08.01.2015
Il tema centrale di Expo 2015 è: "Nutrire il Pianeta, Energia per la vita”.
Traduzione etica del tema: nessuno
al mondo deve morire di fame o di sete.
Sarò un gufo e magari anche antipatico, ma le nostre istituzioni
locali -- ed essendo consigliere comunale di questo mi interesso -- il tema
etico di Expo lo hanno cancellato dal loro “fare” politica.
Istituzioni politiche e para-culturali legnanesi stanno pensando ad
Expo 2015 come ad una grande occasione per accaparrarsi un po’ di affari:
considerano l’evento una gigantesca mucca da mungere.
Allora c’è chi s’incazza perché i propri progetti non vengono tenuti
nella giusta considerazione, - scusate la mia ingenuità, ma per andare a
dormire in un albergo c’è bisogno di un progetto? - c’è il politico che si
offende perché il ruolo del proprio Comune è stato penalizzato, c’è chi dice il
mio progetto è più bello del tuo e via di questo passo.
E tra una incazzatura di un Sindaco e un’altra sarà il caso di
avvertire il visitatore giapponese di portarsi il futon personale.
Che gli albergatori locali sgomitino per avere la loro parte lo posso
anche capire: d’altronde sono lavoratori autonomi che difendono il proprio
interesse.
Capisco meno invece i soldi pubblici impegnati dai Comuni in “progetti”
di cui non si conoscono, se non per titoli, le finalità concrete e gli
obiettivi che si vogliono raggiungere, cosa non irrilevante, poi, è che i
cittadini di ciò non sanno nulla.
Qualcuno ci vuole spiegare, ad esempio, dove si vogliono portare i
visitatori stranieri di Expo che vogliono visitare luoghi fuori Milano? Forse a
Tornavento,
come propone sul suo sito web un politico legnanese …
I 50 mila euro concessi dalla Regione al Palio, finiranno nelle tasche
della solita agenzia di pubblicità o verranno utilizzati per iniziative
culturali di peso?
Se non si rendono trasparenti i processi messi in moto per Expo i
Comuni dell’Alto Milanese rischiano di fare da paravento ad un evento che
lascerà ai piccoli Comuni quattro ossa spolpate.
Sì, perché, oltre a quello che hanno già rubato, si continua a
nascondere alla gente che i temi etici di Expo, dietro a discorsi ipocriti,
farciti di bugie e falsità, sono già finiti in bocca agli obesi.
EXPO2015. SALVIAMOLE LA FACCIA. SIAMO ANCORA IN TEMPO
6 gennaio 2015 da Emilio Molinari
– ARCIPELAGO MILANO
No Expo o Expo dei Popoli? Fuori da Expo o dentro a Expo? Questi interrogativi agitano un’area politica impegnata così esemplificabile: da una parte l’Expo dei Popoli più o meno interna all’evento dall’altra gli “antagonisti”, i tanti No, contro e fuori da EXPO. Due collocazioni che modellano i loro obbiettivi, chi per renderli compatibili alle istituzioni, chi per dimostrare l’antagonismo a queste ultime. Io vorrei invece che Expo fosse un’occasione per affermare dei contenuti.
Condivido il NO di chi denuncia
lo scandalo di Expo, ma vorrei comunicare con chi vi parteciperà e sfidare le
istituzioni sulle proposte e sul dopo Expo. C’è un grande paradosso nel nostro
tempo: “Produciamo un terzo in più di
quanto è necessario per sfamare tutti gli abitanti del pianeta. Ne buttiamo via
una quantità in grado di sfamarne 2 miliardi e abbiamo un miliardo di affamati
e un miliardo di obesi. Da qui doveva partire Expo, da qui per affermare il
diritto all’acqua: il nutrimento per antonomasia. Il presidente Romano Prodi
colse la sfida di Expo e sostenne la necessità di: “fare di Milano la sede di
un’Autorità mondiale dell’acqua”, ma fu ignorato.”
Ma tornando al tema,
l’interrogativo non è il cibo che manca ma: chi determina questo stato di cose?
1° È il modello agroalimentare nelle mani di poche multinazionali dei semi
e di tutta la filiera della produzione e distribuzione, che hanno sostituito
tutta la catena naturale con la chimica del petrolio: fertilizzanti,
fitofarmaci, diserbanti, antibiotici. Un modello in crisi che si autoalimenta
togliendo ancora più sovranità, con la scelta
degli OGM, e che si regge su grandi consumi energetici, idrici e sugli
inquinamenti.
2° È il modello energetico dei combustibili fossili ormai al capolinea con
i mutamenti climatici, tenuto in vita da nuove devastanti trivellazioni, dal
gas di shisto, dal rilancio delle grandi dighe e il diffondersi dei
biocarburanti.
Il Land e Water Grabbing (la
compravendita di terra, acqua e diritti a sfruttarla prioritariamente per le
produzioni delle grandi multinazionali) che scaccia i contadini e i popoli che
vi abitano da secoli, riducendoli a essere: gli affamati e i baraccati del XXI secolo. L’agroindustria assorbe
il 70% dei consumi idrici e il 47% dell’energia da petrolio, contribuisce al
50% dei gas serra e ha inquinato il 57% delle acque di superficie e il 28%
delle acque di falda europee.
Se Expo ignora tutto ciò, se non
dà voce ai contadini, se non capisce che per nutrire il pianeta bisogna
recuperare la sovranità alimentare e il
diritto all’acqua e fare i conti con chi privatizza la politica, Expo
diventa la vetrina dei colpevoli. Se a queste domande si risponde che Expo non
è un evento politico ma solo un’esposizione: allora Expo è un grande imbroglio,
perché 70 multinazionali partner di Expo sono già un fatto politico. Voglio
fare solo alcuni esempi.
Monsanto: È in Expo con il progetto: 100 km blu per Expo. Ricava la
metà del suo fatturato (60 miliardi di $), da erbicidi, pesticidi, ormoni
sintetici e sementi OGM e con altre 3 controlla il 73% dei semi.
Nestlè: In Expo gestisce la piazza tematica dell’acqua ed è
ufficialmente “l’acqua di Expo perché ha vinto la gara internazionale che ha
accantonato l’acqua pubblica di Milano e le sue case dell’acqua, determinando
il precedente politico che l’acqua è un prodotto commerciale. Nestlè: 47 marchi
di bevande, 38 di alimenti, ha collezionato denunce per violazione dei diritti
umani, pratica il Water grabbing e sostiene una vigorosa campagna per
l’espansione degli OGM. Il suo Presidente dichiara: “L’acqua non è un diritto umano, è una necessità che si paga. È
contrattabile come i salari. Occorre trasformare l’acqua in un moderno prodotto
di mercato con un suo prezzo”.
Coca Cola. È partner soft drink di Expo. Dei 50 miliardi di litri
di bevande che si consumano ogni giorno nel mondo, 4 miliardi hanno il marchio
di Coca Cola e per affrontare Ebola nei più sperduti villaggi africani, si è
ricorso alla rete di Coca Cola. Costa 2 centesimi di dollaro, mentre l’acqua da
5 litri, costa 7 dollari.
Mac Donald: Anche Mac Donald è in Expo con lo slogan: “Nutriamo il
mondo”. I suoi hamburger e il suo pollo fritto sono il simbolo dell’obesità.
Cargill: È in Expo. La grande multinazionale fantasma si presenta
così: “Noi siamo la farina del vostro
pane, il grano delle vostre tagliatelle, il sale delle vostre patatine fritte.
Siamo il mais delle vostre tortillas, il cioccolato dei dessert, l’edulcorante
delle bibite. Siamo l’olio della vostra vinaigrette, il manzo, il maiale, il
pollo, che mangiate. Siamo il cotone dei vostri vestiti, l’antiscivolo del
tappeto e il fertilizzante del campo“.
Enel: È Smart Grid per Expo. Garante ufficiale dell’efficienza energetica
dell’Esposizione. Manda i soldati contro i Maya del Guatemala e i contadini in
Colombia e nella Patagonia cilena, che si oppongono alle sue dighe.
Mekorot e Israele. In Expo sono presentate come la moderna politica
dell’acqua in agricoltura. Una politica sciagurata che toglie l’acqua ai
palestinesi, ha ridotto il Giordano in un rigagnolo e abbassato il livello del
lago di Tiberiade.
Barilla: In Expo Barilla, legittimata dal Sindaco e dal governo,
lancia il Protocollo di Milano per
l’alimentazione mondiale. Di là dalla condivisibilità su alcune questioni,
grave è che sia Barilla a promuovere l’unica azione politica dell’Esposizione e
non gli Stati e l’ONU. Questo è un grave rovesciamento della democrazia.
Ancor più grave se le alternative
sono: l’eccellenza alimentare di Farinetti e se il Comune di Milano e la
Fondazione Cariplo delimitano l’azione e gli obiettivi di Expo dei Popoli, alla
sola cosmesi della Food Policy
milanese. Così non si va alle cause e alle responsabilità. Non si affermano i
diritti universali, ma un modello di alimentazione centrato su 4 linee di
reddito: il modello Eataly, quello
dei supermercati alla Carrefour,
quello dei Discount e quello degli
alimenti scaduti per i nuovi poveri.
Il pianeta si sfama con la
tecnologia, la scienza e la finanza delle multinazionali e alla società civile
il compito di promuovere localmente: l’educazione alimentare (produco cibo
spazzatura e ti educo a non mangiarlo), le buone pratiche, la solidarietà
caritatevole, la ginnastica per dimagrire.
Avviandomi alla conclusione: Expo
ora c’è. Sarà visitata, perché le fiere del cibo piacciono. La missione dei
movimenti non credo sia quella di dimostrare che le istituzioni vadano lasciate
affondare … ma di tentare di affermare gli obbiettivi delle nostre agende per
farli diventare agenda della politica. Proponendo noi i Protocolli. Riprendendo
la proposta di Romano Prodi. Presentando un Protocollo sul diritto all’acqua
già sancito dall’ONU del 2011. Sovranità
alimentare, moratoria degli OGM e diritto all’acqua, dovrebbero essere gli
obiettivi di Expo.
Si decida che tra i vari
padiglioni che dopo Expo saranno oggetto di speculazione, venga indicata una
sede per: la politica mondiale dell’acqua e del cibo, per i contadini, i
movimenti della Terra e dell’Acqua. Una sede dove i popoli e i governi locali e
nazionali discutano: la politica per la vita. Una rete di città che assumano
una Carta dell’Acqua e del Cibo, nella quale si inizi a concretizzare
localmente la sovranità alimentare, la natura pubblica e comunitaria
dell’acqua. Una sede nella quale alle istituzioni e ai movimenti sociali sia
restituita la sovranità della politica.
Emilio Molinari
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