01.01.2014
In un mondo dove Vladimir Putin viene candidato al Nobel per la
pace e dove la Monsanto rischia di vedersi affibbiato quello all’agricoltura, non deve stupire più di
tanto se – con le dovute proporzioni – l’Ant premia il Gruppo Hera. Già.
La società che vede come soci numerosi comuni dell’Emilia-Romagna e che gestisce lo smaltimento dei rifiuti in mezza regione è tornata a casa
da Milano con il riconoscimento speciale ‘Coscienza civile e solidarietà’. A selezionarla e consegnarle il
premio è stata la Fondazione che fa capo all’associazione per lo studio e la cura dei tumori. Il premio, spiega
una nota di Hera, “sottolinea la sensibilità dell’azienda che nel 2013
ha deciso di offrire ai dipendenti di tutte le società del Gruppo un pacchetto
di visite preventive gratuite per melanoma, tumori mammari e della tiroide”.
Più che encomiabile. Non va dimenticato però che una buona fetta del profitto della
multiservizi si basa sullo smaltimento dei rifiuti tramite combustione.
E di inceneritori (“termovalorizzatori” per usare la parola edulcorata che esce
a ogni presentazione pubblica) Hera ne ha costruiti otto. Sette in Emilia-
Romagna (Ferrara, Ravenna, Modena, Bologna, Forlì-Cesena, Rimini) e uno a Isernia.
E, per quanto l’inceneritore di Hera sia preferibile alla discarica e per
quanto possa essere all’avanguardia in tema di abbattimento delle emissioni,
non si può dire che respirare dai suoi camini sia come fare l’aerosol. Anzi.
Che ci sia una correlazione tra insorgenza di tumori e l’esposizione a diossine
e micropolveri derivanti da inceneritori e attività industriali è ormai pacifico.
Nemmeno Bersani potrebbe negarlo. Perché Bersani? Serve un breve
excursus. Il Pierluigi nazionale nell’ottobre 2007 da Ministro dello sviluppo
economico scrisse ai colleghi Turco (Salute) e Mastella (Giustizia? … sì Giustizia…) per chiedere provvedimenti contro i
medici che si erano schierati contro l’inceneritore ferrarese. Il buon Pierluigi in realtà si era scagliato
contro l’intera federazione regionale dei medici, che pregava gli amministratori locali di non concedere
nullaosta alla costruzione di nuovi impianti. “Una richiesta suscettibile di procurare un grave allarme nella
popolazione interessata” tuonava Bersani, chiedendo “l’adozione di tutte le misure ritenute necessarie, anche non
solo disciplinari, nei confronti dei responsabili”. Perché spendere tante righe su Bersani quando nemmeno il
suo partito le spenderebbe? Perché – e qui mi collego con il tema di questo post -, l’allarme nella
popolazione interessata (quantomeno la preoccupazione) era già sorto.
Ferrara ad esempio, città che oltre all’inceneritore conta anche
la presenza di una turbogas da far invidia a Tokyo e un petrolchimico appena fuori mura, vanta una percentuale di
tumori da… nobel della statistica. “In tutto il nord-est italiano – faceva sapere Medicina democratica nel
2009 -, da Firenze a Trieste, Ferrara risulta essere al 1º posto per l’incidenza di cancro nelle femmine e al
2º per i maschi. Il primato è in particolare per i tumori ai polmoni e alle vie respiratorie, al
colon-retto e alla cervice dell’utero; ma siamo ben ‘piazzati’ per molte altre
patologie neoplastiche”. Un “allarme”, per rimanere nel gergo dello
smacchiatore, che derivava dall’analisi dei rilevamenti dell’Airtum (dal 1998
al 2003: www.registri-tumori.it) e confermati dalla reportistica regionale della
sanità dell’Emilia-Romagna, aggiornati al 2007 (quando Bersani attaccava i medici
apostati). Va concesso che i dati dell’Associazione italiana registri tumori
erano basati sui registri tumori attivi allora in Italia e che coprivano
solo il 32% della popolazione. Chissà se la Fondazione Ant leggerà
questi dati. Nell’attesa, ci aspettiamo a breve la candidatura di Bersani al
Nobel per la Salute.
Il Fatto Quotidiano - di Marco Zavagli | 22 dicembre 2013
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