16.09.2014
ItaliaOggi – martedì 16/09/2014 – pag.1
Variamente denominate sono più vispe e costose che mai. È stato abolito
solo il voto
LE PROVINCE NON SONO STATE ABOLITE
Il Pd e Forza Italia se ne fanno
una vera abbuffata
DI GIORGIO PONZIANO
Come spartirsi le neo-Province e
vivere felici e contenti. Forse l'argomento non è stato trattato nel patto del
Nazareno ma quel vento sta soffiando anche in periferia e i dirigenti locali di
Pd e Forza Italia si stanno dando da fare. Obiettivo: mettere le mani insieme
nella stanza dei bottoni delle città metropolitane, il vestito nuovo delle
vecchie Province, e pure in quello degli enti morituri ma poi sembra non tanto.
Con buona pace della promessa semplificazione l'arrembaggio è incominciato e
c'è trippa per gatti: si stanno eleggendo 64 presidenti e 760 consiglieri col
compito di portare a compimento il passaggio delle consegne ma chi è disposto a
scommettere che l'operazione sarà rapida e la truppa tornerà a casa in fretta
alzi la mano. Poi ci sono le città metropolitane che invece sono state
istituite per legge e quindi ufficialmente destinate a durare, qui il boccone è
ancora più ambito e si tratta di 8 presidenti e 162 consiglieri. Sono enti di
seconda elezione, quindi i politici si scelgono tra di loro. Quando, tra un
paio d'anni, si potrà raffrontare quanto costava fare funzionare le Province e
quanto costa fare funzionare le città metropolitane ci saranno sorprese. In
ogni caso Pd e Forza Italia si sono, in molti casi, trovati in perfetta
sintonia: siamo i due partiti del bipolarismo, è stato il ragionamento, i
grillini sono isolati nel loro purgatorio e Ncd non conta nulla, facile da
fagocitarlo nell'alleanza. Quindi spartiamoci la torta tra noi, lasciando agli
altri le briciole perché comunque qualche benevola elargizione è d'obbligo. E
via a presentare liste unitarie, decidendo in anticipo quanti a me e quanti a
te, votando poi compatti nei Comuni, quasi sempre sordi alle proteste degli
esclusi, anche perché il meccanismo dello scaricabarile funziona perfettamente:
Nichi Vendola e Angelino Alfano si arrabbiano con Matteo Renzi e Silvio
Berlusconi, i quali all'unisono allargano le braccia, noi non c'entriamo,
sono le federazioni provinciali a fare questi pasticci. Come a Torino, dove prima dell'estate Forza Italia aveva
convocavano una conferenza stampa per annunciare l'accordo con Fratelli
d'Italia e addirittura il logo di una lista per partecipare all'elezione dei
membri della città metropolitana. Passata l'estate, con buona pace della Meloni & Co, i forzisti hanno
annunciato che faranno una lista col Pd (con annesso Ncd), che Roberto Cota definisce «un'ammucchiata
assurda», un forzista dissidente (Gian
Luca Vignale) bolla come «un'alleanza promossa da chi rincorre una
candidatura», mentre il disarcionato FdI, Agostino
Ghiglia, alza gli occhi al cielo: «Decideranno i nostri vertici romani». Ma
il coordinatore piemontese di Forza Italia, Gilberto Pichetto, va avanti per la sua strada: "Non avrebbe
senso contrapporsi in quella che sarà a tutti gli effetti una fase costituente,
le regole vanno scritte insieme». Gli dà
una mano, Davide Gariglio, segretario regionale Pd: «Non sono accordi
politici, ma intese istituzionali». Un'intesa che darà a Forza Italia tre
posti, uno o due al Ncd, nessuno a Fdl, una decina al Pd: in totale i posti
sono 18 e bisognerà verificare se i grillini presenteranno una propria lista
con la possibilità di ottenere qualche seggio. Ovviamente l'accordo dal
capoluogo regionale viene calato per li rami e ad Asti, per esempio, Pd e Forza
Italia si sono già seduti a tavola. In
Puglia le larghe intese sono l'ennesima occasione di lotta all'interno del
Pd, con l'ex-sindaco di Bari, Michele
Emiliano, che aspira a succedere a Nichi Vendola alla presidenza della
Regione, che si è schierato contro, spaccando il partito. A fare da capofila
nell'embrasson nous destra-sinistra è
Brindisi. Spiega Luigi Vitali,
coordinatore locale di Forza Italia: «Una delegazione di Forza Italia ha
incontrato una delegazione del Pd per verificare la possibilità di un accordo
istituzionale per l'elezione del presidente della Provincia e del consiglio
provinciale e si è deciso di impegnarsi per la presentazione di una lista unica
assegnando al Pd la presidenza e a Fi la vice presidenza». E a chi non
condivide risponde: «Per noi l'accordo resta valido perché sottoscritto da chi
ne aveva titolo e mandato». Anche a
Taranto le grandi manovre sono in corso e a un passo dalla conclusione,
tanto che la direzione del Pd ha affidato al segretario Walter Musillo il mandato di «verificare le condizioni per la più
ampia convergenza di forze politiche disponibili e per il più qualificato ruolo
protagonista del Pd ionico». Il patto prevede un sindaco forzista (Martino Tamburrano) alla presidenza
della Provincia e un vice Pd. Inutile sottolineare l'ira funesta del presidente
sellino della Regione, grande escluso in questi accordi. Dice Vendola: «Quando
per le province di Taranto e di Brindisi un pezzo del centrosinistra, il
Partito democratico, fa l'accordo con la destra e con Forza Italia, sporca un
po' il volto della politica e lo rende incomprensibile». Gli fa eco il
presidente del gruppo regionale Sel, Michele
Losappio: «Non si può assistere silenziosi all'omicidio del centrosinistra
che il Pd sta compiendo nelle province di Brindisi e di Taranto proponendo, in
sfregio ai propri elettori, governi e liste con Forza Italia». Rincara la dose il
sindaco Sel di Lamezia, Gianni Speranza:
«Ma le province non erano state sciolte? In realtà è stato solo abolito il voto
dei cittadini: le province restano con tutti i loro costi e anche i consigli
provinciali con relativi presidenti. Solo che invece di essere scelti dai
cittadini sulla base di limpide proposte politiche tutti questi sono scelti dai
partiti e dai consiglieri comunali. Sembra di assistere ad un film dell'horror,
con gli zombie che resuscitano, tipo La
notte dei morti viventi». Così le neo-Province si stanno rivelando un
nuovo, ulteriore terreno di scontro tra Pd e Sel. In Emilia a fare da battistrada è Ferrara, dove è stato compiuto il
capolavoro di tutti-dentro: insieme a Pd e Forza Italia ci sono Lega e M5S. Gli
esclusi di FdI parlano di «inciucio politico per spartirsi le poltrone». La
lista si chiama Provincia Insieme e il suo ideatore, il sindaco pidiessino
della città, Tiziano Tagliani, che è
anche il candidato presidente della Provincia, dice: «Ma quali poltrone, queste
sono sedie elettriche». La lista ha l'originale caratteristica di essere
fortissimamente istituzionale e i sindaci ne sono il collante». A sorpresa nel
coro, sfidando l'ira di Beppe Grillo,
si è inserito anche il sindaco 5stelle di Comacchio, Marco Fabbri, che spiega: «Ho accettato l'invito a mettermi in
gioco con grande responsabilità e con lo spirito di mettermi a disposizione,
rappresento un territorio importante e non nascondo che c'è stata anche una
spinta da parte degli imprenditori del turismo, poiché vi sono importanti
investimenti della Provincia da gestire e progetti da portare avanti come
quello dell'Ente Parco. Abbiamo anche avuto un'estate complicata e c'è bisogno
di fare sistema». In Calabria lo
chiamano l’accorduni, siglato a
Vibo Valentia e fotocopiato in altri Comuni. La coalizione è formata da pezzi
di Forza Italia, Pd e Ncd, una parte di questi ultimi due partiti è in
disaccordo e partecipa, clamorosamente, con liste proprie. Insomma, ci si
bisticcia più che mai anche su enti che dovrebbero essere destinati all'estinzione.
Ma la lista «Insieme per la Provincia, Adesso» ha la benedizione di Matteo Renzi e dei berluscones. Il Pd
trattativista è capeggiato da Pasquale
Fera, renziano, che fa parte del comitato di garanzia del Pd regionale ed è
tra i nuovi dirigenti di punta del partito e dall'ex-presidente della
Provincia, Francesco De Nisi, che
afferma: «Dispiace la divisione ma il problema è che nel Pd si è voluto utilizzare
questa vicenda come battaglia politica». Al voto sono chiamati 45 sindaci e 445
consiglieri comunali: all'accorduni è pronosticato l'en plein. Infine a Genova la lista Pd-Forza Italia (insieme a
Sel e Ncd) è già stata depositata, chiamata «Lista costituente», e andrà
trionfante all'appuntamento del 28 settembre, quando voteranno più o meno tutti
i Comuni d'Italia. L'accordo di Genova sta contagiando anche Savona, ma qui c'è
chi punta i piedi e forse si farà dietrofront anche se il coordinatore ligure
di Forza Italia, Sandro Biasotti,
non ha dubbi: «La lista unica con il partito democratico servirebbe per meglio
rappresentare tutto il territorio della Provincia di Savona sia con rappresentanti
di partito sia con non iscritti e rappresentanti della società civile, così
come è avvenuto nella città metropolitana di Genova».
Twitter: @gponziano
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