di Giuseppe Marazzini
20.06.2010
I nostri amministratori hanno sputato l’osso: la vera e grande operazione del futuro PGT saranno un milione di metri quadrati da destinare a zona industriale attorno al nuovo ospedale.
Legnano metterà sul tavolo 600 mila metri quadrati, la differenza la metteranno i comuni di Villa Cortese e Dairago.
Altro che ospedale nel verde, ospedale nel marasma. Se dovesse andare a buon fine questa scelta sarà la fine del quartiere S.Paolo, di Mazzafame e di buona parte della città.
Perché questo problema non è emerso nelle camminate di quartiere? Perché non è stato posto nei forum con i cittadini? Perché nel primo scenario dedicato alla “Conservazione e sviluppo della base produttiva manifatturiera” nessun industriale si è fatto avanti ponendo questo problema? Perché gli industriali non vogliono discutere delle loro esigenze con la città? Perche invece di riutilizzare le aree dismesse per le nuove imprese si vuole consumare altro suolo vergine?
Io sento puzza di una grande manovra speculativa e credo che si stia costruendo una operazione che definire non trasparente è un eufemismo.
Io rimango fermo a quanto scaturito dal forum sull’ambiente dove i cittadini, per il PARCO ALTOMILANESE, hanno proposto di estendere il parco oltre via Novara intorno all’ospedale, mentre per il NUOVO OSPEDALE hanno proposto di mantenere il polmone verde, di piantumare e limitare opere infrastrutturali di viabilità… .
Caro Sindaco e caro Assessore all’urbanistica, la partecipazione è una cosa seria, non basta “gridarla” per dire l’abbiamo realizzata, la partecipazione ha una sua coerenza e una sua concretezza, se veramente credete a quanto voi stessi avete affermato, e cioè, che la “minimizzazione del consumo di suolo è l’obiettivo cui tendere prevedendo che la città futura si sviluppi attraverso interventi che riutilizzano aree già costruite e oggi abbandonate piuttosto che espandendosi nel territorio agricolo”, perché allora volete trasformare delle aree agricole in aree industriali?
N.B.: Riferimenti e dati sono stati tratti da La Prealpina di domenica 20.6.2010 e dalla brochure comunale “Verso il PGT: un percorso partecipato”.
domenica 20 giugno 2010
lunedì 14 giugno 2010
LAVORO SI, SCHIAVISMO NO
COMUNICATO STAMPA
Fiom-Cgil/Ufficio Stampa
Roma, 11 giugno 2010
Di fronte al rifiuto della Fiat ad apportare qualsiasi modifica al testo da lei presentato lo scorso 8 giugno, la Fiom ha confermato la propria indisponibilità ad aderire a un documento che contiene deroghe al Contratto nazionale e alle leggi in materia di tutela della salute e sicurezza dei lavoratori e la messa in discussione di diritti individuali, compreso il diritto di sciopero.
La Fiat, dopo aver disdettato, nel solo sito di Pomigliano, tutti gli accordi aziendali in vigore nel resto del Gruppo in materia di orario e organizzazione del lavoro, vuole condizionare l’investimento per il rilancio di Pomigliano all’accettazione di un nuovo accordo da parte di tutti i sindacati, basato tra le altre, sulle seguenti condizioni:
** realizzazione di 18 turni settimanali di lavoro sulle linee di montaggio;
120 ore di straordinario obbligatorio;
** possibilità di derogare dalla legge che garantisce pause e riposi in caso di lavoro a turno;
** riduzione delle pause dagli attuali 40 minuti a 30 minuti per ogni turno;
** possibilità di comandare lo straordinario nella mezz’ora di pausa mensa per i turnisti;
** sanzioni disciplinari nei confronti delle Organizzazioni sindacali che proclamano iniziative di sciopero e sanzioni nei confronti dei singoli lavoratori che vi aderiscono, fino al licenziamento;
** facoltà di non applicare le norme del Contratto nazionale che prevedono il pagamento della malattia a carico dell’impresa.
Le altre Organizzazioni sindacali, pur avendo inizialmente giudicato inaccettabili alcune richieste della Fiat e formalmente avanzato proposte di modifica, hanno alla fine aderito al testo iniziale dell’Azienda, accettandone le condizioni imposte.
La Fiom denuncia il ricatto a cui sono sottoposte le lavoratrici e i lavoratori di Pomigliano, in Cassa integrazione da oltre 18 mesi, chiamati a scegliere fra il proprio posto lavoro e il radicale peggioramento dei propri diritti.
La Fiom, di fronte al carattere generale di questa scelta della Fiat che punta a cancellare il Contratto nazionale e superare le Leggi di tutela sul lavoro, ha convocato il Comitato centrale per lunedì 14 giugno per dare un giudizio approfondito, per impedire la condizione di isolamento nella quale si vuole relegare i lavoratori di Pomigliano e assumere le decisioni necessarie.
Fiom-Cgil/Ufficio Stampa
Roma, 11 giugno 2010
Di fronte al rifiuto della Fiat ad apportare qualsiasi modifica al testo da lei presentato lo scorso 8 giugno, la Fiom ha confermato la propria indisponibilità ad aderire a un documento che contiene deroghe al Contratto nazionale e alle leggi in materia di tutela della salute e sicurezza dei lavoratori e la messa in discussione di diritti individuali, compreso il diritto di sciopero.
La Fiat, dopo aver disdettato, nel solo sito di Pomigliano, tutti gli accordi aziendali in vigore nel resto del Gruppo in materia di orario e organizzazione del lavoro, vuole condizionare l’investimento per il rilancio di Pomigliano all’accettazione di un nuovo accordo da parte di tutti i sindacati, basato tra le altre, sulle seguenti condizioni:
** realizzazione di 18 turni settimanali di lavoro sulle linee di montaggio;
120 ore di straordinario obbligatorio;
** possibilità di derogare dalla legge che garantisce pause e riposi in caso di lavoro a turno;
** riduzione delle pause dagli attuali 40 minuti a 30 minuti per ogni turno;
** possibilità di comandare lo straordinario nella mezz’ora di pausa mensa per i turnisti;
** sanzioni disciplinari nei confronti delle Organizzazioni sindacali che proclamano iniziative di sciopero e sanzioni nei confronti dei singoli lavoratori che vi aderiscono, fino al licenziamento;
** facoltà di non applicare le norme del Contratto nazionale che prevedono il pagamento della malattia a carico dell’impresa.
Le altre Organizzazioni sindacali, pur avendo inizialmente giudicato inaccettabili alcune richieste della Fiat e formalmente avanzato proposte di modifica, hanno alla fine aderito al testo iniziale dell’Azienda, accettandone le condizioni imposte.
La Fiom denuncia il ricatto a cui sono sottoposte le lavoratrici e i lavoratori di Pomigliano, in Cassa integrazione da oltre 18 mesi, chiamati a scegliere fra il proprio posto lavoro e il radicale peggioramento dei propri diritti.
La Fiom, di fronte al carattere generale di questa scelta della Fiat che punta a cancellare il Contratto nazionale e superare le Leggi di tutela sul lavoro, ha convocato il Comitato centrale per lunedì 14 giugno per dare un giudizio approfondito, per impedire la condizione di isolamento nella quale si vuole relegare i lavoratori di Pomigliano e assumere le decisioni necessarie.
martedì 8 giugno 2010
“MACELLERIA SOCIALE"
di Giuseppe Marazzini
08.06.2010
Un termine piuttosto rozzo ma molto efficace per descrivere quello che ha da succedere nel nostro Paese con i tagli decisi dalla manovra Tremonti da 25 miliardi di euro.
Lo stesso Draghi, Governatore della Banca d’Italia, ha usato questo termine per individuare gli evasori fiscali la causa principale della “macelleria sociale”.
Un dato: tra il 2005 e il 2008 solo con l’evasione dell’IVA sono stati sottratti alle casse dello Stato 30 miliardi di euro l’anno.
Il governo del popolo dell’amore invece di colpire radicalmente le grandi e piccole ricchezze realizzate con l’evasione fiscale cala la mannaia sui Comuni e i dipendenti pubblici con il conseguente taglio dei servizi ai cittadini e l’aumento delle tariffe comunali. La mannaia colpirà l’intero corpo sociale con gravi conseguenze sul ceto medio-basso.
Nei più famosi talk show televisivi i ministri e le loro corti sono impegnati a imbesuire la gente con il solito refrain, “... o la manovra Tremonti o finire come la Grecia”, niente di più falso! Ma tant’è che molte persone, non avendo gli strumenti idonei per verificare quanto viene loro detto, si fanno avvolgere nella ragnatela berlusconiana.
L’opposizione parlamentare e quella sociale è frastornata e prigioniera delle sue divisioni e delle scelte mancate quando era al Governo, ora con timidezza cerca di balbettare qualcosa ma con scarsi risultati. Prima che arrivino ad organizzare uno sciopero politico generale contro l’evasione e la corruzione, facciamo in tempo a morire.
La Lega di Bossi, il partito di Roma ladrona, è in fibrillazione; c’è chi sostiene Tremonti e c’è chi fa il pollice verso, come i molti sindaci della Lega che si sentono traditi dai propri parlamentari. Hai voglia a far credere al tuo elettorato che il problema sono le auto blu o i privilegi dei dipendenti pubblici!
La Lega è stata al Governo di Roma e nelle Regioni così come lo è tutt’ora, perché allora non ha mai proposto leggi per eliminare le auto blu? Perché non ha proposto leggi per vietare la nomina politica degli alti dirigenti dello Stato, delle Regioni, della Sanità, delle Ferrovie ecc, perché non ha proposto una legge per colpire gli evasori fiscali con la giusta durezza?
La stima dell’evasione fiscale calcolata dal Sole 24 Ore, tra Irpef, Ires, Iva, Irap, altre imposte e contributi sociali, si attesta a 120 miliardi di euro - dato che si riferisce al PIL 2009 – quasi 5 volte la manovra Tremonti!
Qualora recuperati si diminuisce in parte il debito pubblico, si creano migliaia di posti di lavoro reali per i nostri giovani con investimenti produttivi strutturali e innovativi e non si arriverebbe alla “macelleria sociale”.
La verità del non fare della Lega su questo tema è che buona parte del suo elettorato viene da un passato a dir poco difficile con le tasse e il fisco; come non ricordare per esempio che molta della ricchezza presente nei paesotti lombardi è stata ricavata da un lavoro, o doppio lavoro, non fiscalizzato durante il periodo d’oro del potere democristiano?
Oggi la Lega assomiglia sempre più ad un cane che abbaia, magari anche forte, ma non ha i denti per mordere. La parola d’ordine è ubbidienza al padrone innanzitutto.
Con questa manovra economica anche la stella del federalismo si opacizza, non so quanti degli elettori della Lega credono ancora a questa favola e ha ragione chi si diverte a fare il verso “cucù il federalismo non c’è più”.
L’amara lezione che ci viene dalla Lega e dal suo Governo è quella che i padroni del denaro sono intoccabili mentre il popolo lo si può ubriacare di facezie, come quella di impegnarsi per far mettere lo stemma della croce del Carroccio sullo stendardo della Regione Lombardia.
Dalla Lega “padroni in casa nostra” alla Lega “servitore di due padroni” Berlusconi e Tremonti.
P.S.
Si allega alla presente riflessione la documentazione trasmessa dall’Amministrazione comunale a tutti i Consiglieri comunali, si tratta in particolare della dichiarazione di Fontana presidente dell’Anci della regione Lombardia e sindaco leghista di Varese, e della nota di lettura da parte dell’Anci del Decreto Legge n. 78.
Dichiarazione Coordinatore Consulta Piccoli Guerra
Dichiarazione Presidente Anci Lombardia Fontana
D.L.78 note Anci di lettura manovra economica
08.06.2010
Un termine piuttosto rozzo ma molto efficace per descrivere quello che ha da succedere nel nostro Paese con i tagli decisi dalla manovra Tremonti da 25 miliardi di euro.
Lo stesso Draghi, Governatore della Banca d’Italia, ha usato questo termine per individuare gli evasori fiscali la causa principale della “macelleria sociale”.
Un dato: tra il 2005 e il 2008 solo con l’evasione dell’IVA sono stati sottratti alle casse dello Stato 30 miliardi di euro l’anno.
Il governo del popolo dell’amore invece di colpire radicalmente le grandi e piccole ricchezze realizzate con l’evasione fiscale cala la mannaia sui Comuni e i dipendenti pubblici con il conseguente taglio dei servizi ai cittadini e l’aumento delle tariffe comunali. La mannaia colpirà l’intero corpo sociale con gravi conseguenze sul ceto medio-basso.
Nei più famosi talk show televisivi i ministri e le loro corti sono impegnati a imbesuire la gente con il solito refrain, “... o la manovra Tremonti o finire come la Grecia”, niente di più falso! Ma tant’è che molte persone, non avendo gli strumenti idonei per verificare quanto viene loro detto, si fanno avvolgere nella ragnatela berlusconiana.
L’opposizione parlamentare e quella sociale è frastornata e prigioniera delle sue divisioni e delle scelte mancate quando era al Governo, ora con timidezza cerca di balbettare qualcosa ma con scarsi risultati. Prima che arrivino ad organizzare uno sciopero politico generale contro l’evasione e la corruzione, facciamo in tempo a morire.
La Lega di Bossi, il partito di Roma ladrona, è in fibrillazione; c’è chi sostiene Tremonti e c’è chi fa il pollice verso, come i molti sindaci della Lega che si sentono traditi dai propri parlamentari. Hai voglia a far credere al tuo elettorato che il problema sono le auto blu o i privilegi dei dipendenti pubblici!
La Lega è stata al Governo di Roma e nelle Regioni così come lo è tutt’ora, perché allora non ha mai proposto leggi per eliminare le auto blu? Perché non ha proposto leggi per vietare la nomina politica degli alti dirigenti dello Stato, delle Regioni, della Sanità, delle Ferrovie ecc, perché non ha proposto una legge per colpire gli evasori fiscali con la giusta durezza?
La stima dell’evasione fiscale calcolata dal Sole 24 Ore, tra Irpef, Ires, Iva, Irap, altre imposte e contributi sociali, si attesta a 120 miliardi di euro - dato che si riferisce al PIL 2009 – quasi 5 volte la manovra Tremonti!
Qualora recuperati si diminuisce in parte il debito pubblico, si creano migliaia di posti di lavoro reali per i nostri giovani con investimenti produttivi strutturali e innovativi e non si arriverebbe alla “macelleria sociale”.
La verità del non fare della Lega su questo tema è che buona parte del suo elettorato viene da un passato a dir poco difficile con le tasse e il fisco; come non ricordare per esempio che molta della ricchezza presente nei paesotti lombardi è stata ricavata da un lavoro, o doppio lavoro, non fiscalizzato durante il periodo d’oro del potere democristiano?
Oggi la Lega assomiglia sempre più ad un cane che abbaia, magari anche forte, ma non ha i denti per mordere. La parola d’ordine è ubbidienza al padrone innanzitutto.
Con questa manovra economica anche la stella del federalismo si opacizza, non so quanti degli elettori della Lega credono ancora a questa favola e ha ragione chi si diverte a fare il verso “cucù il federalismo non c’è più”.
L’amara lezione che ci viene dalla Lega e dal suo Governo è quella che i padroni del denaro sono intoccabili mentre il popolo lo si può ubriacare di facezie, come quella di impegnarsi per far mettere lo stemma della croce del Carroccio sullo stendardo della Regione Lombardia.
Dalla Lega “padroni in casa nostra” alla Lega “servitore di due padroni” Berlusconi e Tremonti.
P.S.
Si allega alla presente riflessione la documentazione trasmessa dall’Amministrazione comunale a tutti i Consiglieri comunali, si tratta in particolare della dichiarazione di Fontana presidente dell’Anci della regione Lombardia e sindaco leghista di Varese, e della nota di lettura da parte dell’Anci del Decreto Legge n. 78.
Dichiarazione Coordinatore Consulta Piccoli Guerra
Dichiarazione Presidente Anci Lombardia Fontana
D.L.78 note Anci di lettura manovra economica
giovedì 3 giugno 2010
Parte la raccolta firme per una "casa dell’acqua" anche a Legnano
di Giuseppe Marazzini
03.06.2010
Mentre il Sindaco sta valutando se farla fare o meno, il gruppo consiliare della Sinistra ed Ecologisti Legnanesi lancia la campagna “una casa dell’acqua per i legnanesi”.
La campagna si inserisce nella raccolta firme sui tre quesiti referendari proposti dal Forum italiano dei Movimenti per “L’acqua non si vende”. Perché una “casa dell’acqua” anche a Legnano? Certamente non per seguire una moda o per fare da paravento a supposti interessi commerciali, come in qualche modo ha tentato di veicolare il Sindaco rispondendo alla nostra interrogazione, ma per far comprendere alla cittadinanza che l’acqua è un bene comune, un bene essenziale che appartiene a tutti. Nessuno può appropriarsene, ne farci profitti. È evidente, e il signor Sindaco ne è perfettamente consapevole perché convinto sostenitore, che il libero mercato fa sì che qualunque bisogno indispensabile alla vita venga trasformato in merce. La mercificazione della salute ne è un esempio lampante. Ora si vuole con la privatizzazione mercificare anche l’acqua.
Perché le “case dell’acqua”, installate nei vari Comuni, hanno avuto un notevole successo? Perché la gente si è resa conto che la qualità dell’acqua fornita, dopo un apposito trattamento di igienizzazione, è superiore a quella acquistata nei supermercati e, fatto non trascurabile, arriva a risparmiare, mediamente, circa 200 euro all’anno, e con i tempi che corrono!!! Ma c’è di più; la gente ha riscoperto la fatica e il piacere di recarsi alla “fontanella”, il piacere di fare una passeggiata per rifornirsi di un bene prezioso senza sottostare alle regole di mercato, il piacere di trovarsi con altri con cui condividere una azione civica positiva e di essere partecipi di un evento a tutela di un diritto umano universale.
Evidenti sono altresì i vantaggi sui costi energetici e sull’ambiente.
Per produrre le 540 bottiglie di plastica da 1,5 litri che vengono consumate in un anno da una famiglia media in Lombardia, occorrono 54 Kg. di petrolio, 324 litri d’acqua, con la conseguente emissione in atmosfera di 43 Kg. di CO2. Se moltiplichiamo tutto questo solo per un 1/3 delle famiglie in Lombardia, che sono 8 milioni suddivise in diverse tipologie, è semplice rendersi conto dei costi energetici ed ambientali che stiamo pagando. Se a ciò aggiungiamo i costi energetici ed inquinanti relativi al trasporto e i costi energetici ed inquinanti relativi allo smaltimento, ci possiamo rendere ulteriormente conto che togliendo dal mercato milioni di bottiglie di plastica, risparmieremmo energia ed inquinamento in quantità notevole.
Il gruppo consiliare Sinistra ed Ecologisti Legnanesi invita tutti i cittadini di Legnano a sostenere con la propria firma la richiesta di una “casa dell’acqua” anche per la nostra città.
03.06.2010
Mentre il Sindaco sta valutando se farla fare o meno, il gruppo consiliare della Sinistra ed Ecologisti Legnanesi lancia la campagna “una casa dell’acqua per i legnanesi”.
La campagna si inserisce nella raccolta firme sui tre quesiti referendari proposti dal Forum italiano dei Movimenti per “L’acqua non si vende”. Perché una “casa dell’acqua” anche a Legnano? Certamente non per seguire una moda o per fare da paravento a supposti interessi commerciali, come in qualche modo ha tentato di veicolare il Sindaco rispondendo alla nostra interrogazione, ma per far comprendere alla cittadinanza che l’acqua è un bene comune, un bene essenziale che appartiene a tutti. Nessuno può appropriarsene, ne farci profitti. È evidente, e il signor Sindaco ne è perfettamente consapevole perché convinto sostenitore, che il libero mercato fa sì che qualunque bisogno indispensabile alla vita venga trasformato in merce. La mercificazione della salute ne è un esempio lampante. Ora si vuole con la privatizzazione mercificare anche l’acqua.
Perché le “case dell’acqua”, installate nei vari Comuni, hanno avuto un notevole successo? Perché la gente si è resa conto che la qualità dell’acqua fornita, dopo un apposito trattamento di igienizzazione, è superiore a quella acquistata nei supermercati e, fatto non trascurabile, arriva a risparmiare, mediamente, circa 200 euro all’anno, e con i tempi che corrono!!! Ma c’è di più; la gente ha riscoperto la fatica e il piacere di recarsi alla “fontanella”, il piacere di fare una passeggiata per rifornirsi di un bene prezioso senza sottostare alle regole di mercato, il piacere di trovarsi con altri con cui condividere una azione civica positiva e di essere partecipi di un evento a tutela di un diritto umano universale.
Evidenti sono altresì i vantaggi sui costi energetici e sull’ambiente.
Per produrre le 540 bottiglie di plastica da 1,5 litri che vengono consumate in un anno da una famiglia media in Lombardia, occorrono 54 Kg. di petrolio, 324 litri d’acqua, con la conseguente emissione in atmosfera di 43 Kg. di CO2. Se moltiplichiamo tutto questo solo per un 1/3 delle famiglie in Lombardia, che sono 8 milioni suddivise in diverse tipologie, è semplice rendersi conto dei costi energetici ed ambientali che stiamo pagando. Se a ciò aggiungiamo i costi energetici ed inquinanti relativi al trasporto e i costi energetici ed inquinanti relativi allo smaltimento, ci possiamo rendere ulteriormente conto che togliendo dal mercato milioni di bottiglie di plastica, risparmieremmo energia ed inquinamento in quantità notevole.
Il gruppo consiliare Sinistra ed Ecologisti Legnanesi invita tutti i cittadini di Legnano a sostenere con la propria firma la richiesta di una “casa dell’acqua” anche per la nostra città.
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