lunedì 19 novembre 2012

I “Capitali” di Vitali

di Giuseppe Marazzini
19.11.2012

Il ricorso alla Corte dei Conti per accertare un eventuale danno erariale promosso dal sindaco Centinaio assomiglia più a un tentativo di chiudere la stalla a buoi scappati che a  una reale voglia di accertare le responsabilità dell’amministrazione Vitali. Determine e fatture (vedi sotto) sono lì a dimostrare che i dirigenti della precedente amministrazione, in primis l’ultimo direttore generale del comune di Legnano, dottoressa Ristori, sono probabilmente i responsabili materiali dello sperpero di denaro pubblico. Ferme restando le responsabilità politiche, potevano fermare l’operazione, ma non l’hanno fatto. I cittadini fanno fatica a capire perché la nuova maggioranza, una volta scoperta (fatto risalente a qualche mese fa) la spesa esorbitante sostenuta per un report di fine mandato, non abbia fatto subito una indagine interna per verificare le eventuali responsabilità e, contestualmente, non abbia proceduto al ricorso alla Corte dei Conti. 

Non c’era bisogno di arrivare in Consiglio Comunale per fare della retorica politica. Tra l’altro, un consigliere comunale dell’attuale maggioranza ha rivendicato di essere informato della situazione fin dallo scorso mese di aprile, ma nessuna azione fu intrapresa, nè da parte sua, nè dal suo gruppo politico di riferimento.
Il Movimento 5 Stelle ha il merito di aver scoperto il “corpo del reato” e sollevato la questione, ma, nella foga mediatica, ha perso di vista l’azione politica. Dopo le foto e i filmini dovevano (ne hanno i titoli) ricorrere loro stessi alla Corte dei Conti, senza attendere le contraddittorie risposte della nuova giunta. 

Una loro azione in tal senso avrebbe dato uno schiaffo morale alla precedente amministrazione e al sindaco Centinaio, che, con la sua mancata vigilanza  -se ne è assunto la responsabilità politica l’altra sera in Consiglio Comunale- , ha fatto sì che mille copie del libro di  fine mandato finissero al macero, e, paradossalmente, anche se non era quello che si voleva,  forse il vero danno è proprio questo. Le copie rimaste, di proprietà pubblica, potevano essere distribuite ad associazioni, biblioteche, scuole ed alla cittadinanza.

La distruzione di libri, che avvenga in modo coatto o meno, anche se di contenuto non condivisibile, mi amareggia e non mi fa star bene.


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