di Giuseppe Marazzini
06.07.2010
Martedì 29 giugno u.s. il Consiglio Comunale ha votato la delibera inerente la trasformazione dei diritti di superficie in diritti di proprietà, quindi fra pochi giorni un certo numero di cittadini riceverà dal Comune l’invito ad aderire, senza obbligo, alla proposta di trasformare il diritto di superficie in diritto pieno di proprietà.
Trattasi del diritto di superficie della durata di 99 anni concesso dal Comune agli immobili inseriti nei Piani di Edilizia Economica Popolare (P.E.E.P.) e riguardano innanzitutto gli alloggi ALER e quelli delle cooperative che hanno beneficiato della legge n. 167 del ’62. Gli alloggi interessati all’operazione si trovano a Mazzafame, in Canazza, a S.Paolo e nell’area centrale della città.
Le concessioni più vecchie risalgono agli anni 1974-75 e sono state rilasciate per gli stabili costruiti a Mazzafame e in Canazza.
La prima fase interesserà i proprietari di alloggi in cooperativa (432 unità immobiliari), la seconda gli immobili ALER (350 unità immobiliari) e la terza il restante (147 unità immobiliari). Il costo unitario della trasformazione, a seconda della proprietà millesimale, potrà variare da un minimo di 7/8 mila euro ad un massimo di 17 mila euro, salvo ulteriori precisazioni comunali.
L’introito complessivo per il Comune, stimato nella relazione del bilancio previsionale 2010 e pluriennale 2011-2012, è di quasi 13 milioni di euro: 5 milioni nel 2010, 6,8 milioni nel 2011 e 1,5 milioni nel 2012. L’operazione è stata giustificata dal Comune come una azione sollecitata da un gruppo di condomini interessati alla piena proprietà, ma quanti sono in realtà i richiedenti è un dato che l’Amministrazione non ha fornito. Secondo la mia lettura si tratta di una manovra dettata da ragioni di bilancio comunale più che il voler esaudire legittime aspettative. La manovra è peraltro partita senza pensare alle ricadute di scompenso sociale che si potranno innescare in ambienti in cui l’autosufficienza finanziaria è notoriamente scarsa.
Questa decisione andava presa al contrario sulla base di un’analisi accurata delle condizioni socio-economiche dei soggetti interessati da un esborso per anticipare l’acquisizione del diritto in scadenza - per le concessioni più vecchie si parla fra 60 anni, cioè nel 2070 -, dato che lo stesso Sindaco ha affermato che questa manovra è “necessaria a rispettare il patto di stabilità”. Questi cittadini di fatto a loro insaputa, al di là del loro specifico problema, sono chiamati ad assolvere un compito politico improprio, cioè quello di salvare il Comune dallo sforamento del patto di stabilità.
La vera manovra è questa: appellarsi al ceto meno abbiente per rimpinguare le casse comunali.
Devo dire che la Giunta Comunale con un certo grado di astuzia politica è riuscita a coniugare le attese di coloro che vogliono diventare proprietari a pieno titolo alle risorse economiche per finanziare gli investimenti della città sottratti dal Governo centrale. Quindi da una aspettativa individuale ad una questione politica molto rilevante e, se le cose dovessero andare male per le casse del comune, il Sindaco potrà sempre chiamare in causa, quantomeno sotto il profilo morale, la scarsa sensibilità civica di questo ceto.
E i benestanti della città invece che fanno? Se la ridono sotto i baffi.
Ci pensano bene alla propria città, i soldi se li tengono ben stretti in Svizzera, a San Marino o alle Cayman, tanto le conseguenze del mancato rispetto del patto di stabilità ricadrà sempre sulla testa dei “poveri cristi”.
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