sabato 31 luglio 2010

ISDE Forlì - Inceneritore: le evidenze crescono!

di Patrizia Gentilini - Presidente ISDE Forlì

Gentile Direttore,
vorrei portare a conoscenza dei suoi lettori quanto emerso da un studio epidemiologico di recente pubblicato ( Occup Environ Med 2010; 67, 493-499), condotto in Francia e riguardante l’insorgenza di malformazioni al tratto urinario in bambini nati da madri esposte prima del concepimento o nelle primissime fasi della gravidanza ad emissioni di impianti di incenerimento di rifiuti.
Lo studio ha identificato 304 casi di malformazioni di questo tipo diagnosticate nel periodo 2001- 2003 nel sud est della Francia ove sono attivi 21 inceneritori ed ha evidenziato, entro 10 km dalla fonte ed in base all’esposizione a diossine calcolata su un modello di ricaduta, un rischio di insorgenza di malformazioni variabile da tre a quasi sei volte l’atteso.
I danni che gli inceneritori provocano sono ormai indiscutibilmente riconosciuti; nello studio di Coriano, condotto in prossimità dei due inceneritori di Forlì ed ormai ben noto ai cittadini forlivesi, non sono state purtroppo indagate le malformazioni; tuttavia, nella popolazione femminile esposta nel livello sub-massimale, il più popolato, si è avuto un incremento del rischio di abortività spontanea del 44%. Malformazioni ed abortività spontanea sono eventi strettamente correlati in quanto quest’ultima riflette l’azione nociva sull’embrione e sul feto delle sostanze tossiche cui la madre è esposta e che, qualora non si arrivi all’aborto, può esitare in malformazioni.
Comunque, sempre dallo studio di Coriano si documenta, nel livello di esposizione citato e nelle sole donne, un aumento di ricoveri per: malattie renali (oltre il 200% ) infarto, infezioni respiratorie, scompenso cardiaco ed un aumento di morte per tumori ( stomaco, colon retto, polmone, sarcomi, linfoma di Hodgkin, vescica, cervello, leucemie) e, complessivamente, nell'intera area esaminata si sono contati ben 116 decessi oltre l'atteso fra le donne nei 13 anni presi in esame e nel raggio di soli 3.5 km.
Tutto ciò non deve stupire se si pensa che nelle emissioni di questi impianti, nonostante l’utilizzo di tecnologie adeguate, sono comunque presenti inquinanti di ogni specie (dal particolato, ai metalli pesanti, alle diossine): i veleni rimangono tali anche alzando i camini o aumentando la velocità di espulsione dei fumi e di veleni ne abbiamo già troppi!
Tuttavia, ancor più interessante dello studio stesso, è però l’editoriale che compare nella rivista in cui questo è pubblicato ed in cui il Prof David Kriebel dell’Università del Massachuset afferma ciò che ormai da anni in tanti andiamo dicendo e cioè che questi impianti, oltre che immettere fumi in atmosfera, producono ceneri tossiche che da qualche parte vanno collocate, contribuiscono al riscaldamento globale e, soprattutto, ostacolano il diffondersi di pratiche molto più virtuose quali la riduzione, il recupero/ riciclo perché “ una volta che questi impianti costosissimi sono stati costruiti , i gestori vogliono avere garantita una sorgente continua di rifiuti per alimentarli”.
A noi cittadini forlivesi sarà offerta, con l’inizio della raccolta “porta a porta”, una grande ed imperdibile occasione: dove questo metodo è stato applicato con serietà ha dimostrato di portare da subito ad una diminuzione consistente dei rifiuti e all’incremento della quota di riciclo: anche a Forlì sarà così, perché così è scritto negli accordi e dobbiamo solo vigilare perché quando mancherà il combustibile non si cerchino scorciatoie per continuare a bruciare.

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