Consiglio comunale di Legnano del 21 marzo 2011, seduta e votazione segreta (ovvero senza pubblico) sulla mozione Pezzano. Risultato, solo 7 consiglieri hanno votato per le dimissioni di Pezzano: 1 Sinistra Legnanese; 1 Italia dei Valori; 1 Insieme per Legnano e 4 del PD. 2 della minoranza sono usciti per incompatibilità al voto; 3 di Insieme per Legnano astenuti. La maggioranza, dopo aver accusato la stampa di essere prezzolata, ha inneggiato al "come è bravo questo Pezzano" e "come faceva, poverino, a sapere che chi gli stava vicino nella fotografia era un boss della 'ndrangheta e poi il suo caso è stato archiviato ...” Hanno tutti votato (la maggioranza) a favore di mantenere Pezzano alla direzione dell'ASL Provincia Milano 1, una delle più grandi della Lombardia. Di etica neanche parlarne. Ora chissà cosa inventeranno Formigoni e i suoi tirapiedi per evitare il suo allontanamento ...
Giuseppe Marazzini - 13.04.2011
Il Fatto Quotidiano 12 aprile 2011
Il consiglio regionale della Lombardia ha votato una mozione per sollevarlo dall'incarico di direttore generale della Asl di Milano 1 che gli aveva assegnato Formigoni. Il suo nome emerge nelle carte delle inchieste sulla mafia nel nord Italia
Dopo la fumata nera dello scorso gennaio, il Consiglio regionale della Lombardia ha finalmente dato il ben servito a Pietrogino Pezzano, direttore generale della Asl Milano 1, ma soprattutto amico dei boss della ‘ndrangheta lombarda. Così come dimostrano numerose fotografie e altrettanti intercettazioni contenute nelle carte delle inchieste sulla mafia al Nord. La mozione di sfiducia è stata presentata dal Partito democratico e dall’Italia dei valori ed è passata grazie a una spaccatura che si è consumata all’interno della maggioranza che governa in regione. L’ordine di batteria era infatti di abbandonare l’aula facendo così mancare il numero legale, ma i consiglieri del Pdl Doriano Riparbelli e Gianluca Rinaldin non hanno ubbidito e hanno votato assieme all’opposizione. “Finalmente dal Pirellone esce un segnale politico chiaro su una nomina vergognosa”, ha commentato Giulio Cavalli, consigliere dell’Idv, artista impegnato contro le mafie e per questo sotto scorta. “Resta il fatto gravissimo – continua Cavalli – che quando è stato il momento di discutere la mozione di revoca della nomina di Pezzano, i consiglieri di Pdl e Lega sono fuggiti fuori dall’aula”.
Pezzano è nominato direttore della più importante azienda sanitaria pubblica d’Italia da Roberto Formigoni lo scorso 23 dicembre. Una decisione che suscita subito un vespaio di polemiche. Come spesso accade, la società civile si muove con anticipo rispetto alla politica e comitati e associazioni antimafia si attivano contro la decisione del governatore lombardo. L’Associazione sos racket e usura prepara una raccolta di firme che trova l’adesione di decine di sindaci dei paesi dell’hinterland milanese che fanno capo a quella Asl.
Ma chi è Pietrogino Pezzano? Il suo curriculum, oltre che una brillante (e velocissima) carriera, mette in evidenza contatti e relazioni con gli uomini della ‘ndrangheta. Per oltre un anno viene indagato per associazione mafiosa nell’indagine sfociata nel maxi-blitz del 14 luglio. Ai tempi Pezzano è direttore della Asl di Monza-Brianza ed è in contatto con i capibastone della criminalità organizzata della zona: personaggi del calibro di Saverio Moscato e Candeloro Polimeno, finiti dietro le sbarre nell’operazione di luglio con l’accusa di associazione mafiosa.
Secondo la magistratura, Pezzano è stato in rapporti anche con Giuseppe Sgrò, anche lui finito in carcere la scorsa estate. L’allora ras della sanità brianzola, annotano i magistrati, gli fa avere appalti per l’installazione di condizionatori nelle Asl locali di Desio, Cesano Maderno e Cerate Brianza. Tanto che Sgrò al telefono conferma: “Dobbiamo chiamare il direttore generale, che è amico mio, così lo chiamiamo e fissiamo un appuntamento”.
Come dice in un’intercettazione Pino Neri, boss della ‘ndrangheta di Pavia, Pezzano “è uno che fa favori a tutti. Si muove bene, con Abelli sono grandi amici”. Abelli ovviamente è il pavese Giancarlo Abelli, deputato del Pdl, fedelissimo di Silvio Berlusconi ed ex assessore regionale alla Sanità. Seppure non indagato, anche il suo nome finisce nelle carte dell’inchiesta Infinito sulla mafia in Lombardia. La stessa indagine che manda dietro le sbarre, sempre con l’accusa di associazione mafiosa, il direttore della Asl di Pavia (poi commissariata) Carlo Antonio Chiriaco. Il nome di Pezzano emerge anche nell’inchiesta Caposaldo che a marzo manda in prigione 33 affiliati ai clan. Fra cui un personaggio di primissimo piano come Paolo Martino, che secondo i pm è il fiduciario in Lombardia delle cosche di Reggio Calabria. Come dimostrano le indagini dei Ros, emergono telefonate e appuntamenti fra i boss e il ras della sanità lombarda.
Un curriculum di questo livello non poteva restare inosservato e le cose per Pezzano cominciano a incrinarsi poco dopo la sua nomina ai vertici della sanità meneghina. Raccolte di firme, mozioni di sfiducia e un’interrogazione parlamentare. La prima mozione di revoca dell’incarico è presentata da Giulio Cavalli il 10 gennaio, ma viene bocciata con un solo voto di scarto il 18 gennaio. Contemporaneamente alla Camera dei deputati, Vincenzo Piluffo, parlamentare del Pd, deposita una interrogazione al ministro dell’Interno che conferma che il nome di Pezzano compare in più di un’inchiesta contro la mafia. Incurante di tutto ciò, Pezzano continua il suo lavoro e nomina a direttore sanitario della Asl Milano 1 il messinese Giovanni Materia, che verrà ricordato come il direttore con l’incarico più breve della storia. Nel giro di pochi giorni si deve dimettere perché viene rinviato a giudizio per abuso d’ufficio in un concorso all’Istituto di medicina del lavoro del Policlinico di Messina. Un’altra mazzata e un’altra ombra sulla figura di Pezzano.
“Bisogna scegliere uomini in sintonia con la Regione”, diceva Roberto Formigoni quando fece di Pezzano il numero uno della sanità pubblica milanese. Adesso che il consiglio regionale lo ha sfiduciato probabilmente dovrà rimangiarsi quell’affermazione. Ma in problemi politici restano tutti e sono nella metà campo della maggioranza che governa in regione. Il voto di oggi è poi il frutto di un clamoroso sbaglio dell’assessore Alessandro Colucci. Come racconta Cavalli, l’ordine di Pdl e Lega era quello di far saltare il numero legale in modo di impedire la votazione: “C’erano quasi riusciti, ma a un certo punto irrompe in aula Colucci che in maniera inconsulta si lancia sul suo pulsante per votare. Un errore che a noi ha consentito di avere la trentottesima presenza e quindi di procedere alla votazione”.
Ora che il consiglio ha finalmente voltato le spalle a Pezzano, Formigoni non potrà più astenersi dal sollevarlo dal suo incarico. Con buona pace delle sue dichiarazioni di allora: “Abbiamo voluto scegliere i migliori”.
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