di Gregorio Carboni Maestri
Siamo un gruppo collettivo di giovani ventenni e trentenni che, assieme a ex detenuti dei campi, professori, studenti, ricercatori, sindacalisti (e sempre più persone, anche dall'estero), si batte per impedire che il memoriale italiano di Auschwitz venga spostato (e dunque irreversibilmente distrutto). Cerchiamo una soluzione condivisa, che sia occasione di dialogo fra tutte le comunità che sono state vittime dell'olocausto, in un intento di fraternità italiana e internazionale.
Il Memoriale italiano di Auschwitz è un monumento alla memoria dei deportati italiani inaugurato nel 1980 all'interno del Blocco 21 del campo di sterminio. È un'opera multimediale ideata da Primo Levi: una grande spirale progettata da BBPR crea un tunnel interamente dipinto da Pupino Samonà, dove risuonano le musiche di Luigi Nono e la regia di Nelo Risi. Primo Levi scelse di narrare l'ascesa dei nazifascismi, il valore della resistenza, la storia della deportazione delle vittime italiane: la sua stessa esperienza a monito universale per le generazioni future. I dipinti di Samonà catturano la testimonianza della persecuzione politica e razziale. Nel corso del tempo il Memoriale è stato abbandonato all'incuria, le tele sbiadite e lacere, il suono ridotto a silenzio. Il 1° luglio 2011 l'opera è stata chiusa per ordine del direttore del Museo di Auschwitz: "arte per l'arte senza valore educativo", questa la motivazione ufficiale.
Troppi riferimenti alla resistenza partigiana? Nel disinteresse generale questo monumento alla memoria non si può più visitare perché vittima di un lotta di simboli e significati che sembra senza uscita. È stato proposto il suo trasferimento a Milano. Decontestualizzare è de-significare: spogliare l'opera del suo diritto di essere è davvero l'unica soluzione? Noi proponiamo un'alternativa. È il Progetto Glossa, che intende restaurare il Memoriale e integrarlo con nuovi contenuti elaborati da un comitato capace di esprimere tutte le anime delle vittime dell'olocausto, compreso chi nel monumento non ha ancora avuto rappresentanza, come gli omosessuali. Il progetto prevede anche la creazione di una nuova sala, Sala 21: ventuno, il binario di partenza da Milano Centrale, il blocco di Auschwitz, il nostro secolo; 21, simbolo del dramma e del rinnovamento della memoria.
Frammenti di binari fusi si trasformano in tante strisce d'acciaio che scorrono lungo le pareti. Discretamente, nascoste dietro le spirali, simbolo della continuità della memoria - quella contemporanea - che viene a sostegno di una memoria in pericolo di estinzione. In queste strisce ci potrebbero essere testi, immagini, frutto di un lavoro condiviso, fatto da un vasto comitato nazionale, aperto al dibattito democratico, che superi i conflitti di memoria per arrivare a una memoria condivisa, nazionale, laica, in nome di una Repubblica unita. Questo il nostro progetto. Lo sottoponiamo, come contributo scientifico e di cittadinanza, all'ANED, proprietaria dell'area, per poter superare un'impasse senza essere obbligata a smontare il nostro memoriale italiano e permettendone la riapertura.
SOSTIENI IL PROGETTO
Luigi Nono : “Ricorda cosa ti hanno fatto in Auschwitz”.
Parte iniziale della musica trasmessa nel memoriale italiano di Auschwitz, quando ancora aperto al pubblico.
domenica 29 gennaio 2012
giovedì 26 gennaio 2012
Parco dei Mulini: luoghi del cuore?
di Giuseppe Marazzini
26.01.2012
È il titolo che le Associazioni di Volontariato, il Comune di Legnano e il Collegio dei Capitani del Palio hanno dato alla serata dedicata al Parco dei Mulini, un’area prevalentemente agricola, che si estenda per circa 500 ettari fra i comuni di Legnano, San Vittore Olona, Canegrate, Parabiago e Nerviano. Filmati e fotografie hanno messo in evidenza le qualità paesaggistiche del Parco e la presenza di edifici storici e memorie di antichi mestieri. Non sono mancate anche fotografie e commenti sui danni provocati da comportamenti negligenti, insensati e a volte criminosi, compiuti dalla così detta “comunità civile”, in particolare contro il fiume Olona. Sì l’Olona è un fiume anche se molte volte ci appare più come un canale di scarico di acque industriali e l’Olona è parte integrante del Parco dei Mulini. Sorge spontanea la domanda, ha senso istituire un parco attraversato da un fiume, ecologicamente, molto mal messo? Secondo gli organizzatori della serata sì ha senso, perché la realizzazione del parco spingerà le istituzioni a fare di più per il “risanamento” dell’Olona ... Magari fosse tutto così lineare, dico io.
Apprezzo l’entusiasmo e la buona volontà dei fautori della serata, ma devono sapere che le istituzioni non stanno facendo tutto il possibile per far tornare l’Olona, non dico ai tempi in cui era balneabile, ma almeno ad un livello di inquinamento minore. Diversi comuni a cavallo fra le provincie di Varese e Milano, si sono dati da fare, Legnano non si è tirata indietro, ma ciò non è stato e non è sufficiente. Si dice che mancano risorse economiche adeguate per il risanamento del fiume, falso, basterebbe fare a meno di qualche “Pedemontana” o di qualche “Sempione bis”, e le risorse ci sarebbero eccome, senza tralasciare inoltre la necessità di leggi e controlli più ferrei e severi a tutela e a salvaguardia del fiume. Se vogliamo salvare il paesaggio e difendere il territorio Il Parco dei Mulini deve diventare una vera oasi ambientale e non un “un mezzo parco”.
PRESENTATO UN ESPOSTO A COMUNE E ARPA
Olona, schiuma, odori. Legambiente: “adesso basta”
Malnate – (v.d.) Fiume Olona sotto i riflettori: schiuma e miasmi non sono più tollerabili. Ancora peggio quando il meccanismo fognario non funziona e gli scarichi civili sono sversati direttamente nel corso d’acqua. “Da mesi le acque del torrente Fugascè, che raccolgono i reflui di Malnate centro, non vengono convogliate nelle nuove condotte verso la stazione di pompaggio in località Gere di Malnate, per arrivare al depuratore del Provaccio, ma sono sversate direttamente nell’Olona”. A denunciarlo è il circolo di Legambiente “Mulini dell’Olona”, che ha presentato un esposto a Comune, Provincia e Arpa. Laura Balzan, presidente del Cigno Verde locale, sottolinea: “Grave il danno ambientale rispetto alla qualità delle acque e, a lungo andare, , alle falde acquifere”. Gli ambientalisti chiedono spiegazioni e soprattutto che si ponga subito rimedio.
La Prealpina, mercoledì 25 gennaio 2012
Dati sul livello di inquinamento e stato delle acque del fiume Olona nella tratta tra Legnano e Nerviano. ARPA 2010/2011
Per approfondire le conoscenze sul bacino dell’Olona e sugli altri bacini lombardi compromessi (Seveso, Lambro e Mella), nel settembre 2009 la Regione Lombardia (ex DG Reti e Sviluppo di Pubblica Utilità e Sviluppo Sostenibile ora DG Ambiente, Energia e Reti) ha affidato ad ARPA un incarico per lo svolgimento di un’attività d’indagine sui carichi inquinanti, relativi impatti sulle acque e valutazione di scenari d’intervento. Questo progetto, denominato “Progetto FIUMI”, si colloca nell’ambito delle attività a supporto del Piano di Gestione del Distretto Idrografico del fiume Po e dei Contratti di Fiume e costituisce parte integrante dell’Azione Attuativa n. 1 “Caratterizzazione dei carichi inquinanti e miglioramento delle acque del bacino” del Programma delle Azioni previste dal Contratto di Fiume Olona-Bozzente-Lura.
Nell’ambito del monitoraggio ordinario dei corsi d’acqua lombardi in capo ad ARPA e degli approfondimenti svolti con il Progetto FIUMI, nel tratto di Olona compreso tra Legnano e Nerviano, è stata monitorata la stazione di Legnano. Per completezza si riportano anche informazioni relative alla stazione di Rho (a valle del tratto d’interesse), ma comunque rappresentativa. Si tenga presente che la stazione di Rho si trova a valle della confluenza in Olona dei torrenti Lura e Bozzente e pertanto i dati quali-quantitativi risentono del contributo dei due torrenti.
Sono stati monitorati i seguenti parametri: parametri di base (pH, solidi sospesi, temperatura dell’acqua, conducibilità, durezza, azoto totale, azoto ammoniacale, azoto nitrico, ossigeno disciolto, BOD5, COD, orto fosfato, fosforo totale, cloruri, solfati, Escherichia Coli), metalli (arsenico, cromo, cromo VI, nichel, rame, zinco, cadmio, mercurio, piombo), tensioattivi, idrocarburi, solventi clorurati, pesticidi. Nelle stazioni sono state effettuate anche misure di portata con cadenza mensile o trimestrale. Le misure di portata, oltre ad essere fondamentali per l’applicazione dei modelli fluviali e lo studio del comportamento dei carichi inquinanti immessi nel fiume, rappresentano uno strumento fondamentale per la definizione dei tempi di deflusso in caso di piena e per la gestione delle azioni conseguenti.
L’analisi dei carichi gravanti sul fiume Olona, oltre al contributo dato dagli impianti di depurazione e dai terminali di fognatura, mostra come una parte considerevole sia imputabile all’apporto degli affluenti, con particolare riferimento ai torrenti Bozzente e Lura. I carichi in ingresso di inquinanti quali il COD, l’azoto nitrico e il nichel, addirittura, afferiscono per più del 50% al contributo dato dagli affluenti; le sorgenti di impatto gravanti direttamente sull’asta fluviale dell’Olona derivano in larga parte dai terminali di fognatura non depurati.
Gli indici sintetici per la valutazione della qualità (chimica) di un corso d’acqua sono il LIM (previsto dal D.Lgs. 152/1999 e s.m.i. e utilizzato nell’ultimo decennio) e il LIMeco (previsto dal D.Lgs. 152/2006 e utilizzato a partire dall’anno 2009). Il LIM considera i valori di ossigeno disciolto, BOD5, COD, azoto ammoniacale, azoto nitrico, fosforo ed Escherichia coli. Il LIMeco considera i valori di ossigeno disciolto, azoto ammoniacale, azoto nitrico, fosforo.
Sia il LIM che il LIMeco possono assumere valori compresi tra il livello 1 (livello di inquinamento minore) e il livello 5 (livello di inquinamento peggiore). L’analisi dell’indice LIM del fiume Olona mostra una situazione di elevata compromissione, pur in assenza dei valori critici tipici dei suoi affluenti principali (Lura e Bozzente), classificati con qualità pessima. In particolare, nell’anno 2010, i valori dei due indici sono stati:
Anno 2010
Legnano (MI) - LIM 4 - LIMeco 4
Rho (MI) - LIM 5 - LIMeco 5
Anno 2011
Legnano (MI) - LIM 4 - LIMeco 4
Rho (MI) - LIM 4 - LIMeco 5
I giudizi corrispondenti ai livelli sono:
4 = scadente (LIM) / scarso (LIMeco)
5 = pessimo (LIM) / cattivo (LIMeco)
Nessuna delle sostanze prioritarie analizzate, in particolare i metalli pesanti, hanno presentato valori di concentrazione superiori agli Standard di Qualità Ambientale.
L’Olona è un malato grave. Anzi, va sempre peggio
Le ultime segnalazioni arrivano da Gorla Maggiore
Dal continuo monitoraggio del fiume emergono acqua scura, odore acre e schiuma bianca
VALLE OLONA - (v.d.) Acqua dai colori foschi e poco trasparente, odore acre di detersivo e schiuma bianca. Questo è lo stato del fiume Olona e, questa volta, le segnalazioni sono partite da Gorla Maggiore. Nei giorni scorsi i volontari della Prociv, l’ufficio Tecnico e il consigliere comunale Cristiano Moroni delegato all’ambiente hanno monitorato il fiume, nei pressi dell’impianto di fitodepurazione e nell’area fra Gorla Maggiore che confina con Fagnano Olona. «Monitoriamo l’acqua, segnaliamo le situazioni di scarico, ma dobbiamo essere più rigorosi nei controlli e anche nel sanzionamento», dice Moroni. «Nell’ultimo anno la situazione del fiume è peggiorata. Oltre a essere visibile a occhio nudo e a sentirsi con l’olfatto per chi frequentail territorio, èconfermato dalle relazionidi Arpa che l’Olona è inquinato. Le segnalazioni di schiuma sono aumentate, ma il tema da affrontare è quello degli impianti fognari: è evidente che i depuratori funzionino male, senza arrivare agli scarichi canaglia abbiamo fenomeni di schiuma che si forma in alcuni punti a causa dell’accumulo di sostanze provenienti dalla rete fognaria».
Moroni infatti è il referente per l’impianto di fitodepurazione, progetto pilota finanziato dalla Regione, e il fiume lo conosce bene. Aggiunge: «Con la fitodepurazione daremo un impatto positivo al fiume, ma non si risolve la situazione. Perché saranno depurate le acque di sfioro provenienti dal troppo pieno delle piogge: un impatto del 5 per cento. Quindi, anche la realizzazione di altri impianti di fitodepurazione non risolverà il problema». Un altro tema sommerso è che le risorse per il monitoraggio, in particolare degli scarichi canaglia, dovrebbero essere maggiori. E probabilmente le disponibilità di personale di Arpa sono ridotte rispetto alla mole di lavoro. Intanto resta alta l’attenzione della popolazione e dai volontari di protezione civile di Gorla Maggiore, Fagnano e Solbiate che ogni giorno controllano gli scarichi per assicurarsi che almeno non siano sversati agenti inquinanti. Aldo Bellan della Prociv di Gorla Maggiore sottolinea: «Le acque limpide non le vediamo ormai da tempo, in compenso i pesci stanno morendo tutti».
La Prealpina 25 gennaio 2012
26.01.2012
È il titolo che le Associazioni di Volontariato, il Comune di Legnano e il Collegio dei Capitani del Palio hanno dato alla serata dedicata al Parco dei Mulini, un’area prevalentemente agricola, che si estenda per circa 500 ettari fra i comuni di Legnano, San Vittore Olona, Canegrate, Parabiago e Nerviano. Filmati e fotografie hanno messo in evidenza le qualità paesaggistiche del Parco e la presenza di edifici storici e memorie di antichi mestieri. Non sono mancate anche fotografie e commenti sui danni provocati da comportamenti negligenti, insensati e a volte criminosi, compiuti dalla così detta “comunità civile”, in particolare contro il fiume Olona. Sì l’Olona è un fiume anche se molte volte ci appare più come un canale di scarico di acque industriali e l’Olona è parte integrante del Parco dei Mulini. Sorge spontanea la domanda, ha senso istituire un parco attraversato da un fiume, ecologicamente, molto mal messo? Secondo gli organizzatori della serata sì ha senso, perché la realizzazione del parco spingerà le istituzioni a fare di più per il “risanamento” dell’Olona ... Magari fosse tutto così lineare, dico io.
Apprezzo l’entusiasmo e la buona volontà dei fautori della serata, ma devono sapere che le istituzioni non stanno facendo tutto il possibile per far tornare l’Olona, non dico ai tempi in cui era balneabile, ma almeno ad un livello di inquinamento minore. Diversi comuni a cavallo fra le provincie di Varese e Milano, si sono dati da fare, Legnano non si è tirata indietro, ma ciò non è stato e non è sufficiente. Si dice che mancano risorse economiche adeguate per il risanamento del fiume, falso, basterebbe fare a meno di qualche “Pedemontana” o di qualche “Sempione bis”, e le risorse ci sarebbero eccome, senza tralasciare inoltre la necessità di leggi e controlli più ferrei e severi a tutela e a salvaguardia del fiume. Se vogliamo salvare il paesaggio e difendere il territorio Il Parco dei Mulini deve diventare una vera oasi ambientale e non un “un mezzo parco”.
PRESENTATO UN ESPOSTO A COMUNE E ARPA
Olona, schiuma, odori. Legambiente: “adesso basta”
Malnate – (v.d.) Fiume Olona sotto i riflettori: schiuma e miasmi non sono più tollerabili. Ancora peggio quando il meccanismo fognario non funziona e gli scarichi civili sono sversati direttamente nel corso d’acqua. “Da mesi le acque del torrente Fugascè, che raccolgono i reflui di Malnate centro, non vengono convogliate nelle nuove condotte verso la stazione di pompaggio in località Gere di Malnate, per arrivare al depuratore del Provaccio, ma sono sversate direttamente nell’Olona”. A denunciarlo è il circolo di Legambiente “Mulini dell’Olona”, che ha presentato un esposto a Comune, Provincia e Arpa. Laura Balzan, presidente del Cigno Verde locale, sottolinea: “Grave il danno ambientale rispetto alla qualità delle acque e, a lungo andare, , alle falde acquifere”. Gli ambientalisti chiedono spiegazioni e soprattutto che si ponga subito rimedio.
La Prealpina, mercoledì 25 gennaio 2012
Dati sul livello di inquinamento e stato delle acque del fiume Olona nella tratta tra Legnano e Nerviano. ARPA 2010/2011
Per approfondire le conoscenze sul bacino dell’Olona e sugli altri bacini lombardi compromessi (Seveso, Lambro e Mella), nel settembre 2009 la Regione Lombardia (ex DG Reti e Sviluppo di Pubblica Utilità e Sviluppo Sostenibile ora DG Ambiente, Energia e Reti) ha affidato ad ARPA un incarico per lo svolgimento di un’attività d’indagine sui carichi inquinanti, relativi impatti sulle acque e valutazione di scenari d’intervento. Questo progetto, denominato “Progetto FIUMI”, si colloca nell’ambito delle attività a supporto del Piano di Gestione del Distretto Idrografico del fiume Po e dei Contratti di Fiume e costituisce parte integrante dell’Azione Attuativa n. 1 “Caratterizzazione dei carichi inquinanti e miglioramento delle acque del bacino” del Programma delle Azioni previste dal Contratto di Fiume Olona-Bozzente-Lura.
Nell’ambito del monitoraggio ordinario dei corsi d’acqua lombardi in capo ad ARPA e degli approfondimenti svolti con il Progetto FIUMI, nel tratto di Olona compreso tra Legnano e Nerviano, è stata monitorata la stazione di Legnano. Per completezza si riportano anche informazioni relative alla stazione di Rho (a valle del tratto d’interesse), ma comunque rappresentativa. Si tenga presente che la stazione di Rho si trova a valle della confluenza in Olona dei torrenti Lura e Bozzente e pertanto i dati quali-quantitativi risentono del contributo dei due torrenti.
Sono stati monitorati i seguenti parametri: parametri di base (pH, solidi sospesi, temperatura dell’acqua, conducibilità, durezza, azoto totale, azoto ammoniacale, azoto nitrico, ossigeno disciolto, BOD5, COD, orto fosfato, fosforo totale, cloruri, solfati, Escherichia Coli), metalli (arsenico, cromo, cromo VI, nichel, rame, zinco, cadmio, mercurio, piombo), tensioattivi, idrocarburi, solventi clorurati, pesticidi. Nelle stazioni sono state effettuate anche misure di portata con cadenza mensile o trimestrale. Le misure di portata, oltre ad essere fondamentali per l’applicazione dei modelli fluviali e lo studio del comportamento dei carichi inquinanti immessi nel fiume, rappresentano uno strumento fondamentale per la definizione dei tempi di deflusso in caso di piena e per la gestione delle azioni conseguenti.
L’analisi dei carichi gravanti sul fiume Olona, oltre al contributo dato dagli impianti di depurazione e dai terminali di fognatura, mostra come una parte considerevole sia imputabile all’apporto degli affluenti, con particolare riferimento ai torrenti Bozzente e Lura. I carichi in ingresso di inquinanti quali il COD, l’azoto nitrico e il nichel, addirittura, afferiscono per più del 50% al contributo dato dagli affluenti; le sorgenti di impatto gravanti direttamente sull’asta fluviale dell’Olona derivano in larga parte dai terminali di fognatura non depurati.
Gli indici sintetici per la valutazione della qualità (chimica) di un corso d’acqua sono il LIM (previsto dal D.Lgs. 152/1999 e s.m.i. e utilizzato nell’ultimo decennio) e il LIMeco (previsto dal D.Lgs. 152/2006 e utilizzato a partire dall’anno 2009). Il LIM considera i valori di ossigeno disciolto, BOD5, COD, azoto ammoniacale, azoto nitrico, fosforo ed Escherichia coli. Il LIMeco considera i valori di ossigeno disciolto, azoto ammoniacale, azoto nitrico, fosforo.
Sia il LIM che il LIMeco possono assumere valori compresi tra il livello 1 (livello di inquinamento minore) e il livello 5 (livello di inquinamento peggiore). L’analisi dell’indice LIM del fiume Olona mostra una situazione di elevata compromissione, pur in assenza dei valori critici tipici dei suoi affluenti principali (Lura e Bozzente), classificati con qualità pessima. In particolare, nell’anno 2010, i valori dei due indici sono stati:
Anno 2010
Legnano (MI) - LIM 4 - LIMeco 4
Rho (MI) - LIM 5 - LIMeco 5
Anno 2011
Legnano (MI) - LIM 4 - LIMeco 4
Rho (MI) - LIM 4 - LIMeco 5
I giudizi corrispondenti ai livelli sono:
4 = scadente (LIM) / scarso (LIMeco)
5 = pessimo (LIM) / cattivo (LIMeco)
Nessuna delle sostanze prioritarie analizzate, in particolare i metalli pesanti, hanno presentato valori di concentrazione superiori agli Standard di Qualità Ambientale.
L’Olona è un malato grave. Anzi, va sempre peggio
Le ultime segnalazioni arrivano da Gorla Maggiore
Dal continuo monitoraggio del fiume emergono acqua scura, odore acre e schiuma bianca
VALLE OLONA - (v.d.) Acqua dai colori foschi e poco trasparente, odore acre di detersivo e schiuma bianca. Questo è lo stato del fiume Olona e, questa volta, le segnalazioni sono partite da Gorla Maggiore. Nei giorni scorsi i volontari della Prociv, l’ufficio Tecnico e il consigliere comunale Cristiano Moroni delegato all’ambiente hanno monitorato il fiume, nei pressi dell’impianto di fitodepurazione e nell’area fra Gorla Maggiore che confina con Fagnano Olona. «Monitoriamo l’acqua, segnaliamo le situazioni di scarico, ma dobbiamo essere più rigorosi nei controlli e anche nel sanzionamento», dice Moroni. «Nell’ultimo anno la situazione del fiume è peggiorata. Oltre a essere visibile a occhio nudo e a sentirsi con l’olfatto per chi frequentail territorio, èconfermato dalle relazionidi Arpa che l’Olona è inquinato. Le segnalazioni di schiuma sono aumentate, ma il tema da affrontare è quello degli impianti fognari: è evidente che i depuratori funzionino male, senza arrivare agli scarichi canaglia abbiamo fenomeni di schiuma che si forma in alcuni punti a causa dell’accumulo di sostanze provenienti dalla rete fognaria».
Moroni infatti è il referente per l’impianto di fitodepurazione, progetto pilota finanziato dalla Regione, e il fiume lo conosce bene. Aggiunge: «Con la fitodepurazione daremo un impatto positivo al fiume, ma non si risolve la situazione. Perché saranno depurate le acque di sfioro provenienti dal troppo pieno delle piogge: un impatto del 5 per cento. Quindi, anche la realizzazione di altri impianti di fitodepurazione non risolverà il problema». Un altro tema sommerso è che le risorse per il monitoraggio, in particolare degli scarichi canaglia, dovrebbero essere maggiori. E probabilmente le disponibilità di personale di Arpa sono ridotte rispetto alla mole di lavoro. Intanto resta alta l’attenzione della popolazione e dai volontari di protezione civile di Gorla Maggiore, Fagnano e Solbiate che ogni giorno controllano gli scarichi per assicurarsi che almeno non siano sversati agenti inquinanti. Aldo Bellan della Prociv di Gorla Maggiore sottolinea: «Le acque limpide non le vediamo ormai da tempo, in compenso i pesci stanno morendo tutti».
La Prealpina 25 gennaio 2012
domenica 22 gennaio 2012
ANPI Legnano: Lettera aperta ai candidati a Sindaco
22.01.2012
L'invito ai candidati Sindaco di Legnano fa onore all'ANPI, mi commuove e mi riempie il cuore di gioia. Ringrazio la sezione legnanese anche per le belle ed importanti iniziative che fa a tutela della nostra Costituzione, della democrazia e della libertà nel nostro Paese e nel nostro territorio. Senz'altro sarà un confronto aperto e cordiale, positivo e proficuo.
Giuseppe Marazzini
per ingrandire cliccare sull'immagine e poi usare lo zoom
L'invito ai candidati Sindaco di Legnano fa onore all'ANPI, mi commuove e mi riempie il cuore di gioia. Ringrazio la sezione legnanese anche per le belle ed importanti iniziative che fa a tutela della nostra Costituzione, della democrazia e della libertà nel nostro Paese e nel nostro territorio. Senz'altro sarà un confronto aperto e cordiale, positivo e proficuo.
Giuseppe Marazzini
per ingrandire cliccare sull'immagine e poi usare lo zoom
venerdì 20 gennaio 2012
ECCO LE IDEE «IN COMUNE» DEL CANDIDATO MARAZZINI
di Maura Giunta
20.01.2012
Settegiorni Alto Milanese
Legnano - Buone idee in comune. Eticità , dignità , moralità . Giuseppe Marazzini , auto candidato sindaco per le amministrative di primavera, ha pubblicato in questi giorni sulle pagine del suo sito Internet le linee guida di programma, a sostegno della propria campagna elettorale, condivisa da Sel, Prc, Pdci. Gli argomenti trattati sono quelli presentati alcune settimane fa da Marazzini nel corso di una serata pubblica. Oggi si possono leggere on line, suddivisi in vari capitoli. Il candidato parte da alcune riflessioni sulla storia moderna di Legnano, citando i lavoratori, le lotte partigiane, gli studenti di oggi, quindi spiega le ragioni della propria discesa in campo per il rinnovo dell'Amministrazione comunale.
«Usciamo dai vecchi schemi e proviamo con un nuovo percorso, cioè quello dell'auto candidatura, senza alcuna indicazione partitica», spiega Marazzini, «La percezione che molti cittadini legnanesi si siano adagiati all'idea che al centro-destra non c'è alternativa mi ha convinto ad agire direttamente. Ho dunque pensato che le «strategie» alternative devono essere cercate attraverso un rapporto diretto con i cittadini». Tra le parole «chiave» su cui si fonda il pensiero di rinnovamento del governo locale di Legnano di Giuseppe Marazzini, il suo manifesto insiste su partecipazione diretta, responsabilità sociale e solidarietà , piano energetico, risparmio del suolo, giustizia sociale, fonti alternative, casa, lavoro, salute, precariato. In questi giorni nel sito www.marazzinisindaco.org si può leggere anche una riflessione su come è possibile reagire alla crisi.
«Non bisogna subire nella passività , bisogna organizzarsi nella solidarietà tra le fasce sociali più deboli e più a rischio di povertà », scrive Marazzini, «E' necessario tornare a parlare dei problemi concreti di cui soffre la nostra gente, dalla perdita del posto di lavoro, al forte rincaro dei beni di prima necessità , alla decurtazione dei propri redditi». Chi desidera può inviare commenti, suggerimenti, proposte, attraverso la rubrica «Partecipo anch'io».
20.01.2012
Settegiorni Alto Milanese
Legnano - Buone idee in comune. Eticità , dignità , moralità . Giuseppe Marazzini , auto candidato sindaco per le amministrative di primavera, ha pubblicato in questi giorni sulle pagine del suo sito Internet le linee guida di programma, a sostegno della propria campagna elettorale, condivisa da Sel, Prc, Pdci. Gli argomenti trattati sono quelli presentati alcune settimane fa da Marazzini nel corso di una serata pubblica. Oggi si possono leggere on line, suddivisi in vari capitoli. Il candidato parte da alcune riflessioni sulla storia moderna di Legnano, citando i lavoratori, le lotte partigiane, gli studenti di oggi, quindi spiega le ragioni della propria discesa in campo per il rinnovo dell'Amministrazione comunale.
«Usciamo dai vecchi schemi e proviamo con un nuovo percorso, cioè quello dell'auto candidatura, senza alcuna indicazione partitica», spiega Marazzini, «La percezione che molti cittadini legnanesi si siano adagiati all'idea che al centro-destra non c'è alternativa mi ha convinto ad agire direttamente. Ho dunque pensato che le «strategie» alternative devono essere cercate attraverso un rapporto diretto con i cittadini». Tra le parole «chiave» su cui si fonda il pensiero di rinnovamento del governo locale di Legnano di Giuseppe Marazzini, il suo manifesto insiste su partecipazione diretta, responsabilità sociale e solidarietà , piano energetico, risparmio del suolo, giustizia sociale, fonti alternative, casa, lavoro, salute, precariato. In questi giorni nel sito www.marazzinisindaco.org si può leggere anche una riflessione su come è possibile reagire alla crisi.
«Non bisogna subire nella passività , bisogna organizzarsi nella solidarietà tra le fasce sociali più deboli e più a rischio di povertà », scrive Marazzini, «E' necessario tornare a parlare dei problemi concreti di cui soffre la nostra gente, dalla perdita del posto di lavoro, al forte rincaro dei beni di prima necessità , alla decurtazione dei propri redditi». Chi desidera può inviare commenti, suggerimenti, proposte, attraverso la rubrica «Partecipo anch'io».
martedì 17 gennaio 2012
CL si pappa pure la ristorazione scolastica delle scuole di Legnano
di Giuseppe Marazzini
17.01.2012
Gli appalti della cooperativa La Cascina
da La Lobby di Dio, di Ferruccio Pinotti
per ingrandire, cliccare sulla pagina poi utilizzare lo zoom.
17.01.2012
Gli appalti della cooperativa La Cascina
da La Lobby di Dio, di Ferruccio Pinotti
per ingrandire, cliccare sulla pagina poi utilizzare lo zoom.
Di nuovo nei guai la diva Formigoni – COME UN NUOVO SUD / LA LOMBARDIA DEL PIO VANESIO
di Francesco Merlo
La Repubblica 17.01.2012
Da 17 anni governa la Lombardia mettendo d´accordo Dio e mammona. E adesso che gli arrestano il fido Ponzoni, anche lui all´estero “per lavoro” come Lavitola, di nuovo Roberto Formigoni è in guai imbarazzanti, da pio vanesio. Secondo l´ennesimo imprenditore lombardo “pentito”, che Formigoni dice di non conoscere nemmeno, il governatore, che dai suoi fedelissimi è chiamato senza ironia “il celeste”, è stato l´utilizzatore finale di tangenti che non sono più i soldi della vecchia politica e neppure i tesoretti infilati nel pouff di Lady Poggiolini o gettati nel gabinetto di De Lorenzo ma barche di lusso, alberghi a 5 stelle, aperitivi, accappatoi a bordo piscina, una fuffa vip a conforto della sua nuova identità di diva cattolica e pazzerella.
Di sicuro in 17 anni di potere Roberto Formigoni da Lecco, cresciuto in Comunione Liberazione, da casto e puro è diventato esibizionista devoto e fedele sfacciato. E da 17 anni galleggia su una schiuma di faccendieri, appalti, società corruttrici, ville abusive, buchi di bilancio, false fatturazioni, finanziamenti illeciti, reati contro il patrimonio, bancarotte fraudolente…: un´orgia affaristica dentro la sua Regione Lombardia dove fanno capolino anche la ‘ndrangheta e la criminalità organizzata.
Ai tempi della Dc Formigoni definiva De Mita «un traffichino senza Dio» e contendeva a Buttiglione la palma del pensatore cattolico: «Rocco è professore di filosofia ma è laureato in Legge. Il filosofo qui sono io, laureato alla Cattolica e summa cum laude». Oggi invece, in camicie a fiori dal gusto eccentrico e cravatte sgargianti, si definisce «presidente pop» ed è alla ricerca di un Andy Warhol che lo dipinga.
Da giovane sbandierava, in nome di Cristo, un voto di castità che è poi passato per amorazzi e paparazzi, baci e liti con una bruna focosa, atteggiamenti immortalati dal fotografo di Novella 2000: la débauche scandalistica come contrappasso alla paralisi sessuale. Ma poi si è spinto più avanti, e ora è diventato il re dell´ammiccamento, del sottinteso, il signore dell´irrisolto, ospitato in tutte le barche degli scandali, quella di Mazarino de Pedro, l´amico di Saddam, e quell´altra di Piero Daccò, lo spericolato cassiere di don Verzè nonché suocero del suo assessore alla Cultura, Buscemi. E siamo arrivati alle barche di oggi, quelle che Formigoni nega e smentisce.
Ma c´erano le barche alle sue spalle quando, l´estate scorsa, scelse Porto Santo Stefano per farsi intervistare dal Tg3 sulla necessità per l´Italia di diventare austera. Una predica sulla nuova povertà da uno dei posti più sgargianti della goduria italiana: successe il finimondo e ancora una volta fu un gioco di rimando, perché le barche non sono mai sue, come per esempio quelle di D´Alema, ma lui, berlusconiano suo malgrado, ne è l´utilizzatore finale.
La Lombardia di Formigoni è la stessa di Penati, che è a piede libero pur essendo stato il cuore di una gigantesca macchina d´affari a partire dal caso classico dell´area dismessa della Falck che gli avrebbe fruttato 4 miliardi di lire (era il 2000). Ed è lombardo quell´Abelli, uomo di fiducia di Formigoni e Bondi, detto “il faraone” per il jet privato e la Porsche 911. C´è poi il sindaco di Buccinasco, Loris Cereda, che faceva brum brum sulle Ferrari “in prestito”.
La regione italiana, che il luogo comune identifica come la culla della modernità e dell´efficienza sempre più si rivela come la Padania gretta delle tangenti, ma anche di quella estetica micragnosa, da ‘tinello marrone´ direbbe Paolo Conte: le barche a sbafo e i soldi dentro le custodie dei dvd distribuite nei municipi dall´architetto Ugliola (a Milano Milko Pennisi, che stava nella giunta Moratti, li nascondeva invece dentro i pacchetti di sigarette).
In 17 anni di potere, non su Milano dove non lo hanno mai lasciato signoreggiare ma sulla provincia di bocca buona, Formigoni si è esibito sul trapezio degli scandali senza mai precipitare. Ora è aggrappato alla fune di Ponzoni, senza rete. Ma il catalogo è nutrito. Andando a casaccio ricordo qui l´inceneritore, Prosperini, un altro suo assessore, il razzista che diceva «i clandestini salgano sul cammello e tornino a casa loro» ed è stato arrestato perché si era beccato tangenti prima per 230mila euro e poi per 10mila… E ancora i rapporti strettissimi con don Verzé, la sponsorizzazione della Minetti, Oil for Food e la raccolta di firme false nel listino elettorale scoperta e denunziata dai radicali, e poi gli arresti di Franco Nicoli Cristiani e del dirigente dell´Arpa, Giuseppe Rotondaro, con il primo che dice al telefono «il Formigoni sa tutto». Ad ogni arresto e ad ogni scandalo Formigoni parla di «comportamenti individuali» ma sempre gli monta addosso questa schiuma che lo sporca ma non lo unge. È un altro unto, non dal Signore ma dalle procure.
E la Lombardia, la sua Lombardia, al di la delle responsabilità penali di Formigoni, sempre più somiglia maledettamente alla Sicilia, alla Calabria, alla Camapania, al sud delle clientele e delle parrocchie. E infatti anche in Lombardia la voce di bilancio più ghiotta e più sporcata e più formigoniana è la sanità. E sempre più Formigoni si atteggia a diva, ma una diva che ha invertito il destino: invece di aspettare i capelli bianchi per vagheggiare il convento Formigoni l´ha frequentato da giovane scoprendo solo da anziano la vita dissipata che Gloria Swanson invece ripudiò. Puro da ragazzo e pazzerella da vecchio. Si è lasciato alle spalle le occhialute compagne di ‘Gs´, la gioventù studentesca di don Giussani, e si è fatto vamp attempato, una Wanda Osiris che invece di scendere le scale, le sale. E finisce non tra le braccia dei boys ma sulla barca di Ponzoni il governatore della Lombardia dei noleggi a sbafo, il credente appariscente dell´Italia dell´arraffo.
La Repubblica 17.01.2012
Da 17 anni governa la Lombardia mettendo d´accordo Dio e mammona. E adesso che gli arrestano il fido Ponzoni, anche lui all´estero “per lavoro” come Lavitola, di nuovo Roberto Formigoni è in guai imbarazzanti, da pio vanesio. Secondo l´ennesimo imprenditore lombardo “pentito”, che Formigoni dice di non conoscere nemmeno, il governatore, che dai suoi fedelissimi è chiamato senza ironia “il celeste”, è stato l´utilizzatore finale di tangenti che non sono più i soldi della vecchia politica e neppure i tesoretti infilati nel pouff di Lady Poggiolini o gettati nel gabinetto di De Lorenzo ma barche di lusso, alberghi a 5 stelle, aperitivi, accappatoi a bordo piscina, una fuffa vip a conforto della sua nuova identità di diva cattolica e pazzerella.
Di sicuro in 17 anni di potere Roberto Formigoni da Lecco, cresciuto in Comunione Liberazione, da casto e puro è diventato esibizionista devoto e fedele sfacciato. E da 17 anni galleggia su una schiuma di faccendieri, appalti, società corruttrici, ville abusive, buchi di bilancio, false fatturazioni, finanziamenti illeciti, reati contro il patrimonio, bancarotte fraudolente…: un´orgia affaristica dentro la sua Regione Lombardia dove fanno capolino anche la ‘ndrangheta e la criminalità organizzata.
Ai tempi della Dc Formigoni definiva De Mita «un traffichino senza Dio» e contendeva a Buttiglione la palma del pensatore cattolico: «Rocco è professore di filosofia ma è laureato in Legge. Il filosofo qui sono io, laureato alla Cattolica e summa cum laude». Oggi invece, in camicie a fiori dal gusto eccentrico e cravatte sgargianti, si definisce «presidente pop» ed è alla ricerca di un Andy Warhol che lo dipinga.
Da giovane sbandierava, in nome di Cristo, un voto di castità che è poi passato per amorazzi e paparazzi, baci e liti con una bruna focosa, atteggiamenti immortalati dal fotografo di Novella 2000: la débauche scandalistica come contrappasso alla paralisi sessuale. Ma poi si è spinto più avanti, e ora è diventato il re dell´ammiccamento, del sottinteso, il signore dell´irrisolto, ospitato in tutte le barche degli scandali, quella di Mazarino de Pedro, l´amico di Saddam, e quell´altra di Piero Daccò, lo spericolato cassiere di don Verzè nonché suocero del suo assessore alla Cultura, Buscemi. E siamo arrivati alle barche di oggi, quelle che Formigoni nega e smentisce.
Ma c´erano le barche alle sue spalle quando, l´estate scorsa, scelse Porto Santo Stefano per farsi intervistare dal Tg3 sulla necessità per l´Italia di diventare austera. Una predica sulla nuova povertà da uno dei posti più sgargianti della goduria italiana: successe il finimondo e ancora una volta fu un gioco di rimando, perché le barche non sono mai sue, come per esempio quelle di D´Alema, ma lui, berlusconiano suo malgrado, ne è l´utilizzatore finale.
La Lombardia di Formigoni è la stessa di Penati, che è a piede libero pur essendo stato il cuore di una gigantesca macchina d´affari a partire dal caso classico dell´area dismessa della Falck che gli avrebbe fruttato 4 miliardi di lire (era il 2000). Ed è lombardo quell´Abelli, uomo di fiducia di Formigoni e Bondi, detto “il faraone” per il jet privato e la Porsche 911. C´è poi il sindaco di Buccinasco, Loris Cereda, che faceva brum brum sulle Ferrari “in prestito”.
La regione italiana, che il luogo comune identifica come la culla della modernità e dell´efficienza sempre più si rivela come la Padania gretta delle tangenti, ma anche di quella estetica micragnosa, da ‘tinello marrone´ direbbe Paolo Conte: le barche a sbafo e i soldi dentro le custodie dei dvd distribuite nei municipi dall´architetto Ugliola (a Milano Milko Pennisi, che stava nella giunta Moratti, li nascondeva invece dentro i pacchetti di sigarette).
In 17 anni di potere, non su Milano dove non lo hanno mai lasciato signoreggiare ma sulla provincia di bocca buona, Formigoni si è esibito sul trapezio degli scandali senza mai precipitare. Ora è aggrappato alla fune di Ponzoni, senza rete. Ma il catalogo è nutrito. Andando a casaccio ricordo qui l´inceneritore, Prosperini, un altro suo assessore, il razzista che diceva «i clandestini salgano sul cammello e tornino a casa loro» ed è stato arrestato perché si era beccato tangenti prima per 230mila euro e poi per 10mila… E ancora i rapporti strettissimi con don Verzé, la sponsorizzazione della Minetti, Oil for Food e la raccolta di firme false nel listino elettorale scoperta e denunziata dai radicali, e poi gli arresti di Franco Nicoli Cristiani e del dirigente dell´Arpa, Giuseppe Rotondaro, con il primo che dice al telefono «il Formigoni sa tutto». Ad ogni arresto e ad ogni scandalo Formigoni parla di «comportamenti individuali» ma sempre gli monta addosso questa schiuma che lo sporca ma non lo unge. È un altro unto, non dal Signore ma dalle procure.
E la Lombardia, la sua Lombardia, al di la delle responsabilità penali di Formigoni, sempre più somiglia maledettamente alla Sicilia, alla Calabria, alla Camapania, al sud delle clientele e delle parrocchie. E infatti anche in Lombardia la voce di bilancio più ghiotta e più sporcata e più formigoniana è la sanità. E sempre più Formigoni si atteggia a diva, ma una diva che ha invertito il destino: invece di aspettare i capelli bianchi per vagheggiare il convento Formigoni l´ha frequentato da giovane scoprendo solo da anziano la vita dissipata che Gloria Swanson invece ripudiò. Puro da ragazzo e pazzerella da vecchio. Si è lasciato alle spalle le occhialute compagne di ‘Gs´, la gioventù studentesca di don Giussani, e si è fatto vamp attempato, una Wanda Osiris che invece di scendere le scale, le sale. E finisce non tra le braccia dei boys ma sulla barca di Ponzoni il governatore della Lombardia dei noleggi a sbafo, il credente appariscente dell´Italia dell´arraffo.
domenica 15 gennaio 2012
Suolo maltrattato!
di Giuseppe Marazzini
15.01.2012
Chi dovesse trovarsi dalle parti di Sacconago, nel comune di Busto Arsizio, faccia un giro nella zona industriale denominata “area industriale sud-ovest di Sacconago”. Quella di Sacconago è una delle aree ad uso industriale più estese in Italia e forse in Europa, con i suoi 1 milione e 400mila mq. di superficie, originariamente tutto terreno di campagna e agricolo. I primi insediamenti risalgono verso la fine degli anni ‘80, con un’area circoscritta del primo consorzio di capannoni in viale dell’Industria, e qualche fabbrichetta attorno. Tutto questo però non era fine a se stesso, ma rientrava in un ben più ampio progetto di insediamento industriale e logistico, che ha avuto la sua massima espansione negli anni successivi. Espansione che però non ha portato sicuramente tutti quei risultati positivi che gli ideatori e investitori avevano messo in conto. È impressionante vedere ora decine di “scatoloni” di cemento precompresso che ospitavano varie tipologie produttive: materie plastiche, tessile, abbigliamento, carpenteria, ecc.., in stato di abbandono e non sono pochi i cartelli che pubblicizzano capannoni messi in affitto o in vendita.
per ingrandire cliccare sulle immagini
Chi aveva ideato e spinto per il cambio d’uso dell’area, da agricola ad uso industriale, - Comune di Busto Arsizio, Provincia di Varese, Regione Lombardia e Industriali - aveva ipotizzato almeno tremila posti di lavoro, in realtà ce ne sono stati molto meno, e, oggi, fra le cessate attività, quelle delocalizzate e in cassa integrazione, non si arriva neanche a mille. Gli “scatoloni”, mi hanno detto alcune persone in loco, sono diventati tante piccole cattedrali nel deserto anche per il fatto che non è facile riconvertirli per altre attività.
Gli stessi ideatori, pensando di incentivare lo sviluppo dell’area in questione, oltre a quello di dare un servizio ad un bacino più esteso, hanno realizzato, finito nel 2009, anche un enorme scalo merci (primo scalo merci sulla rete delle Ferrovie Nord) del valore di 10 milioni di euro (residuo dei fondi strutturali europei e della Regione Lombardia), ma da allora rimasto sempre inutilizzato. Inutilizzato perché non ci sono infrastrutture viabilistiche adeguate; c’è lo scalo ma non ci sono le strade adatte per essere raggiunto da automezzi pesanti e traffico industriale, e quindi si ipotizza altro consumo di suolo per fare altre strade e chissà quante altre cose ancora. Insomma, a detta di molti, un cattivo esempio di progettualità industriale, irrispettosa della risorsa suolo e da non replicare.
Un motivo in più per non fare lo stesso errore a Legnano. il PGT prevede che ad Ovest della città 280mila mq. di suolo naturale vengano destinati ad area industriale, e guarda caso le cosi dette infrastrutture viabilistiche sono ancora tutte da realizzare.
È una idea superata che viene portata avanti dai signori della vecchia politica, quelli che pensano alla speculazione del suolo e che per questa ragione non vogliono lasciare spazio a uno sviluppo economico alternativo e rispettoso del territorio, quello che potrebbe essere invece la realizzazione di un parco agricolo cittadino.
Elio e le storie tese - La terra dei cachi
15.01.2012
Chi dovesse trovarsi dalle parti di Sacconago, nel comune di Busto Arsizio, faccia un giro nella zona industriale denominata “area industriale sud-ovest di Sacconago”. Quella di Sacconago è una delle aree ad uso industriale più estese in Italia e forse in Europa, con i suoi 1 milione e 400mila mq. di superficie, originariamente tutto terreno di campagna e agricolo. I primi insediamenti risalgono verso la fine degli anni ‘80, con un’area circoscritta del primo consorzio di capannoni in viale dell’Industria, e qualche fabbrichetta attorno. Tutto questo però non era fine a se stesso, ma rientrava in un ben più ampio progetto di insediamento industriale e logistico, che ha avuto la sua massima espansione negli anni successivi. Espansione che però non ha portato sicuramente tutti quei risultati positivi che gli ideatori e investitori avevano messo in conto. È impressionante vedere ora decine di “scatoloni” di cemento precompresso che ospitavano varie tipologie produttive: materie plastiche, tessile, abbigliamento, carpenteria, ecc.., in stato di abbandono e non sono pochi i cartelli che pubblicizzano capannoni messi in affitto o in vendita.
per ingrandire cliccare sulle immagini
Chi aveva ideato e spinto per il cambio d’uso dell’area, da agricola ad uso industriale, - Comune di Busto Arsizio, Provincia di Varese, Regione Lombardia e Industriali - aveva ipotizzato almeno tremila posti di lavoro, in realtà ce ne sono stati molto meno, e, oggi, fra le cessate attività, quelle delocalizzate e in cassa integrazione, non si arriva neanche a mille. Gli “scatoloni”, mi hanno detto alcune persone in loco, sono diventati tante piccole cattedrali nel deserto anche per il fatto che non è facile riconvertirli per altre attività.
Gli stessi ideatori, pensando di incentivare lo sviluppo dell’area in questione, oltre a quello di dare un servizio ad un bacino più esteso, hanno realizzato, finito nel 2009, anche un enorme scalo merci (primo scalo merci sulla rete delle Ferrovie Nord) del valore di 10 milioni di euro (residuo dei fondi strutturali europei e della Regione Lombardia), ma da allora rimasto sempre inutilizzato. Inutilizzato perché non ci sono infrastrutture viabilistiche adeguate; c’è lo scalo ma non ci sono le strade adatte per essere raggiunto da automezzi pesanti e traffico industriale, e quindi si ipotizza altro consumo di suolo per fare altre strade e chissà quante altre cose ancora. Insomma, a detta di molti, un cattivo esempio di progettualità industriale, irrispettosa della risorsa suolo e da non replicare.
Un motivo in più per non fare lo stesso errore a Legnano. il PGT prevede che ad Ovest della città 280mila mq. di suolo naturale vengano destinati ad area industriale, e guarda caso le cosi dette infrastrutture viabilistiche sono ancora tutte da realizzare.
È una idea superata che viene portata avanti dai signori della vecchia politica, quelli che pensano alla speculazione del suolo e che per questa ragione non vogliono lasciare spazio a uno sviluppo economico alternativo e rispettoso del territorio, quello che potrebbe essere invece la realizzazione di un parco agricolo cittadino.
Elio e le storie tese - La terra dei cachi
sabato 14 gennaio 2012
FLASH POST
di Giuseppe Marazzini
14.01.2012
Un paradiso (fiscale) sulla terra. Fin dall'alto Medioevo il patrimonio ecclesiastico è riconosciuto di rilevanza pubblica. Nasce allora l'ambiguità, ancora attuale, riguardo al dovere della Chiesa di assolvere agli obblighi del fisco. Leggi l'articolo apparso su Il Manifesto del 28/12/2011, cliccando sul link che trovi qui a fianco in "Movimenti religiosi e chiese - pensieri scomodi". Buona lettura!!
14.01.2012
Un paradiso (fiscale) sulla terra. Fin dall'alto Medioevo il patrimonio ecclesiastico è riconosciuto di rilevanza pubblica. Nasce allora l'ambiguità, ancora attuale, riguardo al dovere della Chiesa di assolvere agli obblighi del fisco. Leggi l'articolo apparso su Il Manifesto del 28/12/2011, cliccando sul link che trovi qui a fianco in "Movimenti religiosi e chiese - pensieri scomodi". Buona lettura!!
FLASH POST
di Giuseppe Marazzini
14.01.2012
Veleni dimenticati, una scia di morte. Uno studio realizzato dall'Istituto Superiore di Sanità e dall'Università La Sapienza, che elenca tutti i casi di "mortalità" in eccesso in 57 siti industriali o sedi di discariche, legali e illegali. Leggi il documento cliccando sul link che trovi qui a fianco in "La salute non è una merce". Buona lettura!!
(aperta la pagina linkata, cliccare su download e attendere il ritorno alla stessa pagina. Cliccare ancora su download e attendere l'apertura del file pdf).
14.01.2012
Veleni dimenticati, una scia di morte. Uno studio realizzato dall'Istituto Superiore di Sanità e dall'Università La Sapienza, che elenca tutti i casi di "mortalità" in eccesso in 57 siti industriali o sedi di discariche, legali e illegali. Leggi il documento cliccando sul link che trovi qui a fianco in "La salute non è una merce". Buona lettura!!
(aperta la pagina linkata, cliccare su download e attendere il ritorno alla stessa pagina. Cliccare ancora su download e attendere l'apertura del file pdf).
giovedì 12 gennaio 2012
Roberto Maroni e la base contro Bossi. La Lega si spacca su Cosentino
Il cambio di linea del Senatur è stato un segnale chiaro per far comprendere a tutti chi comanda nel partito. Al centro della divisione interna, l'alleanza con il Pdl e la nuova legge elettorale. Il popolo padano, però, sta dalla parte dell'ex ministro dell'Interno.
“Maroni scontento per il voto su Cosentino? Non piangeremo”. Le parole di Umberto Bossi, pronunciate dopo il ‘salvataggio’ dell’ex sottosegretario all’Economia da parte della Camera, sono la ratifica ufficiale di una spaccatura interna fino ad ora derubricata solo a materia da retroscenisti politici. Ora invece è cronaca: Bossi contro Maroni, base padana contro Bossi, maroniani contro il cerchio magico del Senatur. Il voto contrario della Camera alle manette per il coordinatore del Pdl campano, quindi, ha spaccato la Lega. Non da oggi, però, bensì almeno da lunedì scorso, quando la segreteria di via Bellerio ha dato il via libera all’arresto di Cosentino.
In quell’occasione, era stato proprio Roberto Maroni a render nota la decisione, anticipando la linea dura della Lega sia nella Giunta per le autorizzazioni a procedere, sia a Montecitorio. Oggi, però, alla Camera è successo il contrario. Cosa è cambiato in quattro giorni? Semplice: è sceso in campo Umberto Bossi. Il leader storico, infatti, ha smentito l’ex ministro dell’Interno (ma anche la segreteria di via Bellerio), annunciando “libertà di coscienza” al momento di esprimere la preferenza. Risultato? Cosentino salvo, Lega spaccata e polemica interna durissima. Non era mai successo prima.
Mentre l’ex sottosegretario berlusconiano ancora stringeva mani e incassava complimenti dai colleghi, Maroni si è presentato ai microfoni delle televisioni e non le ha mandate a dire. “Non ho condiviso la posizione di lasciare libertà di voto. Io ero favorevole all’arresto. Ma non c’è nessun disaccordo con Bossi” ha detto l’ex ministro degli Interni, che ha poi rivelato di aver “ricevuto molti messaggi negativi dalla base e molti altri, invece, di apprezzamento per la mia chiarezza dell’altro giorno quando ho espresso la posizione della Lega che era quella di dire sì all’arresto”. Maroni, poi, ha cercato di spostare la questione su cosa hanno fatto in aula democratici e casiniani: “Molti voti a favore di Cosentino e cioè contro il suo arresto sono arrivati dall’Udc e dal Pd. Sono pochi, invece, i leghisti che lo hanno salvato”.
Evidentemente, però, non è stato davvero così. A rispondere a Maroni ci ha pensato Marco Paolini, deputato molto vicino a Bossi. ”Almeno 25-30 leghisti hanno votato no all’arresto” ha rivelato Paolini, che ha poi confermato i problemi interni alla Lega commentando l’assenza di Bossi in aula. “Evidentemente – ha detto – non voleva dividere di più le varie fazioni che si sono create nel partito, non voleva creare altri imbarazzi…”. Imbarazzi e fazioni che, quindi, ci sono. Non ne ha fatto mistero Guido Salvini, che schierandosi al fianco di Maroni ha sottolineto che “chi ha votato a favore del signorotto del Pdl napoletano Cosentino ha commesso un errore”. Salvini, poi, ha parlato anche dell’attuale rapporto con il Pdl (“la strada dell’indipendenza della Padania passa sempre più lontana da Arcore”), con tutta probabilità il vero motivo della spaccatura tra bossiani e maroniani.
Per averne conferma, basti ricordare quanto è successo stamattina a Montecitorio, quando tra le due fazioni leghiste si è arrivati quasi alle mani. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è arrivata quando Paolini (questa volta Roberto) ha citato Enzo Carra e il caso delle ‘manette spettacolo’ per avvalorare la tesi della necessità di respingere gli ‘arresti facili’. “Ma è vero che ti ha chiamato Berlusconi?” è stata la ‘risposta’ di alcuni colleghi di partito. Rissa sfiorata e deputati (tra i quali Davide Caparini) intervenuti per calmare gli animi e separare i contendendenti.
Poi il voto, le dichiarazioni piccate di Maroni, la replica di Paolini, la sponda di Salvini e, in serata, la rottura ufficiale con le parole di Umberto Bossi. “La Lega non è forcaiola”, “non c’entra Berlusconi nel cambio di rotta” e, soprattutto, quel “Maroni scontento? Noi non piangeremo”. Chi piange per le posizioni leghiste, invece, sono gli elettori padani, che hanno riversato il loro malcontento nei microfoni di Radio Padania. Alla trasmissione Che aria tira, infatti, l’accusa nei confronti della linea di Bossi è stata chiara: “Avete salvato un camorrista”.
La cronaca di giornata, tuttavia, rappresenta l’ennesima conferma di un rapporto assai teso da mesi tra Bossi e Maroni. Per molti, del resto, la linea del Senatur sul caso Cosentino è stato solo il pretesto per dimostrare chi ha in mano le redini del partito. Un segnale chiaro quello di Bossi, che ha voluto stoppare l’ascesa di Maroni su una questione di fondamentale importanza per il popolo leghista. Le conseguenze a livello elettorale saranno tutte da decifrare, ma per ora un dato è certo: il timone ‘politico’ del Carroccio è saldamente nelle mani di Bossi. La mossa del Senatur, tra l’altro, segna un riavvicinamento della Lega con il Pdl e con Berlusconi. Ma in cambio di una rinnovata comunione di intenti, l’ex premier potrebbe dover cambiare strategia e accogliere due richieste di Bossi: mollare Monti e andare subito al voto col Porcellum. Bossi, del resto, ha paura che Udc, Pd e Pdl si accordino sulla riforma del sistema di voto e che così, con il cambiamento dell’attribuzione del premio di maggioranza al Senato (ora su base regionale), mirino a ‘tagliare le gambe’ al Carroccio.
Maroni, a sua volta, ha compreso in anticipo le intenzioni di Bossi e per questo non vorrebbe andare a elezioni anticipate. Per un motivo ben preciso: se non cambia legge elettorale, Bossi e i suoi metterebbero nell’angolo i maroniani, si riprenderebbero il partito e stringerebbero di nuovo una salda alleanza con il Pdl e Berlusconi. Il progetto dell’ex titolare del Viminale, invece, punta a sfruttare l’interregno di Monti per lavorare a un nuovo centrodestra, con Pdl e Udc ma senza Berlusconi, e cambiare il sistema di voto. E come extrema ratio, qualora il ‘piano di epurazione’ a cui sta mirando Bossi dovesse andare avanti, i fedelissimi dell’ex ministro dell’Interno non escludono di poter chiedere la convocazione del congresso federale (invocato anche dalla base in rivolta su Internet), per andare a una conta vera e vedere numeri alla mano chi possiede il timone del partito. Muro contro muro. Perché alla fine, a prescindere dalle strategie dei maggiorenti del partito, saranno gli elettori leghisti a scegliere chi comanda tra Bossi e Maroni.
da Il Fatto Quotidiano 12.01.2012
“Maroni scontento per il voto su Cosentino? Non piangeremo”. Le parole di Umberto Bossi, pronunciate dopo il ‘salvataggio’ dell’ex sottosegretario all’Economia da parte della Camera, sono la ratifica ufficiale di una spaccatura interna fino ad ora derubricata solo a materia da retroscenisti politici. Ora invece è cronaca: Bossi contro Maroni, base padana contro Bossi, maroniani contro il cerchio magico del Senatur. Il voto contrario della Camera alle manette per il coordinatore del Pdl campano, quindi, ha spaccato la Lega. Non da oggi, però, bensì almeno da lunedì scorso, quando la segreteria di via Bellerio ha dato il via libera all’arresto di Cosentino.
In quell’occasione, era stato proprio Roberto Maroni a render nota la decisione, anticipando la linea dura della Lega sia nella Giunta per le autorizzazioni a procedere, sia a Montecitorio. Oggi, però, alla Camera è successo il contrario. Cosa è cambiato in quattro giorni? Semplice: è sceso in campo Umberto Bossi. Il leader storico, infatti, ha smentito l’ex ministro dell’Interno (ma anche la segreteria di via Bellerio), annunciando “libertà di coscienza” al momento di esprimere la preferenza. Risultato? Cosentino salvo, Lega spaccata e polemica interna durissima. Non era mai successo prima.
Mentre l’ex sottosegretario berlusconiano ancora stringeva mani e incassava complimenti dai colleghi, Maroni si è presentato ai microfoni delle televisioni e non le ha mandate a dire. “Non ho condiviso la posizione di lasciare libertà di voto. Io ero favorevole all’arresto. Ma non c’è nessun disaccordo con Bossi” ha detto l’ex ministro degli Interni, che ha poi rivelato di aver “ricevuto molti messaggi negativi dalla base e molti altri, invece, di apprezzamento per la mia chiarezza dell’altro giorno quando ho espresso la posizione della Lega che era quella di dire sì all’arresto”. Maroni, poi, ha cercato di spostare la questione su cosa hanno fatto in aula democratici e casiniani: “Molti voti a favore di Cosentino e cioè contro il suo arresto sono arrivati dall’Udc e dal Pd. Sono pochi, invece, i leghisti che lo hanno salvato”.
Evidentemente, però, non è stato davvero così. A rispondere a Maroni ci ha pensato Marco Paolini, deputato molto vicino a Bossi. ”Almeno 25-30 leghisti hanno votato no all’arresto” ha rivelato Paolini, che ha poi confermato i problemi interni alla Lega commentando l’assenza di Bossi in aula. “Evidentemente – ha detto – non voleva dividere di più le varie fazioni che si sono create nel partito, non voleva creare altri imbarazzi…”. Imbarazzi e fazioni che, quindi, ci sono. Non ne ha fatto mistero Guido Salvini, che schierandosi al fianco di Maroni ha sottolineto che “chi ha votato a favore del signorotto del Pdl napoletano Cosentino ha commesso un errore”. Salvini, poi, ha parlato anche dell’attuale rapporto con il Pdl (“la strada dell’indipendenza della Padania passa sempre più lontana da Arcore”), con tutta probabilità il vero motivo della spaccatura tra bossiani e maroniani.
Per averne conferma, basti ricordare quanto è successo stamattina a Montecitorio, quando tra le due fazioni leghiste si è arrivati quasi alle mani. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è arrivata quando Paolini (questa volta Roberto) ha citato Enzo Carra e il caso delle ‘manette spettacolo’ per avvalorare la tesi della necessità di respingere gli ‘arresti facili’. “Ma è vero che ti ha chiamato Berlusconi?” è stata la ‘risposta’ di alcuni colleghi di partito. Rissa sfiorata e deputati (tra i quali Davide Caparini) intervenuti per calmare gli animi e separare i contendendenti.
Poi il voto, le dichiarazioni piccate di Maroni, la replica di Paolini, la sponda di Salvini e, in serata, la rottura ufficiale con le parole di Umberto Bossi. “La Lega non è forcaiola”, “non c’entra Berlusconi nel cambio di rotta” e, soprattutto, quel “Maroni scontento? Noi non piangeremo”. Chi piange per le posizioni leghiste, invece, sono gli elettori padani, che hanno riversato il loro malcontento nei microfoni di Radio Padania. Alla trasmissione Che aria tira, infatti, l’accusa nei confronti della linea di Bossi è stata chiara: “Avete salvato un camorrista”.
La cronaca di giornata, tuttavia, rappresenta l’ennesima conferma di un rapporto assai teso da mesi tra Bossi e Maroni. Per molti, del resto, la linea del Senatur sul caso Cosentino è stato solo il pretesto per dimostrare chi ha in mano le redini del partito. Un segnale chiaro quello di Bossi, che ha voluto stoppare l’ascesa di Maroni su una questione di fondamentale importanza per il popolo leghista. Le conseguenze a livello elettorale saranno tutte da decifrare, ma per ora un dato è certo: il timone ‘politico’ del Carroccio è saldamente nelle mani di Bossi. La mossa del Senatur, tra l’altro, segna un riavvicinamento della Lega con il Pdl e con Berlusconi. Ma in cambio di una rinnovata comunione di intenti, l’ex premier potrebbe dover cambiare strategia e accogliere due richieste di Bossi: mollare Monti e andare subito al voto col Porcellum. Bossi, del resto, ha paura che Udc, Pd e Pdl si accordino sulla riforma del sistema di voto e che così, con il cambiamento dell’attribuzione del premio di maggioranza al Senato (ora su base regionale), mirino a ‘tagliare le gambe’ al Carroccio.
Maroni, a sua volta, ha compreso in anticipo le intenzioni di Bossi e per questo non vorrebbe andare a elezioni anticipate. Per un motivo ben preciso: se non cambia legge elettorale, Bossi e i suoi metterebbero nell’angolo i maroniani, si riprenderebbero il partito e stringerebbero di nuovo una salda alleanza con il Pdl e Berlusconi. Il progetto dell’ex titolare del Viminale, invece, punta a sfruttare l’interregno di Monti per lavorare a un nuovo centrodestra, con Pdl e Udc ma senza Berlusconi, e cambiare il sistema di voto. E come extrema ratio, qualora il ‘piano di epurazione’ a cui sta mirando Bossi dovesse andare avanti, i fedelissimi dell’ex ministro dell’Interno non escludono di poter chiedere la convocazione del congresso federale (invocato anche dalla base in rivolta su Internet), per andare a una conta vera e vedere numeri alla mano chi possiede il timone del partito. Muro contro muro. Perché alla fine, a prescindere dalle strategie dei maggiorenti del partito, saranno gli elettori leghisti a scegliere chi comanda tra Bossi e Maroni.
da Il Fatto Quotidiano 12.01.2012
martedì 3 gennaio 2012
Come reagire alla crisi
di Giuseppe Marazzini
03.01.2012
Come reagire alla crisi: non bisogna subire nella passività, bisogna organizzarsi nella solidarietà tra le fasce sociali più deboli e più a rischio di povertà.
La lettera unitaria dei sindacati CGIL-CISL-UIL inviata ai Sindaci dei Comuni dell’Ovest Legnanese è un passo importante per la ridefinizione delle azioni che bisognerebbe intraprendere per difendersi dalla forte recessione economica, ormai non più alle porte ma già abbondantemente in corso. Questa iniziativa è anche un’occasione per tornare a parlare dei problemi concreti di cui soffre la nostra gente, dalla perdita del posto di lavoro, al forte rincaro dei beni di prima necessità, alla decurtazione dei propri redditi. L’equità promessa dal governo e dai suoi sostenitori non c’è e non ci sarà.
Solo una cifra per dare le dimensioni della profonda crisi che sta colpendo soprattutto gli strati più popolari del nostro paese: nel 2011 si è superato un miliardo di ore di cassa integrazione. L’iniziativa sindacale odierna mi ricorda quella che i sindacati e i consigli di fabbrica intrapresero molti anni fa. Nella primavera del 1976 a fronte di un fortissimo rincaro dei prezzi, dai generi alimentari ai trasporti, a causa di squilibri monetari, le forze sindacali misero in campo diverse iniziative per sensibilizzare le diverse municipalità. Nacquero dei “Comitati di Comune”, formati dalla Federazione CGIL-CISL-UIL e dai Consigli di Fabbrica, con lo scopo di sensibilizzare i Sindaci e le forze politiche della zona a promuovere interventi a sostegno delle fasce sociali meno abbienti.
Un esempio è la lettera al Comune di Castellanza, indirizzata al Sindaco, alla Giunta e ai Capi Gruppo Consiliari, datata 1 Aprile 1976: “Davanti al continuo aumento dei prezzi dei generi di prima necessità: PRODOTTI ALIMENTARI; CASA (affitto, spese condominiali, ecc.); TRASPORTI, il Comitato di Comune di Castellanza della Federazione CGIL-CISL-UIL Busto Arsizio, chiede un incontro urgente (a tempi brevi) per affrontare e trovare delle soluzioni reali ai problemi sopra menzionati” A seguito di queste iniziative si diffusero, promosse dalle amministrazioni locali in collaborazione con le associazione dei commercianti, periodi di vendita di una vasta gamma di prodotti di prima e varia necessità - alimentari e casalinghi - a prezzi calmierati.
Versione integrale della lettera della Federazione Unitaria CGIL-CISL-UIL ai Sindaci dell’Ovest Legnanese, datata 21 novembre 2011.
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Bob Dylan - Hurricane - 1975 Live
03.01.2012
Come reagire alla crisi: non bisogna subire nella passività, bisogna organizzarsi nella solidarietà tra le fasce sociali più deboli e più a rischio di povertà.
La lettera unitaria dei sindacati CGIL-CISL-UIL inviata ai Sindaci dei Comuni dell’Ovest Legnanese è un passo importante per la ridefinizione delle azioni che bisognerebbe intraprendere per difendersi dalla forte recessione economica, ormai non più alle porte ma già abbondantemente in corso. Questa iniziativa è anche un’occasione per tornare a parlare dei problemi concreti di cui soffre la nostra gente, dalla perdita del posto di lavoro, al forte rincaro dei beni di prima necessità, alla decurtazione dei propri redditi. L’equità promessa dal governo e dai suoi sostenitori non c’è e non ci sarà.
Solo una cifra per dare le dimensioni della profonda crisi che sta colpendo soprattutto gli strati più popolari del nostro paese: nel 2011 si è superato un miliardo di ore di cassa integrazione. L’iniziativa sindacale odierna mi ricorda quella che i sindacati e i consigli di fabbrica intrapresero molti anni fa. Nella primavera del 1976 a fronte di un fortissimo rincaro dei prezzi, dai generi alimentari ai trasporti, a causa di squilibri monetari, le forze sindacali misero in campo diverse iniziative per sensibilizzare le diverse municipalità. Nacquero dei “Comitati di Comune”, formati dalla Federazione CGIL-CISL-UIL e dai Consigli di Fabbrica, con lo scopo di sensibilizzare i Sindaci e le forze politiche della zona a promuovere interventi a sostegno delle fasce sociali meno abbienti.
Un esempio è la lettera al Comune di Castellanza, indirizzata al Sindaco, alla Giunta e ai Capi Gruppo Consiliari, datata 1 Aprile 1976: “Davanti al continuo aumento dei prezzi dei generi di prima necessità: PRODOTTI ALIMENTARI; CASA (affitto, spese condominiali, ecc.); TRASPORTI, il Comitato di Comune di Castellanza della Federazione CGIL-CISL-UIL Busto Arsizio, chiede un incontro urgente (a tempi brevi) per affrontare e trovare delle soluzioni reali ai problemi sopra menzionati” A seguito di queste iniziative si diffusero, promosse dalle amministrazioni locali in collaborazione con le associazione dei commercianti, periodi di vendita di una vasta gamma di prodotti di prima e varia necessità - alimentari e casalinghi - a prezzi calmierati.
Versione integrale della lettera della Federazione Unitaria CGIL-CISL-UIL ai Sindaci dell’Ovest Legnanese, datata 21 novembre 2011.
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