12.06.2014
Qualche
settimana fa mi sono recato presso la nuova “Accorsi” per una visita di
cortesia alla mamma di un mio conoscente e sono rimasto impressionato dalla
rassegnazione e dalla spersonalizzazione di parecchi ospiti. Camminando con questa
signora fra i corridoi della struttura, ho notato che i posti a sedere sono
collocati principalmente lungo il perimetro dei locali e il silenzio degli
anziani seduti e il loro sguardo assente mi ha disorientato.
Parlando con alcuni parenti conosciuti durante la fase di trasferimento dalla vecchia casa di riposo alla nuova “Accorsi”, ho cercato di approfondire e comprendere con loro i motivi della “decadenza” - almeno questa è stata la mia percezione - della socialità fra gli ospiti, ricevendo una conferma alle mie sensazioni. Senz’altro il gestore della struttura, anche per doveri normativi, starà facendo del suo meglio, ma forse c’è qualche criticità che non è stata ancora risolta.
È vero: ormai le case di riposo come le abbiamo conosciute nei tempi non esistono più, ora si chiamano RSA - residenza per anziani - e le modalità gestionali sono completamente cambiate, ma ciò non significa che per ragioni organizzative gli anziani ospiti debbano vivere in una sorta di reclusorio.
La
cura e l’assistenza agli anziani è un diritto fondamentale sancito dalla nostra
Costituzione, per cui non ci sono giustificazioni per chi si nasconde dietro al
fatto che la nuova “Accorsi” è una struttura privata: questa struttura, come
altre, svolge un servizio pubblico, compensato anche da contributi regionali,
quindi, la pubblica amministrazione, dal governo alla regione, dal comune alle
consulte, ha il dovere di metterci il naso e di criticare (se lo ritiene
necessario).
Parlando con alcuni parenti conosciuti durante la fase di trasferimento dalla vecchia casa di riposo alla nuova “Accorsi”, ho cercato di approfondire e comprendere con loro i motivi della “decadenza” - almeno questa è stata la mia percezione - della socialità fra gli ospiti, ricevendo una conferma alle mie sensazioni. Senz’altro il gestore della struttura, anche per doveri normativi, starà facendo del suo meglio, ma forse c’è qualche criticità che non è stata ancora risolta.
È vero: ormai le case di riposo come le abbiamo conosciute nei tempi non esistono più, ora si chiamano RSA - residenza per anziani - e le modalità gestionali sono completamente cambiate, ma ciò non significa che per ragioni organizzative gli anziani ospiti debbano vivere in una sorta di reclusorio.
La
partecipazione attiva dei parenti è certamente un toccasana, ma l’accondiscendenza
di alcuni all’attuale gestione non giova al superamento delle criticità, così
come l’assenza del volontariato, che di certo potrebbe essere un supporto per
tutte quelle attività integrative e collaterali che il personale addetto non
può soddisfare. La presenza di questi soggetti è fondamentale per ridare
energia ai nostri anziani.
Foto della manifestazione di protesta organizzata dal gruppo consiliare Sinistra Legnanese il 03/04/2011 contro la vendita della nuova RSA "Accorsi"
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