di Giuseppe Marazzini
08.12.2017
Gira e rigira per i nostri boschi “protetti”, alla fine
qualche sfregio alla natura lo trovi sempre.
Si ha la percezione che la mancanza di etica e
responsabilità civile da parte di singole persone verso il patrimonio pubblico
sia in aumento, forse, e sottolineo forse, anche le nostre istituzioni preposte
alla tutela del patrimonio ambientale sono un po’ dormienti.
Eccone un esempio.
Domenica 19 novembre 2017
mi reco presso il Parco Alto Milanese ed inizio la mia camminata. Girando fra i
vari camminamenti mi imbatto in una piccola discarica di rifiuti speciali,
materiali di risulta di lavori edili e di sacchi neri. Il luogo è nelle
vicinanze di Borsano.
Alcuni
cavallerizzi di passaggio, notando il mio disappunto, mi informano che i
rifiuti sono lì da un po’, ma che finora nessuno è intervenuto. Chiedo se
l’autorità del Parco è stata informata e la risposta è “forse sì”! Incerto sul
da farsi (faccio un esposto oppure diamo tempo alle autorità di intervenire?),
decido per quest’ultima soluzione, con l’intento di ritornare sul posto dopo
una settimana e verificare.
Giovedì
7 dicembre, un po’ in ritardo rispetto quanto mi ero ripromesso, torno nel
Parco, mi reco sul luogo della piccola discarica e noto che nulla è cambiato: i
materiali sono ancora lì, con l’aggravio che i sacchi neri sono stati
strappati, certamente da animali in cerca di cibo.
Il
lavorio degli animali ha portato alla luce il contenuto dei sacchi, si tratta
di “lana di roccia o di vetro”, un rifiuto molto speciale e pericoloso per la
salute degli umani e degli animali.
Salvo la responsabilità di chi ha compiuto il crimine,
faccio fatica a comprendere l’incostante presenza da parte di chi deve tutelare
il patrimonio pubblico. Le carenze organizzative o la sottovalutazione di certi
fenomeni portano il cittadino comune ad assuefarsi: vede, scuote la testa,
torna a casa amareggiato e si chiede dove stia l’autorità.