lunedì 15 novembre 2010

Care compagne e cari compagni è il momento di discutere seriamente, se no addio alla sinistra.

La situazione politica è massimamente confusa, e pericolosa. La crisi di Berlusconi ormai è evidente e questa - a parere mio - è la ragione vera del distacco di Fini. Ma - nella situazione data - il declino di Berlusconi non sarà breve e soprattutto sarà pericoloso, perché per non mollare e rischiare anche la galera o quasi, le tenterà tutte. E poi, lo schieramento cosiddetto alternativo, quello di Casini, Fini, Rutelli etc., mi pare anch'esso orientato a destra.

Il rischio di una politica berlusconiana senza Berlusconi non è da poco. E tutto questo con la prospettiva di una Finanziaria, che annuncia tagli e confusione, tale che anche il Presidente della Repubblica si è sentito obbligato a intervenire con non lievi critiche. Bene, anzi male. Ma in tutto questo che fa la sinistra? Il Pd ancora non lo capisco, a pensare male sembra disposto a stare con Fini e Casini e slittare anche lui a destra. Restano le formazioni della sinistra antagonista: SEL e Federazione, che sopravvivono come separati in casa. Vogliono dire qualcosa che non sia assimilabile all'ordinaria propaganda?

Ragionando su queste cose ho trovato molto utile l'articolo di Alberto Burgio («Sinistra plurale contro il moderatismo») pubblicato sul manifesto di mercoledì 10 novembre. Se riusciremo a liberarci di Berlusconi, rebus sic stantibus la prospettiva è di un berlusconismo senza Berlusconi e privati anche della possibilità (in verità poco utile) di far chiasso sui suoi bunga-bunga. Sinistra plurale, scrive Burgio, dove «plurale» significa qualcosa di molto diverso dall'attuale frammentazione litigiosa.

In queste mie schematiche e discutibili (magari se ne discutesse) considerazioni metterei da parte per il momento la questione, pesante, del Pd. Bisognerebbe che noi del manifesto discutessimo con il buon e prudente Bersani. Qui vorrei discutere delle cosiddette «sinistre alternative», che sono anch'esse - e forse con meno ragione della sinistra considerata nel suo complesso - due: Sinistra Ecologia e Libertà e la Federazione della Sinistra. Due forze tutte e due deboli; di sinistra, ma divise.

Ora, e credo di essere d'accordo con Alberto Burgio (che di una di queste forze è parte), non chiedo l'unificazione, ma che facciano un passo avanti verso una «sinistra plurale». Ciascuna di queste forze mantenga e rafforzi la propria autonomia, ma si metta in contatto con l'altra: comunichi, discuta, proponga la costruzione di un'agenda politica condivisa e si impegni non solo a parole nel portarla avanti.

Insomma si sforzino entrambe di passare da uno stato di divisione, anche concorrenziale, a una condizione di operosa e unitaria pluralità.
Fatta questa premessa, credo si debba tener conto che Sinistra e Libertà (soprattutto grazie a Vendola) è la forza che ha oggi più appeal.
Allora non sarebbe affatto disdicevole che la Federazione chiedesse a Sinistra e Libertà di incontrarsi per tentare di passare dalla divisione alla pluralità.

È utile che Sinistra e Libertà, anche con le primarie, metta in difficoltà il Pd, ma sarebbe assai più utile che le due forze della sinistra alternativa si incontrassero per vedere se (ovviamente salva la rispettiva autonomia) si possa fare qualcosa insieme, al plurale.
Noi del manifesto saremmo molto felici di un'intesa in questo senso, o almeno dell'avvio di una discussione tra noi e sulle colonne di questo giornale.

Fonte : Valentino Parlato - Il Manifesto
Sabato 13 Novembre 2010 09:30

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