22.11.2017
C’è chi spinge per l’Arena
paliesca e chi per il Palasport o “Casa dello Sport” per i più raffinati. Entrambi premono per
realizzare l’opera in Piazza 1° Maggio. Secondo i primi, l’arena paliesca,
ideata con una capienza di almeno 10 mila posti, si monta e si smonta come se
fosse un gioco della Lego. Personalmente mi fido poco di queste “certezze
tecniche”. Meglio continuare con l’esistente stadio Mari, magari con qualche
ritocco scenografico di pregio e valorizzando la sfilata lungo un percorso
ancor più attraente. Perché non partire dal Castello?
Secondo i proponenti del Palasport, la struttura ideale deve avere una capienza di 5 mila persone – peraltro a breve obbligatoria per le squadre di basket in serie A - che non si monta e poi si smonta perché sarà un solido manufatto. Una sorta di capannone in cemento armato con tutti i servizi annessi e connessi per gli eventi anche non sportivi che si pensa di realizzarvi.
Entrambi le parti in causa lamentano il fatto che una città di 60 mila abitanti, quale è Legnano, non possa essere dotata di strutture dedicate alla tradizione popolare e storica cittadina, quindi l’Arena paliesca, e dedicate all’impegno sportivo, quindi il Palasport.
Si azzardano stime sui costi, piuttosto vaghe al momento e, se per l’arena paliesca il tetto massimo è di qualche milioncino di euro, per un palasport si parla di parecchi milioni di euro e, pertanto, si chiama in causa l’amministrazione comunale. E’ bene sapere e ricordare che quando si tira in ballo l’amministrazione comunale si tirano in ballo tutti i cittadini ai quali non si può negare il diritto di dire la loro.
Sono queste, imprese con rischi annessi che vanno valutate e ponderate con molta attenzione, sia sotto il profilo economico che quello urbanistico. A Legnano di cattedrali abbandonate, lasciate all’incuria e sulle spalle dell’amministrazione pubblica ce ne sono già a sufficienza; ritengo che se veramente c’è la necessità di un Palasport voler far adottare una decisione al Consiglio Comunale sull’onda dell’emotività presentando una mozione che detta tempi e metodi ma senza dati, non sia lo strumento adatto per una seria disamina della questione.
Per un corretto rapporto tra Pubblico e Privato bisognerebbe a parer mio chiarire a priori se si vuole un “PalaLegnano” oppure un “PalaAltomilanese”, cioè una struttura sovracomunale che coinvolga la Città Metropolitana e gli altri Comuni del territorio interessato. Io per esempio propendo per questa soluzione.
Secondo i proponenti del Palasport, la struttura ideale deve avere una capienza di 5 mila persone – peraltro a breve obbligatoria per le squadre di basket in serie A - che non si monta e poi si smonta perché sarà un solido manufatto. Una sorta di capannone in cemento armato con tutti i servizi annessi e connessi per gli eventi anche non sportivi che si pensa di realizzarvi.
Entrambi le parti in causa lamentano il fatto che una città di 60 mila abitanti, quale è Legnano, non possa essere dotata di strutture dedicate alla tradizione popolare e storica cittadina, quindi l’Arena paliesca, e dedicate all’impegno sportivo, quindi il Palasport.
Si azzardano stime sui costi, piuttosto vaghe al momento e, se per l’arena paliesca il tetto massimo è di qualche milioncino di euro, per un palasport si parla di parecchi milioni di euro e, pertanto, si chiama in causa l’amministrazione comunale. E’ bene sapere e ricordare che quando si tira in ballo l’amministrazione comunale si tirano in ballo tutti i cittadini ai quali non si può negare il diritto di dire la loro.
Sono queste, imprese con rischi annessi che vanno valutate e ponderate con molta attenzione, sia sotto il profilo economico che quello urbanistico. A Legnano di cattedrali abbandonate, lasciate all’incuria e sulle spalle dell’amministrazione pubblica ce ne sono già a sufficienza; ritengo che se veramente c’è la necessità di un Palasport voler far adottare una decisione al Consiglio Comunale sull’onda dell’emotività presentando una mozione che detta tempi e metodi ma senza dati, non sia lo strumento adatto per una seria disamina della questione.
Per un corretto rapporto tra Pubblico e Privato bisognerebbe a parer mio chiarire a priori se si vuole un “PalaLegnano” oppure un “PalaAltomilanese”, cioè una struttura sovracomunale che coinvolga la Città Metropolitana e gli altri Comuni del territorio interessato. Io per esempio propendo per questa soluzione.
Bisognerebbe comunque valutare se i tempi sono maturi per una più forte aggregazione delle società sportive dell’Altomilanese, che costituendosi in associazione sportiva consortile sarebbero interessate all’impresa.
Bisognerebbe, inoltre sondare l’interesse degli Istituti di Credito, compreso il Credito Sportivo, a sostenere l’iniziativa e insieme fare le cosiddette indagini di sostenibilità dell’investimento, quali spesa-ricavi-ammortamenti-tariffe-affitti-solidità delle società sportive-imprevisti, etc …
Il costo di un Palasport, atto ad ospitare eventi diversi con una capienza di posti tra le 5 e 10 mila persone può costare dai 7-8 milioni di euro fino ad arrivare a 15, vedi il caso della città di Ravenna.
A fronte di queste cifre, detto francamente, prendere decisioni sull’onda dell’emotività, pur comprendendone le ragioni, è un errore.
Post scriptum: ho manifestato pubblicamente, insieme a tanti altri, contro l’insediamento Ikea a Rescaldina per evitare un ennesimo consumo di suolo. Non so perché non dovrei manifestare per difendere Piazza 1° Maggio dalla costruzione di un nuovo capannone, visto e considerato lo stato di abbandono in cui versano altre cattedrali in città, quali la ex Tosi, la ex Gianazza, la ex Mottana e la ex Caserma.
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