29.04.2017
Pochi giorni fa la UE ha
ammonito l'Italia per il persistente livello di polveri sottili. Superati i
livelli di PM10 in 30 zone. Milano e tutta la Lombardia sono ad alto tasso di
inquinamento, ma soluzioni efficaci non si intravedono. In un tale contesto è
grave che il comune di Legnano non faccia sapere ai suoi cittadini che, oltre
la già pestifera aria che respiriamo a causa delle forti concentrazioni di
polveri sottili, l'inceneritore Accam contribuisca permanentemente a rovinare i
nostri polmoni.
Il documento che presento, sono le osservazioni che un gruppo di associazioni ambientaliste hanno inviato ai Sindaci soci di Accam ed alla stampa. E palese che la gestione dell'inceneritore è quanto mai deficitaria e la decisione di molti Comuni, Legnano in testa, di mantenere in esercizio l'impianto fino al 2021 e forse anche oltre, non fa presagire una buona salute per i cittadini.
Il documento che presento, sono le osservazioni che un gruppo di associazioni ambientaliste hanno inviato ai Sindaci soci di Accam ed alla stampa. E palese che la gestione dell'inceneritore è quanto mai deficitaria e la decisione di molti Comuni, Legnano in testa, di mantenere in esercizio l'impianto fino al 2021 e forse anche oltre, non fa presagire una buona salute per i cittadini.
Oggetto : Gli eventi incidentali (nascosti) presso
l’inceneritore ACCAM confermano la bontà di un percorso di dismissione
dell’impianto
Segnaliamo che, nonostante gli
incidenti siano stati coperti dal silenzio del Comune di Busto Arsizio e della
direzione di Accam, abbiamo avuto notizia di alcuni superamenti dei limiti
semiorari per le polveri. In particolare tre sforamenti nel 2016 e due nel
2017, relativi alla linea 1:
-
5.06.2016 la concentrazione di una media
semioraria in quella giornata per le polveri ha toccato 55,72 mg/Nmc (il limite
semiorario è 30 mg/Nmc), Accam motiva l’evento da un aumento di pressione sui
filtri a manica dovuto allo sporcamento degli stessi da parte dei fumi;
-
15.06.2016 la concentrazione di una media semioraria è arrivata a 37,72 mg/Nmc
Anche in questo caso la causa viene genericamente indicata come “sporcamento
dei filtri”.
-
28.12.2016 la concentrazione di una media semioraria è arrivata a 60 mg/Nmc, questo evento non è stato
segnalato da Accam ad Arpa.
Gli eventi hanno determinato
una ispezione straordinaria di Arpa e una relazione finale (23.09.2016) inviata
anche al Comune di Busto Arsizio che ben
si è guardato di renderla pubblica o anche solo di farla conoscere agli
altri comuni consorziati. La relazione non arriva a individuare una chiara
causa degli eventi né individua interventi risolutori per evitarli.
Gli eventi più recenti
risultano i seguenti :
-
25.01.2017 la concentrazione di un dato
semiorario delle polveri arriva a 64 mg/Nmc (con un picco su misurazione su un
minuto di 304 mg/Nmc)
-
2.02.2017 la concentrazione di un dato
semiorario delle polveri arriva a 64 mg/Nm (co un valore di picco su un minuto
di 289 mg/Nmc).
Gli ultimi due casi in
particolare sono legati alla temperatura dei fumi: il primo per un allentamento
del cavo di collegamento del sistema di rilevazione della temperatura dei fumi
in entrata ai filtri e l’altro per un reale incremento di temperatura dei fumi
dovuto a un intasamento del sistema di iniezione del latte di calce nei fumi,
sistema utilizzato per ridurre l’emissione dei componenti acidi.
In tutti i casi indicati, in
modo automatico o manualmente, si è determinata l’apertura del bypass ovvero di
un sistema che modifica il percorso dei fumi “saltando” i filtri a manica, i
fumi passano nei sistemi di trattamento successivi ma il mancato trattamento
presso i filtri a manica determina un incremento delle polveri in emissione.
Arpa ha evidenziato una scorretta gestione
del bypass, testualmente : “ Dall'analisi
dei dati di questi ultimi mesi, l'apertura del bypass, come presidio a
salvaguardia del sistema d'abbattimento delle polveri è avvenuta in maniera
frequente con durata dei singoli eventi di alcuni minuti, quasi ad evidenziarla
come una normale modalita' di gestione del sistema.”
Infatti sia nel 2016 che nel
2017, in entrambe le linee, i momenti di
attivazione del bypass sono stati numerosi anche se “solo” cinque, come detto,
hanno determinato un incremento tale da venir registrato dal sistema di
rilevazione in continuo. Prima del dato
relativo alla entità degli effetti è la frequenza di tali eventi e la mancata
individuazione di un modo per evitarli che preoccupa.
La soluzione del problema non
sembra essere ancora stata individuata con certezza, perlomeno Arpa non è
convinta degli interventi proposti da ACCAM.
Arpa ritiene che la gestione
Accam debba fornire maggiori e piu' dettagliate garanzie rispetto a quelle
oltreche' una maggiore attenzione manutentiva del sistema complessivo di
trattamento dei fumi.
Se qualcuno pensava (anche dopo
il grave evento incidentale del 2004 – tuttora non chiaramente spiegato – che
aveva interessato il circuito del vapore per entrambe le caldaie, come dopo le
diffide degli anni scorsi) che un impianto di incenerimento, ACCAM nello
specifico, fosse una macchina perfetta, questi eventi ci ricordano il
contrario. Ogni assicurazione a parole non può essere presa come verità,
nascondere le notizie non giova neppure alla credibilità degli enti, in primis
quelli deputati alla salvaguardia dell’ambiente e della salute.
Oltre a richiedere una piena trasparenza sull’esercizio dell’impianto,
prima che possano succedere altri eventi più gravi confermiamo la nostra
richiesta di chiusura programmata dell’impianto, oltre ai dati
epidemiologici di cui si è già discusso (20 casi di ricoveri per malattie
cardiovascolari all'anno aggiuntivi e riferiti al solo contributo emissivo di
ossidi di azoto dell'inceneritore) il dato gestionale (ed il livello
tecnologico) sono elementi che motivano un percorso di dismissione.
In questo percorso di dismissione la Regione
Lombardia dovrebbe avere un ruolo attivo e coerente con l’indicazione del Piano
regionale rifiuti volto alla dismissione degli impianti obsoleti attivando un
tavolo di confronto con gli enti locali per un chiusura programmata
dell’impianto. La realizzazione di costosissimi sistemi per abbassare solo le
emissioni degli ossidi di azoto per ottemperare alla prescrizione della
Autorizzazione Integrata Ambientale, può determinare, per l’ammortamento dei
costi, il rischio di non riuscire a chiudere l’impianto nemmeno nel 2021.
Mettere qualche pezza per qualche anno non ha
senso né tecnico né economico, allungare la vita di un impianto
tecnologicamente obsoleto e con una pratica di gestione dei rifiuti anch’essa
obsoleta, non è in linea né con gli obiettivi europei né con quelli regionali.
Medicina Democratica Onlus, Centro
per la Salute Giulio A. Maccacaro Onlus
Comitato RifiutiZero Busto Arsizio – NoInceneritore
Ecoistituto della Valle del Ticino Onlus
Comitato Ecologico Inceneritore e Ambiente Borsano