di Giuseppe Marazzini
05.10.2009
Consiglio comunale del 29 settembre 2009.
….”toglieremo i nomi delle imprese dagli atti amministrativi…, basta con questa solfa sulla trasparenza, è ora di finirla con questa storia…” , più o meno sono queste le parole del Sindaco, palesemente irritato, rispondendo alla interrogazione sul caso dei 48 alloggi ad edilizia convenzionata da realizzarsi in via delle Palme a Legnano, presentata dal sottoscritto a nome del Gruppo Sinistra ed Ecologisti Legnanesi.
Il vice sindaco della Lega, invece, definiva la mia interrogazione “maliziosa” e non “propositiva” perché le imprese per poter partecipare ai bandi pubblici devono comprovare di essere in possesso di tutti i requisiti di legge, sottolineando con enfasi il fatidico certificato “antimafia” sventolato quale antidoto a qualsiasi intrusione illecita (sic!).
Nella interrogazione si chiedeva se era intenzione della pubblica amministrazione di intervenire presso la Guardia di Finanza per valutare l’affidabilità dell’impresa Vinco srl, perché alcuni giorni prima sul quotidiano “Libero” era apparso un primo elenco di “furboni” titolari di presunti fondi illeciti all’estero e che tra questi apparivano diversi nomi che potrebbero essere messi in relazione con l’impresa Vinco srl.
La Vinco srl risulta essere l’unica partecipante al bando regionale riguardante la realizzazione dei 48 alloggi ad edilizia convenzionata previsti per Legnano, si tratta di un piano regionale finanziato per 22 milioni di euro.
È evidente che la nostra amministrazione comunale confonde, in buona fede o in mala fede, non lo so, la correttezza degli atti amministrativi con la trasparenza dell’essere di una impresa e dei suoi titolari.
Da quando la logica privatistica ha preso il soppravvento nelle decisioni più importanti nelle pubbliche amministrazioni la trasparenza, intesa come pratica di coerenza tra le procedure di legge e l’eticità del committente, è fortemente compromessa.
Il recupero della ex Cantoni ne è un esempio.
L’iter procedurale è stato complesso, lungo e laborioso: tavoli istituzionali di concertazione, verifiche tecniche, valutazioni ambientali, conferenze dei servizi, delibere regionali e comunali, varianti in corso d’opera e tanto altro; un lavoro immenso durato anni che la pubblica amministrazione ha condotto seguendo le regole procedurali e conformi alla legge.
Però se arrivano segnali che, dopo tutto questo lavoro improntato alla correttezza procedurale quanto realizzato viene asservito ad un mercato immobiliare distorto e speculativo, non viene il sospetto o quasi la certezza che le istituzioni sono state utilizzate per fini non nobili?
Qualcuno dirà che è sempre stato così, ma questo non giustifica che si debba continuare nello stesso modo.
È mia convinzione che la pubblica amministrazione debba articolare una forte vigilanza istituzionale sulle opere realizzate con la prassi della concertazione fra pubblico e privato. Fare ciò, io credo, farà bene all’economia.
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