La risposta al consigliere Marazzini
INTERVENTO DEL SINDACO ALBERTO CENTINAIO
Leggo sul
blog del consigliere comunale Giuseppe Marazzini una serie di considerazioni
basate su fantasiose interpretazioni della realtà e motivate soltanto
dall’attuale clima elettorale. Oggetto delle affermazioni polemiche nei
confronti dell’Amministrazione comunale legnanese è il futuro dell’inceneritore
Accam alla luce di quanto emerso martedì corso da un incontro in Regione
Lombardia.
Marazzini attribuisce ai
Comuni di Legnano e di Busto Arsizio la patente di “più convinti sostenitori”
del revamping e di essere impegnati a studiare le mosse per uscire da un
presunto “cul de sac” in cui si sarebbero infilati dopo la decisione di
trovare soluzioni alternative. Siamo di fronte ad affermazioni basate su una
lettura ideologica e distorta dei fatti.
Voglio in primo luogo
precisare che la decisione di presentare in Regione lo studio “Bain” per il revamping
è una scelta individuale del Presidente di ACCAM, mai avallata dall’assemblea
dei Sindaci e tantomeno dal Comune di Legnano.
Il Comune, nel febbraio
scorso, approvando il piano industriale di AMGA, ha certamente considerato
quella del revamping come un’ipotesi prioritaria, ma anche a seguito
della presa d’atto dei contenuti dello studio “Bain” ha ritenuto doveroso
procedere ad approfondimenti e ricerche di soluzioni alternative.
A conferma di quanto sopra il
Comune ha preso atto con favore della volontà di AMGA di assegnare un incarico
alla società BPsec al fine di studiare scenari alternativi a quelli del revamping
nonché sinergie fra tali scenari e il servizio di teleriscaldamento.
Il fatto
che la scelta di AMGA sia caduta sulla società BPsec non può che trovare il
nostro consenso essendo BPsec la società che sin dall’estate 2013 ha supportato
AMGA con competenza e professionalità nella procedura per la nuova
autorizzazione alla costruzione dell’impianto di compostaggio in via Novara (la
precedente autorizzazione era decaduta per scadenza dei termini a causa dei
gravi ritardi accumulati dal precedente CdA).
Il consigliere Marazzini
grida allo scandalo perché la suddetta società ha tra i suoi precedenti
incarichi quello legato alla spinosa vicenda della Elcom di Castellanza. E’
vero, ma questo “peccato” originale non inficia minimamente criteri di
competenza e professionalità universalmente riconosciuti alla società.
Ciò che conta è l’indirizzo
politico che viene dato ad un consulente, e nel caso specifico è proprio quello
di lavorare per trovare un’alternativa al potenziamento dell’inceneritore
ACCAM.
In conclusione: Legnano non è
appiattita sul revamping. Sta invece lavorando con Busto Arsizio e
Gallarate per individuare soluzioni alternative allo stesso. Al riguardo, anche
a seguito dell’incontro in Regione, abbiamo chiesto e ottenuto un’assemblea dei
comuni soci già fissata per il prossimo 15 aprile ed in quella sede
continueremo la riflessione.
Stia
perciò tranquillo il consigliere Marazzini: non ci sono segreti da nascondere.
Mi auguro che dopo le elezioni europee il dibattito su questo tema torni ad
essere affrontato con la dovuta serenità e obiettività.
IL GIORNO Legnano – domenica 6 aprile 2014 – pag.3
“ATTORNO AL RILANCIO DELL'INCENERITORE CI SONO AFFARI E SCONTRI DI POTERE” L'atto d'accusa di Marazzini (Sinistra). La replica del sindaco
di IVAN ALBARELLI
- LEGNANO -
«IL RIAMMODERNAMENTO dell'inceneritore di Borsano? Non rappresenta più la scelta prioritaria e non è vero, come afferma il consigliere della Sinistra Giuseppe Marazzini, che il Comune di Legnano sia il più convinto sostenitore di questo revamping (la ristrutturazione e l'adeguamento dell'impianto, ndr)». Ha preso carta e penna, il sindaco Alberto Centinaio, per rispondere punto per punto a quanto Marazzini, nel suo blog, aveva scritto. Parole forti quelle dello storico esponente della galassia ex comunista legnanese, messe in evidenza sulle sue pagine Internet: «Attorno [alla vicenda dell'inceneritore] c'è uno scontro di poteri forti», aveva detto; «il business dei rifiuti è un affare che stuzzica molti appetiti», l'altra frase tranchant accompagnata da un'altra poco lusinghiera: «[Legnano e Busto Arsizio con questa vicenda] si sono infilati in un cui de sac e nessuno dei due vuole rimanere col cerino acceso in mano».
Si fa dunque rovente la polemica attorno a un progetto che vede, da una parte, i due principali Comuni dell'Alto Milanese schierati almeno in un primo momento in difesa dell'inceneritore; e, dall'altra, la Regione — e più defilato il colosso milanese-bresciano a2a — favorevole a delle scelte alternative. Che, tradotte, significherebbero la graduale chiusura dell'impianto di Borsano e il conferimento dei rifiuti indifferenziati dell'Alto Milanese (quota per la verità sempre più minoritaria) ad altri centri di trattamento come il Silla 2 di Milano (in capo ad Amsa-a2a) o Brescia.
Nell'ultimo incontro di martedì la Regione è tornata a ribadire la strada preferita: abbandono progressivo della "piccola" centrale di Borsano e potenziamento di altri e più moderni impianti. Opzione ovviamente applaudita dagli ambientalisti. Qualcuno, però, da quella decisione è rimasto spiazzato. Per Marazzini quel "qualcuno" «sono i sindaci di Legnano e Busto Arsizio, perché è proprio da un rilancio dell'inceneritore attraverso una nuova società che riunirebbe la legnanese Amga e la bustocca Accam che la prima, Amga, potrebbe cercare di uscire dalle cattive acque finanziarie in cui versa. La giravolta di 180 gradi del sindaco di Busto Farioli, che alla fine si è allineato alle tesi della Regione, ha spiazzato Centinaio. Insomma, siamo di fronte a uno scontro di poteri bello e buono».
IL GIORNO Legnano – domenica 6 aprile 2014 – pag.3
“ATTORNO AL RILANCIO DELL'INCENERITORE CI SONO AFFARI E SCONTRI DI POTERE” L'atto d'accusa di Marazzini (Sinistra). La replica del sindaco
di IVAN ALBARELLI
- LEGNANO -
«IL RIAMMODERNAMENTO dell'inceneritore di Borsano? Non rappresenta più la scelta prioritaria e non è vero, come afferma il consigliere della Sinistra Giuseppe Marazzini, che il Comune di Legnano sia il più convinto sostenitore di questo revamping (la ristrutturazione e l'adeguamento dell'impianto, ndr)». Ha preso carta e penna, il sindaco Alberto Centinaio, per rispondere punto per punto a quanto Marazzini, nel suo blog, aveva scritto. Parole forti quelle dello storico esponente della galassia ex comunista legnanese, messe in evidenza sulle sue pagine Internet: «Attorno [alla vicenda dell'inceneritore] c'è uno scontro di poteri forti», aveva detto; «il business dei rifiuti è un affare che stuzzica molti appetiti», l'altra frase tranchant accompagnata da un'altra poco lusinghiera: «[Legnano e Busto Arsizio con questa vicenda] si sono infilati in un cui de sac e nessuno dei due vuole rimanere col cerino acceso in mano».
Si fa dunque rovente la polemica attorno a un progetto che vede, da una parte, i due principali Comuni dell'Alto Milanese schierati almeno in un primo momento in difesa dell'inceneritore; e, dall'altra, la Regione — e più defilato il colosso milanese-bresciano a2a — favorevole a delle scelte alternative. Che, tradotte, significherebbero la graduale chiusura dell'impianto di Borsano e il conferimento dei rifiuti indifferenziati dell'Alto Milanese (quota per la verità sempre più minoritaria) ad altri centri di trattamento come il Silla 2 di Milano (in capo ad Amsa-a2a) o Brescia.
Nell'ultimo incontro di martedì la Regione è tornata a ribadire la strada preferita: abbandono progressivo della "piccola" centrale di Borsano e potenziamento di altri e più moderni impianti. Opzione ovviamente applaudita dagli ambientalisti. Qualcuno, però, da quella decisione è rimasto spiazzato. Per Marazzini quel "qualcuno" «sono i sindaci di Legnano e Busto Arsizio, perché è proprio da un rilancio dell'inceneritore attraverso una nuova società che riunirebbe la legnanese Amga e la bustocca Accam che la prima, Amga, potrebbe cercare di uscire dalle cattive acque finanziarie in cui versa. La giravolta di 180 gradi del sindaco di Busto Farioli, che alla fine si è allineato alle tesi della Regione, ha spiazzato Centinaio. Insomma, siamo di fronte a uno scontro di poteri bello e buono».
CENTINAIO, tuttavia,
respinge queste illazioni: «Legnano non è appiattita sul revamping — ribatte il
primo cittadino—. Stiamo invece lavorando con Busto Arsizio e Gallarate per
individuare delle soluzioni alternative. E non abbiamo segreti da nascondere
come afferma Marazzini». Ciò che non è certo un segreto è il costo che
l'eventuale progetto di revamping costerebbe ad Amga, Accam e ai Comuni soci
del comprensorio: 42 milioni di euro. Portato a termine, prolungherebbe la vita
dell'inceneritore fino al 2040. Ben oltre cioè la data limite del 2025, entro
cui Borsano dovrebbe comunque andare in pensione.
CONTROMOSSE
«Su Accam chiederò un Consiglio
straordinario»
-LEGNANO-
«SULLA VICENDA Accam chiederò la convocazione di un Consiglio
straordinario»: è questa la contromossa di Giuseppe Marazzini. E quando sarà
indetto si affiancherà all'assemblea dei Comuni soci già fissata per il 15
aprile. «Sono molti gli aspetti da capire — precisa il consigliere — e che è
bene che il sindaco chiarisca.
A cominciare dal ruolo di questa famigerata "BpSec": è la
società che ha tentato cli convincere il Comune di Castellanza, ad autorizzare
un impianto di incenerimento di rifiuti liquidi pericolosi progettato dalla
Elcon. Ora le è stata affidata da Amga una consulenza per studiare gli
ipotetici scenari alternativi al revamping. Tutto ciò è avvenuto con l'avallo
del sindaco? E cosa c'è da aspettarsi da una società che ha dato parere favorevole
a quello che sarebbe stato un sito altamente inquinante?».
Sul vertice dei sindaci in Regione dice la sua anche il consigliere
grillino Riccardo Olgiati: «Pur Riscontrando un valore positivo nella mano tesa
dalla Giunta Maroni rimangono però dei punti da chiarire rispetto alle
cosiddette "soluzioni alternative". Noi chiederemo che vengano
privilegiati impianti che non emettono sostanze nocive dovute alla combustione
di rifiuti o gas».
ivan.albarelli@ilgiorno.net
******************************************
- MAGNAGO -
******************************************
IL GIORNO Legnano – martedì 8 aprile 2014 pag.1
Vertenza Accam
Magnago guida i piccoli Comuni: vogliamo dire la nostra
SCENARIO POSSIBILE
SI POTREBBE VENIRE A CREARE UNA VERA E PROPRIA NUOVA «FAME DI RIFIUTI»
IL RISCHIO
RIFIUTI ESTERNI POTREBBERO ESSERE ACCETTATI A PREZZI INFERIORI A QUELLI
ATTUALI
INCENERITORE ACCAM MAGNAGO CAPOFILA DELLA PROTESTA
Comuni contro il revamping. Il
dissenso è in una lettera
«Tutti i paesi coinvolti devono
avere voce in capitolo»
di ALESSIO BELLERI
- MAGNAGO -
LA VOCE dei piccoli Comuni
si leva da Magnago. Con un incontro in Regione, ma anche e soprattutto con
quella lettera scritta da sindaco e Amministrazione comunale. Perché il
revamping di Accam - in attesa di capire se e cosa succederà a margine della
riunione fra i Comuni soci e la Regione e di quel nuovo piano d'azione da
presentare entro 90 giorni - preoccupa e non può, anzi non deve, assolutamente
passare sotto silenzio ed essere sottovalutato. «La nostra attenzione rimane altissima.
Stiamo costantemente monitorando la situazione». Il primo cittadino magnaghese
Carla Picco e gli assessori Daniela Grassi e Angelo Lofano non hanno perso
tempo e subito si sono attivati per farsi portavoce delle altre realtà che come
loro fanno parte del bacino di Accam. «Abbiamo chiesto ai Comuni soci di
sottoscrivere la lettera - spiegano il sindaco Picco e l'assessore Lofano -.
Un'iniziativa concreta e decisa con cui vogliamo che anche i piccoli Comuni
siano coinvolti ed ascoltati per ciò che concerne la nuova evoluzione della gestione
dei rifiuti, che su scala regionale si apre a soluzioni completamente
differenti da quelle che si erano paventate». «Magnago ha l'inceneritore
praticamente sul confine da più di 40 anni senza mai aver avuto alcuna compensazione
ambientale. È giusto, quindi, che ci sia data la possibilità di esprimerci su
una tematica certamente importante e delicata. Non si dice assolutamente -
affermano gli amministratori magnaghesi - di "abbassare"
l'interruttore di Accam domani, ma di verificare e studiare alternative al
revamping e quindi all'incenerimento degli stessi rifiuti. La tecnologia moderna
offre opportunità molto valide e soprattutto sostenibili sia dal punto di vista
ecologico sia per quanto concerne l'ambito finanziario».
LA PAURA è che con il revamping
dei forni o anche solo di un forno e la contestuale linea regionale di spingere
sulla raccolta differenziata si crei una "fame" di rifiuti negli
inceneritori che rimarranno operativi sul territorio, facendo sì che anche i
rifiuti da fuori bacino possano essere conferiti ad Accam. «Il che
significherebbe essere doppiamente penalizzati - proseguono Picco e Lofano -.
Più rifiuti, più camion sul nostro territorio, più incenerimento, più inquinamento
e più spese per i cittadini. Inoltre, visto che si verrà a creare quasi
certamente una "fame di rifiuti" con la raccolta differenziata in
aumento in tutta la regione, Accam per sostenere economicamente e tecnicamente
il lavoro dei forni dovrebbe andare alla ricerca di rifiuti da fuori bacino, magari
facendoli conferire a prezzi più bassi di quelli che i Comuni soci pagano.
Servono ragionamenti attenti e precisi, analisi dettagliate e specifiche e
questo si chiede prima di prendere qualsiasi decisione».
Nessun commento:
Posta un commento