01.02.2014
Nella seduta di martedì 4 febbraio in Consiglio Comunale verrà messo ai
voti l'ordine del giorno riguardante il superamento della legge Bossi - Fini.
L'ordine del giorno presentato da Sinistra Legnanese nel Consiglio Comunale del
17.12.2013, è stato successivamente integrato con alcune osservazioni
presentate da gruppi consiliari della maggioranza. Con le integrazioni e la
sottoscrizione dell'OdG da parte di gruppi di maggioranza, la questione ha
assunto una valenza politica di grande rilievo. Mi auguro che anche gruppi
consiliari della minoranza si associno nell'iniziativa con un voto positivo.
UNA SINTESI DEL DOSSIER CARITAS/FONDAZIONE MIGRANTES SUI FLUSSI
MIGRATORI
di
Lorenzo Bagnoli | 30 gennaio 2014 – Il Fatto
Quotidiano
I Centri
di identificazione ed espulsione (Cie) sono costosi e inutili. Lo
denunciano i numeri del Dossier Caritas/Migrantes, l’enciclopedia dell’immigrazione
pubblicata ogni anno dall’organismo pastorale della Cei. Dal 1998, anno di
nascita delle prigioni per immigrati irregolari, al 2012, “su 169.126 persone
internate nei centri tra il 1998 e il 2012, sono state soltanto 78.081 (il 46,2
per cento del totale) quelle effettivamente rimpatriate”. Ma quest’inefficienza
costa cara alle nostre casse: lo Stato, sottolinea il rapporto, spende per la
gestione dei centri non meno di 55 milioni di euro l’anno. L’apparato
relativo al trattenimento e all’allontanamento degli immigrati irregolari in
sette anni è costato un altro miliardo di euro. La decisione di
prorogare i tempi di reclusione fino a 18 mesi ha ulteriormente aggravato il
sistema, aggiunge il rapporto. Si è passati dai 30 giorni della Turco-Napolitano,
la legge che ha istituito i centri, agli attuali 18 mesi. Un’operazione che ha
aggravato i costi dei Cie ma non ne ha migliorato gli effetti.
Come
riformare i Cie? Chiudendoli, sostiene la Caritas: “La vera riforma del
sistema dei rimpatri sarebbe la chiusura dei Centri – scrivono i
ricercatori del rapporto -, fermo restando che l’identificazione e
l’acquisizione dei titoli di viaggio degli stranieri pregiudicati potrebbe aver
luogo durante la detenzione in carcere”. Piuttosto che regolare i flussi
migratori, i Centri d’identificazione ed espulsione assolvono la funzione di
““sedativo” delle ansie di chi percepisce la presenza dello straniero
irregolarmente soggiornante, o dello straniero in quanto tale, come un pericolo
per la sicurezza” e non aiutano nemmeno a identificare i “clandestini”.
L’allarme
sicurezza è ridimensionato dai numeri. Nel 2013 la popolazione
straniera è cresciuta di 334 mila unità (+8,2%), raggiungendo il totale di
4,38 milioni (7,4% del totale): se la popolazione italiana continua ad avere un
minimo tasso di crescita è dovuto proprio all’apporto degli stranieri, in
particolare delle coppie che hanno figli in Italia (sono 100 mila i nuovi nati
nel 2013). La popolazione carceraria di origine straniera ha avuto un tasso di
crescita molto minore. I detenuti non italiani sono 23 mila, in linea con il
dato dell’anno scorso. Il Rapporto Caritas/Migrantes inquadra ancora una volta
la figura degli immigrati come dei manovali che finiscono nelle reti della
criminalità “per via delle precarie condizioni di vita”. Lo dimostra il
fatto che il reato più comune è lo spaccio e la detenzione di droga
(26,6 per cento), che prevale anche rispetto ai reati contro il patrimonio
(25,1 per cento), maggioritari tra gli italiani.
Ci sono poi
dei reati di cui vittime e carnefici sono entrambi stranieri: è il caso della tratta
di esseri umani, che non significa solo mercato della prostituzione: “Nel
corso dell’ultimo decennio, è progressivamente aumentato il numero di casi
identificati di persone trafficate e sfruttate in altri ambiti, tra cui quelli
economico-produttivi e, in particolare, in agricoltura, pastorizia, edilizia,
manifatture, lavoro di cura”, si legge nel rapporto. Inutile, però, pensare che
provvedimenti legislativi ad hoc o centri di detenzione possano fermare
i flussi migratori. I numeri sono destinati a moltiplicarsi nei prossimi anni,
così come le rotte. Nel 2013 il 3% della popolazione vive in un Paese diverso
da quello di nascita. Tra 25 anni il numero dei migranti è destinato a
raddoppiare toccando quota 400 milioni. E l’El Dorado non sarà più solo la
Vecchia Europa. I Paesi in via di sviluppo sono la meta del futuro.
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