08.02.2017
C’è
chi lascia il sindaco, chi offre il posto di sindaco, chi si sta candidando per
battere i partiti nefasti ed inconcludenti, chi sponsorizza un’impresa temporanea formata da liste
civiche, chi non vuole mollare lo scettro del comando, chi turandosi il naso
sostiene chi detiene lo scettro, chi dice lo scettro “lo voglio io” e chi dice “mi candido/non mi candido”… Il tutto
sotto gli occhi di una cittadinanza, che per ora non dimostra ancora
interesse per le imminenti elezioni
amministrative. C’è
chi, invece, come il sottoscritto, ha scelto di non partecipare alla prossima
scadenza elettorale, ma di essere presente a proprio modo, con analisi e
commenti sui problemi che attanagliano i cittadini.
Cominciamo con l’ambiente.
Uno dei temi sul quale la sensibilità politica locale è piuttosto bassa, è la salubrità dell’ambiente nel contesto urbano e industriale.
L’inquinamento dell’aria e del fiume Olona sono due importanti problemi che tassativamente non si possono più eludere, anche se è vero che hanno valenza sovra territoriale. Cause e conseguenze sono più che note, ma la soluzione del “rattoppo” è ormai consuetudine.
Non si può solo aspettare la pioggia per veder diminuire i valori delle polveri sottili nell’aria, che, se pur anche sotto la soglia di legge massima giornaliera (24h) di 50 µgr/m³, sono altamente pericolose per la salute delle persone, soprattutto per le più deboli (anziani, malati cardiocircolatori e polmonari, neonati e bambini).
Come non si può aspettare di veder passare la schiuma sulle acque dell’Olona, o sentirne la puzza, per gridare per l’ennesima volta “ecco ci risiamo”. In entrambi i casi le responsabilità sono arcinote e ci vorrebbe, oltre alla pressione dei cittadini, più coraggio e volontà istituzionali per rimuovere le cause dell’inquinamento dell’aria, degli scarichi industriali in deroga e degli scarichi dei depuratori consortili pubblici.
Siamo al punto in cui il tasso di mortalità dovuto ai vari fattori di inquinamento aumenta con l’aumentare delle concentrazioni delle sostanze cancerogene (es. quelle che compongono le polveri sottili e quelle che si trovano nel terreno). Anche le falde acquifere non stanno per niente bene e sono sempre più inquinate.
Senza indugi la magistratura deve agire con efficacia per verificare se nella gestione di queste problematiche ci siano reati, negligenze e sottovalutazioni commessi dagli enti pubblici preposti alla tutela dell’aria, dell’acqua, del suolo e della salute dei cittadini.
Intanto il Comune di Legnano, con i mezzi più efficaci a sua disposizione, con determinazione e con continuità, faccia una buona e puntuale informazione sulle condizioni ambientali della città, informando i cittadini sulle precauzioni da prendere. È con una buona e puntuale informazione che si compie il primo passo per realizzare una efficace politica di prevenzione.
Legnano anni'70, una storia esemplare ...
Da Il trattamento delle acque inquinate
di Giovanni Bianucci, Esther Ribaldone Bianucci
Hoepli Editore - 1998
……………………
1.8 L'inquinamento delle acque sotterranee 47
Nel loro testo intitolato ”La chimica delle acque sotterranee”, gli scriventi illustrano dettagliatamente i meccanismi attraverso i quali l’inquinamento generato dall'azione antropica in superficie si propaga nel sottosuolo, fino a raggiungere le falde acquifere destinate all'approvvigionamento di acqua per usi civili e alimentari.
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Indubbiamente le acque sotterranee, rispetto a quelle che scorrono in superficie, godono di una certa protezione da parte del terreno soprastante, che agisce come un filtro naturale.
Questa considerazione non giustifica tuttavia il criterio alquanto semplicistico, adottato in Italia nel secondo dopoguerra, secondo il quale gli strati argillosi impermeabili assicurerebbero sempre e comunque la salvaguardia delle falde dette artesiane, ossia delle falde sottostanti a detti strati.
di Giovanni Bianucci, Esther Ribaldone Bianucci
Hoepli Editore - 1998
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1.8 L'inquinamento delle acque sotterranee 47
Nel loro testo intitolato ”La chimica delle acque sotterranee”, gli scriventi illustrano dettagliatamente i meccanismi attraverso i quali l’inquinamento generato dall'azione antropica in superficie si propaga nel sottosuolo, fino a raggiungere le falde acquifere destinate all'approvvigionamento di acqua per usi civili e alimentari.
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Indubbiamente le acque sotterranee, rispetto a quelle che scorrono in superficie, godono di una certa protezione da parte del terreno soprastante, che agisce come un filtro naturale.
Questa considerazione non giustifica tuttavia il criterio alquanto semplicistico, adottato in Italia nel secondo dopoguerra, secondo il quale gli strati argillosi impermeabili assicurerebbero sempre e comunque la salvaguardia delle falde dette artesiane, ossia delle falde sottostanti a detti strati.
Proprio in ossequio a un tale
errato principio, durante il periodo di ricostruzione edilizia e industriale
seguito al 2° conflitto mondiale, le autorità responsabili della sanità
pubblica tolleravano tacitamente che i reflui domestici e, soprattutto, quelli
emessi dalle unità produttive, venissero smaltiti entro fosse o pozzi perdenti
praticati nel terreno.
Sempre in base a tale principio, si spandevano sui campi senza alcuna regola, scoli provenienti da aziende agro-zootecniche, sostanze fertilizzanti, insetticidi, diserbanti e altri additivi, in quantità spesso superiori al bisogno e senza accertare l'eventuale nocività degli additivi suddetti.
Questa scriteriata gestione del territorio andò avanti fino agli inizi
degli anni settanta, quando il dottor Vincenzo Tardino, allora Pretore di
Legnano, incaricò il prof. Renato Pozzi, ordinario di Geologia Applicata
nell'Università di Milano, di eseguire una perizia tecnica sullo stato di
contaminazione delle acque degli acquedotti del Legnanese. Pozzi dovette
allora «inventare» letteralmente le metodologie più adatte allo scopo,
esistendo a quell'epoca ben pochi precedenti in materia, almeno a livello di
serietà e rigore scientifico.
48 IL TRATTAMENTO DELLE ACQUE INQUINATE
I risultati dell'indagine peritale furono rivelatori, e misero in evidenza tutte le numerose vie attraverso le quali le sostanze nocive, incautamente restituite sul suolo o nel sottosuolo, possono giungere a inquinare le riserve idriche sotterranee.
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Pozzi ha altresì sfatato la leggenda dell'invulnerabilità delle falde artesiane, dimostrando che sovente gli strati protettivi argillosi presentano delle soluzioni di continuità, permettendo così la miscelazione delle acque delle falde superiori, o freatiche, con quelle delle falde sottostanti. Ma vi è di più; anche nei casi più fortunati, quando gli strati impermeabili sono continui e di sufficiente spessore, le falde freatiche inquinate possono essere messe in comunicazione con le falde artesiane per mezzo dei pozzi per approvvigionamento idrico.
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Articoli da La Stampa 25/11/1970 e Corriere della Sera 14/02/1971, 30/04/1971 e 20/03/1975
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