28.04.2018
Proprio in questi
giorni sto per concludere una ricerca per documentare il ‘68 del movimento
studentesco di Legnano. Dico questo perché
quando ho sentito l’intervento dello studente del Bernocchi denunciare con
forza le deviazioni del nostro sistema politico e sociale, durante la recente
manifestazione del 25 Aprile in piazza S. Magno, il mio cuore ha avuto un
sobbalzo. Negli anni ‘70 sono
stato studente serale del Dell’Acqua e ho partecipato insieme a tanti altri alla
“contestazione studentesca” del sistema scolastico, politico e sociale. Ero
contro la guerra, le ingiustizie e le discriminazioni. E non ho cambiato idea.
La contestazione
giovanile di allora, la si veda come si vuole, aveva innescato un processo di
critica radicale ad un sistema di potere che era marcio fino al midollo. Si rubava
molto di più che nel fantastico film hollywoodiano “Alì Babà e i 40 ladroni”. Ho sentito nelle
parole di uno studente del Bernocchi non un attacco alla “festa” del 25 Aprile,
ma un forte richiamo alla coerenza dei valori della lotta di Liberazione dal
nazifascismo, un richiamo rivolto in particolare a coloro che predicano bene ma
razzolano male.
Se abbiamo la “più
bella Costituzione del mondo” questo lo dobbiamo a tutti coloro che hanno combattuto,
sacrificando anche la propria vita, per liberarci dal nazifascismo. Fra costoro
c’erano tantissimi giovani partigiani che se potessero resuscitare ci
chiederebbero: “Ma questa bella Costituzione l’avete applicata o no?”. Io sono
dell’idea che i nostri eroici Giuseppe Bollini e Mauro Venegoni questa domanda
ce la porrebbero.
La nostra Costituzione
non prevede la precarietà permanente per i nostri giovani, non prevede la
povertà assoluta, non prevede che dei nostri concittadini caduti in “disgrazia”
per sfamarsi debbano sperare nell’ istituzione di mense della carità, non
prevede che per l’assistenza ai malati ed anziani si sia costretti a vendere la
casa, non prevede la disoccupazione a vita. Sono 73 anni che la
maggior parte degli italiani chiedono una coerente applicazione del dettato
Costituzionale, ma più passa il tempo più i potenti di turno, attorniati dai loro
cortigiani, ne frenano l’applicazione.
Chi della mia
generazione -io ho 70 anni- è rimasto fedele all’antifascismo, pur diventando
un po’ borghese, sa quanti danni ha causato la retorica resistenziale dei
partiti del cosiddetto “Arco Costituzionale”. Quasi tutti quei
partiti che dagli anni 50’ in avanti hanno coperto di polvere la Costituzione sono
finiti davanti ai giudici per corruzione. E questa è un’infezione che continua
a prosperare. A 73 anni dalla
Liberazione, a 50 anni dal ‘68, i giovani stanno per presentare il conto ai
“Padri della Repubblica” e chiedono il nostro aiuto per capire cosa è andato
storto. Non si devono mal interpretare
le parole degli studenti, diventati apparentemente scomodi per i “fedeli” delle
celebrazioni formali, ed è davvero ingeneroso incolpare i professori di dire la
verità ai propri discenti.
L’intervento dello
studente del Bernocchi, oltre ad essere stato un richiamo alla coerenza ai
valori resistenziali come dicevo poc’anzi, è stato anche un messaggio etico: se il 25 aprile dev’essere la festa di tutti,
allora lo sia per davvero! Aboliamo la povertà, le ingiustizie, le
diseguaglianze e lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Non è forse questa
l’eredità lasciataci dai partigiani?
Cogliamo questa
occasione non per fare polemica, ma per aprire un costruttivo confronto tra i
professori, studenti, l’associazione dei Partigiani, forze politiche, forze
sociali e i mezzi di informazione.
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