sabato 14 novembre 2009

Se la memoria storica se ne va


di Giuseppe Marazzini
14.11.2009


E la memoria se ne va.
Legnano.
Qualche giorno fa’, in pompa magna, è stata inaugurata la “nuova” sede del PdL (Popolo delle Libertà), e fin qui nulla da eccepire, la questione nasce per averla intitolata a Carlo Borsani e su questa intitolazione qualcosa da eccepire c’è, almeno per chi conosce un po’ di storia del fascismo, della resistenza e della nascita della Repubblica Italiana.
Nella retorica militare monarchica e fascista Carlo Borsani è considerato un eroe della guerra greco-albanese (1941). Diventato cieco in seguito alle ferite riportate, il re gli assegnò la medaglia d’oro al valor militare.
Esponente di spicco della Repubblica di Salò, stretto collaboratore di Mussolini, era il presidente dell’Associazione nazionale mutilati.
Venne fucilato dai partigiani il 29 aprile 1945 a Milano in piazzale Susa, non fu una bella morte come non fu una bella morte quella di molti giovani partigiani.
Legnano ha già avuto un “caso” Borsani, siamo nel 1995 in occasione del 25 aprile di quell’anno, 50° anniversario della liberazione dal nazifascismo, il sindaco Marco Turri pensò bene di dedicargli la piazzetta davanti al Liceo in via Gorizia.
La decisione suscitò molte proteste da parte delle forze politiche di opposizione in Consiglio comunale, di diverse associazioni culturali e dell’ANPI legnanese, tanto che l’iniziativa ebbe risonanza nazionale con interventi autorevoli. Riporto per tutti quello di Leo Valiani: “Borsani merita rispetto perché fu ferito in guerra e per la sua tragica morte, ma io faccio distinzione tra l’uomo e le idee: e le idee di cui Borsani fu, fino all’ultimo, un sostenitore, furono la dittatura e l’alleanza con i nazisti. Se fosse stato per me, non gli avrei dedicato una piazza”.
L’intitolazione a Carlo Borsani della nuova sede del partito di maggioranza relativa della città di Legnano va ben oltre il ricordo di uomini di parte, è una provocazione inquietante di carattere storico e culturale.
Borsani fu fascista coerente fino alla fine della sua vita tanto da ricevere apprezzamenti per la sua “onestà” e il “coraggio” da parte dell’allora Presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro.
Borsani richiama una matrice politica inequivocabilmente fascista che molti italiani, con la resistenza antifascista, l’hanno combattuta e sono morti per estirparla.
Perché contrapporre un alto dirigente della Repubblica di Salò ad una città che è stata insignita di medaglia di bronzo al valor militare per attività partigiana, dove opera una sezione dell’ANPI intitolata a Mauro Venegoni, medaglia d’oro al valor militare per attività partigiana, dove tutti gli anni si ricordano i partigiani combattenti di Mazzafame, dell’Olmina e i deportati nei campi di sterminio nazisti?
Non vorrei che l’intitolazione a Carlo Borsani della sede del PdL diventi l’occasione per commemorare ogni anno un passato condannato dalla storia.
Si vuole richiamare in auge un nostalgico passato?

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