di Giuseppe Marazzini
18.08.2013
La vicenda
Amga è la cartina di tornasole che indica come il tema della trasparenza “ad
usum delphini” accentua i vizi e i difetti dei poteri consolidati.
All’inizio
sono state soltanto critiche. La giunta
Centinaio si era appena insediata che già era all’attacco della presidenza e
della direzione di Amga per la cessione del ramo di azienda “Aemme Linea
Energie” facendo intendere cambi repentini che non hanno avuto seguito. Da giugno
del 2012 ad aprile di quest’anno, mese in cui c’è stato il passaggio di
consegne al nuovo consiglio di amministrazione, tra il comune di Legnano e la
dirigenza Amga c’è stato di fatto un “continuum” di polemiche e accuse che non
ha portato ad alcun risultato né tanto meno ha consentito a fare chiarezza
sulla vera portata del problema. Anzi, più
volte l’attuale assessore al bilancio del comune di Legnano ha dichiarato che se non ci fosse stata la vendita della linea
“Energia”, oggi Amga registrerebbe un passivo di 3,5 milioni di euro.
Allora ci
chiediamo, viste le dichiarazioni fatte, ma la vendita del ramo di azienda
“Energia” è stata una operazione sbagliata oppure, per stato di necessità, era
la sola strada percorribile?
Ad oggi un
report chiaro, preciso e convincente sulla vicenda non è arrivato, eppure i
documenti a disposizione non dovrebbero mancare. Come
spiegare il fatto che la nuova amministrazione comunale, cosciente, a dir suo,
della grave situazione, abbia aspettato la scadenza naturale della presidenza
Lazzarini per far esplodere il caso? Certo non
lo si può spiegare per la sola mancanza di regole inerenti al “controllo
analogo” come hanno tentato di fare.
La
spiegazione più plausibile invece resta che così facendo si abbia voluto dare
tempo alle parti politiche di mettersi al riparo da eventuali responsabilità.
La riprova di ciò, salvo una rara eccezione,
è il silenzio dei sindaci soci. Questi seduti al tavolo ovale del
consiglio di amministrazione di Amga, per anni hanno largamente condiviso le
decisioni e la suddivisione, chi più e chi meno, delle riserve della società. In nome
della trasparenza sapremo quanti soldi hanno incassato negli ultimi anni? E per
cosa sono stati utilizzati?
Amga ha
raggiunto un indebitamento di 130 milioni di euro e in dieci mesi di polemica,
nessuno ha voluto spiegare in dettaglio le modalità e la natura. Sono indebitamenti nati a seguito di
investimenti fatti, e se sì quali, o i soldi sono stati buttati al vento!
Ha ragione
l’ex presidente Amga che sostiene che l’azienda è in buona salute o ha ragione
l’attuale presidente che sostiene che Amga è una azienda mal ridotta? di chi ci
si deve fidare? A chi dare credito? Se
risulteranno delle malversazioni, Il nuovo presidente impugnerà il bilancio
2012 votato dal precedente consiglio di amministrazione?
Ma veniamo
alle ultime vicende.
In pieno
agosto, mese in cui l’attività istituzionale è notoriamente ferma e l’opinione
pubblica rallenta la sua attenzione per il periodo feriale, il nuovo
amministratore delegato di Amga, Olindo Garavaglia, già sindaco di Parabiago
dal 2000 al 2010, sospende dall’ incarico Paolo Pagani, direttore generale di
Amga, e con esso anche il vice direttore Angelo Zanzottera.
La notizia
appare su tutti gli organi di stampa locale senza che ne sia citata la
fonte. Dall’azienda però non arriva
nessuna smentita o precisazione di cosa sta succedendo e ciò non fa che
confermare che la decisione corrisponde al vero.
I due alti
dirigenti vengono “accusati” di irregolarità amministrative, neanche presunte,
e gli si da una settimana di tempo per addurre prove a loro discarico, prove
che sono state presentate al consiglio di amministrazione del 9 agosto scorso
con il risultato che ogni decisione da parte del consiglio di amministrazione è
rinviata a fine mese. Il rinvio,
dopo che il caso è diventato di dominio pubblico, è una farsa. Sono propenso a
credere che i due dirigenti non metteranno più piede nell’azienda, salvo
qualche tentativo politico dell’ultima ora per aggiustare una situazione ormai
sfuggita di mano.
La vicenda
fa sorgere più di una domanda: i due alti dirigenti, nel caso abbiano veramente
arrecato danni all’azienda, possono aver agito all’insaputa del consiglio di
amministrazione e dei comuni soci? L’ex consiglio di amministrazione verrà
chiamato in causa? I comuni soci non si sono accorti di nulla? Perché far
trapelare agli organi di stampa un provvedimento che mette in discussione la onorabilità e la professionalità
delle persone coinvolte prima ancora di averlo dimostrato? La procedura di
provvedimenti disciplinari non contempla una tutela delle parti?
Arrecare
danno ingiustamente può portare a congrui risarcimenti, è stato considerato?
Ma
soprattutto, conosceremo mai tutti i dettagli di questa vicenda? Temo di
no, anche se si dirà che tutta questa storia è emersa in nome della
trasparenza, ma ho i miei dubbi. Sta di
fatto che è una trasparenza che lascia intatto il cerimoniale con cui i centri
di potere prendono le decisioni. Allora
cosa fare? Per il
ridurre il danno non c’è altra scelta che far “entrare” nella stanza dei bottoni
i cittadini in modo che loro stessi abbiano la possibilità di conoscere e
verificare in diretta come si formano le decisioni che riguardano la cosa
pubblica.
Quindi che
le riunioni di giunta, delle commissioni consiliari e dei consigli di amministrazione
delle partecipate e delle assemblee dei comuni soci, siano in diretta streaming
come già avviene per le sedute del consiglio comunale.