26.01.2015
Il manifesto – Alias – domenica 23
gennaio 2016
di Beatrice Andreose
Giornata della Memoria. Il direttore del museo di Auschwitz dopo
un preciso ultimatum ha dato l'ordine di smantellare l'opera d'arte del Blocco
21 inaugurata nel 1980 dedicata agli italiani deportati e morti
Quando Luigi Nono compose la sua
opera per il Memoriale italiano che nel 1980 venne inaugurato ad Auschwitz, la
commentò in questo modo «Non è una musica facile. È una musica dolorosa.
L’unico consiglio che mi sento di darvi prima dell’ascolto: spegnete la luce,
massimo silenzio, chiudete gli occhi». Un silenzio accorato, certo non quello
dell’abbandono in cui versano le stanze che ospitavano l’opera e che da qualche
mese si presentano ormai desolatamente vuote. Cancello sbarrato e memoria
calpestata, dunque, per i nostri connazionali deportati e morti ad Auschwitz.
Sino al 2011 i visitatori potevano visitare l’opera realizzata da alcuni tra i
più importanti nomi della cultura italiana del Novecento tra cui gli architetti
dello studio milanese BBPR (Lodovico Belgiojoso, Ernesto Rogers, Enrico
Peressutti e Gian Luigi Banfi) che avevano lavorato assieme a Primo Levi per i
testi, Pupino Samonà per i dipinti, Nelo Risi per la regia e Luigi Nono per le
musiche.
Una morte lungamente annunciata,
quella del Memoriale italiano. L’ultimo capitolo è dell’aprile 2014 quando il
direttore del Museo Statale di Auschwitz-Birkenau Dr Piotr M.A.Cywinski nella
sua missiva all’Aned (l’Associazione degli ex deportati nei campi nazisti che
del memoriale è titolare) e all’Ambasciatore d’Italia a Varsavia Riccardo
Guariglia intimava un vero e proprio ultimatum per lo smontaggio del Memoriale
dal Blocco 21. Chiedeva in modo perentorio una nuova installazione più conforme
alle disposizioni definite dal Consiglio internazionale di Auschwitz. In
sostanza il revisionismo polacco chiedeva che la Shoah oscurasse l’antifascismo
esigendo che venissero rimossi i simboli comunisti e quella falce e martello
che il Parlamento dal 2009 aveva messo fuori legge. L’accusa era che si
trattava di «un’opera d’arte fine a se stessa, priva di valore educativo». Poco
graditi soprattutto il racconto dell’ascesa del nazi– fascismo, del
collaborazionismo, del razzismo di Stato, del ruolo delle multinazionali
tedesche (soprattutto la Bayer). Per la Polonia era inopportuno ricordare oltre
all’olocausto ebreo anche quello dei prigionieri politici comunisti, degli
omosessuali, dei rom e dei disabili che trovarono la morte ad Auschwitz. E
così, tra il silenzio ed il disinteresse assordanti dei governi italiani che si
sono succeduti dal 2007 ad oggi e dopo anni di resistenze solitarie prima
dell’Aned, poi del mondo accademico e artistico italiano capeggiato
dall’Accademia di Belle Arti di Brera, nel maggio di quest’anno i tecnici e i
restauratori dell’Istituto Centrale del Restauro e dell’Opificio delle Pietre
Dure hanno smontato l’opera per trasferirla nello spazio Ex3 del quartiere
Gavinana a Firenze, destinato a diventare Polo della memoria e centro di un
museo diffuso sulla deportazione.
«Mai avrei voluto vedere le
immagini dei restauratori che smontano pezzo per pezzo il Memoriale italiano –
commenta Dario Venegoni, presidente ANED — Ricordo ancora lo sforzo immane da
noi sostenuto quasi 40 anni fa per progettare, finanziare e allestire
quell’opera nel Blocco 21 del campo; ricordo la generale commozione il giorno
dell’inaugurazione, a cui io ero presente con mia madre ed un centinaio di
altri ex deportati e familiari giunti appositamente dall’Italia. Che l’opera
alla quale hanno lavorato così illustri autori sia smontata fa male al cuore.
Nonostante ciò nell’aprile 2005 abbiamo raggiunto un accordo per il suo
spostamento a Firenze, il pericolo era che venisse chiuso e disperso» conclude
rispondendo così ad alcune critiche di cedimento rivolte da più parti all’Aned.
A battersi per la conservazione in loco del memoriale anche l’arch. Gregorio
Carboni Maestri autore nel 2013, assieme all’arch. Emanuela Nolfo, del progetto
Glossa che proponeva una nuova contestualizzazione del Memoriale». Auschwitz,
svuotata di qualsiasi contenuto politico, secondo Primo Levi è un luogo
tragicamente destinato a diventare inutile, perché non spiega alle nuove
generazioni alcunché. Diventa solo «un tragico evento». Questo evento — spiega
Carboni Maestri– è fatto invece da elementi precisi, che vanno analizzati e
compresi, uscendo dalla balla dell’uomo malvagio che ha ipnotizzano una nazione
e ucciso milioni di vittime per il semplice gusto di farlo. Ad Auschwitz va
spiegato da dove veniamo e verso dove andremo, da cosa nasce la barbarie.
E la barbarie nasce solo da un
elemento: dalla sconfitta del mondo del lavoro, come intuì Rosa Luxembourg.
Quella vicenda ne fu la prova, oggi ne vediamo la tragica conferma, giorno dopo
giorno. La storiografia di regime odierna preferisce una narrativa di Auschwitz
alla «Schindler List», manichea e ingenua, con un «cattivo» (Hitler) e delle
«vittime inerti» (i soli ebrei, «apatici») in modo che nessuno capisca, in
definitiva, alcunché uscendo da quel campo di sterminio. Solo scossi
dall’orrore, per poi essere incapaci di vedere l’orrore odierno o i possibili
Auschwitz futuri. In modo che nessuno capisca che il nazifascismo nacque (e
rinascerà) dalla sconfitta del mondo operaio, che lo stesso fu sconfitto solo
dalla lotta vittoriosa di milioni di sovietici, dalle lotte dei partigiani,
degli operai in sciopero a Sesto, degli operai statunitensi e inglesi al di là
e al di qua dell’oceano che, soli, hanno sopportato lo sforzo di guerra in
Regno Unito e Stati Uniti».
A battersi contro lo smantellamento anche l’associazione Gherush92 che in una nota commenta «Al pari delle azioni belliche che mirano alla demolizione di mausolei ed antichi monumenti, anche le manipolazioni storico-politiche come la deportazione del nostro Memoriale, possono disintegrare la memoria delle vittime del Nazifascismo e della Shoà e abbandonare — come anziani archeologi a difesa di antichi monumenti — i partigiani e i deportati e, con loro, la Resistenza Italiana». Per vedere la storia del memoriale, il suo smontaggio ed il trasferimento l’Aned da appuntamento il pomeriggio del 27 gennaio alla Casa della Memoria di Milano. Gherush92 invece propone il 27 gennaio alle 10 al Centro Russo di Scienza e Cultura di Roma la conferenza «Come l’Armata Rossa liberò Auschwitz». Sarà presentato il progetto «Auschwitz Liberation» e si analizzerà la liberazione del campo di sterminio da parte dell’Armata Rossa.
A battersi contro lo smantellamento anche l’associazione Gherush92 che in una nota commenta «Al pari delle azioni belliche che mirano alla demolizione di mausolei ed antichi monumenti, anche le manipolazioni storico-politiche come la deportazione del nostro Memoriale, possono disintegrare la memoria delle vittime del Nazifascismo e della Shoà e abbandonare — come anziani archeologi a difesa di antichi monumenti — i partigiani e i deportati e, con loro, la Resistenza Italiana». Per vedere la storia del memoriale, il suo smontaggio ed il trasferimento l’Aned da appuntamento il pomeriggio del 27 gennaio alla Casa della Memoria di Milano. Gherush92 invece propone il 27 gennaio alle 10 al Centro Russo di Scienza e Cultura di Roma la conferenza «Come l’Armata Rossa liberò Auschwitz». Sarà presentato il progetto «Auschwitz Liberation» e si analizzerà la liberazione del campo di sterminio da parte dell’Armata Rossa.
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