31.01.2015
Acpnet – Cittadinanze
30 gennaio 2015
Massimo Daviddi
E’ difficile dire come sarà il viaggio di Alexis Tsipras e della sua
compagine di governo, in questi mesi e nel prossimo futuro; ma ciò che è stato,
credo non sia un annuncio retorico né tanto meno ideologico, piuttosto
l’espressione di un passaggio politico che riprende dentro sé il concetto di
cittadinanza.
Una delle ragioni per cui questo
movimento nato dal basso ha suscitato prima interesse, poi consenso, è perché
al centro del progetti e dei programmi è tornata la persona, con la sua
dignità, i suoi diritti; non esiste cittadinanza al di fuori di questi. Se la
Grecia ha accumulato un debito altissimo, (viene da chiedersi negli anni scorsi
come mai esperti ed economisti non lo sapessero, compresa la UE), i cittadini
non ne sono stati, almeno in gran parte, responsabili. Piuttosto, le scelte
quarantennali delle due grandi famiglie, una di centro sinistra e l’altra di
centro destra, Papandreou e Karamanlis, hanno alimentato una politica fatta di
sprechi e corruttele con aree di forte collusione.
Il nuovo governo si è insediato
in mezza giornata, (in Italia l’elezione del capo dello Stato sta diventando
una nuova telenovela): tra i primi provvedimenti c’è stato il fermo rispetto al
nuovo cantiere del porto del Pireo che stava andando speditamente verso lidi
privati, soprattutto cinesi – cosa che non significa la chiusura di Tsipras
all’economia privata – ma la messa a nudo di favoritismi e corruttele che
stavano dietro il progetto. Anche nel
periodo di Samaras.
Così, la riassunzione di 3.500
lavoratori del settore pubblico, soprattutto nelle posizioni deboli, è un
segnale che mette al centro chi è ai margini del sistema e ne viene travolto.
Altri obiettivi sono in essere, pensiamo al diritto di cittadinanza dato ai
figli degli immigrati nati in Grecia, alcune agevolazioni nelle tariffe dei
trasporti per gli anziani, fino al trasporto gratuito.
Una popolazione umiliata in tutti
i sensi che trova un riscatto morale e politico, intravedendo forme negoziali
diverse, (pensiamo solo alla caduta delle basilari cure sanitarie e di
prevenzione, nonché la malnutrizione che ha toccato migliaia di bambini, uomini
e donne), può essere un significativo punto di appoggio per chi vuole un Europa
diversa da quella della signora Merkel e che potrebbe trovare buona sponda,
alleanze, nelle aree del Mediterraneo.
In questi anni, pochi hanno
parlato di quanto la Grecia abbia dovuto subire, (un’altra umiliazione) con la
vendita di beni, ville, case, addirittura parti di isole, luoghi pubblici,
aggredita da un’ondata di speculazione senza freno. L’immagine che della
società dava un professionista nato in Grecia, che ora vive qui e che tutti gli
anni torna in patria, intervista su ‘la Regione Ticino’, dava la fotografia di
professori che frugavano nei cassonetti dell’immondizia cercando cibo, per
dirne una. Ancora, le storie delle violenze, soprusi, omicidi ‘a cielo aperto’
di Alba Dorata, tollerati dai sistemi di sicurezza e da una parte della stessa
politica.
I miracoli non si fanno, ma si
potrebbe avere un cambio di rotta utile al paese e all’Europa stessa: l’idea
della speranza che se non esiste, è disperazione. Proprio perché da poco abbiamo celebrato il
‘Giorno della memoria’, potremmo dire che i giorni della memoria ci spingono a
tenere sempre alta l’attenzione su quanto di disumano avviene intorno a noi e
che alla fine diventa intollerabile; l’ultimo conflitto nei Balcani è appena
alle nostre spalle.
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