01.08.2015
La vicenda del giudice di pace ha
portato alla luce un aspetto della politica della maggioranza rimasto finora
sconosciuto, cioè la gestione dei rapporti con le categorie professionali di
peso.
Dietro le quinte del sì o no al giudice
di pace non c’era soltanto il reperimento delle risorse economiche, ma c’era
anche come tenere testa agli avvocati nelle loro forme di rappresentanza, forme
considerate come vere e proprie “lobby” di pressione istituzionale.
Senza esprimermi sulla positività o
meno, o sulla utilità delle lobby ed ammesso e non concesso che a Legnano
esista una lobby degli avvocati, bisognerebbe scoperchiare il pentolone sulle altre forme di lobbismo praticate
in città.
Legnano da moltissimi anni è una città cresciuta
politicamente nella compromissione tra vari interessi particolari: parrocchie,
palio, oratori, famiglia legnanese, associazioni di varia ispirazione, fondazioni,
ecc., ecc., una condizione che per l’elite politica dominante è ritenuta
irreversibile. Ma se non proviamo a cambiare non sapremo mai se è irreversibile
o meno.
È noto che insigni personaggi di queste
“lobby” entrino ed escano dall’ufficio del sindaco o degli assessori per
chiedere sostegno alle loro iniziative. Niente di male, ma è una usanza insana,
perché esautora il consiglio comunale dal dibattito di molte decisioni
importanti.
L’amministrazione Centinaio è metodica
nel pigliatutto - metodo paludoso che ha creato un guazzabuglio indescrivibile
-, vedi, non ultimo, il disastro che si prospetta per il parco ex Ila. Il
sindaco e un buon numero di assessori sono una parte importante del PD locale ed hanno la responsabilità di aver trasformato
questo partito nel contenitore di interessi che riguardano innanzitutto il
proprio elettorato più affezionato e poi la città.
Si può andare avanti ancora molto con tanta ipocrisia e poca virtù? Io penso di no. Legnano, se
non esce da questa politica di compromissione, continuerà a sbattere le ali ma
non prenderà mai il volo.
Per tornare al giudice di pace, è
palese che il PD territoriale convincendo con una stupefacente rapidità sette
comuni amici ad aderire al progetto, ha fatto di tutto per salvare il sindaco
Centinaio da una sconfitta politica di vaste proporzioni e “salvato” il PD da
una brutta figura epocale.
Potrà sembrare un paradosso, ma io
penso che la vera vittoria politica delle minoranze sulla maggioranza, oltre al
rilevante fatto di aver costretto l’amministrazione comunale a cambiare
posizione sul giudice di pace, è quella di aver fatto saltare il banco del PD locale,
polverizzandolo, e di aver fatto finire il sindaco nella lista delle “anatre
zoppe”.
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