29.11.2015
FRANCO SERVELLO AL FAMEDIO: LA
GOCCIA CHE FA TRABOCCARE IL VASO
24 novembre 2015 - Giuseppe Natale
Il Famedio al Cimitero Monumentale di Milano è il Pantheon dei cittadini illustri che in vita hanno onorato la città e sono benemeriti “per opere letterarie, scientifiche, artistiche o per atti insigni o che si siano distinti particolarmente nella storia patria [… e] abbiano arrecato alla città particolare lustro o beneficio” (art. 2 / Regolamento della Commissione). La decisione, presa all’unanimità dalla Commissione Consiliare per le onoranze funebri, di iscrivere Franco Servello al Famedio contraddice palesemente la lettera e lo spirito del regolamento. È la classica goccia che fa traboccare il vaso. Franco Maria Servello, dirigente e senatore del Movimento Sociale Italiano, continuò sempre a richiamarsi nostalgicamente al ventennio della dittatura fascista e a operare di conseguenza, commettendo anche atti gravi contro l’ordine repubblicano. Fu, ad esempio, da commissario straordinario della federazione milanese dell’MSI, promotore della manifestazione neofascista del 12 aprile 1973, vietata dalla Questura, nel corso della quale in violenti scontri con le forze dell’ordine “i fascisti uccisero con una bomba a mano l’agente di polizia Antonio Marino, spararono colpi di pistola, assaltarono bar, istituti scolastici e altri luoghi ritenuti covi di sinistra” (da La redazione dell’Osservatorio democratico sulle nuove destre).
24 novembre 2015 - Giuseppe Natale
Il Famedio al Cimitero Monumentale di Milano è il Pantheon dei cittadini illustri che in vita hanno onorato la città e sono benemeriti “per opere letterarie, scientifiche, artistiche o per atti insigni o che si siano distinti particolarmente nella storia patria [… e] abbiano arrecato alla città particolare lustro o beneficio” (art. 2 / Regolamento della Commissione). La decisione, presa all’unanimità dalla Commissione Consiliare per le onoranze funebri, di iscrivere Franco Servello al Famedio contraddice palesemente la lettera e lo spirito del regolamento. È la classica goccia che fa traboccare il vaso. Franco Maria Servello, dirigente e senatore del Movimento Sociale Italiano, continuò sempre a richiamarsi nostalgicamente al ventennio della dittatura fascista e a operare di conseguenza, commettendo anche atti gravi contro l’ordine repubblicano. Fu, ad esempio, da commissario straordinario della federazione milanese dell’MSI, promotore della manifestazione neofascista del 12 aprile 1973, vietata dalla Questura, nel corso della quale in violenti scontri con le forze dell’ordine “i fascisti uccisero con una bomba a mano l’agente di polizia Antonio Marino, spararono colpi di pistola, assaltarono bar, istituti scolastici e altri luoghi ritenuti covi di sinistra” (da La redazione dell’Osservatorio democratico sulle nuove destre).
Appena diventa pubblica (15 ottobre), la decisione della Commissione, composta dall’Ufficio di Presidenza del Consiglio Comunale di Milano – presidente Basilio Rizzo di Sinistra per Pisapia, Comotti e Fanzago del PD, De Corato di Fratelli d’Italia, Lepore della Lega – e dagli assessori D’Alfonso, Servizi Civici, Del Corno, Cultura, viene stigmatizzata con comunicati netti chiari e duri dall’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) e dall’ANED (Associazione Nazionale ex Deportati), il 15 e il 17 ottobre. Viene chiesto la revoca dell’atto.
La frattura con l’Amministrazione Pisapia diventa clamorosa: le due associazioni non hanno partecipato alla cerimonia del 2 novembre al Monumentale, ribadendo – in un comunicato congiunto del 26 ottobre – che le iscrizioni al Famedio sono riservate ai cittadini che “hanno dato lustro a Milano, città Medaglia d’oro della Resistenza”, e stigmatizzando che l’iscrizione di Servello è una “dolorosa ferita a Milano”, tanto più grave mentre ritornano rigurgiti neofascisti e neonazisti in Italia e in Europa. Una ferita “inaccettabile” che “va assolutamente sanata”.
L’iscrizione di Franco Servello al Famedio è davvero una gravissima offesa alle vittime del nazifascismo, ai partigiani e ai martiri della libertà, alle cittadine e ai cittadini milanesi, a Milano democratica e antifascista, e alla stessa Repubblica Italiana fondata sull’antifascismo e sui valori costituzionali. A ben ragionare la decisione dei membri della Commissione si potrebbe configurare come un atto lesivo dell’art. 54 della Costituzione (“Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi. I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina e onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge”). Come rispondono i responsabili dell’atto? Il Presidente del Consiglio Comunale, Basilio Rizzo, ha dichiarato: “Ci sono compiti, regole e modalità istituzionali che ho ritenuto di dover seguire senza salvarmi ipocritamente l’anima segnalando un dissenso fine a se stesso”. Parole imbarazzanti e preoccupanti che aggravano ulteriormente la responsabilità di quell’atto offensivo e scriteriato.
Il Sindaco Pisapia dichiara che la Commissione opera in assoluta indipendenza. E i due suoi assessori di quale Giunta fanno parte? Il Sindaco se ne lava le mani come Ponzio Pilato? Ma come se non bastasse Pisapia ha fatto anche questa affermazione, così perentoria e così inquietante da mettersi le mani nei capelli: “Avevamo valori diversi ed esperienze diverse”. Penso riferendosi ai valori e all’esperienza di Servello). E conclude con supponenza: “Tutti lo sanno e non c’è bisogno di dirlo” (!?). Quindi essere fascisti è un valore? Mettere a soqquadro una città è un’esperienza valoriale? Ovviamente il Sindaco Pisapia non pensa questo, ma sicuramente si esprime male in italiano e il messaggio è terrificante.
Mi auguro che l’ANPI e l’ANED non vengano lasciate sole. Che l’opinione pubblica milanese reagisca. E che il Consiglio Comunale, a tutela dell’onorabilità delle Istituzioni, si riappropri del suo ruolo di organo democratico.
Giuseppe Natale - Arcipelago Milano – settimanale milanese di politica e cultura