18.03.2018
La
congrega dei cappellini bianchi pro “Amo Legnano”, di infausta esperienza
politica (per intenderci, quelli che il “Cadorna lo si fa come lo diciamo noi
punto e basta”), è al contrattacco. Con lo stesso sarcasmo di allora, si sono
messi in moto per ostacolare la costruzione della nuova biblioteca nel denominato
“parco Falcone-Borsellino”. Ma la vera ragione è quella che viene sventolata,
cioè la difesa del suolo? Oppure stanno cavalcando l’argomento per revanche, dopo aver perso il sindaco? Sappiamo
tutti che la suddetta area non è un parco, anche se questa definizione fa più
“figo”, ma un giardino pubblico, giuridicamente definita “area pubblica
attrezzata a verde”, area che deve comunque essere salvaguardata.
Se per necessità pubblica si utilizzasse una minima percentuale di quel terreno (il 3-4% e non di più dei 50 mila metri quadrati totali dell’area), per realizzare la biblioteca della città, io non vedo nessun “crimine” ambientale e nessuna distruzione del verde a scapito dei bambini. Viceversa è mia opinione che sarebbe sì un “crimine” ambientale costruire la pista per la corsa dei cavalli sull’isola dietro al castello visconteo. Tornando alla biblioteca, prima che le ruspe si mettano in azione ci sono diversi passaggi che l’amministrazione deve compiere: oltre al bando di realizzazione, bisogna pensare al progetto preliminare e al progetto esecutivo. In questi passaggi si aprono spazi di partecipazione concreta, dove i cittadini, in particolare i fruitori, devono poter dire la loro su come verrà realizzata la “casa della cultura”. Dev’essere irrinunciabile la partecipazione alla discussione progettuale.
Ci sono comunque alternative all’utilizzo di una modesta porzione di quell’area pubblica? Certo, ci potrebbero essere, ma a due condizioni.
La prima: che la nuova biblioteca sia pronta nel più breve tempo possibile, da troppo la si aspetta. Fratus, che durante la campagna elettorale ha sparato diverse soluzioni senza fare i conti con l’oste, l’ha promessa entro la fine del suo mandato: mettiamolo alla prova. Centinaio ci ha provato, prima con il pastrocchio della ex fonderie Tosi - esperienza finita molto male - poi con il sogno della biblioteca nella ex manifattura di Legnano, ed infine ripiegando sull’ex tribunale. In 5 anni non ha risolto nulla.
La seconda: che la biblioteca non sia un deposito di libri, ciò significa che la struttura deve rispettare i canoni di una biblioteca moderna, spaziosa e confortevole in prospettiva anche di un maggior numero di fruitori e con una localizzazione in cui essi possano trarre il maggior beneficio intellettuale anche studiando all’aperto, divenendo così a pieno titolo un luogo di incontro al centro della città.
Penso che, se si vogliono rispettare queste due condizioni, l’alternativa dell’ex tribunale non sia fattibile. Ricordo che la superficie pubblica prevista nelle ex fonderie Tosi doveva essere di circa 3 mila metri quadrati; nell’ex tribunale sarebbe la metà, con l’aggiunta di costi energetici elevati. Paradossalmente, il comitato promotore “biblioteca sì sprechi no” è costituito da consiglieri comunali rappresentanti forze politiche che fino a pochi mesi fa governavano la città, PD ed Insieme per Legnano, quelli insomma che la biblioteca non l’hanno saputa fare e che ora si ergono a strenui difensori di quei 2.000 metri quadrati dell’area verde.
Per carità, liberi di farlo, ma presentarsi quali difensori del suolo e dell’ambiente quando questo ruolo non lo si è mai esercitato fattivamente, è politicamente strumentale e speculativo, ed ancor più grave è chiedere una firma ai cittadini senza dar loro una completa informazione. Inoltre quando si trattò di difendere 280 mila metri quadrati di suolo agricolo per impedire l’insediamento Ikea, per mesi e mesi quelle stesse forze politiche si schierarono contro chi il suolo lo ha difeso veramente. Furono anche i fautori della prima edizione del “Rugby Sound Festival” sull’isolina dietro al castello, nonostante le numerose proteste ambientaliste avanzate dagli “Amici dell’Olona” e da altre associazioni.
Non mi dilungo oltre, lascio alla pazienza dei lettori la consultazione di alcuni articoli allegati, che la raccontano bene sul modo di agire di questi gruppi politici.
Se per necessità pubblica si utilizzasse una minima percentuale di quel terreno (il 3-4% e non di più dei 50 mila metri quadrati totali dell’area), per realizzare la biblioteca della città, io non vedo nessun “crimine” ambientale e nessuna distruzione del verde a scapito dei bambini. Viceversa è mia opinione che sarebbe sì un “crimine” ambientale costruire la pista per la corsa dei cavalli sull’isola dietro al castello visconteo. Tornando alla biblioteca, prima che le ruspe si mettano in azione ci sono diversi passaggi che l’amministrazione deve compiere: oltre al bando di realizzazione, bisogna pensare al progetto preliminare e al progetto esecutivo. In questi passaggi si aprono spazi di partecipazione concreta, dove i cittadini, in particolare i fruitori, devono poter dire la loro su come verrà realizzata la “casa della cultura”. Dev’essere irrinunciabile la partecipazione alla discussione progettuale.
Ci sono comunque alternative all’utilizzo di una modesta porzione di quell’area pubblica? Certo, ci potrebbero essere, ma a due condizioni.
La prima: che la nuova biblioteca sia pronta nel più breve tempo possibile, da troppo la si aspetta. Fratus, che durante la campagna elettorale ha sparato diverse soluzioni senza fare i conti con l’oste, l’ha promessa entro la fine del suo mandato: mettiamolo alla prova. Centinaio ci ha provato, prima con il pastrocchio della ex fonderie Tosi - esperienza finita molto male - poi con il sogno della biblioteca nella ex manifattura di Legnano, ed infine ripiegando sull’ex tribunale. In 5 anni non ha risolto nulla.
La seconda: che la biblioteca non sia un deposito di libri, ciò significa che la struttura deve rispettare i canoni di una biblioteca moderna, spaziosa e confortevole in prospettiva anche di un maggior numero di fruitori e con una localizzazione in cui essi possano trarre il maggior beneficio intellettuale anche studiando all’aperto, divenendo così a pieno titolo un luogo di incontro al centro della città.
Penso che, se si vogliono rispettare queste due condizioni, l’alternativa dell’ex tribunale non sia fattibile. Ricordo che la superficie pubblica prevista nelle ex fonderie Tosi doveva essere di circa 3 mila metri quadrati; nell’ex tribunale sarebbe la metà, con l’aggiunta di costi energetici elevati. Paradossalmente, il comitato promotore “biblioteca sì sprechi no” è costituito da consiglieri comunali rappresentanti forze politiche che fino a pochi mesi fa governavano la città, PD ed Insieme per Legnano, quelli insomma che la biblioteca non l’hanno saputa fare e che ora si ergono a strenui difensori di quei 2.000 metri quadrati dell’area verde.
Per carità, liberi di farlo, ma presentarsi quali difensori del suolo e dell’ambiente quando questo ruolo non lo si è mai esercitato fattivamente, è politicamente strumentale e speculativo, ed ancor più grave è chiedere una firma ai cittadini senza dar loro una completa informazione. Inoltre quando si trattò di difendere 280 mila metri quadrati di suolo agricolo per impedire l’insediamento Ikea, per mesi e mesi quelle stesse forze politiche si schierarono contro chi il suolo lo ha difeso veramente. Furono anche i fautori della prima edizione del “Rugby Sound Festival” sull’isolina dietro al castello, nonostante le numerose proteste ambientaliste avanzate dagli “Amici dell’Olona” e da altre associazioni.
Non mi dilungo oltre, lascio alla pazienza dei lettori la consultazione di alcuni articoli allegati, che la raccontano bene sul modo di agire di questi gruppi politici.
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