giovedì 19 ottobre 2017

REFERENDUM: UN INCIAMPO?

Giuseppe Marazzini
19.10.2017

REFERENDUM: IL SELFIE DI MARONI 
Una brutta inutile pagina di politica autoreferenziale
 

Come dice Michele Serra nella sua Amaca di sabato scorso a proposito delle prossime elezioni politiche, anch’io, ma per il Referendum regionale, non so come votare. Sopratutto perché le ragioni del NO non ci sono né sulla scheda né in qualche altro documento politico che non sia della sinistra-sinistra che mi è simpatica ma che non riesce a trovare un linguaggio comune per pesare realmente. Dopo che alcuni esponenti del Pd, Sala e Gori in prima fila, si sono schierati a favore del SÌ il mio disorientamento è totale. Tutti d’accordo allora? Politica a geometria variabile? L’unica cosa che sento continuamente dire è che spendere 53 milioni per il selfie di Maroni, di questo si tratta alla fine, è pura follia. Il vero quesito, se fosse possibile rifare subito dopo un nuovo referendum sarebbe questo: “Volete voi spendere 53 milioni per confermare una richiesta al Governo sulla quale siete già tutti d’accordo?” 

Prima di fare quattro chiacchiere sulle mie perplessità, cerco di ricordare quando l’atteggiamento di alcuni uomini del Pd, prima fortemente ostile al referendum, abbia fatto ufficialmente una conversione a U. Probabilmente quando si sono accorti che la loro opposizione non sarebbe stata capace di fermare la macchina da guerra di Maroni che ha approfittato, come tutti, di un vuoto normativo della legge dello Stato e di quella regionale che andrebbe colmato pressappoco così: ”i quesiti referendari devono contenere oltre le ragioni dei proponenti anche le ragioni degli eventuali dissidenti”. Ho detto la stessa cosa a proposito del referendum sui Navigli. Oggi si possono fare referendum a esito certo, inutili e soprattutto costosi, perché non esiste un’autorità che ne limiti l’uso, ragionevolmente, soprattutto a fronte di spese ingenti. 

Tornando al Pd, il Partito senza il quale in Italia non si fa nulla come dicono i suoi dirigenti, sul referendum lombardo e più in genere sul tema delle autonomie ha perso la palla e adesso arranca. 

Perplessità personali? Alcune. In fondo sono d’accordo con chi vuole più risorse per la Lombardia, chi non lo sarebbe? Non sono però d’accordo su come la Lombardia utilizzi le risorse che ha già. Per esempio ritengo che un maggior impegno sulla sanità, ossia meno manica larga sui convenzionamenti con i privati, meno manica larga su alcuni finanziamenti tipicamente clientelari, meno corruzione e magari invece più risorse all’edilizia residenziale pubblica, son cose che andrebbero fatte. Ma questo voto a quei fini non serve. Votare NO sperando per quella via di limitare le risorse sprecate è un gioco che non val la candela. 

Allora votare SI seguendo la logica di Gori e Sala, dei socialisti milanesi e di alcuni ex arancioni? Annacquare così il referendum in modo che la Lega di Maroni non possa cantare troppo vittoria perché non potrà distinguere i voti suoi da quelli del Pd. Illusione. 

Mi viene in mente una frase dell’abate Amaury, uno degli artefici della lotta contro i Catari, che durante il massacro dei cittadini di Besier nel 1209, a un soldato che gli chiedeva come distinguere i Catari dagli altri disse “Uccideteli tutti, Dio sceglierà i suoi”. Detto per inciso e tanto per capirci, i Catari non piacevano alla chiesa cattolica, stavano sulle croste a una parte dei nobili e soprattutto alla corona perché una norma locale consentiva di donare alla chiesa catara ingenti beni che venivano sottratti all’erario della corona e dei signori locali e alla chiesa cattolica. Soldi, sempre di soldi alla fine si tratta. 

Ma qui gli dei che dovrebbero riconoscere i “loro” sono almeno due e vedremo le contorsioni degli analisti del voto da entrambe le parti ma la verità non la sapremo mai. 

Restano le altre due possibilità: votare scheda bianca o non andare a votare. Scheda bianca vuol dire: esercito il mio diritto ma non approvo il quesito. Posizione nobile ma solo se le bianche fossero molte vi sarebbe un certo effetto. Purtroppo l’esperienza di tutte le chiamate al voto ci dice che le schede bianche son sempre pochissime. 

Non andare al voto. La mia opzione. Abbassare la percentuale dei votanti per dimostrare che non ci piace essere chiamati a caro prezzo a riti inutili e far sì che il seguito della Lega sia modesto e far capire che questo costosissimo selfie di Maroni è stato una leggerezza “alla romana”, quella Roma che il vecchio Bossi chiamava ladrona. 

Questo referendum comunque ha un rischio di “viralità”. Perché la Città Metropolitana non dovrebbe poter rivendicare con un referendum maggiori entrate dalla Regione e maggior autonomia di competenze ad esempio in materia urbanistica? Perché la stessa cosa non potrebbe farla il Comune di Milano nei confronti dello Stato che per esempio si succhia tutta l’IMU degli edifici di categoria D? (supermercati, grandi magazzini, centri commerciali, negozi di grande superficie). Il Comune la incassa ma la gira per intero allo Stato. Si tratta di milioni di euro. Facciamo un bel referendum dall’esito sicuro? 

Insomma, per finire, queste forme di democrazia diretta stanno imboccando la strada delle cialtronate che sfasciano lo Stato e irridono la democrazia, quella vera. Stupore per il distacco tra eletti ed elettori? 

Luca Beltrami Gadola

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