Cagliari 19/10/2010 manifestazione dei pastori sardi presi a manganellate dalla Polizia di Stato
"La voce dei pastori sardi non può essere messa a tacere con le manganellate, lo Stato deve essere forte con i prepotenti e comprensivo con i deboli. Solidali con i pastori sardi."
Giuseppe Marazzini - 20.10.2010
mercoledì 20 ottobre 2010
sabato 16 ottobre 2010
“QUATTRO A ZERO PER I FINIANI” Vitali ora che farà?
di Giuseppe Marazzini
16.10.2010
Uno dei pilastri portanti della maggioranza è ridotto male, il PdL, con la costituzione del nuovo gruppo finiano, perde 4 consiglieri scendendo a quota 9, che sommati con quelli della Lega Nord e 1 del gruppo misto fanno 14, due in più dell’insieme dei consiglieri della minoranza.
I 4 consiglieri del nuovo gruppo finiano, pur giurando fedeltà al programma di Vitali, hanno dichiarato la loro piena autonomia di giudizio. Nel lessico politico Vitali è la classica “anatra zoppa”, ha perso la sua maggioranza e d’ora in poi il suo percorso politico sarà sempre più in salita. Vitali è un sindaco aristocratico, è un sindaco poco amato anche da coloro che dovrebbero essere i suoi più fedeli sostenitori, è un sindaco che non è stato in grado di svolgere un ruolo politico trainante nel centro destra anche perché si è fatto incatenare dai guardiani della Lega, è un sindaco, e di esempi ne posso citare diversi, che deve ancora dimostrare di essere il sindaco di tutta la città.
La politica del “pugno di ferro” e dei “pugni sul tavolo” evidentemente comincia a perdere ‘appeal’ e in vista della prossima scadenza elettorale è bene cominciare a prendere le distanze da certe scelte.
Vitali non darà le dimissioni e cercherà di ricompattare la sua maggioranza cercando di fare a meno dei finiani. Come? Cercando sostegno esterno, pescando in qualche gruppo consiliare della minoranza: gli bastano 2 consiglieri per arrivare a quota 16 su 30, dunque non è tutto finito. Altre novità potrebbero accadere nei prossimi giorni.
Qualunque cosa succeda, è certo che l’immagine del centro destra legnanese ne esce politicamente molto compromessa. Mi auguro che l’opposizione nel suo insieme sappia cogliere questa occasione per programmare azioni unitarie mirate a spiegare alla città il fallimento politico della giunta Vitali.
16.10.2010
Uno dei pilastri portanti della maggioranza è ridotto male, il PdL, con la costituzione del nuovo gruppo finiano, perde 4 consiglieri scendendo a quota 9, che sommati con quelli della Lega Nord e 1 del gruppo misto fanno 14, due in più dell’insieme dei consiglieri della minoranza.
I 4 consiglieri del nuovo gruppo finiano, pur giurando fedeltà al programma di Vitali, hanno dichiarato la loro piena autonomia di giudizio. Nel lessico politico Vitali è la classica “anatra zoppa”, ha perso la sua maggioranza e d’ora in poi il suo percorso politico sarà sempre più in salita. Vitali è un sindaco aristocratico, è un sindaco poco amato anche da coloro che dovrebbero essere i suoi più fedeli sostenitori, è un sindaco che non è stato in grado di svolgere un ruolo politico trainante nel centro destra anche perché si è fatto incatenare dai guardiani della Lega, è un sindaco, e di esempi ne posso citare diversi, che deve ancora dimostrare di essere il sindaco di tutta la città.
La politica del “pugno di ferro” e dei “pugni sul tavolo” evidentemente comincia a perdere ‘appeal’ e in vista della prossima scadenza elettorale è bene cominciare a prendere le distanze da certe scelte.
Vitali non darà le dimissioni e cercherà di ricompattare la sua maggioranza cercando di fare a meno dei finiani. Come? Cercando sostegno esterno, pescando in qualche gruppo consiliare della minoranza: gli bastano 2 consiglieri per arrivare a quota 16 su 30, dunque non è tutto finito. Altre novità potrebbero accadere nei prossimi giorni.
Qualunque cosa succeda, è certo che l’immagine del centro destra legnanese ne esce politicamente molto compromessa. Mi auguro che l’opposizione nel suo insieme sappia cogliere questa occasione per programmare azioni unitarie mirate a spiegare alla città il fallimento politico della giunta Vitali.
lunedì 11 ottobre 2010
“LA MISSIONE CONTINUA”
di Giuseppe Marazzini
11.10.2010
Altri quattro soldati italiani uccisi in Afghanistan, chi li ha mandati dice: “LA MISSIONE CONTINUA”
È il messaggio che uomini della destra e uomini (ancora?) di sinistra hanno subito lanciato all’opinione pubblica, ma ormai nessuno sa più dire che ci facciamo laggiù.
In Afghanistan è il caos, non credo che gli eserciti occupanti abbiano il polso della situazione, credo, al contrario, che gli unici che ci stanno capendo qualcosa sono le associazioni di volontariato che da anni operano sul territorio. Secondo me loro hanno l’esatta cognizione di cosa sta succedendo.
Emergency è forse la più importante associazione di volontariato che opera in Afghanistan e penso che le loro argomentazioni non siano assolutamente da trascurare.
Prendo spunto da una recente intervista rilasciata a “il Fatto Quotidiano” dalla Presidente di Emergency, Cecilia Strada, la quale evidenzia: “Se l’obiettivo è realizzare una vera democrazia, con un Parlamento ed enti locali efficienti, rimarremmo in Afghanistan mille anni. Pensare di portare le nostre strutture politiche in un Paese in cui, al di fuori delle grandi città come Kabul o Herat, le decisioni vengono prese nei consigli tribali degli anziani, è assurdo. Se siamo lì per combattere il terrorismo, allora è evidente che stiamo fallendo”.
Ai giovani caduti sacrificati da governanti felloni, e ai giovani che si accingono a partire per “missioni di pace” armati, dedico questa poesia di Bob Dylan:
Padroni della guerra
Venite padroni della guerra
voi che costruite i grossi cannoni
voi che costruite gli aeroplani di morte
voi che costruite tutte le bombe
voi che vi nascondete dietro i muri
voi che vi nascondete dietro le scrivanie
voglio solo che sappiate
che posso vedere attraverso le vostre maschere
voi che non avete mai fatto nulla
se non costruire per distruggere
voi giocate con il mio mondo
come se fosse il vostro piccolo giocattolo
voi mettete un fucile nella mia mano
e vi nascondete dai miei occhi
e vi voltate e correte lontano
quando volano le pallottole
come giuda dei tempi antichi
voi mentite e ingannate
una guerra mondiale può essere vinta
voi volete che io creda
ma io attraverso i vostri cervelli
come vedo attraverso l’acqua
che scorre giù nella fogna
voi caricate le armi
che altri dovranno sparare
e poi vi sedete e guardate
mentre il conto dei morti sale
voi vi nascondete nei vostri palazzi
mentre il sangue dei giovani
scorre dai loro corpi
e viene sepolto dal fango
avete causato la peggior paura
che mai possa spargersi
paura di portare figli
in questo mondo
poiché minacciate il mio bambino
non nato e senza nome
voi non valete il sangue
che scorre nelle vostre vene
che cosa sono io
per parlare quando non è il mio turno
direte che sono giovane
direte che non so abbastanza
ma c’è una cosa che so
anche se sono più giovane di voi
che perfino Gesù non perdonerebbe
quello che fate
voglio farvi una domanda
il vostro denaro vale così tanto
vi comprerà il perdono
pensate che potrebbe
io penso che scoprirete
quando la morte esigerà il pedaggio
che tutti i soldi che avete accumulato
non serviranno a ricomprarvi l’anima
e spero che moriate
e che la vostra morte venga presto
seguirò la vostra bara
un pallido pomeriggio
e guarderò mentre vi calano
giù nella fossa
e starò sulla vostra tomba
finché non sarò sicuro che siete morti
(da poeti contro la guerra “da Omero a Bob Dylan suppl. Avvenimenti 1991)
11.10.2010
Altri quattro soldati italiani uccisi in Afghanistan, chi li ha mandati dice: “LA MISSIONE CONTINUA”
È il messaggio che uomini della destra e uomini (ancora?) di sinistra hanno subito lanciato all’opinione pubblica, ma ormai nessuno sa più dire che ci facciamo laggiù.
In Afghanistan è il caos, non credo che gli eserciti occupanti abbiano il polso della situazione, credo, al contrario, che gli unici che ci stanno capendo qualcosa sono le associazioni di volontariato che da anni operano sul territorio. Secondo me loro hanno l’esatta cognizione di cosa sta succedendo.
Emergency è forse la più importante associazione di volontariato che opera in Afghanistan e penso che le loro argomentazioni non siano assolutamente da trascurare.
Prendo spunto da una recente intervista rilasciata a “il Fatto Quotidiano” dalla Presidente di Emergency, Cecilia Strada, la quale evidenzia: “Se l’obiettivo è realizzare una vera democrazia, con un Parlamento ed enti locali efficienti, rimarremmo in Afghanistan mille anni. Pensare di portare le nostre strutture politiche in un Paese in cui, al di fuori delle grandi città come Kabul o Herat, le decisioni vengono prese nei consigli tribali degli anziani, è assurdo. Se siamo lì per combattere il terrorismo, allora è evidente che stiamo fallendo”.
Ai giovani caduti sacrificati da governanti felloni, e ai giovani che si accingono a partire per “missioni di pace” armati, dedico questa poesia di Bob Dylan:
Padroni della guerra
Venite padroni della guerra
voi che costruite i grossi cannoni
voi che costruite gli aeroplani di morte
voi che costruite tutte le bombe
voi che vi nascondete dietro i muri
voi che vi nascondete dietro le scrivanie
voglio solo che sappiate
che posso vedere attraverso le vostre maschere
voi che non avete mai fatto nulla
se non costruire per distruggere
voi giocate con il mio mondo
come se fosse il vostro piccolo giocattolo
voi mettete un fucile nella mia mano
e vi nascondete dai miei occhi
e vi voltate e correte lontano
quando volano le pallottole
come giuda dei tempi antichi
voi mentite e ingannate
una guerra mondiale può essere vinta
voi volete che io creda
ma io attraverso i vostri cervelli
come vedo attraverso l’acqua
che scorre giù nella fogna
voi caricate le armi
che altri dovranno sparare
e poi vi sedete e guardate
mentre il conto dei morti sale
voi vi nascondete nei vostri palazzi
mentre il sangue dei giovani
scorre dai loro corpi
e viene sepolto dal fango
avete causato la peggior paura
che mai possa spargersi
paura di portare figli
in questo mondo
poiché minacciate il mio bambino
non nato e senza nome
voi non valete il sangue
che scorre nelle vostre vene
che cosa sono io
per parlare quando non è il mio turno
direte che sono giovane
direte che non so abbastanza
ma c’è una cosa che so
anche se sono più giovane di voi
che perfino Gesù non perdonerebbe
quello che fate
voglio farvi una domanda
il vostro denaro vale così tanto
vi comprerà il perdono
pensate che potrebbe
io penso che scoprirete
quando la morte esigerà il pedaggio
che tutti i soldi che avete accumulato
non serviranno a ricomprarvi l’anima
e spero che moriate
e che la vostra morte venga presto
seguirò la vostra bara
un pallido pomeriggio
e guarderò mentre vi calano
giù nella fossa
e starò sulla vostra tomba
finché non sarò sicuro che siete morti
(da poeti contro la guerra “da Omero a Bob Dylan suppl. Avvenimenti 1991)
domenica 10 ottobre 2010
Movibus, profondo rosso
MAGENTA / In difficoltà la società di trasporti pubblici
Un milione perso nel 2008, il bilancio 2009 sarà peggiore. «Urgono risorse»
15/3/2010 - Il trasporto pubblico dovrebbe avere forza di attrazione tale da convincere gli automobilisti a preferirlo rispetto al proprio mezzo. Migliorerebbe il traffico, l’aria probabilmente sarebbe più pulita, ci sarebbe meno inquinamento acustico e ne guadagnerebbero anche i portafogli perché i costi della mobilità personale sarebbero inferiori. Ma la realtà è ben diversa. I treni sono oggetto quotidiano di critica da parte degli utenti per ritardi, sporcizie, inefficienze, mancata manutenzione, insufficienza di carrozze. Ma anche il trasporto su gomma ha i suoi guai: tra gli altri, quelli di una sana gestione economica che diversamente lo condannerebbe alla chiusura del servizio.
A meno che qualcuno non intervenga a ripianare il deficit. Ne sa qualcosa Movibus, società costituita il 15 maggio 2008 con il 52% del capitale portato da Stie, che appunto perché maggioritario ha il diritto di avere l’amministratore delegato; il 26 è di Atm; il 22 è di Atinom. L’organico è composto da 250 persone: una quarantina gli amministrativi, 210 circa gli autisti, altrettanti i mezzi in dotazione. Movibus è nata in seguito all’aggiudicazione di una gara provinciale per coprire i tragitti Magenta-Milano, Castano Primo-Milano e Legnano/Parabiago-Milano.
In un anno percorre la bellezza di 7.500.000 km. Il bilancio dei primi sette mesi di attività del 2008 ha dovuto registrare un milione di euro di perdite, assorbite dal capitale proprio forte di ben 8.200.000 euro. Quello a consuntivo del 2009 sarà sottoposto ai soci tra aprile e maggio. «Ma fin d’ora, nonostante non ci siano ancora le cifre definitive, si può già presumere che sia peggiorato in modo significativo rispetto al 2008». L’affermazione virgolettata è di Marco Repossi. Il commercialista abbiatense è presidente di Atinom dal 31 agosto 2009, cioè dalla morte del suo predecessore Sergio Guarnieri, ma è anche componente del consiglio di amministrazione di Movibus.
«La società - ragiona ad alta voce - riflette la situazione di criticità del servizio di trasporto pubblico in tutta la provincia di Milano, dove altre aziende non presentano conti brillanti. E’ una crisi seria perchè strutturale e non, dunque, legata a qualche fatto contingente. Talmente grave che oggi come oggi nemmeno un mago dotato di poteri sovrannaturali riuscirebbe a risolverla». Chi si aspettava che il socio di maggioranza, azienda privata che ha come obiettivo l’efficienza, riuscisse a trarre fuori dalle secche la nuova società è rimasto deluso dei risultati. Forse non per incapacità gestionale ma perché la partita che si sta giocando è difficilissima. Sul come si è arrivati a questa situazione, Repossi ha qualcosa da dire.
«Siamo andati a fare una gara a costi attuali ma con offerte risalenti al 2002. Costi che sono del tutto saltati, in molti casi sono raddoppiati mentre le risorse sono rimaste quelle preventivate allora. In 8 anni il mondo è cambiato: per esempio, il traffico ingrossa le sue file del 10% all’anno. Più auto in strada significano per noi due cose: una velocità commerciale rallentata, e dunque un aumento dei tempi di percorrenza, ed un maggior consumo di gasolio per fare gli stessi kilometri». Queste non sono le sole denunce. Ce n’è un’altra non meno importante: «E’ cresciuto il numero di coloro che non pagano il biglietto». Esiste, dunque un problema di controlli «che l’azienda sta tentando di mettere in atto seriamente».
Così come è già stato approvato dal cda un piano riorganizzativo industriale che a breve sarà sottoposto ai soci. «Ma - conclude Repossi - anche se dovesse andare in porto, risolverebbe un terzo dei problemi, perché i più grossi restano la riforma strutturale e le risorse». Insomma: Provincia se ci sei batti un colpo, datti da fare se no rischi di essere obbligata ad assistere ad un funerale. Il che è soprattutto indice di un fallimento.
Alessandro Ortolina
Ordine e Libertà on line – domenica 10 ottobre 2010
Le ultime notizie che giungono dal mondo sindacale non fanno che confermare lo stato di precarietà di Movibus.
Il deficit si è notevolmente ingigantito, da 3 milioni si è passati a circa 6-7 milioni di euro.
Il 60% degli utenti non paga il biglietto.
La società sta pensando, nel piano di riorganizzazione, di ridurre il numero degli autisti, almeno 15.
Esiste la possiilità concreta che Movibus restituisca alla Provincia le concessioni delle linee in carico.
Giuseppe Marazzini
10.10.2010
Un milione perso nel 2008, il bilancio 2009 sarà peggiore. «Urgono risorse»
15/3/2010 - Il trasporto pubblico dovrebbe avere forza di attrazione tale da convincere gli automobilisti a preferirlo rispetto al proprio mezzo. Migliorerebbe il traffico, l’aria probabilmente sarebbe più pulita, ci sarebbe meno inquinamento acustico e ne guadagnerebbero anche i portafogli perché i costi della mobilità personale sarebbero inferiori. Ma la realtà è ben diversa. I treni sono oggetto quotidiano di critica da parte degli utenti per ritardi, sporcizie, inefficienze, mancata manutenzione, insufficienza di carrozze. Ma anche il trasporto su gomma ha i suoi guai: tra gli altri, quelli di una sana gestione economica che diversamente lo condannerebbe alla chiusura del servizio.
A meno che qualcuno non intervenga a ripianare il deficit. Ne sa qualcosa Movibus, società costituita il 15 maggio 2008 con il 52% del capitale portato da Stie, che appunto perché maggioritario ha il diritto di avere l’amministratore delegato; il 26 è di Atm; il 22 è di Atinom. L’organico è composto da 250 persone: una quarantina gli amministrativi, 210 circa gli autisti, altrettanti i mezzi in dotazione. Movibus è nata in seguito all’aggiudicazione di una gara provinciale per coprire i tragitti Magenta-Milano, Castano Primo-Milano e Legnano/Parabiago-Milano.
In un anno percorre la bellezza di 7.500.000 km. Il bilancio dei primi sette mesi di attività del 2008 ha dovuto registrare un milione di euro di perdite, assorbite dal capitale proprio forte di ben 8.200.000 euro. Quello a consuntivo del 2009 sarà sottoposto ai soci tra aprile e maggio. «Ma fin d’ora, nonostante non ci siano ancora le cifre definitive, si può già presumere che sia peggiorato in modo significativo rispetto al 2008». L’affermazione virgolettata è di Marco Repossi. Il commercialista abbiatense è presidente di Atinom dal 31 agosto 2009, cioè dalla morte del suo predecessore Sergio Guarnieri, ma è anche componente del consiglio di amministrazione di Movibus.
«La società - ragiona ad alta voce - riflette la situazione di criticità del servizio di trasporto pubblico in tutta la provincia di Milano, dove altre aziende non presentano conti brillanti. E’ una crisi seria perchè strutturale e non, dunque, legata a qualche fatto contingente. Talmente grave che oggi come oggi nemmeno un mago dotato di poteri sovrannaturali riuscirebbe a risolverla». Chi si aspettava che il socio di maggioranza, azienda privata che ha come obiettivo l’efficienza, riuscisse a trarre fuori dalle secche la nuova società è rimasto deluso dei risultati. Forse non per incapacità gestionale ma perché la partita che si sta giocando è difficilissima. Sul come si è arrivati a questa situazione, Repossi ha qualcosa da dire.
«Siamo andati a fare una gara a costi attuali ma con offerte risalenti al 2002. Costi che sono del tutto saltati, in molti casi sono raddoppiati mentre le risorse sono rimaste quelle preventivate allora. In 8 anni il mondo è cambiato: per esempio, il traffico ingrossa le sue file del 10% all’anno. Più auto in strada significano per noi due cose: una velocità commerciale rallentata, e dunque un aumento dei tempi di percorrenza, ed un maggior consumo di gasolio per fare gli stessi kilometri». Queste non sono le sole denunce. Ce n’è un’altra non meno importante: «E’ cresciuto il numero di coloro che non pagano il biglietto». Esiste, dunque un problema di controlli «che l’azienda sta tentando di mettere in atto seriamente».
Così come è già stato approvato dal cda un piano riorganizzativo industriale che a breve sarà sottoposto ai soci. «Ma - conclude Repossi - anche se dovesse andare in porto, risolverebbe un terzo dei problemi, perché i più grossi restano la riforma strutturale e le risorse». Insomma: Provincia se ci sei batti un colpo, datti da fare se no rischi di essere obbligata ad assistere ad un funerale. Il che è soprattutto indice di un fallimento.
Alessandro Ortolina
Ordine e Libertà on line – domenica 10 ottobre 2010
Le ultime notizie che giungono dal mondo sindacale non fanno che confermare lo stato di precarietà di Movibus.
Il deficit si è notevolmente ingigantito, da 3 milioni si è passati a circa 6-7 milioni di euro.
Il 60% degli utenti non paga il biglietto.
La società sta pensando, nel piano di riorganizzazione, di ridurre il numero degli autisti, almeno 15.
Esiste la possiilità concreta che Movibus restituisca alla Provincia le concessioni delle linee in carico.
Giuseppe Marazzini
10.10.2010
martedì 5 ottobre 2010
…..“LA LEGALITA’ NON E’ SOLO REPRESSIONE”……
di Giuseppe Marazzini
05.10.2010
Nelle ultime settimane si sono verificati due fatti che lanciano un segnale ben preciso nei confronti di quegli amministratori locali che pensano che la convivenza civile la si possa ottenere col pugno di ferro. Nella prima decade di settembre il Tribunale Amministrativo Regionale (T.A.R.) della Lombardia ha accolto il ricorso contro l’ordinanza n. 34 emanata dal sindaco di Nerviano, ricorso promosso dal comitato del ‘No Ordinanza’. L’iniziativa, inoltre, è stata sostenuta dal collettivo ‘Oltre il Ponte’, dallo sportello ‘San Precario’ e dal centro sociale ‘La Fornace’ di Rho.
Cosa dice la sentenza: [….] il provvedimento non evidenzia adeguatamente quali siano i gravi pericoli che minacciano l’incolumità e la sicurezza urbana (non si comprende, invero, in che senso l’assembramento di gruppi di persone, l’uso di apparecchi musicali ad alto volume, il posteggio selvaggio di biciclette, l’abbandono di rifiuti all’interno di parchi pubblici, siano fatti di per sé idonei a favorire l’insorgere di episodi criminali quali addirittura lo spaccio di stupefacenti e fenomeni di violenza). […] il contenuto estremamente generico ed impreciso delle prescrizioni impartite (a titolo esemplificativo: divieto di “di bivaccare o accamparsi abusivamente nelle aree verdi”, divieto di “assembramento di persone tale da costituire motivi di intralcio alla quiete pubblica”, divieto di “ogni tipo di gioco con l’utilizzo di palloni” all’interno di aree verdi, divieto di “comportamenti in genere che determinano un utilizzo improprio delle aree pubbliche o di uso pubblico”) è suscettibile di arrecare una legittima restrizione delle libertà costituzionali.
Alcune considerazioni sul caso.
In primo luogo, l’esito del ricorso rappresenta un precedente significativo: a questo punto il sindaco Vitali, se vuole evitare la figuraccia che ha fatto il suo collega di Nerviano, ritiri le ordinanze “coprifuoco” emanate per Legnano.
In secondo luogo, la sentenza misura, se ce ne fosse stato ancora bisogno, l’abissale ignoranza giuridica che i nostri amministratori locali hanno in materia di libertà individuali e quanto bisogno c’è di ristudiare la Costituzione Italiana.
In terzo luogo, che un comune di sinistra emetta ordinanze fotocopia di un comune di destra la dice lunga sulla cultura amministrativa che la sinistra ha perso nel corso degli anni. Se per gestire situazioni sociali di una certa complessità si usano strumenti esclusivamente repressivi, vuol dire che quella amministrazione ha perso lo spirito di amministrare con giudizio e comprensione.
Nei primi giorni di ottobre, in occasione del centocinquantenario dei vigili di Milano, il cardinale Tettamanzi si è rivolto a loro con queste parole:“Ma una sanzione, anche quando doverosa, da sola non basta a costruire un buon cittadino. Nessuna regola e nessun verbale potranno vincere da soli la mancanza di rispetto verso il prossimo, le trasgressioni, le forme di violenza sui più deboli”. Serve anche altro: “Siate coloro che educano gli stranieri all’inserimento nella nostra società”, con una “attenzione privilegiata verso i più deboli, gi anziani, i bambini”. E “con stile” aggiunge il cardinale: “se all’incrocio di ogni strada ci fosse un vigile sorridente tutta la nostra Milano ne sarebbe certamente contagiata”. (dal Corriere della Sera del 4.10.2010)
È una riflessione che giro al sindaco di Legnano e al comandante della polizia locale cittadina.
05.10.2010
Nelle ultime settimane si sono verificati due fatti che lanciano un segnale ben preciso nei confronti di quegli amministratori locali che pensano che la convivenza civile la si possa ottenere col pugno di ferro. Nella prima decade di settembre il Tribunale Amministrativo Regionale (T.A.R.) della Lombardia ha accolto il ricorso contro l’ordinanza n. 34 emanata dal sindaco di Nerviano, ricorso promosso dal comitato del ‘No Ordinanza’. L’iniziativa, inoltre, è stata sostenuta dal collettivo ‘Oltre il Ponte’, dallo sportello ‘San Precario’ e dal centro sociale ‘La Fornace’ di Rho.
Cosa dice la sentenza: [….] il provvedimento non evidenzia adeguatamente quali siano i gravi pericoli che minacciano l’incolumità e la sicurezza urbana (non si comprende, invero, in che senso l’assembramento di gruppi di persone, l’uso di apparecchi musicali ad alto volume, il posteggio selvaggio di biciclette, l’abbandono di rifiuti all’interno di parchi pubblici, siano fatti di per sé idonei a favorire l’insorgere di episodi criminali quali addirittura lo spaccio di stupefacenti e fenomeni di violenza). […] il contenuto estremamente generico ed impreciso delle prescrizioni impartite (a titolo esemplificativo: divieto di “di bivaccare o accamparsi abusivamente nelle aree verdi”, divieto di “assembramento di persone tale da costituire motivi di intralcio alla quiete pubblica”, divieto di “ogni tipo di gioco con l’utilizzo di palloni” all’interno di aree verdi, divieto di “comportamenti in genere che determinano un utilizzo improprio delle aree pubbliche o di uso pubblico”) è suscettibile di arrecare una legittima restrizione delle libertà costituzionali.
Alcune considerazioni sul caso.
In primo luogo, l’esito del ricorso rappresenta un precedente significativo: a questo punto il sindaco Vitali, se vuole evitare la figuraccia che ha fatto il suo collega di Nerviano, ritiri le ordinanze “coprifuoco” emanate per Legnano.
In secondo luogo, la sentenza misura, se ce ne fosse stato ancora bisogno, l’abissale ignoranza giuridica che i nostri amministratori locali hanno in materia di libertà individuali e quanto bisogno c’è di ristudiare la Costituzione Italiana.
In terzo luogo, che un comune di sinistra emetta ordinanze fotocopia di un comune di destra la dice lunga sulla cultura amministrativa che la sinistra ha perso nel corso degli anni. Se per gestire situazioni sociali di una certa complessità si usano strumenti esclusivamente repressivi, vuol dire che quella amministrazione ha perso lo spirito di amministrare con giudizio e comprensione.
Nei primi giorni di ottobre, in occasione del centocinquantenario dei vigili di Milano, il cardinale Tettamanzi si è rivolto a loro con queste parole:“Ma una sanzione, anche quando doverosa, da sola non basta a costruire un buon cittadino. Nessuna regola e nessun verbale potranno vincere da soli la mancanza di rispetto verso il prossimo, le trasgressioni, le forme di violenza sui più deboli”. Serve anche altro: “Siate coloro che educano gli stranieri all’inserimento nella nostra società”, con una “attenzione privilegiata verso i più deboli, gi anziani, i bambini”. E “con stile” aggiunge il cardinale: “se all’incrocio di ogni strada ci fosse un vigile sorridente tutta la nostra Milano ne sarebbe certamente contagiata”. (dal Corriere della Sera del 4.10.2010)
È una riflessione che giro al sindaco di Legnano e al comandante della polizia locale cittadina.
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