sabato 20 luglio 2013

Cosa pensano i giornalisti legnanesi del primo anno di amministrazione Centinaio

Giuseppe Marazzini
20.07.2013

Estratto da Polis Legnano n. 4 
Anno XXVI - Giugno/Luglio 2013

Il Palazzo visto dai media: le firme legnanesi non sono tenere con l’Amministrazione      
Tra gli osservatori della vita locale figurano, naturalmente, i giornalisti. Per una verifica sul primo anno di Amministrazione di centrosinistra Polis Legnano ha sentito alcune tra le firme più note del territorio: Paolo Girotti, Luca Nazari, Marco Tajé e Luigi Crespi. Emergono un quadro in chiaroscuro e numerosi spunti di approfondimento.     

Le scuse sono terminate 
«È finito il primo anno di governo con Alberto Centinaio alla guida di Legnano. La prima cosa a cui penso è “finalmente”; e il perché non ha a che fare con il “fatto” o il “non fatto” dal governo cittadino, ma con un atteggiamento complessivo che spero venga definitivamente superato. Mi riferisco all’atavico vizio della politica di giustificare ogni ostacolo chiamando in causa “quelli che c’erano prima” e l’eredità scomoda da affrontare». Paolo Girotti, giornalista de Il Giorno, parte da questo elemento per la sua riflessione. E aggiunge: «Sia chiaro, non significa che questo elemento non abbia un peso, ma il richiamarlo a ogni occasione sono convinto che, oltre ad apparire stancante, faccia parte di usi e costumi che avevo sperato fossero ormai superati. Il voler apparire, sempre e comunque, i più bravi e i più onesti, il frequente ricorso all’allusione anche in aula consiliare, ritengo costituiscano un peccato, seppur veniale, di presunzione. 

Resta il fatto che in questo senso l’atteso passo avanti non c’è stato ed è per questo che immagino invece un secondo anno più produttivo, in cui l’argomento principale sarà ciò che si sta facendo e ciò che si farà per la città, non il confronto con “gli altri”. Anche perché, volendo dirla tutta, ho come l’impressione che l’Amministrazione in carica abbia focalizzato solo dopo qualche mese che il vero problema da affrontare è piuttosto quello del rapporto con lo Stato centrale: partita inginocchiata di fronte all’altare del Patto di stabilità, l’Amministrazione Centinaio ha poi cambiato gradualmente posizione e toni, arrivando ad assumere un atteggiamento più critico, certo più vicino alle posizione dell’Anci e arrivando così a contestare il ruolo di “esattore per conto dello Stato” che, invece, si porta in dote». Cosa è piaciuto di più in questo anno a Paolo Girotti della nuova Giunta? «La sincera spinta che il primo cittadino sente verso la necessità di pensare a tutti i servizi in una visione di collaborazione con il territorio – risponde –. È noto a tutti che Legnano e gli altri centri principali a cavallo delle due Province sono solo “mezze città” e che, per superficie e numero di abitanti, costituiscono una massa critica sufficiente solo se pensate nel loro insieme.   

L’incognita è costituita dalla possibilità che questa volontà sia ugualmente condivisa, perché a un certo punto non basterà dire “io ci ho provato”. Mi è piaciuta poi una “piccola cosa” che può essere però un ottimo esempio per il futuro: la “notte bianca”, semplicemente perché è stata un evento di successo organizzato a basso costo. Non sempre è possibile coniugare questi due aspetti, ma il risultato ottenuto e il massiccio coinvolgimento delle realtà cittadine sono stati notevoli e di rilievo». Ed ecco cosa ha meno apprezzato: «Le nomine in società controllate e affini, malgrado le rassicurazioni sul nuovo metodo che sarebbe stato adottato, hanno seguito il medesimo, sempre attuale schema. Non si giudica il valore delle persone nominate, certamente tutte adatte alla posizione occupata, ma a giochi fatti il risultato è sempre lo stesso: compilata la lista dei papabili, si scelgono comunque le persone vicine e affini. È sbagliato? A mio modo di vedere è corretto e plausibile, ma non dovrebbe esserlo per chi aveva annunciato una rivoluzione in questo senso. Inoltre non mi è piaciuta quella che a molti potrebbe apparire una piccola cosa: vedere cancellati in pochi mesi dieci anni di “Sale”, Spazi Arte Legnano».   

Prima di concludere la sua analisi, il redattore de Il Giorno aggiunge una nota per Polis e la sua rivista: «Mi sia permessa poi, a costo di apparire un ospite irriguardoso, una notazione finale: l’Amministrazione comunale, ora che è guidata da Alberto Centinaio, ha certamente guadagnato un alleato di rilievo, ma nel contempo perso una voce critica importante. Parlo proprio di questa rivista, di Polis Legnano che, diventando essa stessa parte integrante del “potere”, ho come l’impressione abbia perso la spinta che l’aveva animata fino a pochi mesi fa. Legnano non era un inferno prima e non è un paradiso oggi, eppure, a me, che nella rivista ho sempre cercato nuovi stimoli critici e voci anche dissonanti, quella capacità di accendere il dibattito sembra oggi fortemente attenuata tanto da apparire oggi “calor di fiamma lontana”».   

Maggioranza autolesionista? 
Luca Nazari, redattore de La Prealpina, parte da    un altro argomento: «Credo che la Giunta guidata dal sindaco Centinaio si sia resa ben conto della differenza che c’è tra fare opposizione e governare. E in questo primo anno di amministrazione è stata pagata sicuramente una certa inesperienza: senza che nessuno si offenda, alle dichiarazioni di principio si è faticato a far seguire azioni concrete. I così detti “tavoli di discussione” o di “concertazione”, a cui Centinaio guarda con le istituzioni del territorio per cercare coordinamento (in teoria buoni e giusti), all’atto pratico hanno dimostrato i loro limiti e di non funzionare se non producendo un sacco di parole. Dico invece che la città di Legnano, se è vero che è capofila del territorio, dovrebbe prendere l’iniziativa e avere funzione trainante mettendo sul piatto progetti e idee convincenti. 

Mi auguro che questi primi dodici mesi siano serviti per preparare il terreno ad azioni incisive per risolvere una serie di criticità che sono sotto gli occhi tutti». Non si può peraltro evitare di sottolineare, secondo Nazari, che «il quadro generale in cui si inserisce il lavoro di questa Amministrazione è drammatico: la crisi sta avendo ripercussioni fortissime sulle finanze dei Comuni e senza soldi, lo sanno tutti, non si va da nessuna parte. L'emblema di questa situazione sono le opere pubbliche: tutto fermo tranne i progetti già avviati. Dare un giudizio senza tenere conto di questi fattori non sarebbe equilibrato. Però una critica, che ritengo possa essere accettata e che mi sento di formulare, è che finora la Giunta ha agito, dal mio punto di vista, in modo eccessivamente prudente: le politiche di bilancio sono state fatte in modo troppo “ragionieristico”, e credo anche che sulla vicenda Ikea sia stata fatta troppa melina: da subito occorreva prendere una posizione netta. 

Preoccupante, poi, che sulla vicenda Franco Tosi l’Amministrazione sia stata lasciata sola o non abbia avuto la forza di imporsi sui tavoli romani sfruttando sinergie con i parlamentari del territorio (se no a cosa servono?) o altre “entrature” politiche». Un’altra «grana enorme » – Nazari la definisce così –è la vicenda rom, che sarebbe«stata gestita puntando tutto su un “Patto locale di sicurezza” che risente di eccessiva teoria: chi da anni, come noi, ha seguito sul campo tutte le vicissitudini di questa presenza sapeva già dall’inizio che poteva essere uno strumento, ma non certo la soluzione. E invece una soluzione adesso serve per forza». 

Da ultimo una considerazione «strettamente politica»: finora, afferma il giornalista de La Prealpina, l’alleanza tra le liste civiche della coalizione (Insieme per Legnano e ri-Legnano) e i partiti strutturati (Pd e Idv, dato che i Verdi non esistono più) «ha tenuto, ma su alcune questioni sono già filtrate alcune incom   incomprensioni piuttosto serie. Ecco, il pericolo (complice un dibattito interno al Partito democratico che agli osservatori risulta a volte incomprensibile e autolesionistico) è proprio quello che si possano innescare dei cortocircuiti sulle decisioni che contano. Alla fine, comunque, parleranno i risultati e non le chiacchiere: un anno è tuttavia già passato e non si può perdere altro tempo».  

Quelle due immagini… 
Un anno dopo l’elezione a Palazzo Malinverni, «due immagini rimangono fisse nella nostra memoria », afferma Marco Tajè, direttore di Legnanonews. com: «Lo straordinario seguito che ha accompagnato Alberto Centinaio alla... presa del Palazzo e le strette di mano del neo-sindaco verso i legnanesi incontrati nel suo cammino. Due immagini che, a distanza di un anno, rappresentano ancora elementi di positività nel modo di governare la città». La coalizione Centinaio «è solida in virtù di quella ferma e comune volontà di dare una svolta nell’amministrazione della città soprattutto da parte di chi, per anni, aveva dovuto accettare altre proposte, altri progetti, altri programmi. Nemmeno qualche “terremoto” iniziale ha provocato danni irreversibili. Un sisma che si è risolto con qualche scossettina, rimasta ben celata nelle sedi di partito ». 

La coalizione ha anche capito, secondo Tajè, «che nei confronti della città avrebbe dovuto aprirsi a 360 gradi. Dalle sole strette di mano del sindaco, idealmente ma anche più concretamente, si è passati a quelle di tutti i suoi assessori. Non esiste evento, incontro, manifestazione, in cui non vi sia qualche rappresentate della Giunta. Addirittura, esistono casi di presenze multiple. Un fatto marginale? Niente affatto. Una circostanza, invece, apprezzata dalla gente che vede in questa partecipazione attiva del sindaco e dei suoi primi collaboratori un loro coinvolgimento diretto nei molteplici aspetti della quotidianità cittadina. Sembra esistere quasi una generale norma comportamentale sulla scia del pensiero di Centinaio: aprirsi verso tutti, dialogare con chiunque. Da qui anche alcune iniziative popolari, come la pubblicazione delle determine e la trasmissione in diretta web dei consigli comunali». I problemi comunque ci sono. Marco Tajé infatti argomenta: «Dopo un anno, complice la crisi che non dà tregua, non sono ancora emersi particolari progetti. 

L’unico portato avanti quasi contro tutto e tutti (quello del Patto locale di sicurezza e coesione sociale) ha creato discussioni a non finire in città. A causa del trattamento riservato ai rom, il Comune ha dovuto addirittura giustificarsi con lo Stato. Anche l’iniziativa di liberalizzare il parcheggio del nuovo ospedale è rimasta in un cassetto (e  quella era stato uno spot elettorale di profondo richiamo, non una banale promessa da marinaio). Sui tanto chiacchierati principi di partecipazione e trasparenza, ecco poi levarsi critiche, specie quando si è entrati nel merito dell’assegnazione di “poltrone nobili”, ma anche apprezzamenti per la ricostituzione delle “storiche” circoscrizioni». Solo normale amministrazione della cosa pubblica, quindi, dopo un anno di governo? Il responsabile di Legnanonews.com chiarisce: «Certamente, in altri momenti, si sarebbe proprio potuto dire così. Oggi, con tutte le criticità esistenti, la distinzione tra normale e straordinario è molto, molto labile. Oggi, anche fare qualcosa di “normale” rappresenta un successo amministrativo, un risultato di cui sentirsi orgogliosi. Ma, attenzione, tra un anno ancora non potrebbe più bastare per meritarsi la sufficienza».  

… e si torna ai rom 
Anche Luigi Crespi, altro redattore de La Prealpina, muove le sue osservazioni dal contesto in cui il centrosinistra ha vinto le elezioni comunali: «Sicuramente la Giunta Centinaio è arrivata al governo della città in un momento storico particolarmente difficile, non solo per Legnano ma per tutto il paese. Il taglio dei trasferimenti, l’aumento delle tassazioni e il generale clima di incertezza politica non hanno contribuito a rendere facile il primo anno di chi si è affacciato alla politica sicuramente con una grande dose di entusiasmo, ma anche con le inevitabili incertezze di una “prima volta”. L’entusiasmo ha portato subito la giunta Centinaio ad affrontare di petto un problema spinosissimo come quello dei rom, le incertezze l’hanno un po’ defilata su altri temi importantissimi sui quali i Comuni dell’Alto Milanese hanno sempre guardato a Legnano come a un punto di riferimento per strategie politiche. Penso ad esempio a due battaglie importanti come quella per il Tribunale e quella per   il potenziamento della linea ferroviaria Rho- Gallarate. Sulla prima la materia era oggettivamente complicata e la partita è stata giocata praticamente tutta dai “tecnici”. 

Dal mio punto di vista, se la sezione distaccata di Legnano ha potuto mantenere fino ad ora la sua relativa autonomia, lo si deve essenzialmente all’impegno del Comitato per il decentramento della giustizia, che con lucidità ha sempre avuto presente gli obiettivi da raggiungere (stessa cosa per l’Ufficio del giudice di pace). Sul quarto binario, invece, la Giunta non si è mai espressa, lasciando di fatto la partita in mano a Nerviano. Il progetto dipende dalla Regione, ma noi non abbiamo nulla da dire? Serve o non serve?». Lo stesso atteggiamento in fondo Crespi lo registra sul caso Ikea, «l’altro grande investimento che potrebbe riguardare il territorio. Legnano attende, quando invece dal mio punto di vista dovrebbe dettare la linea. Serve o non serve un progetto così? Cosa sono le alternative? La scelta è politica, non tecnica, e presuppone una buona dose di coraggio. 

Alla fine invece l’impressione è che tutto è già stato deciso, e che alla fine la scelta sarà lasciata a Ikea». Le incertezze della “prima volta” «si sono poi notate anche in altre occasioni; cito, a titolo di esempio, solo l’“incidente diplomatico” con Confindustria Alto Milanese sulla cancellazione nel Pgt dell’area industriale al confine con Villa Cortese. Scelta logica e condivisibile, ma che doveva essere annunciata almeno con una telefonata… ». E alla fine anche Crespi torna ai rom: «Centinaio si è impegnato personalmente su questo versante e ciò gli fa onore perché ha sollevato la squadra da una responsabilità gravosissima. L’ambizioso progetto presentava fin dall’inizio dei limiti. In attesa di poter discutere di un bilancio, resta il fatto che oggi sostanzialmente la situazione nei boschi di San Paolo non è cambiata molto». 
[g.b.] 

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