sabato 30 aprile 2011

Essere di sinistra a Legnano: “non vendere la Casa di Riposo Accorsi” - Intervista a Giuseppe Marazzini

di Stefano Quaglia
In Piazza
anno 3, aprile 2011, numero 3.


Essere di sinistra a Legnano: “non vendere la Casa di Riposo Accorsi”

L’impegno politico parte da alcuni valori. Cosa significa per Lei, consigliere comunale del gruppo consiliare Sinistra Legnanese, essere uomo di sinistra?
Sono cresciuto respirando aria di giustizia sociale, mio papà era un socialista nenniano e chiedeva rispetto per la povera gente, e in questo clima un po’ alla volta ti “senti” orientato a sinistra, se vuoi anche per il solo fatto di essere solidale con chi vive nelle tue stesse condizioni e questo a prescindere dell’adesione o meno ad una forza politica che rappresenti l’ideale marxista o socialista. Libertà e giustizia sociale sono temi sui quali un militante di sinistra non può non fare i conti. Poi ci sono i comportamenti soggettivi che fanno la differenza.

Oggi si discute della vendita della Casa di riposo Accorsi.
Perché la Casa di riposo “Accorsi” dovrebbe rimanere in mano al Comune di Legnano?

È forse l’unico caso in Italia dove un Comune vende una casa di riposo nuova, non ancora in esercizio, per rispettare il patto di stabilità, e ciò deve farci riflettere, perché se non cambia la situazione, c’è il rischio che in seguito possa toccare agli edifici pubblici destinati alle scuole elementari. Per questo progetto si sono sacrificate le farmacie comunali che non erano certo di peso per la finanza comunale, anzi aiutavano a sostenerla. Considero folle la cessione di questa struttura in quanto il Comune, con questa operazione, dismette l’unica struttura pubblica di servizio agli anziani e dismette anche il suo ruolo di garanzia e controllo del rispetto dei diritti della persona anziana più debole e vulnerabile, scaricando sulle famiglie tutta la responsabilità economica, relazionale e di cura.

Quali sono le vie per creare un’alternativa di governo a Legnano?
Penso che l’unità delle forze di opposizione non sarà sufficiente per sconfiggere il centro destra legnanese, e non solo per una questione di numeri o di programma, questioni importanti ovviamente, ma perché il rapporto con la popolazione, da quella in difficoltà a quella operosa ed onesta, è piuttosto sfilacciato, eppure a loro modo si fanno sentire. Allora il tema è: come ricostituire queste relazioni.

Penso, anche che il lavoro da farsi non sia tanto quello di passare ore e ore a discutere di programmi che sono già stati “scritti” dai cittadini tramite le loro osservazioni: traffico, inquinamento, mobilità, troppo cemento, più spazi sociali, più verde, etc. etc., ma sia quello di individuare un modello di governo della città convincente ed alternativo a quello adottato dal centro destra, e lavorare con la candidata o col candidato sindaco, per costruire assieme la svolta. Per essere chiaro sul modello alternativo, domando: se il centro sinistra fosse stato al governo cittadino avrebbe venduto la nuova casa di riposo? Avrebbe, prima, coinvolto i diretti interessati e la città per sentire il loro parere e le loro proposte? Avrebbe fatto il bilancio delle spese con i cittadini?

venerdì 29 aprile 2011

Marazzini in campo "per la svolta"

Il Giorno Legnano
martedì 29 aprile 2011 pag.5

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mercoledì 27 aprile 2011

Mi candido a Sindaco di Legnano, che ne dite?

di Giuseppe Marazzini
27.04.2011


Non è una trovata pubblicitaria bensì una proposta seria.
Ci sono ragioni civili alla base della mia proposta e quindi non vuole essere soltanto un segnale per richiamare l’urgenza del cambiamento. La città continua a perdere terreno checché ne dicono i nostri notabili al governo cittadino. È necessaria una svolta vera e non pasticciata.

Viviamo in una città che un po’ alla volta sta scivolando verso l’indifferenza, dove il senso civico e la tutela della cosa pubblica paiono valori smarriti. Il tempo rimasto per invertire questa tendenza non è molto e non possiamo permetterci di sprecarlo. Troppi, e la politica in questo ha le sue responsabilità, pensano solo agli interessi personali e molto poco alle condizioni degli altri.

Abbiamo un numero crescente di giovani che non hanno di che vivere, che non possono formarsi una famiglia ma vengono continuamente irrisi da quelli che hanno incarichi plurimi permanenti, chi in politica, chi in altri settori della pubblica amministrazione o nel privato, o da quelli che hanno più di una pensione.

La mia proposta è rivolta a tutti i soggetti che vogliono misurarsi con un cambiamento vero, a cominciare dalle forze che rappresento in Consiglio Comunale e a tutto quel mondo, che va della sinistra ai cittadini “in movimento”, che per varie ragioni si è disaffezionato al voto, ma la mia proposta è rivolta anche a quelle realtà con cui ho avuto modo di collaborare in questi anni di lavoro in Consiglio Comunale e che mi hanno dato la possibilità di conoscere meglio i problemi e le esigenze della popolazione.

So per certo che questa mia proposta scombinerà i piani di qualcuno, ma francamente passare mesi e mesi attorno ad un tavolo a parlare di idee o proposte già note perché molto ben esplicitate dai cittadini nelle loro molteplici manifestazioni, lo trovo un regalo ai nostri avversari politici.

Così come penso sia un errore politico presentare un candidato sindaco frutto della cosidetta “ingegneria politica delle segreterie”, perché la sinistra e il centro sinistra, per affermarsi, hanno bisogno di recuperare il grosso consenso popolare perso negli ultimi decenni con un candidato coerente con le speranze di questo mondo, e per far questo bisogna darsi da fare subito.
Io comincio.

lunedì 25 aprile 2011

mercoledì 20 aprile 2011

FONDAMENTALISMI

di Giuseppe Marazzini
20.04.2011


Sì, il voto unanime dei miei colleghi consiglieri sulla mozione “a difesa delle comunità cristiane oggetto di violenze e discriminazioni e per la tutela della libertà religiosa”, nella seduta del 14 aprile u.s., mi ha lasciato incredulo. Non ero presente ma da quanto mi è stato raccontato e per quanto ho letto mi appaiono oscure le motivazioni che hanno determinato la condivisione di detta mozione da parte, in particolare, di consiglieri del Pd e dell’Italia dei Valori. Incautamente sono caduti nella trappola ideologica ben congegnata da Comunione e Liberazione. Ha ragione chi sostiene che non c’era motivo di votare una mozione contro la violenza, è ovvio che la violenza è sempre da condannare, da qualunque parte venga ed in misura ancor maggiore quando si vogliono negare i diritti fondamentali dei cittadini quali il diritto di parola, di pensiero e quello di professare la propria fede religiosa.

Insensibile alla sorte delle comunità cristiane? Assolutamente no, sono una persona di spirito libero, per me ognuno può professare il credo religioso che desidera basta che il suo credo rispetti la scelta degli altri, e sono impegnato a far sì che le religioni non siano violente ma siano per il dialogo interreligioso. E, poi, scusate, da troppo tempo, noi cristiani, stiamo calpestando il diritto alla pari dignità e all’esistenza di milioni di persone.

Non reagiamo a fatti violenti contro persone inermi, violenze che facciamo finta di non vedere e che a un buon cristiano dovrebbero suscitare quantomeno un senso di disagio e di repulsione: giovani uomini, donne e bambini che affogano nel tentativo di migliorare le loro condizioni di vita, bambini che muoiono nel fuoco delle loro baracche o dal freddo e che noi vorremmo rilegati in ghetti, altri che muoiono di fame per imbandire le nostre tavole e, ricordiamocelo, tante di queste persone professano la fede cristiana.

Per queste ragioni ritengo che la mozione votata tradisce lo spirito stesso di coloro che si sono sacrificati per le libertà religiose in modo particolare i cristiani. A che serve essere dei cristiani ipocriti?


PDL - Mozione a difesa delle comunità cristiane oggetto di violenze e discriminazioni e per la tutela della libertà religiosaPer ingrandire cliccare sull'immagine, poi usare lo zoom


Testo rielaborato della mozione a difesa delle comunità cristiane (Marazzini)

Considerato
Che la diseguaglianza e l’ingiustizia nel mondo hanno creato “popoli obesi” e “popoli scheletrici”, situazione frutto di una sconsiderata ed insensata corsa alla ricchezza e che l’Occidente in quanto tale non è l’ultimo dei responsabili.
Che le uccisioni dei Cristiani, in quanto professanti la loro fede, per la maggior parte dei casi, sono vittime innocenti di gruppi estremisti che, con azioni violente e criminali, strumentalizzano le giuste aspirazioni di libertà e giustizia di popoli oppressi e sfruttati.
Che fin tanto non si riuscirà a far cessare le pratiche di sfruttamento ed oppressione, in particolare nelle aree geografiche dell’America Centrale, dell’America del Sud, dell’Africa e dell’Asia, difficilmente ci sarà giustizia e senza giustizia non potrà esserci libertà: nemmeno quella religiosa.
Che la libertà di professare e praticare la fede religiosa costituisce un diritto umano fondamentale riconosciuto e ribadito dalle più importanti norme internazionali, quali l’art. 8 della Dichiarazione Universale e l’art. 9 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo.
Che in Italia la libertà religiosa è garantita dalla Costituzione agli artt. 8 e 19.
Che nel corso del 2010 e nei primi mesi del 2011 gravi attentati hanno colpito le comunità cristiane di Egitto, Nigeria, Filippine, Iraq, Pakistan, Indonesia, Laos, Vietnam, Myammar Algeria provocando centinaia di morti.
Che in Pakistan Asia Bibi è stata condannata a morte per aver affermato la propria fede religiosa e che sono stati uccisi solo perché cristiani il vescovo Mons. Padovese in Turchia e, proprio in questi ultimi giorni, il ministro pachistano Shahbaz Bhatti.
Ritenuto
Che l’affermazione e la tutela dei diritti umani fondamentali fra cui quello della libertà religiosa, debba costituire un’assoluta priorità per le istituzioni dei paesi democratici.
Che l’Italia, per la sua particolare posizione geografica e l’intensità di rapporti economici, sociali e culturali con parecchi paesi del bacino Mediterraneo e del Medio Oriente, è una nazione caratterizzata da una sempre più crescente immigrazione da parte di popolazioni di diverse religioni con le quali, senza nessuna discriminante, da tempo le diverse professioni di fede hanno istruito un proficuo percorso di dialogo interreligioso.
Che di fronte alla crescita di episodi di violenza e discriminazione che vengono perpetrati in diversi Paesi, occorre una ferma presa di posizione, a tutti i livelli, affinchè queste cessino e, di contro si sostengano la tolleranza e il dialogo tra le diverse religioni.
Che il Presidente Napolitano in un messaggio indirizzato al Pontefice ha detto con forza: basta alle persecuzioni contro i Cristiani nel mondo. Ribadendo che non si può restare inerti di fronte “alla drammatica e sistematica violazione delle libertà individuali cui si sta assistendo in diverse parti del mondo”.
Che ancora manca una iniziativa forte e decisa della diplomazia internazionale, dell’ONU, dell’Unione Europea in difesa di un valore universale ed inviolabile come la libertà religiosa.
Il Consiglio Comunale di Legnano
esprimendo la più ferma condanna degli atti di violenza rivolti contro la comunità cristiane e ogni altro atto rivolto ad impedire la libera e pacifica pratica del culto religioso, IMPEGNA IL SINDACO E LA GIUNTA
A farsi promotori e sostenitori, a tutti i livelli, di ogni iniziativa volta a tutelare la libertà religiosa e a far cessare le violenze e le discriminazioni a danno delle comunità cristiane;
A sollecitare un impegno puntuale ed indifferibile delle istituzioni nazionali ed internazionali a dell’Unione Europea in particolare affinchè:
1. assumano una precisa posizione di condanna di tutti gli episodi di violenza e discriminazione religiosa e di violazione del diritto alla libertà di professare la propria fede;
2. facciano cessare ogni tipo di discriminazione e persecuzione a carattere religioso;
3. si facciano garanti della tutela del diritto alla libertà religiosa.


NOTA: la mozione modificata da Marazzini è stata consegnata a tutti i capi gruppo due settimane prima della discussione in aula nel tentativo di aprire un confronto scevro da ogni condizionamento ideologico. Così non è stato, molti hanno preferito arrocarsi nella difesa acritica della cristianità occidentale.

“Consiglio, zero interventi sul piano Erif, ma lungo dibattito sulla Libertà religiosa” - La Prealpina, martedì 19/04/11 pag. 21

agenzia fides - ASIA/PAKISTAN - La società civile: la missione di Bhatti continuerà



George Harrison - My Sweet Lord [2000]

venerdì 15 aprile 2011

Residenze Sanitarie Assistenziali. Pronuncia del Consiglio di Stato: illegittime le richieste di soldi ai parenti

di Ezio Alessio Gensini
31.03.2011



Il Consiglio di Stato sembra finalmente aver messo la parola fine alla vicenda Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA). La vicenda e’ nota e l’Aduc se ne occupa da anni (1), denunciando le prassi illegittime di moltissimi comuni d’Italia che, a fronte di ricoveri di soggetti anziani non autosufficienti o disabili gravi, calcolano la quota di retta a carico dell’utente non solo sulla base del suo reddito, come prevede la legge, ma anche del reddito dei suoi familiari, a cui poi viene richiesto il pagamento. Una prassi che spesso mette in ginocchio famiglie intere, costrette a pagare cifre esorbitanti. La legge ISEE prevederebbe, infatti, che le rette di ricovero in Rsa siano pagate per il 50% dal SSN e per il restante 50% dai Comuni con l’eventuale compartecipazione dell’utente. Cio’ non accade in molti comuni d’Italia.

I Tribunali amministrativi nel corso di questi anni si sono pronunciati in maniera oscillante: il TAR Lombardia da’ da sempre ragione agli utenti; il Tar Toscana, dopo una prima sentenza favorevole agli utenti, ha poi cambiato indirizzo dando ragione ai comuni.

Dopo anni di alti e bassi, si e’ finalmente pronunciato il Consiglio di Stato (n.1607/2011), organo di secondo e ultimo grado della giustizia amministrativa, dando ragione agli utenti: le rette per la degenza in RSA di persone ultrasessantacinquenni non autosufficienti e disabili gravi devono tener conto dei redditi del solo assistito e non anche dei redditi dei parenti. La sentenza sul punto e’ chiara, estesamente motivata e sgombra il campo da qualsiasi dubbio: “In precedenza, è già stato evidenziato come il d. lgs. n. 109/98 abbia introdotto l’I.S.E.E. come criterio generale di valutazione della situazione economica delle persone che richiedono prestazioni sociali agevolate e l’applicazione di tale parametro comporta che la condizione economica del richiedente sia definita in relazione ad elementi reddituali e patrimoniali del nucleo familiare cui egli appartiene.

Rispetto a particolari situazioni, lo stesso d. lgs. n. 109/98 prevede tuttavia l’utilizzo di un diverso parametro, basato sulla situazione del solo interessato. In particolare, l’art. 3, comma 2-ter [...]. La deroga rispetto alla valutazione dell’intero nucleo familiare è limitata, sotto il profilo soggettivo, alle persone con handicap permanente grave e ai soggetti ultra sessantacinquenni non autosufficienti (con specifico accertamento in entrambi i casi) e, con riguardo all’ambito oggettivo, alle prestazioni inserite in percorsi integrati di natura sociosanitaria, erogate a domicilio o in ambiente residenziale, di tipo diurno oppure continuativo. Ricorrendo tali presupposti, deve essere presa in considerazione la situazione economica del solo assistito.

La tesi che esclude l’immediata applicabilità della norma, in virtù dell’attuazione demandata ad un apposito d.p.c.m., benché sostenuta da questo Consiglio di Stato in sede consultiva (sez. III, n. 569/2009) non appare convincente ed è già stata disattesa dalla Sezione in alcuni precedenti cautelari (sez. V, ord. nn. 3065/09, 4582/09 e 2130/10), che hanno trovato conferma in una recente sentenza (sez. V, sent. n. 551/2011, in cui è affermato che la mancata adozione del d.p.c.m. non può paralizzare l’operatività della norma, salve ulteriori considerazioni legate al caso di specie sulla situazione reddituale complessiva).

Deve ritenersi che il citato art. 3, comma 2-ter, pur demandando in parte la sua attuazione al successivo decreto, abbia introdotto un principio, immediatamente applicabile, costituito dalla evidenziazione della situazione economica del solo assistito, rispetto alle persone con handicap permanente grave e ai soggetti ultra sessantacinquenni la cui non autosufficienza fisica o psichica sia stata accertata dalle aziende unità sanitarie locali.

Tale regola non incontra alcun ostacolo per la sua immediata applicabilità e il citato decreto, pur potendo introdurre innovative misure per favorire la permanenza dell’assistito presso il nucleo familiare di appartenenza, non potrebbe stabilire un principio diverso dalla valutazione della situazione del solo assistito; di conseguenza, anche in attesa dell’adozione del decreto, sia il legislatore regionale sia i regolamenti comunali devono attenersi ad un principio, idoneo a costituire uno dei livelli essenziali delle prestazioni da garantire in modo uniforme sull’intero territorio nazionale, attendendo proprio ad una facilitazione all’accesso ai servizi sociali per le persone più bisognose di assistenza.”

Il Consiglio di Stato “ritorna” anche sulla sentenza emessa poco tempo fa, la n. 551/2011 – che i Comuni italiani avevano erroneamente interpretato come una vittoria delle proprie tesi esprimendo “Grande soddisfazione a nome di tutti i Comuni per una sentenza che ristabilisce un principio fondamentale di giustizia” (così Attilio Fontana, Sindaco di Varese e Presidente di Anci Lombardia) – spiegando, come si legge nella parte di sentenza sopra riportata, che anche nel provvedimento 551/2011 i giudici affermano la immediata applicabilita’ dell’art. 3 comma 2 ter, d.lgs. 109/98.

La pronuncia del Consiglio di Stato e’ una importantissima vittoria degli utenti, vessati da anni da richieste illegittime da parte dei Comuni, e da rette spropositato rispetto ai redditi delle persone ricoverate. Crediamo che questa importante sentenza avra’ gran peso sui prossimi giudizi innanzi ai Tar regionali, che non potranno non tenerne conto nella decisione dei prossimi ricorsi.

Qui la sentenza del Consiglio di Stato n. 1607/2011

Qui la sentenza del Consiglio di Stato n. 551/2011

(1) Aduc.it/rette rsa

Emmanuela Bertucci, Claudia Moretti
legali Aduc

mercoledì 13 aprile 2011

Milano, sfiduciato Pezzano. Dirigente sanitario e amico dei boss

Consiglio comunale di Legnano del 21 marzo 2011, seduta e votazione segreta (ovvero senza pubblico) sulla mozione Pezzano. Risultato, solo 7 consiglieri hanno votato per le dimissioni di Pezzano: 1 Sinistra Legnanese; 1 Italia dei Valori; 1 Insieme per Legnano e 4 del PD. 2 della minoranza sono usciti per incompatibilità al voto; 3 di Insieme per Legnano astenuti. La maggioranza, dopo aver accusato la stampa di essere prezzolata, ha inneggiato al "come è bravo questo Pezzano" e "come faceva, poverino, a sapere che chi gli stava vicino nella fotografia era un boss della 'ndrangheta e poi il suo caso è stato archiviato ...” Hanno tutti votato (la maggioranza) a favore di mantenere Pezzano alla direzione dell'ASL Provincia Milano 1, una delle più grandi della Lombardia. Di etica neanche parlarne. Ora chissà cosa inventeranno Formigoni e i suoi tirapiedi per evitare il suo allontanamento ...

Giuseppe Marazzini - 13.04.2011


Il Fatto Quotidiano 12 aprile 2011

Il consiglio regionale della Lombardia ha votato una mozione per sollevarlo dall'incarico di direttore generale della Asl di Milano 1 che gli aveva assegnato Formigoni. Il suo nome emerge nelle carte delle inchieste sulla mafia nel nord Italia


Dopo la fumata nera dello scorso gennaio, il Consiglio regionale della Lombardia ha finalmente dato il ben servito a Pietrogino Pezzano, direttore generale della Asl Milano 1, ma soprattutto amico dei boss della ‘ndrangheta lombarda. Così come dimostrano numerose fotografie e altrettanti intercettazioni contenute nelle carte delle inchieste sulla mafia al Nord. La mozione di sfiducia è stata presentata dal Partito democratico e dall’Italia dei valori ed è passata grazie a una spaccatura che si è consumata all’interno della maggioranza che governa in regione. L’ordine di batteria era infatti di abbandonare l’aula facendo così mancare il numero legale, ma i consiglieri del Pdl Doriano Riparbelli e Gianluca Rinaldin non hanno ubbidito e hanno votato assieme all’opposizione. “Finalmente dal Pirellone esce un segnale politico chiaro su una nomina vergognosa”, ha commentato Giulio Cavalli, consigliere dell’Idv, artista impegnato contro le mafie e per questo sotto scorta. “Resta il fatto gravissimo – continua Cavalli – che quando è stato il momento di discutere la mozione di revoca della nomina di Pezzano, i consiglieri di Pdl e Lega sono fuggiti fuori dall’aula”.

Pezzano è nominato direttore della più importante azienda sanitaria pubblica d’Italia da Roberto Formigoni lo scorso 23 dicembre. Una decisione che suscita subito un vespaio di polemiche. Come spesso accade, la società civile si muove con anticipo rispetto alla politica e comitati e associazioni antimafia si attivano contro la decisione del governatore lombardo. L’Associazione sos racket e usura prepara una raccolta di firme che trova l’adesione di decine di sindaci dei paesi dell’hinterland milanese che fanno capo a quella Asl.

Ma chi è Pietrogino Pezzano? Il suo curriculum, oltre che una brillante (e velocissima) carriera, mette in evidenza contatti e relazioni con gli uomini della ‘ndrangheta. Per oltre un anno viene indagato per associazione mafiosa nell’indagine sfociata nel maxi-blitz del 14 luglio. Ai tempi Pezzano è direttore della Asl di Monza-Brianza ed è in contatto con i capibastone della criminalità organizzata della zona: personaggi del calibro di Saverio Moscato e Candeloro Polimeno, finiti dietro le sbarre nell’operazione di luglio con l’accusa di associazione mafiosa.

Secondo la magistratura, Pezzano è stato in rapporti anche con Giuseppe Sgrò, anche lui finito in carcere la scorsa estate. L’allora ras della sanità brianzola, annotano i magistrati, gli fa avere appalti per l’installazione di condizionatori nelle Asl locali di Desio, Cesano Maderno e Cerate Brianza. Tanto che Sgrò al telefono conferma: “Dobbiamo chiamare il direttore generale, che è amico mio, così lo chiamiamo e fissiamo un appuntamento”.

Come dice in un’intercettazione Pino Neri, boss della ‘ndrangheta di Pavia, Pezzano “è uno che fa favori a tutti. Si muove bene, con Abelli sono grandi amici”. Abelli ovviamente è il pavese Giancarlo Abelli, deputato del Pdl, fedelissimo di Silvio Berlusconi ed ex assessore regionale alla Sanità. Seppure non indagato, anche il suo nome finisce nelle carte dell’inchiesta Infinito sulla mafia in Lombardia. La stessa indagine che manda dietro le sbarre, sempre con l’accusa di associazione mafiosa, il direttore della Asl di Pavia (poi commissariata) Carlo Antonio Chiriaco. Il nome di Pezzano emerge anche nell’inchiesta Caposaldo che a marzo manda in prigione 33 affiliati ai clan. Fra cui un personaggio di primissimo piano come Paolo Martino, che secondo i pm è il fiduciario in Lombardia delle cosche di Reggio Calabria. Come dimostrano le indagini dei Ros, emergono telefonate e appuntamenti fra i boss e il ras della sanità lombarda.

Un curriculum di questo livello non poteva restare inosservato e le cose per Pezzano cominciano a incrinarsi poco dopo la sua nomina ai vertici della sanità meneghina. Raccolte di firme, mozioni di sfiducia e un’interrogazione parlamentare. La prima mozione di revoca dell’incarico è presentata da Giulio Cavalli il 10 gennaio, ma viene bocciata con un solo voto di scarto il 18 gennaio. Contemporaneamente alla Camera dei deputati, Vincenzo Piluffo, parlamentare del Pd, deposita una interrogazione al ministro dell’Interno che conferma che il nome di Pezzano compare in più di un’inchiesta contro la mafia. Incurante di tutto ciò, Pezzano continua il suo lavoro e nomina a direttore sanitario della Asl Milano 1 il messinese Giovanni Materia, che verrà ricordato come il direttore con l’incarico più breve della storia. Nel giro di pochi giorni si deve dimettere perché viene rinviato a giudizio per abuso d’ufficio in un concorso all’Istituto di medicina del lavoro del Policlinico di Messina. Un’altra mazzata e un’altra ombra sulla figura di Pezzano.

“Bisogna scegliere uomini in sintonia con la Regione”, diceva Roberto Formigoni quando fece di Pezzano il numero uno della sanità pubblica milanese. Adesso che il consiglio regionale lo ha sfiduciato probabilmente dovrà rimangiarsi quell’affermazione. Ma in problemi politici restano tutti e sono nella metà campo della maggioranza che governa in regione. Il voto di oggi è poi il frutto di un clamoroso sbaglio dell’assessore Alessandro Colucci. Come racconta Cavalli, l’ordine di Pdl e Lega era quello di far saltare il numero legale in modo di impedire la votazione: “C’erano quasi riusciti, ma a un certo punto irrompe in aula Colucci che in maniera inconsulta si lancia sul suo pulsante per votare. Un errore che a noi ha consentito di avere la trentottesima presenza e quindi di procedere alla votazione”.

Ora che il consiglio ha finalmente voltato le spalle a Pezzano, Formigoni non potrà più astenersi dal sollevarlo dal suo incarico. Con buona pace delle sue dichiarazioni di allora: “Abbiamo voluto scegliere i migliori”.

venerdì 8 aprile 2011

Minoranza bocciata, maggioranza gongolante, risultato: un danno sociale incommensurabile.

di Giuseppe Marazzini
08.04.2011



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L’ordine del giorno della minoranza in consiglio comunale, di Sinistra Legnanese, Italia dei Valori, Insieme per Legnano e PD, che impegnava il sindaco e la giunta a non cedere l’immobile della nuova casa Accorsi, è stato bocciato nella seduta di ieri sera. Reazione scomposta, irritata a tratti offensiva da parte del sindaco, di assessori e consiglieri del PdL. Assurda e spropositata l’accusa al consigliere Giordano di fare del “terrorismo sociale”, al quale va la mia solidarietà.

“ ... Noi siamo responsabili, non possiamo fare altrimenti se vogliamo rispettare il patto di stabilità ... Per cui la nuova casa di riposo Accorsi va venduta”. Irresponsabile è la minoranza perché fomenta la rivolta, specula sugli anziani e diffonde notizie false. Questo il leitmotiv del sindaco, della giunta e della maggioranza che lo sostiene. In questa occasione Vitali ha fatto capire che lui è il sindaco della maggioranza che l’ha votato e non ha bisogno di confrontarsi con altri. Ma stiamo ai fatti.

Prima si decide poi si comunica.
È nello stile di questo sindaco, prima decide poi, bontà sua, lo fa sapere. Il 15 marzo u.s., durante la conferenza dei capi gruppo, il sindaco, l’assessore ai servizi sociali e il direttore generale, ci hanno informati della vendita della nuova casa di riposo, nel frattempo però avevano già incaricato un legale per predisporre la gara di vendita.

Commissione servizi sociali.
Alla commissione servizi sociali tenutasi il 22 marzo u.s. sono presenti il sindaco, l’assessore ai servizi sociali e il direttore generale, tutti ribadiscono la convenienza e la necessità di cedere la nuova casa di riposo. Marazzini in quell’occasione dichiara (dal verbale della seduta): “la vendita della RSA è una questione di carattere politico, di aver preso visione dello studio presentato dalla LIUC ma di non essere d’accordo in merito all’ipotesi di vendita, che “forse” non era neanche nel programma presentato dalla maggioranza. Afferma inoltre che nulla vieta ad un ente locale di essere anche un imprenditore e che molti comuni seguono questa linea”.

Diffusione di notizie false.
Domenica 3 aprile davanti all’Accorsi si è tenuto un presidio organizzato dal gruppo consigliare Sinistra Legnanese con il gruppo dell’Italia dei Valori, iniziativa molto partecipata da ospiti, parenti e lavoratori. I consiglieri Marazzini e Giordano hanno spiegato alle persone presenti la decisione presa dell’amministrazione comunale e lo hanno fatto mostrando i documenti forniti dalla stessa amministrazione: il report della Liuc e le schede preparate dal comune. E sulla base di questi documenti che i presenti hanno potuto costatare che è in corso una bella fregatura.

Hanno fatto tutto in segreto e di fronte alla reazione negativa di parenti e lavoratori, promettono ed assicurano il pagamento delle rette a chi non potrà sostenere gli aumenti, però per quanti e per quanto non lo dicono, ai lavoratori promettono che saranno garantiti, però il loro contratto di lavoro cambierà, da dipendenti comunali passeranno a un contratto dedicato ai servizi

È il proprio il caso di dire: anziani, parenti e lavoratori uniti nella lotta per dignità, diritti e democrazia.


COMUNE DI LEGNANO - RSA “LUIGI ACCORSI” PROGETTO DI FORMAZIONE INTERVENTO - REPORT DI SINTESI (LIUC)
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... Dicevano alcuni anziani al presidio: "la nuova casa di riposo sarà anche bella come ci raccontano ma non c'è neanche un balcone, non possiamo tenere neanche un vaso di fiori e a vederla da fuori abbiamo l'impressione che sia più una prigione che una casa di riposo" ...

Dal progetto della nuova RSA di Legnano
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Domenico Modugno - Il vecchietto

mercoledì 6 aprile 2011

Nuova Accorsi in vendita: dopo il presidio, tutti in consiglio comunale!!

di Giuseppe Marazzini
06.04.2011



La proposta di vendere la casa di riposo comunale sta interessando molto la cittadinanza legnanese e provocando una benefica generale levata di scudi.
Il presidio organizzato domenica mattina sul piazzale di via Girardi proprio davanti all’Accorsi è stato un successo, sia in termini di partecipazione che di adesione. Dopo il volantinaggio dei giorni scorsi che ha portato la notizia del progetto di vendita e del presidio di domenica nelle case di moltissimi legnanesi, l'iniziativa promossa dal consigliere di Sinistra Legnanese (Sinistra Ecologia Libertà e Federazione della Sinistra) Giuseppe Marazzini, è stata condivisa dai colleghi dell'Italia dei Valori, dai Verdi, da Insieme per Legnano, dal Partito Democratico e dall’Associazione InFormazione InMovimento Legnano e Comitato Cittadini alla Conquista del Buonsenso Legnano. Presente anche Rosa Romano, Presidente della Consulta del Volontariato. Politica e volontariato, contro lo smantellamento dello stato sociale e dei diritti dei più deboli sul nostro territorio.

Davanti all'Accorsi dalle 10 di domenica c'erano però soprattutto gli ospiti della Casa, i loro parenti e una nutrita rappresentanza dei dipendenti, tutti per diversi motivi molto preoccupati dalle conseguenze che una privatizzazione potrebbe avere sull'organizzazione del servizio e del lavoro. “Non siete qui per noi, ma per voi stessi” ha commentato un'ospite che a 94 anni ha dimostrato di avere le idee molto chiare. “Vi auguro di arrivare tutti a ottant'anni, ma se nel frattempo la "Casa Accorsi" sarà stata privatizzata il problema sarà solo vostro”. Degli ospiti, ma anche di chi ci lavorerà.

Domenica mattina, dopo l’intenso volantinaggio fatto con successo, le domande più insistenti riguardavano l'adeguamento delle rette (ospiti e parenti) e i nuovi contratti di lavoro (i dipendenti), alla fine quando il presidio si è sciolto è stata lanciata l'idea di darsi subito un nuovo appuntamento. Dove? A Palazzo Malinverni, perché lì giovedì 7 aprile sera sarà votato l’ordine del giorno firmato da tutti i Gruppi di opposizione e che riguarda il futuro della RSA comunale. Nel frattempo i dipendenti dell'Accorsi e le famiglie dei parenti stanno cercando di organizzarsi per presenziare alla discussione.

“Nessuna polemica, spiega la figlia di una ricoverata L'idea è quella di seguire passo per passo la discussione su un progetto che ci riguarda da vicino, e non solo perché da domani con l'arrivo del privato il costo delle rette potrebbe aumentare. Meglio essere informati subito, che trovarci qui tra due anni a discutere e piangere su scelte ormai prese”. Domenica al presidio organizzato in via Girardi hanno presenziato 200-250 persone; giovedì in aula consigliare si replica.


OdG sulla vendita della nuova Casa Accorsi, firmato da tutti i Gruppi dell'opposizione e che verrà presentato, discusso e votato nel prossimo Consiglio Comunale del 7 aprile 2011.

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"Money" - Liza Minnelli, Joel Grey