06.09.2016
Nel corso dell’ultimo ventennio e forse anche più,
molte fabbriche legnanesi, una volta fiorenti, sono state chiuse per decretata
crisi aziendale. Fabbriche meccaniche e tessili in particolare. Legnano città
industriale non esiste più a partire almeno dalla metà degli anni ‘80. Anche la
storica e mitica Franco Tosi è stata travolta dalla nefasta globalizzazione e
finanziarizzazione economica.
Le lotte delle lavoratrici e lavoratori avevano
messo a nudo i responsabili e le diffuse responsabilità del disastro che si
stava verificando, ma inascoltati furono trascinati a forza fuori dai cancelli.
I muri delle fabbriche furono abbandonati e con i muri fu abbandonata,
purtroppo, anche una documentazione preziosa utile a ricostruire pezzi di
storia industriale e lavorativa.
Parte della documentazione andò persa per il
degrado degli ambienti, una parte fu utilizzata dagli sfortunati stranieri per
riscaldarsi e cucinare, che non avendo accesso ad un alloggio dignitoso lì si
rifugiavano tentando di sopravvivere.
Nessuno pensò al ricco patrimonio documentale che
si stava perdendo, anzi ci fu una corsa all’abbattimento delle strutture, e
così solo una piccolissima parte di tale documentazione è stata salvata dalla
distruzione totale. Anche l’ex
cotonificio Bernocchi non è sfuggito al destino della distruzione e l’articolo
di Luca Nazari è un grido di allarme che ci dice: “Salviamo almeno quel che
resta!”.
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