discriminatorio nei confronti di persone e famiglie che ormai si trovano sempre più sul baratro della vera e propria povertà ed esclusione sociale». «Una posizione - aggiunge il presidente dell'ANFFAS - che è tra l’altro in perfetta linea anche rispetto a quanto dichiarato dalla Conferenza delle Regioni e Province Autonome nel proprio documento sulla Manovra, diffuso nei giorni scorsi».
«Invitiamo dunque - conclude Speziale - l’intera collettività e la società civile a partecipare alla manifestazione del 7 lugliio e rivolgiamo anche un accorato appello agli organi di informazione nazionali e locali affinché si facciano portavoce di tali istanze e diano adeguato spazio e rappresentanza a un'ampia fascia della popolazione sempre più relegata al silenzio ed all'emarginazione, nella più totale indifferenza delle Istituzioni».

E poi la FAIP (Federazione Associazioni Italiane Paratetraplegici), che con la sua partecipazione, come afferma il presidente Raffaele Goretti, «intende denunciare come l’emendamento all’articolo 10 della Manovra, presentato dal Governo in Commissione Bilancio del Senato, verrebbe di fatto a minare quelle - seppur limitate - garanzie di inclusione sociale per le oltre 70.000persone paraplegiche e tetraplegiche italiane».
«Questo feroce attacco - continua Goretti - viene a colpire prevalentemente quelle persone con lesione al midollo spinale che, a costo di grandi sacrifici e impegno, hanno raggiunto un livello soddisfacente di autonomia e indipendenza, e che proprio per questo traguardo faticosamente conquistato, potrebbero vedersi negato quel minimo sostegno erogato in sostituzione di tutto, quello che lo Stato non riesce a fornire. Il provvedimento in questione, infatti, prevede tra l'altro la modifica dei criteri per l'assegnazione dell’indennità di accompagnamento, che verrebbe concessa solamente a chi si trovasse nella situazione di non essere più in grado di svolgere «il complesso degli atti elementari» della quotidianità. E questa è una beffarda contraddizione del concetto stesso di abilitazione, che investe tutte quelle persone con lesione midollare che, nonostante una grave disabilità, hanno optato per un percorso di vita attiva nella società, in contrasto alla condizione di segregazione cui questo provvedimento potrebbe immediatamente ricacciarle».

«Oggi - conclude il presidente della FAIP - è già altissimo il costo di questa autonomia. Uno studio promosso dalla Fondazione ISTUD in collaborazione con lo IAS (Istituto Affari Sociali), ha messo in evidenza infatti come le persone con lesione al midollo spinale e le loro famiglie spendano circa 14.000 euro ogni anno per le esigenze connesse alla disabilità. Una somma ben più elevata delle provvidenze economiche ricevute. In considerazione dunque di questa malaugurata prospettiva, sollecito tutte le persone paraplegiche e tetraplegiche ad essere in piazza il 7 luglio con la FAIP, per far sentire la propria voce contro un provvedimento che potrebbe azzerare tutte le conquiste per cui ci siamo battuti in questi anni».

E ancora, arriva chiaro e forte il messaggio di Giovanni Battista Pesce, presidente dell'AICE (Associazione Italiana Contro l'Epilessia), che parla di «inqualificabile attacco del Governo alle persone con disabilità» e si schiera «con la FISH e la FAND a fianco di persone e famiglie cui viene scippata la Piena Cittadinanza in questo Paese», mentre Alberto Fontana, presidente della UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare), chiede con forza «l'abrogazione di quei provvedimenti che vuole introdurre la Manovra Finanziaria Correttiva, che rischiano di provocare un grave arretramento dei diritti delle persone con disabilità».